Però così si crea confusione. Ci sono cose che è corretto normalizzare e condividere.
Avere pensieri perversi, finanche fantasie di stupro, è qualcosa che accade perché dentro di noi c'è anche questo, l'ombra junghiana o quello che vuoi.
E reprimerla o rimuoverla crea danni consistenti, psicopatologie, disturbi ossessivi di vario genere.
Ma normalizzare il pensiero non ha nulla a che vedere con il normalizzare l'azione o non cogliere la gravità di comportamenti abusivi o violenti verso gli altri.
Se si fa un calderone, non si distinguono più le responsabilità, il che poi porta a considerare tutto uguale e, quindi, paradossalmente, meno grave.
Sai che non condivido il normalizzare.
Si è diffusa una mentalità “non giudicante“ che nelle interazioni comuni è corretta (io cerco sempre di capire, condannare è più facile) ma si è trasferito l’ascolto non giudicante dalla terapia psicologica alla amicizia e anche alla semplice conoscenza.
Credo che questo atteggiamento abbia creato una società senza giudizio, senza tabù e di conseguenza senza inibizioni senza consapevolezza di cosa significhino giudizi, tabù e inibizioni. Giudizi, tabù e inibizioni sono alla base della cultura e della convivenza.
Il libro divertente che lo racconta è Il più grande uomo scimmia del Pleistocene. C’è chi non ha colto l’umorismo e pure chi non ha capito i concetti.
Il tabù è secondo l’ antropologia una proibizione di qualcosa di fattibile, ma che non si può fare. Il tabù più diffuso è l’incesto. E sull’incesto inconsapevole, ma tragico, è stato scritto Edipo re.
Eppure non in tutti i paesi del mondo è illegale.
I tabù sono le regole più primitive e resistenti, ai tabù seguono le leggi che nascono dal giudizio e che poi creano la legge e le punizioni, le inibizioni sono i blocchi interni che proteggono corpo e psiche.
Cosa vuoi che venga normalizzato? Un conto è tollerare, altro è normalizzare.