Voi lo praticate?
Quando ero agli albori della mia carriera, conobbi una reporter della Rai con la quale ebbi una relazione semestrale, da cedola a cedola.
Io ero timido e ingenuo e nel sesso mi limitavo a fare più che a parlare.
Lei però, non gradiva questi miei silenzi e mi introdusse alle pratiche folcloristiche dell’insulto.
Una mattina mentre mi adoperavo in quel della pecora per procurarle piacere, mi disse: Pinco, nel caso ti venisse voglia di dirmi delle parolacce, mi raccomando non ti trattenere.
Ed io da giovane amante in tutti i sensi non capii subito e le risposi che non essendo arrabbiato non mi veniva di insultarla ma solo di amarla.
Mi spiego‘ che se l’avessi insultata durante l’amplesso si sarebbe sentita più amata.
La mia timidezza però era più forte e quindi iniziai con degli insipidi sciocchina, stupidina, monella, cercate di capirmi, venivo dalla nebbia rurale della pianura padana e da me il sesso veniva praticato per lo più in silenzio, perché spesso in camera non si dormiva nemmeno sempre e solo in due.
Ma cosa mi dici? Sciocchina? Ma sei scemo? Devi darmi della Troia, della vacca, della cagna, della bagascia.
Immaginatevi il Pinco, come ci rimase male così alla volta successiva me le dovetti scrivere sul palmo della mano per ricordarmele, solo che a causa del sudore macchiai le sue chiappe e le lenzuola, pero‘ poi imparai l’arte della femmina insultata.
Col passare degli anni e dei letti, conobbi altre donne e non tutte avevano gli stessi gusti.
La 136 esima amante ad esempio gradiva solo epiteti animalari, aveva un animo green già allora, quindi andavano bene le varie vacca, pecora, gatta, cagna, topa, sembrava di giocare a nomi cose città pero va beh ognuno ha i suoi gusti.
Altre invece non gradivano affatto, una volta con una moglie di Paullo, le diedi della Troia e lei mi disse di non permettersi mai più perché lei non era Troia.
Scopavamo a casa sua, col marito in ospedale per la dialisi che ai tempi alcuni venivano proprio ricoverati, non so se funziona ancora così.
Questa cultura del turpiloquio non l’aveva e non l’ha, quantomeno con me, mia moglie alla quale una notte, mentre ondeggiava su di me in una smorza, le dissi Troia.
Era meglio se facevo altro.
Troia lo dici a tua madre.
Si è alzata lasciandomi lì a cazzo duro e bagnato, e’ Andata a lavarsi e poi è tornata a letto pigiamata.
E niente più sesso coniugale per un mese.
Con un altra ancora con la quale copulavamo nel suo appartamento di Via Melzo, potevo usare solo nomi di piante, meglio se con le spine e così non essendoci Internet dovetti andare alla biblioteca comunale di via passerini (Niguarda) a documentarmi sulle piante con spine e con un’altra ancora gradiva solo essere chiamata puttanella e faceva sesso solo bendata, probabilmente per non vedermi rischiando il vomito da copulo.
La mia attuale amante, a sua volta, si insulta da sola, a me e‘ proibito E guai se mi permetto. Io la chiamo amore e lei risponde amore di zoccola.
Ma dietro questa voglia di venire insultate durante il sesso, che pensieri ci sono? Io ad alcune l’ho chiesto e mi è stato risposto che in quel contesto lo trovavano eccitante.
Voi donne del forum anche se non credo mi rispondiate, gradite questo linguaggio colorito Durante gli amplessi? E chi invece ne sa più di me, che siete in tanti, secondo voi c’è un qualcosa di pisicologico dietro a questo desiderio?