Spiego perché la trovo geniale.
La ho messa in firma pari pari, per rispetto della geniale intuizione di Hammer, ma la riformulerei.
Capita di sentire il caos dentro, caos che magari si sentiva da tempo, ma che giunge a livelli alti da non riuscire a gestire la propria inquietudine, si finisce per ricrearlo esternamente.
Infatti nel periodo di vita in cui si sente maggiormente il caos, in adolescenza, tutti abbiamo la cameretta in disordine, mostriamo il caos nel modo di vestire e nel trucco e poi in tante altre cose, come le scelte musicali da dare il mal di testa ai genitori, fino all’uso di sostanze.
Questo è come appunto svuotare gli armadi, mettere tutto sul letto o in giro e poi calmarsi mettendo in ordine. Infatti è ciò che fanno, in modo ripetitivo, coloro che soffrono di disturbo ossessivo-compulsivo.
Quasi sempre in adolescenza questa cosa non viene capita dai genitori, né tantomeno ovviamente è capita dagli adolescenti. Ma è come un grido di aiuto: “Guarda come sono conciato! Mi vuoi bene lo stesso? Ti prego!”
Forse avviene una cosa simile anche in molti tradimenti (non tutti ovvio. Magari ci fosse una chiave interpretativa per tutto e tutti!)
Il traditore non capisce più chi è e cosa vuole, ha una normale crisi di vita. Crisi vuol dire crinale, come quando in cima al sentiero bisogna scegliere da che parte andare.
Proprio passata l’adolescenza si fanno le scelte definitive di vita: l’università o il lavoro e poi la relazione importante. In questo periodo storico tante relazioni pre-matrimonio finiscono intorno ai trent’anni, ad esempio, perché bisogna decidere se diventare grandi davvero e diventare genitori (

orrore, come i propri genitori, con tutti gli esempi positivi e negativi e pure le recriminazioni ecc) e costruire il proprio futuro oppure scappare e cercare altro.
Ma chi ha scelto il matrimonio e poi di avere figli si trova poi a non essere la persona moglie/madre, marito/padre che credeva di poter essere. Si sente inadeguato. In quel caos di inadeguatezza fa il pensiero che forse ha sbagliato tutto. Forse non avrebbe dovuto mai fare quel lavoro, non avrebbe mai dovuto sposare quella persona, è stato/a costretto/a dalle circostanze, la famiglia, il bisogno di emanciparsi, i sogni imposti dalla società, ma in realtà avrebbe dovuto stare solo/a, vivere gestendo un rifugio in montagna, gestire un chiringuito in qualsiasi luogo lontano e avere relazioni casuali e appassionate.
Ad esempio io ricordo mio marito, mentre i figli correvano inseguendosi, dire che lui avrebbe dovuto vivere solo in una mansarda, studiando. Io mi ero messa a ridere. Credevo scherzasse. Per me non c’è niente di più meraviglioso di vedere i bambini giocare (sì siamo proprio uguali
@Nocciola ) non poteva dire sul serio, come per le altre cose.
Il tradimento è come illudersi di poter avere ancora alternative infinite.
Sia chiaro le alternative infinite non le abbiamo nemmeno a vent’anni, ma possiamo fingere di averle.
Signorinella pallida dolce dirimpettaia del quinto piano, non v'è una notte ch'io non sogni Napoli e son vent'anni che ne sto lontano. Al mio paese nevica, il campanile della chiesa è bianco, tutta la legna è diventata cenere, io ho sempre freddo e sono triste e stanco. Amore mio, non ti ricordi che nel dirmi addio mi mettesti all'occhiello una pansè poi mi dicesti con la voce tremula: Non ti scordar di me. Bei tempi di baldoria, dolce felicità fatta di niente. Brindisi coi bicchieri colmi d'acqua al nostro amore povero e innocente. Negli occhi tuoi passavano una speranza, un sogno e una carezza, avevi un nome che non si dimentica, un nome lungo e breve: Giovinezza. Il mio piccino, in un mio vecchio libro di latino, ha trovato - indovina - una pansè. Perché negli occhi mi tremò una lacrima? Chissà, chissà perché! E gli anni e i giorni passano eguali e grigi con monotonia, le nostre foglie più non rinverdiscono, signorinella, che malinconia! Tu innamorata e pallida più non ricami innanzi al tuo telaio, io qui son diventato il buon Don Cesare, porto il mantello a ruota e fo il notaio. Mentre lontana, mentre ti sento, suona la campana della piccola chiesa del Gesu, e nevica, vedessi come nevica: Ma tu, dove sei tu.