Divorzio d’argento

Etta

Utente di lunga data
Serve per vivere... ti pare poco?
Senza lavoro come avrei potuto, per dire, occuparmi degnamente di mia figlia?
Serve per prendersi cura degli affetti.
Non hai capito il discorso. Si parlava di insoddisfazioni. Chi ha già un buon lavoro eccc…si ritrova comunque insoddisfatto perché il lavoro alla fine non è tutto.

Chissà perché gli "anziani" di un forum credono che il forum sia "loro" e di potere dire degli altri le cazzate che vogliono con poco rispetto...
Questo succede pure sul lavoro. Credono di avere i diritti di anzianità.
 

ologramma

Utente di lunga data
Noi giovani di oggi abbiamo molte più possibilità, molta più scelta, ma comunque non siamo mai contenti. Io sento molte persone che nonostante un buon lavoro non sanno cosa devono fare, si sentono ancora nel limbo, si rimettono a studiare passati i 30 anni... Nonostante la laurea la abbiano già presa e lavorino. C è una insoddisfazione di fondo che ad esempio non rivedo nella generazione dei miei stessi genitori (66-67 anni) che avevano molto meno e si sono realizzati meglio, con meno, ottenendo meno.
Molti della mia età lavorano da tempo e dopo anni che stanno con qualcuno non si vogliono prendere nemmeno la briga di andare a convivere ma vivono ancora coi genitori...cose cosi
Giusta analisi brava
 

danny

Utente di lunga data
Ieri sera una "amica" ha commentato su un nostro conoscente comune con la frase, fatta, "bisogna saper lasciare andare.
Non ho più notizie di questo amico da più di sei mesi.
Mi hanno detto che è malato, che ha un tumore, ma nessuno di noi lo ha più sentito in tutto questo tempo.
Scomparso dal giorno alla mattina.
"Bisogna saper lasciare andare".
Eh no, se io voglio bene e un amico scompare così io ci sto male.
 

danny

Utente di lunga data
Ti farei una statistica sui disturbi mentali dei miei coetanei ma qualcuno potrebbe giustamente obiettare che il campione non è statisticamente significativo.
In ogni caso sempre più persone soffrono la solitudine ma non è solo una percezione. Secondo il mio banalissimo parere ora non ci sono più punti di riferimento o cerchie sociali che durano per come è impostata la vita (si va fuori per motivi di studio, poi si cambia di nuovo per lavoro, ecc). Prima a meno che non puntavi a fare carriera stavi vicino casa. Se volevi mettere su famiglia avevi più supporto da parte dei familiari. Anche la gestione degli anziani era molto diversa. Ora per forza di cose devono stare o con la badante o in strutture.
Il tema sarebbe lunghissimo da sviscerare e taglio corto perchè non ho molta voglia (basta leggere i libri di Bauman) però sono d accordo con vento del nord.
Credo che la solitudine di oggi sia soprattutto affettiva, e contemporaneamente di riconoscimento di sé..
La mancanza di legami con una comunità genera la necessità di legami individuali più intensi, che sono e restano rari e probabilmente erano tali anche allora.
Ma si cerca un riferimento individuale che ci rispecchi in assenza di un riconoscimento collettivo.
Un riconoscimento che non è solo legato all'identità della persona, ma può anche essere urbanistico.
Ci sono interessanti studi, di cui ho una memoria un po' in là con gli anni, sulle responsabilità dell'urbanistica nella gestione delle comunità e sulla sensazione di solitudine.
Le nostre città moderne sembrano fatte apposta per invitare le persone all'alienazione e all'esclusione.
 

Vera

Supermod disturbante
Staff Forum
Ieri sera una "amica" ha commentato su un nostro conoscente comune con la frase, fatta, "bisogna saper lasciare andare.
Non ho più notizie di questo amico da più di sei mesi.
Mi hanno detto che è malato, che ha un tumore, ma nessuno di noi lo ha più sentito in tutto questo tempo.
Scomparso dal giorno alla mattina.
"Bisogna saper lasciare andare".
Eh no, se io voglio bene e un amico scompare così io ci sto male.
Ti capisco ma capisco anche la frase della tua amica. Bisogna accettare il suo volere. Anche questo è voler bene.
 

Nicky

Utente di lunga data
Sfondi una porta aperta, con qualche precisazione.

La prima è che la sessualità nasce con l'essere umano, che passa da animale, con pulsioni non controllabili, a un animale superiore perché ha sviluppato l'autocoscienza e la capacità di discernere obiettivi e conseguenze delle proprie azioni. Diventa dotato di controllo dell'istinto. Quindi rimane una pulsione fondamentale ma controllabile, altrimenti paradossalmente dovremmo legalizzare lo stupro.

La seconda è che non ho affermato che si sia attenuata la sessualità ma che il suo soddisfacimento è diventato spesso una questione individuale, un bisogno dell' IO che finisce con il considerare l'ALTRO un mezzo di soddisfacimento, una mezzo banale, indifferente emotivamente (come capita nel traditore seriale).

Si sale sul tram e si scende dopo qualche fermata, senza vedere dove finisce la corsa. Consumismo ...
Beh, certamente, sono poche le pulsioni non controllabili. Però, a differenza di altre pulsioni che dobbiamo controllare perché intrinsecamente dannose, come le pulsioni violente che si manifestano, ad esempio, in uno stupro o in altre forme di aggressività, quella verso il sesso è pulsione di vita, è bisogno di relazione, di intimità con una persona, di accoglienza profonda. Quando mancano queste cose, perché, ad esempio, si vive in una coppia dove tutto questo non riesce ad esserci, se ne sente il bisogno.
Poi certo ci sono persone che non cercano il sesso per il piacere di una relazione, ma per sé, per sentirsi importanti, ma è una cosa diversa.
 

Alphonse02

Utente di lunga data
Ti capisco ma capisco anche la frase della tua amica. Bisogna accettare il suo volere. Anche questo è voler bene.
Giusto.
Ognuno ha il diritto di chiudersi in sé stesso in certi momenti della vita. Persino al termine della vita.
È una scelta personale, che va rispettata.
Poi, si può interpretare come manifestazione di affetto, amore, ecc.
Preferisco personalmente parlare di rispetto.

Nella società della comunicazione disponibile a tutti, che per gli ingenui confonde amicizia (che è sempre selettiva e rara) con la semplice conoscenza, si è diffusa la moda di "confessarsi" sui social media. Ma quasi mai ci si confessa in modo sincero (se non in modalità anonima e con molte cautele) preferendo una rappresentazione "aggiustata" di sé, per non dire falsa, che sembra nascere da una sorta di marketing comportamentale che soddisfa l'IO.

Il guaio, per concludere, è che una menzogna ripetuta di continuo finisce con l' essere trasformata in una verità fasulla di sé, che produce una specie di dissociazione dell'IO. E la responsabilità delle proprie azioni si colloca nella personalità più comoda a seconda dei casi.
Preservando l' altra, alla quale si passa quando è conveniente.

Un passaggio nella solitudine serve anche a chiarirsi le idee.
Sempre secondo me.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Giusto.
Ognuno ha il diritto di chiudersi in sé stesso in certi momenti della vita. Persino al termine della vita.
È una scelta personale, che va rispettata.
Poi, si può interpretare come manifestazione di affetto, amore, ecc.
Preferisco personalmente parlare di rispetto.

Nella società della comunicazione disponibile a tutti, che per gli ingenui confonde amicizia (che è sempre selettiva e rara) con la semplice conoscenza, si è diffusa la moda di "confessarsi" sui social media. Ma quasi mai ci si confessa in modo sincero (se non in modalità anonima e con molte cautele) preferendo una rappresentazione "aggiustata" di sé, per non dire falsa, che sembra nascere da una sorta di marketing comportamentale che soddisfa l'IO.

Il guaio, per concludere, è che una menzogna ripetuta di continuo finisce con l' essere trasformata in una verità fasulla di sé, che produce una specie di dissociazione dell'IO. E la responsabilità delle proprie azioni si colloca nella personalità più comoda a seconda dei casi.
Preservando l' altra, alla quale si passa quando è conveniente.

Un passaggio nella solitudine serve anche a chiarirsi le idee.
Sempre secondo me.
Ma sempre si aggiusta la realtà per auto assolversi, non soltanto per trovare apprezzamento.
Beh, certamente, sono poche le pulsioni non controllabili. Però, a differenza di altre pulsioni che dobbiamo controllare perché intrinsecamente dannose, come le pulsioni violente che si manifestano, ad esempio, in uno stupro o in altre forme di aggressività, quella verso il sesso è pulsione di vita, è bisogno di relazione, di intimità con una persona, di accoglienza profonda. Quando mancano queste cose, perché, ad esempio, si vive in una coppia dove tutto questo non riesce ad esserci, se ne sente il bisogno.
Poi certo ci sono persone che non cercano il sesso per il piacere di una relazione, ma per sé, per sentirsi importanti, ma è una cosa diversa.
Oggi vi è una straordinaria indulgenza per i comportamenti sessuali.
 

Martina Bianchi

Utente di lunga data
Secondo me un amico potrebbe (è brutto dire dovrebbe in questo caso) comunicare la volontà di isolarsi per un periodo. Però se risulta così scosso da non riuscire a farlo effettivamente pure quella scelta va rispettata
 
Top