Ciao...

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Non hai colto il senso della frase, fermandoti al solo significato letterale.
Eppure sei un avvocato: ci si aspetterebbe almeno una certa capacità di comprendere i testi e i concetti, anche astratti.
Quando dici “mio marito”, vuoi forse intendere che ti appartiene come un oggetto e che potresti perfino regalarlo?
Non occorre che tu risponda: è ovviamente una domanda retorica.
Eh ma ti frega perché scrive sempre "marito" sopprimendo sia gli articoli che i pronomi possessivi...
 

hammer

Utente di lunga data
Eh ma ti frega perché scrive sempre "marito" sopprimendo sia gli articoli che i pronomi possessivi...
Peggio ancora.
Dire solo "marito" invece di "mio marito" riduce la persona a un oggetto.
È come parlare di un elettrodomestico: ho comprato frigo, ho preso marito.
L’assenza del possessivo cancella la relazione e trasforma l’individuo in una funzione, in un pezzo d’arredo familiare.
Con "mio marito" almeno si riconosce il legame, con "marito" resta solo l’etichetta sociale, impersonale e oggettificante.
 

hammer

Utente di lunga data
Tu, credo, esprimi valori in modo equivocabile, forse per una tua assertività che diventa aggressiva.
L’aggettivo possessivo, nei confronti delle persone, non ha un significato uguale allo stesso aggettivo riferito a oggetti.
L’aggettivo possessivo riferito alle persone ha un significato di reciprocità “sei mio perché sono tuo”. È una assunzione di definizione di responsabilità. Si dice il mio amico, un mio amico, uno dei miei amici, un mio collega ecc.
Capisco la ribellione di Gaia nei confronti di una certa possessività maschile, che credo non la tocchi, ma che soprattutto lei tema fortemente, sia per aver visto gli aspetti deteriori, sia proprio per l’assunzione di responsabilità reciproca.
Non credo fosse equivocabile.
Esprimevo in una frase un concetto che viceversa avrebbe avuto bisogno almeno di un articolo in stile Soncini.
Si chiama "sintesi". ;)
 

Gaia

Utente di lunga data
Non hai colto il senso della frase, fermandoti al solo significato letterale.
Eppure sei un avvocato: ci si aspetterebbe almeno una certa capacità di comprendere i testi e i concetti, anche astratti.
Quando dici “mio marito”, vuoi forse intendere che ti appartiene come un oggetto e che potresti perfino regalarlo?
Non occorre che tu risponda: è ovviamente una domanda retorica.
Non hai notato che io dico sempre e solo marito?
E no, non è solo il senso letterale. Perché la forma diventa sostanza e infatti tu pensi di schifare e dare via la donna che ti tradisce.
La realtà è che sentimento e mozioni sono complessi e se fosse vero quello che scrivi significherebbe che tu ragioni solo con l’ego, un ego machista per giunta.
 

Gaia

Utente di lunga data
Peggio ancora.
Dire solo "marito" invece di "mio marito" riduce la persona a un oggetto.
È come parlare di un elettrodomestico: ho comprato frigo, ho preso marito.
L’assenza del possessivo cancella la relazione e trasforma l’individuo in una funzione, in un pezzo d’arredo familiare.
Con "mio marito" almeno si riconosce il legame, con "marito" resta solo l’etichetta sociale, impersonale e oggettificante.
Di tuo in questo mondo ci possono essere solo le cose. E no, non cancello la relazione. La relazione e’ data già dal significato della parola marito. Anche madre la chiamo appunto madre. Credo non ci sia bisogno di specificare certe relazioni che si trovano già tutte spiegate dalle parole che le definiscono.
 

hammer

Utente di lunga data
Non hai notato che io dico sempre e solo marito?
E no, non è solo il senso letterale. Perché la forma diventa sostanza e infatti tu pensi di schifare e dare via la donna che ti tradisce.
La realtà è che sentimento e mozioni sono complessi e se fosse vero quello che scrivi significherebbe che tu ragioni solo con l’ego, un ego machista per giunta.
Ho già scritto sulla tua inconscia necessità di oggettificare tuo marito privandolo dell'aggettivo mio.
Necessità dovuta probabilmente a traumi irrisolti. Suppongo che anche lui, a questo punto, ti definisca soltanto "moglie" oppure peggio "la moglie".
Lasciare che la donna che mi tradisse possa continuare la sua vita nelle braccia del suo amante, senza la minima opposizione, non ha niente a che vedere con le parole che usi a sproposito: "schifare e dare via". Viceversa lo trovo un gesto di grande civiltà.

Se fossi stato tuo marito e avessi scoperto la tua relazione con "parentesi", mi sarei congratulato con lui per la scelta e gli avrei detto amichevolmente: "è tutta tua, auguri. E' stato un piacere conoscerti."
Gli avrei stretto anche la mano.
 

hammer

Utente di lunga data
Di tuo in questo mondo ci possono essere solo le cose. E no, non cancello la relazione. La relazione e’ data già dal significato della parola marito. Anche madre la chiamo appunto madre. Credo non ci sia bisogno di specificare certe relazioni che si trovano già tutte spiegate dalle parole che le definiscono.
Evidentemente tendi ad "oggettificare" anche le relazioni familiari.
Il fatto che tu non percepisca come "tua" perfino tua madre mi pare il sintomo di un grave disagio al quale dovresti prestare attenzione, magari chiedendo aiuto e supporto psicologico.
 

Gaia

Utente di lunga data
Evidentemente tendi ad "oggettificare" anche le relazioni familiari.
Il fatto che tu non percepisca come "tua" perfino tua madre mi pare il sintomo di un grave disagio al quale dovresti prestare attenzione, magari chiedendo aiuto e supporto psicologico.
😂😂😂😂
A scuola sei mancato quando spiegavano il significato di mio.
Significa possesso.
 

hammer

Utente di lunga data
😂😂😂😂
A scuola sei mancato quando spiegavano il significato di mio.
Significa possesso.
C'è poco da ridere. Il significato di "mio" nelle relazioni lo ha spiegato @Brunetta:

"L’aggettivo possessivo, nei confronti delle persone, non ha un significato uguale allo stesso aggettivo riferito a oggetti.
L’aggettivo possessivo riferito alle persone ha un significato di reciprocità “sei mio perché sono tuo”. È una assunzione di definizione di responsabilità. Si dice il mio amico, un mio amico, uno dei miei amici, un mio collega ecc."


Resto sempre più sorpreso dal tuo ignorare gli elementi basilari delle relazioni umane e sentimentali.
 

Jim Cain

Utente di lunga data
Non è solo lei a attribuire nessi causali dove non ce ne sono.
Lei sembra stupita di poter provare attrazione per un altro e si vergogna, allora attribuisce l’attrazione non a sé stessa, ma a mancanze del marito.
Fa come i mariti che tradiscono la moglie e poi dicono che era normale perché lei aveva bruciato il sugo.
Si chiama 'lenta maturazione di un alibi', per arrivare alla cottura perfetta ci mette in genere da uno a tre mesi.
 

Etta

Utente di lunga data
Se fossi stato tuo marito e avessi scoperto la tua relazione con "parentesi", mi sarei congratulato con lui per la scelta e gli avrei detto amichevolmente: "è tutta tua, auguri. E' stato un piacere conoscerti."
Gli avrei stretto anche la mano.
Come sei bravo. 😂
 

Gaia

Utente di lunga data
C'è poco da ridere. Il significato di "mio" nelle relazioni lo ha spiegato @Brunetta:

"L’aggettivo possessivo, nei confronti delle persone, non ha un significato uguale allo stesso aggettivo riferito a oggetti.
L’aggettivo possessivo riferito alle persone ha un significato di reciprocità “sei mio perché sono tuo”. È una assunzione di definizione di responsabilità. Si dice il mio amico, un mio amico, uno dei miei amici, un mio collega ecc."


Resto sempre più sorpreso dal tuo ignorare gli elementi basilari delle relazioni umane e sentimentali.
E resta sorpreso.
Quello che dice brunetta è una libera interpretazione.
Questo il significato reale:
  1. .
    Indica ‘proprietà, possesso’ sia nel sign. giuridico del termine ( la mia casa, questa casa è mia ; dammi i miei libri ), sia nel valore molto più ampio di ‘appartenenza o relazione’ tanto dal punto di vista fisico o morale ( il mio corpo, la mia anima ; la mia volontà, i miei pensieri ) quanto dal punto di vista affettivo ( il mio paese ; la mia bambina sta poco bene ); spec. riscontrabile, quest'ultimo, in alcuni costrutti in cui a prima vista sembrerebbe superfluo ( mio caro amico, non ti dimenticherò ), e che denotano ‘attaccamento’ o ‘consuetudine’ ( dormo bene solo nel mio letto ; dopo mangiato non posso fare a meno della mia sigaretta ; dopo il mio solito pisolino mi sento meglio ).
  2. 2.
    Oltre al valore di aggettivo può avere anche il valore di pronome o di sostantivo quando il nome precedentemente espresso non è ripetuto ( nell'elenco il suo nome viene subito dopo il mio ) o quando il sostantivo è ovviamente sottinteso ( i miei [genitori o famigliari] mi aspettano; anch'io dirò la mia [opinione] ; da ragazzo ho fatto anch'io le mie [imprese] ).
 

Arcistufo

Papero Talvolta Posseduto
Molte donne "capitolano" in seguito a banalissime attenzioni cui hanno perso l'abitudine di riceverle a casa.
Tutti cerchiamo ciò che ci manca.
E nessuna donna tradisce uno che le fornisce quel che vuole.
Per le altre c'è il dolore e la fatica dei ciechi.
 

Arcistufo

Papero Talvolta Posseduto
Si, le vie sono maggiore e migliore dialogo e piú attenzioni da parte mia, credo. Seguirò questa strada, altro non posso x ora. Poi, se la situazione non dovesse migliorare, proporrò la terapia di coppia. Spero di riuscire a tirarci fuori da questa cosa.
Melodrammatica. :LOL: Melodramma.gif
 
Top