Il problema dell'educazione mi riporta a uno dei libri preferiti di quando ero bambino, il Giornalino di Vamba, Gianburrasca.
E' un criterio antico, ormai.
Sono decenni che la vita dei bambini è stata trasformata: figli unici, ormai rarefatti, spazi comunitari inesistenti, sempre maggiori ansie proiettate da genitori fragili, parcheggi davanti a TV, videogame e cellulari perché i genitori sono stanchi e vogliono giustamente riposarsi, ma senza avere il patema d'animo di chi lascia il bimbo in cortile come un tempo, cortili inesistenti o ridotti a luoghi silenziosi con divieto tassativo di gioco, vicini rompicoglioni a gogo', casco anche in bicicletta che non si sa mai, corsi di tutti i tipi per favorire una socialità che effettivamente non dispone di altri spazi...
E secondo voi che genitori questo ha prodotto? Da bimbi solitari, in compagnia più di Fonzie che del papà, la percezione della sfera affettiva è stata stravolta.
Le estreme conseguenze di una socialità infantile e adolescenziale cancellata si sono visti con il lockdown e i danni percentualmente importanti riversativi sulla popolazione giovanile.
Ora, parlare dei giovani solo in termini di maleducazione, fa percepire un enorme distacco con loro.
Che sono anche parte dell nostro futuro, di quel che resta si intende.