Alphonse02
Utente di lunga data
Capita spesso che il partner traditore non voglia partecipare ad una terapia di coppia. Sebbene sia un gesto evidente di buona volontà nei confronti del partner tradito, che dovrebbe rassicurarlo (almeno tendenzialmente), il fatto di aprirsi e comunicare, sia pure attraverso un professionista neutrale (terzo rispetto ai coniugi, mai rivolgersi ad amici), comporta uno sforzo psicologico (aumento del senso di colpa) ed la vergogna di dichiararsi (mettersi a nudo), che si ritiene intollerabile.Io dal mio lato mi sono interrogato su tutto. Volevo intraprendere un percorso insieme ma diciamo che lei non ha voluto. Ha manifestato solo il primo giorno una reale paura di perdermi . Le altre volte , tanti confronti, dice con non vede la necessità di tutti gli slanci che io a volte mi aspetto.
Osservo che spesso quel rifiuto è controbilanciato da una manifestazione di esuberanza e disponibilità sessuale nei confronti del partner traditore, come una sorta di compenso ("prezzo da pagare") e di manifestazione di espiazione e riconoscimento dell' "errore" commesso, che mira a ricostruire la fiducia e restaurare il rapporto di coppia ("meglio di prima").
Nel tuo caso, oltre al rifiuto della terapia di coppia, ad occhio, si cerca di tornare alla "piatta" normalità di "prima". Non essendo un esperto (ammesso che un esperto azzecchi la diagnosi nella maggior parte dei casi), non intendo azzardare un'analisi sulle motivazioni, ma ti espongo il mio sospetto che non ci sia stata in tua moglie una elaborazione del tradimento (apertis verbis, non l'abbia consumato appieno e le sia rimasta una certa aspettativa irrisolta, magari idealizzazione dell'altro uomo) che la fa rimanere titubante e la previene dal compiere slanci del tipo di quelli che ti aspetti (un ripristino di una più intensa intimità).
Mi ritrovo nella tua descrizione dell'essere innamorato di tua moglie, nonostante tutto. Credo che sia normale, almeno nell'immediatezza del tentativo di recupero. Il problema è se viene mostrata scarsa attenzione ed apprezzamento da parte di chi (traditore) dovrebbe disporsi al recupero della fiducia.Semplifichiamo cosa sento: è come se io stessi amando la mia compagna ma al tempo stesso fossi nella fase dell'innamoramento. Parlo di stima di me perché anche io sono consapevole e non vorrei una chiusura estrema verso l'esterno. Diciamo che negli ultimi anni, a parte questo episodio, mi sono stati un po' rinfacciate cose non fatte o che non ha fatto. È un po' come se io venissi colpevolizzato e lei si sia voluta prendere uno spazio di evasione. Non so se riesco a spiegarmi. Sono più ferito forse nel mio Orgoglio che nel fatto dell'evasione. Sarò un illuso ma per me lei rappresenta tutto quello che ho cercato e lo è stata in mezzo ai problemi. E mi faceva sentire così.
Lascia il campo libero al tuo dubbio e scoramento, che ciclicamente ritornano, secondo la comune esperienza. Se non trovi sostegno e comprensione alla fine pure l'innamoramento evapora ...
Quanto al grassetto, rassicurati che è un comportamento tipico del traditore.
Pensa a correggere eventuali tue mancanze, ma fallo soprattutto per te, per essere un individuo migliore.
Non credo che sia di grande aiuto il mantenimento di uno stato di grande vigilanza sui comportamenti di tua moglie. Se ti ha raggirato prima e non te ne sei accorto (almeno per lungo tempo) potrà farlo di nuovo. E' un percorso emotivo che conosce, non ci puoi fare niente per evitarlo. Rischi di logorarti nel tentativo. Devi fare i conti con il fatto che lei può fare quello che, prima, non ti aspettavi. Quella è ormai la sua "normalità", prendine atto.Ora stiamo lentamente rientrando, ma nel periodo brutto non è stato così. Io sono stato super vigile ai segnali (senza pedinamenti o cavolate simili che non farei) . A volte mi chiedo: ma se io non stavo attento alla nostra coppia... Dove saremo finiti? E sto male solo perché il mio ego di uomo e la mia autostima sono quasi a zero?
Invece, devi molto lavorare su te stesso, mi sento di consigliarti. Prendere la tua pillola quotidiana di ego-ismo, aprirti al mondo ed alle relazioni sociali, agli hobby ed alla frequentazione di nuove amicizie.
In ogni caso, non fa male.
Se tua moglie intende fare un "recupero" molto lento, secondo i suoi tempi, migliora comunque la qualità della TUA vita, indipendentemente dall'assecondarla nella sua acquisizione di consapevolezza di cosa vuole fare "da grande". Ti farai trovare in migliori condizioni quando ti cercherà, davvero.
Se, invece, al termine della sua introspezione, tua moglie dovesse trovare insopportabile la convivenza con te rispetto alla novità relazionale che ha intravisto con il mezzo tradimento sperimentato, la tua maggiore indipendenza emotiva da lei ti consentirà di assorbire meglio la botta, e di costruire alternative.
Se c'è una cosa che insegna il subire un tradimento, dico io, è quella di non puntare più tutta la posta su un unico cavallo ... (perdona la similitudine ippica).
Dagli errori commessi o dalle illusioni subite si dovrebbe imparare ...
Le mie sono sempre previsioni ipotetiche, basate su esperienze osservate (e pure qui nel forum ce ne sono tante). Non dichiaro certezze, nella mia vita di relazione e neanche nel mio lavoro. Ho imparato presto che le certezze sono creazioni intellettuali che possono essere sempre smentite.Normalmente sono d’accordo con te.
Ma questa volta fai previsioni che sono proiezioni e suggerisci un impegno con riserva, che strutturalmente non è impegno, è messa alla prova.
Hai raccontato molte volte la tua vicenda e sappiamo che ci hai provato e che non andata bene, anche perché lei aveva una grave dipendenza. Ma la tua delusione non può diventare previsione.
Fai come facevo io quando non mi capacitavo che i traditi potessero sopportare i traditori.
Non è che quello che abbiamo vissuto noi, in base al nostro modo di reagire alla ferita narcisistica, sia altro che quello che ci è accaduto. Non è un protocollo.
Mi permetto di esprimere il mio convincimento che, da qualche tempo, si veda il "narcisismo" ovunque, come la moda (un po' passata) culinaria della rughetta o dell'aceto balsamico.
Quello che sembra latitare da tempo è la capacità di assumere la responsabilità delle proprie azioni. Si vivono le relazioni nell'immediatezza del presente immaginando che rimarrà tale e diventerà, senza nulla fare, il futuro che ci aspetta. Non è così, bisogna lavorare, sempre.
Se hai preso una portata in faccia, per un improvviso colpo di vento, la prossima volta che ti avvicini ad una porta assumi una minima precauzione, almeno di proteggere la tua faccia, interponendo un arto, perché i colpi di vento possono accadere. Da ex motociclista, quando giri nel traffico devi prevedere che qualcuno possa aprire la portiera dell'auto o compiere una inversione ad U senza preavviso. Altrimenti, ti fai male.
Comprendere il vero carattere di una persona, certe venature manipolatrici ed egoistiche, alcuni convincimenti maturati nel tempo, è difficile ma non impossibile. E non ci si può limitare alle buone intenzioni manifestate ed alle dichiarazioni verbali: bisogna vedere le azioni che si compiono, non quelle che si annunciano.
Nel caso della moglie dell'opener, a mio modo di vedere, ci sono delle stranezze comportamentali (ambiguità) che lui dovrebbe certare di capire, senza illudersi pienamente che il recupero della coppia si basi solo sulle sue personali intenzioni, certamente oneste e sentite. Quelle della moglie non appaiono limpide o convinte (in fin dei conti, è lei che ha dato inizio alla crisi).
In coppia le cose si fanno in due, sia per disfarla che per costruirla (con contributi che sono certamente diversi, ma non inconsistenti).
E, aggiungo, una coppia non è la fusione di due individui (idealizzazione romantica), ma la costruzione di una armonia tra individui diversi, che sono e rimangono diversi, anche nella consapevolezza della loro diversità, che richiede lavoro, tolleranza ed adattamento per portare avanti un progetto comune.
IMHO, ovvio.
Poi, ciascuno si rende artefice del proprio destino, attraverso la propria interpretazione di fatti ed azioni e la reazione alle inevitabili avversità della vita.