Un'altra ragazza scomparsa

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Mettersi su un palco è sempre difficile perché qualsiasi dichiarazione sul mondo e pure le non dichiarazioni pone a rischio di critiche. Credo che ognuno debba fare come si sente e prendersi le critiche senza pretese di ergersi a Papa o Dalai Lama.
Io non critico le critiche, ma nemmeno le dichiarazioni e (forse si è intuito altrove) neppure vado a vedere la coerenza.
È passato il tempo delle canzoni di protesta che venivano contrastate perché gli argomenti “seri” non dovevano entrare nelle canzoni, anzi canzonette. Poi si è capito che fruttavano e sono state accettate e favorite. Si sono accodati tutti.
Il patriarcato è un altro discorso e ti invio agli scritti della Murgia più qualificata di me. La sua coerenza è discutibile, non discuto la coerenza dei cantanti, ma degli scrittori che si pongono da intellettuali un po’ sì. A volte mi sono accanita. Ma poveretta ormai è morta.
Io penso che, come ha acutamente accennato la Soncini, il Patriarcato, come la religione, aggiungo io, è una elaborazione intellettuale per creare argini alla violenza e proteggere i membri deboli, rispetto alle condizioni che erano presenti nella società che le ha prodotte. Essendo creazioni umane possono essere criticate e modificate. Penso che sia stupido contestarle in modo adolescente, senza riconoscerne la funzione.
Perché ok in una manifestazione “Carabiniere sbirro maledetto…” ma se mi sento in pericolo subito chiamo i Carabinieri.
Ma la funzione che svolgono è sempre la stessa: porre limiti e far rispettare la legge. Certamente ogni tanto lo fanno male, come ogni tanto un genitore può sbagliare e dare una sberla o, tra tanti genitori, essercene qualcuno inadeguato che delinque, ma l’istituzione conta ed è un punto di riferimento per tutti.
Quindi non amo la definizione di patriarcato perché colpevolizza una struttura che deve cambiare e che gradualmente cambia. Proprio il termine fa comprendere che corrisponde al ruolo paterno di rispetto delle regole.
Senza il padre resta …mio cugino.
Questo è chiaro, ma il punto di partenza era la violenza come conseguenza di una certa cultura, da cui l'invito neanche troppo velato a "vergognarsi" a tutto un genere.. E' questo il modo giusto di superare tale cultura malsana e quindi di evitare il ripetersi di certe tragedie?
 

iosolo

Utente di lunga data
Questo è chiaro, ma il punto di partenza era la violenza come conseguenza di una certa cultura, da cui l'invito neanche troppo velato a "vergognarsi" a tutto un genere.. E' questo il modo giusto di superare tale cultura malsana e quindi di evitare il ripetersi di certe tragedie?
Se fai parte di quel sistema che tu consideri malsano è giusto che ti "vergogni" perchè lo accetti passivamente.
Ma non era contro gli uomini, ma contro il sistema che mette gli uomini in una situazione di privilegio non accettabile.

E' come l'apartheid e un sistema riconosciuto per legge, se tu sei bianco e utilizzi quei privilegi, non è giusto che tu ti senta un po' in colpa?
E' sempre il sistema dei privilegi che viene toccato e messo in discussione, è il privilegio negli uomini, concesso sì biologicamente effettivamente, ma perpetrato socialmente, politicamente e psicologicamente che viene contestato.

Non approvo l'idea che un uomo debba proteggermi da un altro uomo. E' socialmente inaccettabile.
Le nuove generazioni, hanno fatto un passo avanti in questo. Per fortuna dico io.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Questo è chiaro, ma il punto di partenza era la violenza come conseguenza di una certa cultura, da cui l'invito neanche troppo velato a "vergognarsi" a tutto un genere.. E' questo il modo giusto di superare tale cultura malsana e quindi di evitare il ripetersi di certe tragedie?
Ma la mia opinione l’ho già espressa più volte. Per me bisognerebbe riflettere tutti, uomini e donne, su quali valori o disvalori utilizziamo, consapevolmente o no, quando giudichiamo la realtà e la realtà delle relazioni.
Se, sotto sotto usiamo la classificazione che ho scritto e riporto qui (“Ho chiesto se gli uomini (e anche le donne) riconoscono che nella loro formazione di genere è entrata quella complicità tra pari che fa distinguere tra 1) quelle che te la danno (troiette, cagne, facili, popolari ecc a seconda del tempo e dei termini in uso nel contesto) molto apprezzate perché soddisfano le tue pulsioni 2) le stronze/troie che la danno, ma non a te 3) le gattemorte/profumiere che hanno il piacere del flirt, ma poi in fin dei conti non te la danno 3) quelle che ti fanno sentire che la danno solo a te e quindi potresti perfino sposarle 4) quelle che…”) non stiamo usando giudizi nei confronti delle donne che annullano la complessità umana e le riducono alla funzione sessuale per gli uomini?
Diceva una psicoterapeuta, psicoanalista, che ho citato più volte, che la sessualità maschile dipende dal testosterone che è anche l’ormone della aggressività che si esprime anche nel rapporto sessuale e che a tante donne è gradita.
Ma a volte penso che sia equivocabile. Quando una donna dice “…e si dia una mossa e mi schianti al muro” non vuol dire davvero che vuole essere violentata.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Se fai parte di quel sistema che tu consideri malsano è giusto che ti "vergogni" perchè lo accetti passivamente.
Ma non era contro gli uomini, ma contro il sistema che mette gli uomini in una situazione di privilegio non accettabile.

E' come l'apartheid e un sistema riconosciuto per legge, se tu sei bianco e utilizzi quei privilegi, non è giusto che tu ti senta un po' in colpa?
E' sempre il sistema dei privilegi che viene toccato e messo in discussione, è il privilegio negli uomini, concesso sì biologicamente effettivamente, ma perpetrato socialmente, politicamente e psicologicamente che viene contestato.

Non approvo l'idea che un uomo debba proteggermi da un altro uomo. E' socialmente inaccettabile.
Le nuove generazioni, hanno fatto un passo avanti in questo. Per fortuna dico io.
Certamente SE lo accetti passivamente si, a maggior ragione SE ne trai qualche "vantaggio" anche senza fare nulla. Ma sono dei SE per l'appunto. Io però chiedevo se imporre a un intero genere la "vergogna" a mo' di peccato originale sia la soluzione per evitare il ripetersi di certe tragedie. Io personalmente credo di no (nonostante nel mio genere vi siano innumerevoli individui che non dovrebbero fare altro che vergognarsi, MA NON TUTTI) perchè non fa altro che creare contrapposizione, quindi conflitti, quindi probabilmente altre situazioni pericolose
 

Brunetta

Utente di lunga data
Se fai parte di quel sistema che tu consideri malsano è giusto che ti "vergogni" perchè lo accetti passivamente.
Ma non era contro gli uomini, ma contro il sistema che mette gli uomini in una situazione di privilegio non accettabile.

E' come l'apartheid e un sistema riconosciuto per legge, se tu sei bianco e utilizzi quei privilegi, non è giusto che tu ti senta un po' in colpa?
E' sempre il sistema dei privilegi che viene toccato e messo in discussione, è il privilegio negli uomini, concesso sì biologicamente effettivamente, ma perpetrato socialmente, politicamente e psicologicamente che viene contestato.

Non approvo l'idea che un uomo debba proteggermi da un altro uomo. E' socialmente inaccettabile.
Le nuove generazioni, hanno fatto un passo avanti in questo. Per fortuna dico io.
Sai che io penso che il senso di colpa sia deleterio, soprattutto l’invito al senso di colpa? Perché mi pare che porti a una reazione abnorme. È come quando si chiede a 2 miliardi di musulmani di vergognarsi o scusarsi per 100 o 1000 terroristi o a 1 miliardo di cristiani di pentirsi per il colonialismo. La reazione è inevitabilmente di rifiuto.
Altra cosa è riconoscere che la struttura della società contiene delle ingiustizie che vanno corrette con il contributo di tutti.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Ma la mia opinione l’ho già espressa più volte. Per me bisognerebbe riflettere tutti, uomini e donne, su quali valori o disvalori utilizziamo, consapevolmente o no, quando giudichiamo la realtà e la realtà delle relazioni.
Se, sotto sotto usiamo la classificazione che ho scritto e riporto qui (“Ho chiesto se gli uomini (e anche le donne) riconoscono che nella loro formazione di genere è entrata quella complicità tra pari che fa distinguere tra 1) quelle che te la danno (troiette, cagne, facili, popolari ecc a seconda del tempo e dei termini in uso nel contesto) molto apprezzate perché soddisfano le tue pulsioni 2) le stronze/troie che la danno, ma non a te 3) le gattemorte/profumiere che hanno il piacere del flirt, ma poi in fin dei conti non te la danno 3) quelle che ti fanno sentire che la danno solo a te e quindi potresti perfino sposarle 4) quelle che…”) non stiamo usando giudizi nei confronti delle donne che annullano la complessità umana e le riducono alla funzione sessuale per gli uomini?
Diceva una psicoterapeuta, psicoanalista, che ho citato più volte, che la sessualità maschile dipende dal testosterone che è anche l’ormone della aggressività che si esprime anche nel rapporto sessuale e che a tante donne è gradita.
Ma a volte penso che sia equivocabile. Quando una donna dice “…e si dia una mossa e mi schianti al muro” non vuol dire davvero che vuole essere violentata.
Secondo me si può ammettere che vi sia anche una componente evolutiva che differenzia i generi. C'è una ragione logica per cui a un maschio suscita desiderio un bel paio di tette grosse e un culo fatto in un certo modo? Un prof di psicologia della mia ex ex diceva che sono stimoli incondizionati selezionati dalla natura, probabilmente per riconoscere inconsciamente la "fertilità" o qualcosa del genere. E' un po' come se ci fosse un programma preinstallato che fa reagire in un certo modo (non violento ovviamente, se no si entra nella patologia) di fronte a certi "stimoli", e non mi pare una bestemmia affermare che per il sesso femminile vi sono certe caratteristiche "mascoline" che tendono più probabilmente a suscitare desiderio, una certa intraprendenza ad esempio, che però deve rimanere in un range di normalità, senza sconfinare nel patologico, ovvero nella violenza
 

Brunetta

Utente di lunga data
Secondo me si può ammettere che vi sia anche una componente evolutiva che differenzia i generi. C'è una ragione logica per cui a un maschio suscita desiderio un bel paio di tette grosse e un culo fatto in un certo modo? Un prof di psicologia della mia ex ex diceva che sono stimoli incondizionati selezionati dalla natura, probabilmente per riconoscere inconsciamente la "fertilità" o qualcosa del genere. E' un po' come se ci fosse un programma preinstallato che fa reagire in un certo modo (non violento ovviamente, se no si entra nella patologia) di fronte a certi "stimoli", e non mi pare una bestemmia affermare che per il sesso femminile vi sono certe caratteristiche "mascoline" che tendono più probabilmente a suscitare desiderio, una certa intraprendenza ad esempio, che però deve rimanere in un range di normalità, senza sconfinare nel patologico, ovvero nella violenza
Però questa predisposizione diciamo “naturale” si deve manifestare in modi accettabili socialmente e individualmente.
Per esempio io ricordo lo shock per me, ma credo un po’ per tutti i non adolescenti, per i primi video di MTV dei cantanti rap. A parte che i più non erano in grado di capire le parole (era slang) incomprensibili a noi stranieri, ma probabilmente anche a molti americani, come il dialetto di Gomorra.
Ma le immagini con quelle donne volgari e sessualmente provocanti erano piuttosto lontane dai balletti di Fred Astaire e Ginger Rogers, ma pure da qualsiasi balletto visto prima, anche di Saranno famosi. Studiando un po’ si intuiva che avevano un valore provocatorio perché erano una forma di affermazione di sé di una parte di popolazione emarginata e criminalizzata. Un po’ come dire “dite che noi neri siamo primitivi, violenti e con una sessualità scorretta? E noi la trasformiamo in arte” che è un po’ ciò che cercano di fare i trap che provengono dalle nostre periferie.
Personalmente penso che sia una modalità funzionale alla perpetuazione della emarginazione, perché non propone valori alternativi, infatti è stata assorbita volentieri dalla industria.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Però questa predisposizione diciamo “naturale” si deve manifestare in modi accettabili socialmente e individualmente.
Assolutamente si e, lungi da me ergermi a specialista, preciso che qualora il tutto sconfini nella violenza, patologico non è automaticamente sinonimo di "incapace di intendere e di volere" da cui tante scuse e arrivedreci..
 

iosolo

Utente di lunga data
Sai che io penso che il senso di colpa sia deleterio, soprattutto l’invito al senso di colpa? Perché mi pare che porti a una reazione abnorme. È come quando si chiede a 2 miliardi di musulmani di vergognarsi o scusarsi per 100 o 1000 terroristi o a 1 miliardo di cristiani di pentirsi per il colonialismo. La reazione è inevitabilmente di rifiuto.
Altra cosa è riconoscere che la struttura della società contiene delle ingiustizie che vanno corrette con il contributo di tutti.
Il senso di colpa se non estremizzato è un elemento che ci fa capire la nostra co-responsabilità in una struttura considerata normale.
Non solo uomini ma anche le donne possono e anzi spessissimo anche questa co-responsabilità, nell'educazione dei figli/e ad esempio, nell'insulto sistematico sulla sessualità delle altre donne ad esempio, con giudizi anche un po' basici su vestiti e/o comportamenti ritenuti eccessivi e provocatori.
Siamo cresciute, anche io, in una struttura patriarcale, in cui i ruoli erano decisi e difficilmente minabili, rassicuranti per la loro continuità, ma che hanno creato una differenza sociale che va al di là di quello che può essere una diversità biologica, che oggi non ha più senso di esserci.
Avere la forza fisica o il potere sociale non deve essere condizione che permetta di sopraffare chi quella forza non ha.
Non in un paese civile e moderno.
 

Marjanna

Utente di lunga data
Credo che la discussione non sia che se ne parli ma il modo in cui se ne sta parlando.
Il giudizio superficiale è tanto deleterio come il non parlarne affatto.
E' giusto che se ne parli, non solo quando c'è un femminicidio, ma va fatto in modo costruttivo, senza cavalcare l'onda di una emotività che assomiglia più a un ingordigia di dettagli macabri.
Ci vuole sensibilità, stiamo parlando di una morte tragica e assurda, che stona con chi utilizza questa cosa solo per mettersi in mostra e mettersi in vetrina utilizzando il "simbolo" del momento.
Che vi sia "ingordigia di dettagli macabri" mi pare sia prassi di tutte le vicende che vengono trattate intorno a omicidi a livello di mass media.
Ormai è pieno di trasmissioni televisive, si è creato proprio un settore intorno al Crime.
Ci sono tante persone che affermano di avere "passione" e seguire il settore Crime.

Non credo però che il seguito sia strettamente collegato a "ingordigia di dettagli macabri".
Tu scrivi "morte tradica e assurda", ma tutto quello che è emerso a me fa pensare -purtroppo- ad un corridoio senza porte.
Giulia dovevi denunciare! tra i vari commenti e affermazioni. Ma cosa denunciava, come lo denunciava.

E quanto viene diffuso, non è necessariamente un dettaglio macabro, come un audio diffuso ieri.
Per quanto sia evidente, ora, con tutto quello che viene tirato ora fuori, a livello di quadro psicologico di Filippo, non trovo che la cosa si possa risolvere su un "Giulia era debole". Debole perchè le dispiaceva, e sentiva un peso umano, nella sofferenza che le veniva comunicata da questo ragazzo. Debole perchè non ha alzato le spalle, scaricandolo voltando le spalle. Sempre che questo, avesse potuto cambiare il corso degli eventi, in qualche modo.

E non è solo questione di emotività. Noi siamo le persone adulte in questo periodo storico. Certo non siamo politici, non persone di potere, ma in quanto gruppo di persone (1+1+1+1...) abbiamo peso, ed è nostra responsabilità chiedere (sempre lo si voglia) che ci si sforzi a creare delle soluzioni. Tu puoi dire la tua, io la mia, un altro utente un altra.
A tal proposito a me, come ho scritto, pare evidente che le donne che arrivano a venire uccise, si trovano in corridoi senza porte.
Tutto quanto espresso, sul denunciare, ect. non è efficace. Non bastante.
Ho la sensazione, leggendo i commenti, che vi sia una resa generale, da parte di molti adulti, a fronte di simili notizie. Ovvero non si riesce a pensare che le cose possano cambiare, e neppure si prova a rendersi parte di questo (e non mi riferisco al partecipare a fiaccolate).

Non si può continuamente fare solo riferimento ad altre figure (medici, psicologi, insegnanti), ed espongo non una critica, ma una criticità. Ad esempio, ma parlo solo della mia zona, i punti di riferimento per le donne che subiscono violenza hanno un sovraccarico impossibile da gestire. Si trovano tutta una serie di donne straniere, che vivono in casa con i loro "carnefici", che non hanno lavoro e non si possono spostare in massa mettendole in altri luoghi. Queste donne possono venire pestate, e pur cercando aiuto, per cultura o paura o non so che, non denunciano, ma chiedono aiuto. Ci sono casi "non esplosi" di ragazze che vanno a chiedere aiuto per rapporti con fidanzati o simili, con un personale che fa delle ore, gratuitamente, ma non tale da poter gestire tutte ste persone.

Ma io sono uno, e uno è niente. Insieme in tanti, si può provare a trovare delle soluzioni, ma con un moto che dovrebbe tendere al cercare soluzione, a creare delle porte aperte.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Il senso di colpa se non estremizzato è un elemento che ci fa capire la nostra co-responsabilità in una struttura considerata normale.
Non solo uomini ma anche le donne possono e anzi spessissimo anche questa co-responsabilità, nell'educazione dei figli/e ad esempio, nell'insulto sistematico sulla sessualità delle altre donne ad esempio, con giudizi anche un po' basici su vestiti e/o comportamenti ritenuti eccessivi e provocatori.
Siamo cresciute, anche io, in una struttura patriarcale, in cui i ruoli erano decisi e difficilmente minabili, rassicuranti per la loro continuità, ma che hanno creato una differenza sociale che va al di là di quello che può essere una diversità biologica, che oggi non ha più senso di esserci.
Avere la forza fisica o il potere sociale non deve essere condizione che permetta di sopraffare chi quella forza non ha.
Non in un paese civile e moderno.
Intuisco che condividi la analisi onnicomprensiva del patriarcato.
E credi che funzioni la colpevolizzazione.
Lo pensi anche per i figli, lo hai detto altrove.
Il senso di colpa ti ha aiutata a vivere meglio?
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
I miei 2cent. Stavolta seri.
Ripensando ai più tremendi fatti di cronaca nera degli ultimi anni (diciamo da Garlasco in poi), e aventi donne come vittime, emerge un dato inequivocabile: la quasi totalità degli assassini italiani (gli stranieri meriterebbero un discorso a parte) risponde a un medesimo profilo. Faccia da “bravo ragazzo“ volto pulito, camicia sotto il maglioncino, passioni e attitudini un po’ da nerd e sovente - circostanza abbastanza curiosa - studi universitari tecnico-scientifici.
Insomma tutto sembrano, tranne che dei “bruti”. Lontanissimi dall’archetipo del maschio dominante, quello costantemente additato come un mostro in quanto portatore di “mascolinità tossica”.
Forse mi sono imbattuto in una semplice coincidenza, ma magari così non è.
Nel caso non lo fosse, visto che il problema è serio, forse è il caso di ragionarci un pochino (e seriamente) sopra. E lo dico da uomo perché se ci sono più uomini che ammazzano donne che non viceversa (e la cosa mi pare più che pacifica) allora è forse giusto ascoltare il punto di vista di un esponente della “categoria”.
La domanda che mi viene spontanea è la seguente: cosa spinge questi soggetti “deboli” ad ammazzare barbaramente una donna di cui si dicono innamorati?
A naso mi viene da rispondere per isterica e insensata paura di perderla. Della serie “meglio morta che lontano da me”. Alla base quindi potrebbe esserci un’insicurezza enorme, tale per cui non ne troverai mai un’altra.
E qui casca l’asino. Perché la primaria caratteristica di un maschio, di un Uomo, è la sicurezza in se stessi unita alla capacità di stare da soli e superare in autonomia le avversità della vita. Quindi il problema “culturale” non c’entra nulla. Gli assassini sono infatti lontanissimi sia dallo stereotipo del maschio “alfa” sia dal modello possessivo del pater familias onnipotente incarnato dai loro nonni.
Ma allora da dove provengono l’insicurezza e la frustrazione che trasformano un soggetto apparentemente innocuo in un sadico omicida? Provo a formulare un’ipotesi.
Chiedete a qualunque psicologo intellettualmente onesto se è vero che, spesso, le madri sono la rovina dei figli (maschi, per ragioni ovvie). Vi darà senz’altro ragione. I disturbi borderline di personalità, infatti, sono profondamente connessi con la condotta del genitore materno (la cosa è ampiamente documentata in letteratura). Che costei sia una madre ansiosa, opprimente, manipolativa, depressa ecc. (non necessariamente per sua colpa, sia chiaro) il risultato sarà quasi sempre un bambino ansioso, insicuro, manipolativo o narcisista. Un bambino che diventerà adulto portandosi appresso tutto questo carico di disfunzionalità.
E questo è il primo tassello, cui si aggiunge giocoforza il ruolo esercitato dal modello economico-politico dominante. Il quale prima ha fatto tabula rasa di ogni corpo intermedio utile a coadiuvare le famiglie nell’educazione (scuola, parrocchia, partiti, rione ecc). E poi ha preso ad agire in due modi. Da una parte condanna senza quartiere quelle forme di sana violenza da sempre presenti in ogni civiltà perché utili a canalizzare in modo benigno un istinto connaturato in ogni essere umano (sul punto basti osservare il comportamento dei bambini). Una rimozione che priva soprattutto i maschi di un’importante (azzarderei dire addirittura fondamentale) valvola di sfogo che risponde a esigenze chimiche e ormonali ineludibili (giocare alla lotta o fare a botte da bambini non ha infatti la funzione che imaginate voi). Dall’altra spinge volutamente e costantemente, nelle arti come nella pornografia (basti pensare all’esplosione del fenomeno del “cuckolding”), per la costruzione di un maschio svirilizzato, succube e remissivo - quindi sostanzialmente represso - affinché il modello stesso si possa auto conservare al riparo dal principale attore storico che può minacciarlo. Parentesi: “virile” viene dal latino “vir” (uomo) che ha la stessa radice di “virtus” (virtù) ovvero “valore, coraggio, prodezza, bontà, onestà, rettitudine”…
Un mélange micidiale nelle mani di soggetti immaturi, privati di qualunque riferimento familiare stabile (spesso i padri sono colpevolmente assenti o succubi) che si trasforma in una bomba a orologeria pronta a esplodere tragicamente nelle mani della povera incolpevole malcapitata.
Ebbene, difronte a un quadro così articolato siete davvero così sicuri/e che il problema stia precisamente dove avete deciso (o vi hanno detto) di collocarlo? Magari sbaglio io che, da uomo, non posso certamente capire fino in fondo cosa si provi a vivere in uno stato di impotenza e vessazioni tali da trascendere nell’omicidio. O magari non sbaglio perché, proprio in quanto uomo, posso intuire le dinamiche sottostanti. Perché va bene tutto, ma prendersela con le fasi lunari, le maree, la stagione della caccia o il patriarcato di Costantinopoli mi pare una semplice scorciatoia. Sempre che l’obiettivo sia risolvere il problema e non creare l’ennesima polarizzazione utile solamente ad alimentare una società che nell’atomizzazione dei suoi cittadini ha trovato l’elisir di lunga vita.

Antonio Di Siena
 

Brunetta

Utente di lunga data
Che vi sia "ingordigia di dettagli macabri" mi pare sia prassi di tutte le vicende che vengono trattate intorno a omicidi a livello di mass media.
Ormai è pieno di trasmissioni televisive, si è creato proprio un settore intorno al Crime.
Ci sono tante persone che affermano di avere "passione" e seguire il settore Crime.

Non credo però che il seguito sia strettamente collegato a "ingordigia di dettagli macabri".
Tu scrivi "morte tradica e assurda", ma tutto quello che è emerso a me fa pensare -purtroppo- ad un corridoio senza porte.
Giulia dovevi denunciare! tra i vari commenti e affermazioni. Ma cosa denunciava, come lo denunciava.

E quanto viene diffuso, non è necessariamente un dettaglio macabro, come un audio diffuso ieri.
Per quanto sia evidente, ora, con tutto quello che viene tirato ora fuori, a livello di quadro psicologico di Filippo, non trovo che la cosa si possa risolvere su un "Giulia era debole". Debole perchè le dispiaceva, e sentiva un peso umano, nella sofferenza che le veniva comunicata da questo ragazzo. Debole perchè non ha alzato le spalle, scaricandolo voltando le spalle. Sempre che questo, avesse potuto cambiare il corso degli eventi, in qualche modo.

E non è solo questione di emotività. Noi siamo le persone adulte in questo periodo storico. Certo non siamo politici, non persone di potere, ma in quanto gruppo di persone (1+1+1+1...) abbiamo peso, ed è nostra responsabilità chiedere (sempre lo si voglia) che ci si sforzi a creare delle soluzioni. Tu puoi dire la tua, io la mia, un altro utente un altra.
A tal proposito a me, come ho scritto, pare evidente che le donne che arrivano a venire uccise, si trovano in corridoi senza porte.
Tutto quanto espresso, sul denunciare, ect. non è efficace. Non bastante.
Ho la sensazione, leggendo i commenti, che vi sia una resa generale, da parte di molti adulti, a fronte di simili notizie. Ovvero non si riesce a pensare che le cose possano cambiare, e neppure si prova a rendersi parte di questo (e non mi riferisco al partecipare a fiaccolate).

Non si può continuamente fare solo riferimento ad altre figure (medici, psicologi, insegnanti), ed espongo non una critica, ma una criticità. Ad esempio, ma parlo solo della mia zona, i punti di riferimento per le donne che subiscono violenza hanno un sovraccarico impossibile da gestire. Si trovano tutta una serie di donne straniere, che vivono in casa con i loro "carnefici", che non hanno lavoro e non si possono spostare in massa mettendole in altri luoghi. Queste donne possono venire pestate, e pur cercando aiuto, per cultura o paura o non so che, non denunciano, ma chiedono aiuto. Ci sono casi "non esplosi" di ragazze che vanno a chiedere aiuto per rapporti con fidanzati o simili, con un personale che fa delle ore, gratuitamente, ma non tale da poter gestire tutte ste persone.

Ma io sono uno, e uno è niente. Insieme in tanti, si può provare a trovare delle soluzioni, ma con un moto che dovrebbe tendere al cercare soluzione, a creare delle porte aperte.
La politica è la scelta di dove spendere i soldi. Esattamente come in famiglia. Se si decide di comprare una auto nuova mentre i figli non hanno scarpe. Si è deficienti. Abbiamo una politica deficiente.
 

iosolo

Utente di lunga data
Intuisco che condividi la analisi onnicomprensiva del patriarcato.
E credi che funzioni la colpevolizzazione.
Lo pensi anche per i figli, lo hai detto altrove.
Il senso di colpa ti ha aiutata a vivere meglio?
Il senso di colpa se sinonimo di analisi critica si. Capire le motivazioni e riuscire a capire anche i nostri errori è un momento di grande responsabilità. Responsabilità di cui voglio essere consapevole.

E' pur vero che non sempre i miei sensi di colpa sono facili da gestire nel personale.
 

iosolo

Utente di lunga data
Che vi sia "ingordigia di dettagli macabri" mi pare sia prassi di tutte le vicende che vengono trattate intorno a omicidi a livello di mass media.
Ormai è pieno di trasmissioni televisive, si è creato proprio un settore intorno al Crime.
Ci sono tante persone che affermano di avere "passione" e seguire il settore Crime.

Non credo però che il seguito sia strettamente collegato a "ingordigia di dettagli macabri".
Tu scrivi "morte tradica e assurda", ma tutto quello che è emerso a me fa pensare -purtroppo- ad un corridoio senza porte.
Giulia dovevi denunciare! tra i vari commenti e affermazioni. Ma cosa denunciava, come lo denunciava.

E quanto viene diffuso, non è necessariamente un dettaglio macabro, come un audio diffuso ieri.
Per quanto sia evidente, ora, con tutto quello che viene tirato ora fuori, a livello di quadro psicologico di Filippo, non trovo che la cosa si possa risolvere su un "Giulia era debole". Debole perchè le dispiaceva, e sentiva un peso umano, nella sofferenza che le veniva comunicata da questo ragazzo. Debole perchè non ha alzato le spalle, scaricandolo voltando le spalle. Sempre che questo, avesse potuto cambiare il corso degli eventi, in qualche modo.

E non è solo questione di emotività. Noi siamo le persone adulte in questo periodo storico. Certo non siamo politici, non persone di potere, ma in quanto gruppo di persone (1+1+1+1...) abbiamo peso, ed è nostra responsabilità chiedere (sempre lo si voglia) che ci si sforzi a creare delle soluzioni. Tu puoi dire la tua, io la mia, un altro utente un altra.
A tal proposito a me, come ho scritto, pare evidente che le donne che arrivano a venire uccise, si trovano in corridoi senza porte.
Tutto quanto espresso, sul denunciare, ect. non è efficace. Non bastante.
Ho la sensazione, leggendo i commenti, che vi sia una resa generale, da parte di molti adulti, a fronte di simili notizie. Ovvero non si riesce a pensare che le cose possano cambiare, e neppure si prova a rendersi parte di questo (e non mi riferisco al partecipare a fiaccolate).

Non si può continuamente fare solo riferimento ad altre figure (medici, psicologi, insegnanti), ed espongo non una critica, ma una criticità. Ad esempio, ma parlo solo della mia zona, i punti di riferimento per le donne che subiscono violenza hanno un sovraccarico impossibile da gestire. Si trovano tutta una serie di donne straniere, che vivono in casa con i loro "carnefici", che non hanno lavoro e non si possono spostare in massa mettendole in altri luoghi. Queste donne possono venire pestate, e pur cercando aiuto, per cultura o paura o non so che, non denunciano, ma chiedono aiuto. Ci sono casi "non esplosi" di ragazze che vanno a chiedere aiuto per rapporti con fidanzati o simili, con un personale che fa delle ore, gratuitamente, ma non tale da poter gestire tutte ste persone.

Ma io sono uno, e uno è niente. Insieme in tanti, si può provare a trovare delle soluzioni, ma con un moto che dovrebbe tendere al cercare soluzione, a creare delle porte aperte.
Io la trasmissione dell'audio l'ho trovata tristissima.
Sia poi funzionale, forse a far capire, può anche essere vero, ma ci sono tante donne che hanno vissuto la stessa cosa che potrebbero dirlo in modo consensuale. Ma non fa notizia.
Non mi piace questo il fine giustifica i mezzi. Io lo trovo macabro.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Il senso di colpa se sinonimo di analisi critica si. Capire le motivazioni e riuscire a capire anche i nostri errori è un momento di grande responsabilità. Responsabilità di cui voglio essere consapevole.

E' pur vero che non sempre i miei sensi di colpa sono facili da gestire nel personale.
Responsabilità e senso di colpa sono cose diverse.
La responsabilità è razionalità che aumenta l’autostima, il senso di colpa è emotività che fa sentire indegni.
 

Alphonse02

Utente di lunga data
Prima ascolterri tutti i suoi segnali di eventuale squilibrio interfacciandomi anche con gli amici di sempre per capire se ci può essere bisogno di un aiuto esterno. Certo è che è maggiorenne e solo lui può decidere se farsi aiutare o meno. Ma tu sai bene che ti fai aiutare se pensi di avere bisogno di aiuto.
Quando iniziai a frequentare Alcolisti Anonimi per il mio famigliare, lo feci perché capii che da solo non ce l’avrei fatta, mi mancavano elementi e strumenti.
Ma se non sai di avere un problema magari non fai nemmeno nulla per cercare di risolverlo.
Giusto per curiosità, sempre se ti va, ho una domanda, perché anche io ho frequentato Giocatori Anonimi - nata da costola di Alcolisti Anonimi (applicando gli stessi principi dei Dodici Passi) - non per me ma per mia moglie.
Il tuo famigliare ha frequentato anche lui e ne ha trovato giovamento ?
 

Brunetta

Utente di lunga data
Io la trasmissione dell'audio l'ho trovata tristissima.
Sia poi funzionale, forse a far capire, può anche essere vero, ma ci sono tante donne che hanno vissuto la stessa che potrebbero dire la stessa cosa in modo consensuale. Ma non fa notizia.
Non mi piace questo il fine giustifica i mezzi. Io lo trovo macabro.
Le notizie vanno date.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Il senso di colpa se non estremizzato è un elemento che ci fa capire la nostra co-responsabilità in una struttura considerata normale.
Non solo uomini ma anche le donne possono e anzi spessissimo anche questa co-responsabilità, nell'educazione dei figli/e ad esempio, nell'insulto sistematico sulla sessualità delle altre donne ad esempio, con giudizi anche un po' basici su vestiti e/o comportamenti ritenuti eccessivi e provocatori.
Siamo cresciute, anche io, in una struttura patriarcale, in cui i ruoli erano decisi e difficilmente minabili, rassicuranti per la loro continuità, ma che hanno creato una differenza sociale che va al di là di quello che può essere una diversità biologica, che oggi non ha più senso di esserci.
Avere la forza fisica o il potere sociale non deve essere condizione che permetta di sopraffare chi quella forza non ha.
Non in un paese civile e moderno.
Fammi per favore un esempio di paese civile e moderno, se esiste
 

iosolo

Utente di lunga data
I miei 2cent. Stavolta seri.
Ripensando ai più tremendi fatti di cronaca nera degli ultimi anni (diciamo da Garlasco in poi), e aventi donne come vittime, emerge un dato inequivocabile: la quasi totalità degli assassini italiani (gli stranieri meriterebbero un discorso a parte) risponde a un medesimo profilo. Faccia da “bravo ragazzo“ volto pulito, camicia sotto il maglioncino, passioni e attitudini un po’ da nerd e sovente - circostanza abbastanza curiosa - studi universitari tecnico-scientifici.
Insomma tutto sembrano, tranne che dei “bruti”. Lontanissimi dall’archetipo del maschio dominante, quello costantemente additato come un mostro in quanto portatore di “mascolinità tossica”.
Forse mi sono imbattuto in una semplice coincidenza, ma magari così non è.
Nel caso non lo fosse, visto che il problema è serio, forse è il caso di ragionarci un pochino (e seriamente) sopra. E lo dico da uomo perché se ci sono più uomini che ammazzano donne che non viceversa (e la cosa mi pare più che pacifica) allora è forse giusto ascoltare il punto di vista di un esponente della “categoria”.
La domanda che mi viene spontanea è la seguente: cosa spinge questi soggetti “deboli” ad ammazzare barbaramente una donna di cui si dicono innamorati?
A naso mi viene da rispondere per isterica e insensata paura di perderla. Della serie “meglio morta che lontano da me”. Alla base quindi potrebbe esserci un’insicurezza enorme, tale per cui non ne troverai mai un’altra.
E qui casca l’asino. Perché la primaria caratteristica di un maschio, di un Uomo, è la sicurezza in se stessi unita alla capacità di stare da soli e superare in autonomia le avversità della vita. Quindi il problema “culturale” non c’entra nulla. Gli assassini sono infatti lontanissimi sia dallo stereotipo del maschio “alfa” sia dal modello possessivo del pater familias onnipotente incarnato dai loro nonni.
Ma allora da dove provengono l’insicurezza e la frustrazione che trasformano un soggetto apparentemente innocuo in un sadico omicida? Provo a formulare un’ipotesi.
Chiedete a qualunque psicologo intellettualmente onesto se è vero che, spesso, le madri sono la rovina dei figli (maschi, per ragioni ovvie). Vi darà senz’altro ragione. I disturbi borderline di personalità, infatti, sono profondamente connessi con la condotta del genitore materno (la cosa è ampiamente documentata in letteratura). Che costei sia una madre ansiosa, opprimente, manipolativa, depressa ecc. (non necessariamente per sua colpa, sia chiaro) il risultato sarà quasi sempre un bambino ansioso, insicuro, manipolativo o narcisista. Un bambino che diventerà adulto portandosi appresso tutto questo carico di disfunzionalità.
E questo è il primo tassello, cui si aggiunge giocoforza il ruolo esercitato dal modello economico-politico dominante. Il quale prima ha fatto tabula rasa di ogni corpo intermedio utile a coadiuvare le famiglie nell’educazione (scuola, parrocchia, partiti, rione ecc). E poi ha preso ad agire in due modi. Da una parte condanna senza quartiere quelle forme di sana violenza da sempre presenti in ogni civiltà perché utili a canalizzare in modo benigno un istinto connaturato in ogni essere umano (sul punto basti osservare il comportamento dei bambini). Una rimozione che priva soprattutto i maschi di un’importante (azzarderei dire addirittura fondamentale) valvola di sfogo che risponde a esigenze chimiche e ormonali ineludibili (giocare alla lotta o fare a botte da bambini non ha infatti la funzione che imaginate voi). Dall’altra spinge volutamente e costantemente, nelle arti come nella pornografia (basti pensare all’esplosione del fenomeno del “cuckolding”), per la costruzione di un maschio svirilizzato, succube e remissivo - quindi sostanzialmente represso - affinché il modello stesso si possa auto conservare al riparo dal principale attore storico che può minacciarlo. Parentesi: “virile” viene dal latino “vir” (uomo) che ha la stessa radice di “virtus” (virtù) ovvero “valore, coraggio, prodezza, bontà, onestà, rettitudine”…
Un mélange micidiale nelle mani di soggetti immaturi, privati di qualunque riferimento familiare stabile (spesso i padri sono colpevolmente assenti o succubi) che si trasforma in una bomba a orologeria pronta a esplodere tragicamente nelle mani della povera incolpevole malcapitata.
Ebbene, difronte a un quadro così articolato siete davvero così sicuri/e che il problema stia precisamente dove avete deciso (o vi hanno detto) di collocarlo? Magari sbaglio io che, da uomo, non posso certamente capire fino in fondo cosa si provi a vivere in uno stato di impotenza e vessazioni tali da trascendere nell’omicidio. O magari non sbaglio perché, proprio in quanto uomo, posso intuire le dinamiche sottostanti. Perché va bene tutto, ma prendersela con le fasi lunari, le maree, la stagione della caccia o il patriarcato di Costantinopoli mi pare una semplice scorciatoia. Sempre che l’obiettivo sia risolvere il problema e non creare l’ennesima polarizzazione utile solamente ad alimentare una società che nell’atomizzazione dei suoi cittadini ha trovato l’elisir di lunga vita.

Antonio Di Siena
Questa del bravo ragazzo è una presa di posizione assurda, forse fa più scalpore, nel momento in cui succede ma di donne picchiate, uccise e perseguitate da persone non proprio "brave" e certo non poco "virili" sono piene le cronache.
Non la condivido per niente questa analisi.
 
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