Sì, ti assicuro che non solo io, ma mio marito si sente soffocare, si comportano come coniugi. Ora, va bene non giocare con i sentimenti altrui, ma anche vivere un'età di crescita dandosi modo di crescere attraverso esperienze diverse e solitarie è necessario.
L' ho osservato parecchie volte negli ultimi dieci anni. Giovanissime coppie che intendono la relazione sentimentale nella quale sono impegnati come se fosse una specie di matrimonio "ante litteram".
Poi, sono immersi nella società attuale e sperimentano difficoltà nel rimanere fedeli.
Un mio nipote mi ha parlato in confidenza delle sue fidanzate, qualificando ciascuna come la "donna della sua vita".
In un decennio sono state 9 o 10.
È un caso estremo, forse, ma emblematico di un disagio sociologico.
Prima hai detto che si è ridimensionata l'importanza della fedeltà e della correttezza nel rapporto di coppia.
E' su questo che ti sto contraddicendo, non è così, anzi, è probabilmente il motivi di rottura della relazione che non viene mai messo in discussione, né dalla nostra generazione, né dai ragazzi più giovani. Quindi ha mantenuto un'importanza assoluta e preminente.
Quanto al fatto di discutere ciò che hanno fatto le generazioni precedenti, mi sembra più che legittimo.
Che a livello collettivo sia avvenuto un cambiamento nel costume - nel senso del ridimensionamento della fedeltà e della correttezza nel rapporto di coppia - mi sembra difficile da negare.
Poi, che il fenomeno della infedeltà sia sempre stato presente nella storia umana è certamente vero. Azzardo che la diffusione del fenomeno è esplosa con la banalizzazione della morale.
L' affermazione quotata in grassetto è -a mio modo di vedere - molto grave, perché significa adagiarsi sull'esistenza del fenomeno come se fosse una evenienza non imputabile ai comportamenti individuali ma dovuta a fattori esterni non controllabili (come un terremoto, ad es.).
La trovo come una esaltazione della leggerezza dell' essere e del disimpegno. Insomma, la scelta di lasciarsi vivere senza usare la propria capacità di ragionare.
Viene in mente la parabola dei talenti, raccontata nel Vangelo (Matteo, 25:14-30 CEI).