Etta
Utente di lunga data
Anche lei uguale?È amica di mia madre.
Anche lei uguale?È amica di mia madre.
Appunto, ma diventare adulti significa anche capire che io non ti devo un cazzo per il solo fatto di avermi messo al mondo. Se ti devo qualcosa, o se tu devi qualcosa a me, si decide dal primo giorno che ti dico che non sono d'accordo con te. Di lì in avanti, se vuoi avere un rapporto con me, devi anche accettare che io giudichi te e non solo il contrario.perchè ci sono genitori che vogliono un potere indiscriminato sui figli, proprioò perchè genitori interpretano il rispetto e la riconoscenza a loro dovuta senza alcun limite
PureRispetto al mio essere figlia, provo ogni giorno gratitudine per ciò che mi hanno donato.
È quello il punto. Non si accettano critiche da chi sta addivanato.Per i miei figli sono sicuramente fonte di pensiero.
Non nascondo di far sentire loro le responsabilita‘ del mantenimento, anche non economico della comunità, ove per comunità io intendo famiglia.
Tutti hanno capito presto che la vita è in salita.
Mia moglie è in linea col mio modus operandi.
Passione e disciplina, sempre.
Io ho preferito trasmettere subito il concetto di dare per avere.
Per subito intendo da quando hanno smesso di gattonare.
Dare per avere anche affetto e attenzioni che non sono poi cosi scontate.
C‘e chi dice che l’amore non si merita.
Si merita eccome invece, se mi tratti dimmerda riceverai da me solo merda, se entrambi avremo cura del rapporto arriveranno anche attenzioni positive reciproche.
Pentito? No.
Ma mica per idealismo.
Io guardo sempre e solo i risultati per giudicare un progetto.
Mi guardo attorno e vedo figli altrui non in linea con il mio pensiero, penso Che avrei faticato nelle loro famiglie.
Assenza.
La mia assenza a loro dire non pesa.
Poiche hanno libertà di parola, possono esprimersi, se non lo fanno negativamente io penso che a loro sta bene così.
Mai guardato quello che potrebbe essere, ma quello che è e basta.
L’essere è e non può non essere diceva qualcuno.
Da figlio, non ho avuto una infanzia “normale”.
Ho smesso di fare il bambino più o meno a 6 anni.
Da un lato mi ha privato di tanta autostima, dall‘altro mi ha arricchito di capacità che oggi i miei coetanei si scordano.
Testa bassa e lavorare.
E chi non approva, vada a impiccarsi.
Fa un favore al mondo.
Guarda che qui non parliamo di genitori con buone intenzioni. Parliamo di vecchi bastardi egoisti convinti di avere la verità in tasca che fanno danni. Se la smettessimo con questa pregiudiziale ideologica in base al quale tutti i genitori che fanno fanno a fin di bene altrimenti hai a che fare con dei pazzi scriteriati, facciamo un gran bene al discorso.Le relazioni genitori-figli possono diventare complesse e dolorose, proprio perché così cariche di aspettative e legami profondi. Spesso i genitori, pur con buone intenzioni, non si rendono conto di trasmettere ansie e problemi ai figli, mentre i figli, nel tentativo di aiutare o proteggere, possono arrivare a un punto di rottura. È una dinamica difficile da spezzare, perché l'amore e il legame familiare rendono complicato prendere distanze, anche quando sarebbe necessario per il proprio benessere. Ascolto, empatia e autocritica sono fondamentali, ma non sempre facili da praticare.
Basta avere i patti chiari e coerenti. É questo che rende gestibile un rapporto. L'ansia arriva quando percepisce che i tuoi genitori sono delle banderuole, o dei grandi egoisti che te le vendono, oppure un serio ostacolo ai tuoi obiettivi, come nel mio caso. Ma io so' de legno.Da figlia ho già detto che i miei sono stati molto duri, ma al contempo ho sempre saputo di potermi appoggiare.
Mia madre, con la quale ho avuto un rapporto molto conflittuale, mi ha sempre giudicata e diciamolo, potendo scegliere avrebbe scelto una figlia diversa. Anche io avrei scelto una madre diversa. Ma non si possono scegliere i genitori e così ognuno ha tenuto quel che è capitato.
La amo molto e so che anche lei mi ama, ma mi avrebbe voluto più simile a lei.
E invece io sono per lo più un maschio con le tette.
In generale entrambi hanno fatto del loro meglio con quel che gli è capitato.
Mi hanno educata a un’etica del lavoro molto dura e devo dire che mi è servito.
Mio padre mi ha impedito di piangere e mi ha spronata sempre a rialzarmi dopo ogni caduta senza stare lì a lamentarmi come una donnetta o come una lattante (così mi diceva).
Mi sono resa conto che è essere figli e’ difficile e anche essere genitori non deve essere una passeggiata di salute.
Così per me ho scelto altro.
Oggi abbiamo un buon rapporto.
Io sono felice e contenta anche se sempre un po’ esaurita e bipolare (non in termini tecnici, s’intende) e loro nel complesso sanno che io ci sono e ci sarò per loro sempre come loro ci sono stati per me.
Concordo. Se aiuti una persona in genere te la fai nemica.@Rebecca89 dimenticavo, per quanto riguarda tuo fratello da lui non avrai gratitudine. Ricordati le mie parole.
Chiunque vive una relazione, più che tossica direi disfunzionale, tende a cercare di individuare il colpevole. Ma il genitore peggiore non è colpevole, nel senso che non agisce con la volontà di fare del male, funziona male. Funziona male soprattutto rispetto a se stesso.Un po' di tossicità nella mia famiglia d'origine c'è, ma ne ho già parlato.
Ho cercato di spezzare la catena con mia figlia.
E in parte, impegnandomi il più possibile, ci sono riuscito.
Partire da una situazione di svantaggio condiziona le tue scelte, ma ti rende comunque un po' più maturo e consapevole, e non è assolutamente detto che lo svantaggio non possa essere recuperato grazie a questo.
Ciao Nicky, ero in campo in piena partita ma ti avevo letta. Sai cosa. Sfogo a parte, mi interessava il 3d perché siamo genitori e siamo figli, o comunque uno dei due. E ho esposto la mia situazione più che per il racconto di per sé, proprio perché non mi capacito. Da quando sono madre, ancora meno. Ma è proprio questo che non trovo, equilibrio tra sentirmi a posto e la distanza. E quello che mi dà il nervoso è fondamentalmente l'importanza con cui gli permetto di rovinarmi la giornata perché credimi, ci riescono a farti sentire in colpa, ce la mettono tutta. Ho detto una briciola ma perché quello che in realtà è il mio vissuto mi ha portata ad essere quella che sono oggi e io a me stessa voglio bene, io non mi lamento di come sono. Lo so, e lamentarmi non mi piace. Ma si parla tanto di assenza di comunicazione in famiglia, ecco io ho parlato anni, non giorni, anni. Con le buone, le cattive, urlando, in maniera diplomatica, con dolcezza, con delicatezza, con rabbia e un cazzo. E mi chiedo come possa un genitore non ascoltare a tal punto, indipendentemente dal fatto che sono i miei genitori.Mi dispiace molto per la situazione che descrivi Rebecca.
Per me fai bene a mettere dei limiti, quelli che fanno stare bene te, nel senso di farti sentire a posto e al tempo stesso con la distanza necessaria.
Purtroppo devi pensare che, per alcune persone, stare male è uno scudo, una risorsa, una sorta di orribile zona di comfort, per non vedere sé stessi e stare peggio.
Per quanto riguarda tuo fratello, fai bene a stargli vicino, ma secondo me sarebbe meglio non essere troppo protettiva con lui, non dirgli cosa deve fare, perché è meglio che affronti questo problema lui, nel suo modo, anche se ora non riesci.
Forse peggio. Poi io sono arrivata a non rispondere, e ha attaccato con mio figlio. A cui su questo ho detto a sua volta di non rispondere. Questa è un' altra cosa però e andrei troppo oltre, riassumo con lo stare al posto suo. Non ho capito se cerca di colmare le assenze genitoriali, almeno di presenza, che ha avuto con noi. E lo ansia. Dove stai, con chi, quando torni a casa, ma stai solo, mamma dove sta, quando torna.Anche lei uguale?
Bugiarda e manichea.Chiunque vive una relazione, più che tossica direi disfunzionale, tende a cercare di individuare il colpevole. Ma il genitore peggiore non è colpevole, nel senso che non agisce con la volontà di fare del male, funziona male. Funziona male soprattutto rispetto a se stesso.
Dovremmo accettare che essere in piena salute non è un merito, come non si sta male per un atto di volontà.
Se una persona ha una malattia che comporta debolezza muscolare, non pretendiamo che sposti i mobili, se non lo fa, non pensiamo che sia perché non vuole. Invece per il funzionamento psicologico non facciamo che distribuire giudizi di colpe.
Speriamo che vengano spezzate queste catene. Lo spero pure per il mio ex ex.Forse peggio. Poi io sono arrivata a non rispondere, e ha attaccato con mio figlio. A cui su questo ho detto a sua volta di non rispondere. Questa è un' altra cosa però e andrei troppo oltre, riassumo con lo stare al posto suo. Non ho capito se cerca di colmare le assenze genitoriali, almeno di presenza, che ha avuto con noi. E lo ansia. Dove stai, con chi, quando torni a casa, ma stai solo, mamma dove sta, quando torna.
Ma c è un discorso proprio imprescindibile. La madre sono io. E io l ansia non la voglio per me, figuriamoci per mio figlio.
Un rapporto paritario, in certi nuclei famigliari, non è sempre facile da raggiungere. Soprattutto quando i genitori stanno perpetrando il modello dei nonni.Appunto, ma diventare adulti significa anche capire che io non ti devo un cazzo per il solo fatto di avermi messo al mondo. Se ti devo qualcosa, o se tu devi qualcosa a me, si decide dal primo giorno che ti dico che non sono d'accordo con te. Di lì in avanti, se vuoi avere un rapporto con me, devi anche accettare che io giudichi te e non solo il contrario.
Perché non ha il coraggio di contradirli.Questa è una cosa che ti giuro mi tappa la vena. I momenti di distacco che ogni tot riesco a prendere è quando mi viene detto "è però io quando è stato..."
Ma che? Ma cosa?! Poi tornano. Chiedono pure scusa. Dopo 10 giorni, stessa storia. E io ho imparato a dire no anche se ti dico è una rottura di palle. Perché comunque chi insiste, chi frigna, chi ti vuole pure fare sentire in colpa. Mio fratello è quello messo peggio e non riesco a farglielo capire, con loro non ci provo più.
A sentire qualcuno sembra che la famiglia sia la sentina di ogni incapacità e vizio quando semplicemente è lo specchio esatto di quello che sta fuori.Chiunque vive una relazione, più che tossica direi disfunzionale, tende a cercare di individuare il colpevole. Ma il genitore peggiore non è colpevole, nel senso che non agisce con la volontà di fare del male, funziona male. Funziona male soprattutto rispetto a se stesso.
Dovremmo accettare che essere in piena salute non è un merito, come non si sta male per un atto di volontà.
Se una persona ha una malattia che comporta debolezza muscolare, non pretendiamo che sposti i mobili, se non lo fa, non pensiamo che sia perché non vuole. Invece per il funzionamento psicologico non facciamo che distribuire giudizi di colpe.
Buongiorno Ginevra, non è il non coraggio di contraddirli. Non hanno ragione e pretendono la ragione. E dopo un po' fidati, passi dal cercare di spiegare, al nervoso, fino a che ti sfianca la cosa, ci rinunci. Sull'educazione nulla da ridire.Perché non ha il coraggio di contradirli.
In fondo l'educazione che ha ricevuto è consolidata e fa fatica a staccarsi pur sapendo che hanno torto.
È carattere
L ultima parte che dici è vera. Quando dico che questo mi ha si fatto crescere con lacune affettive e assenze importanti ma mi ha anche rafforzato tanto. Sono una che vede sempre il bicchiere mezzo pieno, ogni cosa come una lezione, poi sta a te apprendere il meglio, cercare di fare meglio, che se una cosa ti dà dispiacere non la ripeti sugli altri perché per prima sai cosa significa una parola detta così, una cosa fatta cosi. Poi certo, qualcuno usa anche questo come giustificazione. Del tipo eh ma sono così perché ho avuto una vita da schifo. Ed entrambi questo fanno, si giustificano col passato. Ma nel presente non cambiano nulla. Altra cosa che ho imparato a fare a parti inverse. Ieri mi ha insegnato qualcosa che riporto oggi ma in meglio.Un po' di tossicità nella mia famiglia d'origine c'è, ma ne ho già parlato.
Ho cercato di spezzare la catena con mia figlia.
E in parte, impegnandomi il più possibile, ci sono riuscito.
Partire da una situazione di svantaggio condiziona le tue scelte, ma ti rende comunque un po' più maturo e consapevole, e non è assolutamente detto che lo svantaggio non possa essere recuperato grazie a questo.
Come genitore,Come genitori.
Vi siete mai domandati di essere un peso sui figli con determinati comportamenti? Facendogli magari assorbire ansie, preoccupazioni e stress?
I vostri figli, vi hanno mai fatto notare di accusare o subire una vostra assenza o un vostro gesto che siete stati poi in grado di comprendere e rimediare?
Come figli.
Avete mai sopportato a tal punto da dire basta chiudendo i rapporti con madre, padre o entrambi? Prendendo le dovute distanze se c è stato un momento in cui avete capito che non potevate continuare a salvarli e ci stavate rimettendo tanto?
Io credo sia una delle relazioni più tossiche.
Perché è quella a cui è davvero tanto, tanto difficile chiudere la porta.
Come fa un genitore a non essere in grado di ascoltare un figlio e capire, nonostante anni di dialogo, incazzature, con le buone e le cattive che quel figlio soffre a vedere un genitore stare male a causa delle sue stesse mani?
Se ce la mettono tutta, perché non dovrebbero riuscirci? Cerca di non giudicarti anche per le tue reazioni, non meriti anche questo.Ciao Nicky, ero in campo in piena partita ma ti avevo letta. Sai cosa. Sfogo a parte, mi interessava il 3d perché siamo genitori e siamo figli, o comunque uno dei due. E ho esposto la mia situazione più che per il racconto di per sé, proprio perché non mi capacito. Da quando sono madre, ancora meno. Ma è proprio questo che non trovo, equilibrio tra sentirmi a posto e la distanza. E quello che mi dà il nervoso è fondamentalmente l'importanza con cui gli permetto di rovinarmi la giornata perché credimi, ci riescono a farti sentire in colpa, ce la mettono tutta.
Ma è naturale dare responsabilità alla famiglia, ci sei cresciuto ed è la parte di società che conosci meglio e che ha oggettivamente più responsabilità.A sentire qualcuno sembra che la famiglia sia la sentina di ogni incapacità e vizio quando semplicemente è lo specchio esatto di quello che sta fuori.
Il problema è che da figlo ti ci trovi, a meno che uno non cresca in un orfanotrofio.
La grande verità, poco detta, è che poi i figli, compresi noi, diventano grandi lo stesso, a volte capendo a volte non capendo, a volte mettendosi in competizione più o meno sana con i genitori, a volte comprendendo che erano solo persone con i loro grandi o piccoli difetti.
E' come ha detto @danny, la sfida è uscire da quella spirale di inadeguatezza, fare meglio.
Tocchi sempre i punti giusti. Io non ho mai analizzato fino all' età di adesso e mai come in questo periodo di cui sto facendo tesoro, tante cose. Sai quando dici che comunque il contesto in cui cresci, anche inconsciamente, in qualche modo ti segna. Io ho iniziato una trasformazione radicale intorno ai 15 anni perché ero un completo disastro, ero incazzata col mondo e lo riversavo su tutti. La scuola mi ha salvata. Un giorno i professori mi chiamarono a raduno dicendomi che mi stavo buttando via. Qualcuno, seppur "estraneo", mi stava dando consigli, mi stava parlando, cercava di supportarmi. Qualcuno mi vedeva. Cose che non sapevo cosa fossero. Allora ho cominciato a capire che stavo facendo come loro, me ne fregavo della mia vita e non volevo questo per me. Io non volevo essere loro. Ecco, io questo di buono ho appreso dalla mia famiglia. Ho iniziato a collezionare i miei successi sul piano personale. E sul piano relazionale, ad esserci per tutti. Davo agli altri la presenza che mi mancava in casa in ogni modo. E ho iniziato anche in famiglia. Perché forse dentro di me pensavo che se c ero nei loro problemi, mi avrebbero vista. Così sai oggi cosa vedo io? Perché ci sono arrivata col tempo. Che tutto questo mi ha portata a legarmi in ogni relazione a chi ha bisogno di me. E non sto ad analizzare quello che mi torna indietro, io do. E non lo dico mica come un lamento anzi e questo forse è terribile. Sono proprio cresciuta col dare senza ricevere, per me è praticamente normale. Dai con il piacere di dare, non fare agli altri ciò che non vuoi venga fatto a te. Al contrario io non chiedo mai niente, faccio da me, sono abituata a stare da sola perché che stavo sola l ho capito a 12 anni. Cosa c entra questo col proprio giudizio. Mi ha portata al punto che quando in una relazione per dire mi vengono urlati contro i miei sbagli, mancanze, una qualunque cosa insomma, o si ha bisogno sempre di qualcosa in più, io non mi difendo e non contrattacco pure se dentro di me sento di avere ragione. Metto i riflettori sul mio comportamento. Se quella persona ce l ha con me, è arrabbiata con me, io ho sbagliato qualcosa. Finisce che mi metto in mano a persone che mi succhiano l anima e mi svuotano. Fino a che arrivo al punto di stop e me ne vado. Verso queste relazioni, ci ho lavorato e ho imparato a farmi valere, i piedi in testa non me li faccio mettere più. Con loro no e questa cosa vedi, mi fa incazzare con me. Cioè mica con loro, con me. Sbaglio io. E loro, non mi aiutano a pensare il contrario, mi schiacciano. Sul mio essere buona e disponibile, ci marciano e premono, ecco perché dico ci riescono. Quando dico che dovrei allontanarmi come faccio con un compagno, con un' amica, verso di loro penso "ma sono i miei genitori" e non mi capacito.Se ce la mettono tutta, perché non dovrebbero riuscirci? Cerca di non giudicarti anche per le tue reazioni, non meriti anche questo.
Ma scherzi? Ci sono dei perfettissimi...Ma è naturale dare responsabilità alla famiglia, ci sei cresciuto ed è la parte di società che conosci meglio e che ha oggettivamente più responsabilità.
Ma è diverso avere responsabilità e avere colpe. Anche i genitori sono figli di altre persone imperfette e cresciuti in una famiglia che in qualche modo è disfunzionale. Ogni famiglia è disfunzionale a modo suo… perché ogni essere umano è imperfetto e costruisce la famiglia imperfetta. Ma non lo so se possa esistere qualcosa di meglio per i nostri cuccioli.
La pretesa di perfezione nei confronti dei genitori è delusione della nostra idealizzazione infantile.
A volte questa delusione la buttiamo anche sui suoceri. Ma se il risultato di questa famiglia terribile ci è piaciuto, qualcosa di buono hanno fatto, anche con le loro disfunzionalità e nevrosi. E questo vale anche per noi. Continuare a rilevare i difetti dei genitori è un modo per non voler accettare di essere noi imperfetti.
Sei in terapia?Tocchi sempre i punti giusti. Io non ho mai analizzato fino all' età di adesso e mai come in questo periodo di cui sto facendo tesoro, tante cose. Sai quando dici che comunque il contesto in cui cresci, anche inconsciamente, in qualche modo ti segna. Io ho iniziato una trasformazione radicale intorno ai 15 anni perché ero un completo disastro, ero incazzata col mondo e lo riversavo su tutti. La scuola mi ha salvata. Un giorno i professori mi chiamarono a raduno dicendomi che mi stavo buttando via. Qualcuno, seppur "estraneo", mi stava dando consigli, mi stava parlando, cercava di supportarmi. Qualcuno mi vedeva. Cose che non sapevo cosa fossero. Allora ho cominciato a capire che stavo facendo come loro, me ne fregavo della mia vita e non volevo questo per me. Io non volevo essere loro. Ecco, io questo di buono ho appreso dalla mia famiglia. Ho iniziato a collezionare i miei successi sul piano personale. E sul piano relazionale, ad esserci per tutti. Davo agli altri la presenza che mi mancava in casa in ogni modo. E ho iniziato anche in famiglia. Perché forse dentro di me pensavo che se c ero nei loro problemi, mi avrebbero vista. Così sai oggi cosa vedo io? Perché ci sono arrivata col tempo. Che tutto questo mi ha portata a legarmi in ogni relazione a chi ha bisogno di me. E non sto ad analizzare quello che mi torna indietro, io do. E non lo dico mica come un lamento anzi e questo forse è terribile. Sono proprio cresciuta col dare senza ricevere, per me è praticamente normale. Dai con il piacere di dare, non fare agli altri ciò che non vuoi venga fatto a te. Al contrario io non chiedo mai niente, faccio da me, sono abituata a stare da sola perché che stavo sola l ho capito a 12 anni. Cosa c entra questo col proprio giudizio. Mi ha portata al punto che quando in una relazione per dire mi vengono urlati contro i miei sbagli, mancanze, una qualunque cosa insomma, o si ha bisogno sempre di qualcosa in più, io non mi difendo e non contrattacco pure se dentro di me sento di avere ragione. Metto i riflettori sul mio comportamento. Se quella persona ce l ha con me, è arrabbiata con me, io ho sbagliato qualcosa. Finisce che mi metto in mano a persone che mi succhiano l anima e mi svuotano. Fino a che arrivo al punto di stop e me ne vado. Verso queste relazioni, ci ho lavorato e ho imparato a farmi valere, i piedi in testa non me li faccio mettere più. Con loro no e questa cosa vedi, mi fa incazzare con me. Cioè mica con loro, con me. Sbaglio io. E loro, non mi aiutano a pensare il contrario, mi schiacciano. Sul mio essere buona e disponibile, ci marciano e premono, ecco perché dico ci riescono. Quando dico che dovrei allontanarmi come faccio con un compagno, con un' amica, verso di loro penso "ma sono i miei genitori" e non mi capacito.
E finisce che se mia madre alza il telefono e mi dice che è in difficoltà e io le dico che non posso aiutarla, dopo un' ora mi richiama e io le ridico di no. Per poi mandarmi un vocale in lacrime dove mi dice per favore, che non sa come fare. E io continuo col no. E alla fine, Nicky, richiama, e non rispondo ma mi snerva la giornata, mi dà pensiero, me la rovina proprio. E alla fine con un prendi, mi hai rotto le palle, comunque, do. Ma vorrei solamente che mi lasciassero in pace. Vorrei solamente questo, non la voglio più la presenza, il come stai, il ti serve una mano, non ci faccio un cazzo adesso, non mi servono più, me la cavo da me. Questo periodo da sola, in senso anche con un compagno vicino, mi sta servendo tanto. Chiudo le situazioni scomode, sono più attenta a un quadro a 360 gradi. Ai miei e ai loro comportamenti. A quello che percepisco subito senza farmi distruggere dopo. Sto prendendo maturità e consapevolezza in tante cose che mi riempiono in positivo. Loro sono quel dannato passo che, forse perché avrei tanto voluto sentirmi figlia alla fine, non riesco a fare. Magari in questa fase della vita, arriverò a smettere di stupirmi ancora anche sul come un genitore non si renda conto di essere un peso per i propri figli. Alla fine la vita è una crescita continua. Ci arriverò. E non perché lo spero, ma proprio perché a un certo punto ti rendi conto è necessario per te stessa.