mi accorgo solo adesso che

Nicky

Utente di lunga data
E' il per tutti che da come prende la piega il futuro non è nè certo nè probabile
In effetti, temo che arriveremo a desiderare di morire perché curarsi diventerà costoso, vivrà anche in condizioni di malattia chi si può curare. Ma capisco che non si possa normare sulla base della paura e, perciò, capisco che si possa volere anche il riconoscimento della libertà di accedere al suicidio per chi non è in condizioni di metterlo in atto, confidando che le cure restino accessibili.
Il pericolo che temo di più è che alla fine la decisione sia presa da altri, ad esempio per i bambini o gli incapaci, perché non mi sembra giusto.
E poi che aumenti l'illusione del controllo, del poter evitare il dolore sempre, perché penso che sia una trappola che alla fine fa stare peggio.
 

Gaia

Utente di lunga data
In effetti, temo che arriveremo a desiderare di morire perché curarsi diventerà costoso, vivrà anche in condizioni di malattia chi si può curare. Ma capisco che non si possa normare sulla base della paura e, perciò, capisco che si possa volere anche il riconoscimento della libertà di accedere al suicidio per chi non è in condizioni di metterlo in atto, confidando che le cure restino accessibili.
Il pericolo che temo di più è che alla fine la decisione sia presa da altri, ad esempio per i bambini o gli incapaci, perché non mi sembra giusto.
E poi che aumenti l'illusione del controllo, del poter evitare il dolore sempre, perché penso che sia una trappola che alla fine fa stare peggio.
Io non capisco. Se sei a fine corsa nulla potrà cambiare questo dato. Ci fosse anche una sola possibilità di salvarsi chiunque credo che ci si aggrapperebbe. Ma se così non è perché me ne devo andare intontito di medicinali senza nemmeno accorgermi della vita che mi scivola fra le dita?
consiglio di vedere The big c. E’ irriverente e commovente. L’unica cosa di cui si può ringraziare in questi frangenti è di aver il tempo per realizzare e accettare che sei all’ultimo giro di campo.
 

Nicky

Utente di lunga data
Ma le cure palliative esistono. Esistono gli hospice. Io parlo di scelta. A te può stare bene avere cure palliative e non soffrire. A me può non bastare non soffrire se mi viene tolta la dignità
Torno sul personale. Mio zio non soffre (nel senso che non ha dolore), gli applicano un cerotto di morfina. Ma sono 3 anni che sta in sedia a rotella e mesi che è lettizzato. Se parla non lo si comprende, non può bere perché disfagico e continua a chiedere acqua. E chiede di morire. Secondo te è umano lasciarlo in una condizione così?
Perché la mia sensazione è che finché non scendiamo nel caso specifico è un po' troppo facile parlare di dare alternative
Nei casi in cui ho visto io dopo due o tre giorni di quella condizione due o tre giorni, si chiede di dormire e il decesso sopraggiunge a breve.
Un lungo periodo così penso sia atroce, ma è strano, purtroppo. Come mai non lo fanno dormire permanentemente? Lo idratano ancora con flebo? Siete sicuri che nella struttura a cui è affidato ci siano specialisti in cure palliative?
Mi dispiace davvero.
 

Brunetta

Utente di lunga data

gvl

Utente di lunga data
Ma le cure palliative esistono. Esistono gli hospice. Io parlo di scelta. A te può stare bene avere cure palliative e non soffrire. A me può non bastare non soffrire se mi viene tolta la dignità
Torno sul personale. Mio zio non soffre (nel senso che non ha dolore), gli applicano un cerotto di morfina. Ma sono 3 anni che sta in sedia a rotella e mesi che è lettizzato. Se parla non lo si comprende, non può bere perché disfagico e continua a chiedere acqua. E chiede di morire. Secondo te è umano lasciarlo in una condizione così?
Perché la mia sensazione è che finché non scendiamo nel caso specifico è un po' troppo facile parlare di dare alternative
Mi hai rammentato mio padre. Purtroppo ebbe una serie di problemi che lo hanno immobilizzato o quasi. Tra i tanti problemi le maledette piaghe da decubito. Non era lucido ma in un momento di lucidità mi disse: Perché non mi lasciate morire? Non vedete come sono ridotto?. È successo circa 20 anni fa ma lo sento come fosse adesso. Lo disse a me perché in quel momento ero io che lo stavo sistemando in poltrona. Ho detto in un post precedente che il cuore è egoista. Era dicembre ed io stavo per imbarcarmi per lavoro. Sopravvisse fino a marzo mentre ero a Portorico. Sono sbarcato immediatamente e arrivato in tempo per i funerali. Non ero sorpreso perché purtroppo ne l' aspettavo ma in cuore mio speravo di ritrovarlo vivo alla fine del mio contratto che sarebbe stato a maggio. Sono sincero. Razionalmente sarebbe stato meglio augurare una fine veloce ma in quei frangenti il mio cuore voleva e sperava quello che comunque sapevo molto improbabile.
 
Ultima modifica:

Gaia

Utente di lunga data
Quando morì mio nonno io ero piccina. Circa 12 anni. Mio nonno domando a mio padre di non consentire che venisse intubato e di fare del tutto per riportarlo a casa. Sapeva che a casa sarebbe morto prima.
Mio padre egoisticamente non lo fece. E lo guardò spegnersi senza che lui avesse nemmeno coscienza. Un’agonia.
sono passati tanti anni e mio padre da qualche tempo mi chiede di non agire come ha agito lui. Questo è il suo più grande rimpianto nei confronti di suo padre.
non gli farò lo stesso scherzetto.
 

Nicky

Utente di lunga data
Io non capisco. Se sei a fine corsa nulla potrà cambiare questo dato. Ci fosse anche una sola possibilità di salvarsi chiunque credo che ci si aggrapperebbe. Ma se così non è perché me ne devo andare intontito di medicinali senza nemmeno accorgermi della vita che mi scivola fra le dita?
consiglio di vedere The big c. E’ irriverente e commovente. L’unica cosa di cui si può ringraziare in questi frangenti è di aver il tempo per realizzare e accettare che sei all’ultimo giro di campo.
Negli ultimi dieci anni nella mia famiglia sono morte cinque persone di tumore, qui di di malattie che hanno un'evoluzione che può dare forti sofferenze fisiche e psicologiche. Ho un'esperienza diretta, mi sono fatta delle idee sul fine vita sulla base di ciò che ho vissuto.
Per questo non sono favorevole a nessun accanimento terapeutico e non sono contraria a pratiche che agevolino l'accesso alla fine.
Ma con estrema cautela, tutto qui.
 

Gaia

Utente di lunga data
Negli ultimi dieci anni nella mia famiglia sono morte cinque persone di tumore, qui di di malattie che hanno un'evoluzione che può dare forti sofferenze fisiche e psicologiche. Ho un'esperienza diretta, mi sono fatta delle idee sul fine vita sulla base di ciò che ho vissuto.
Per questo non sono favorevole a nessun accanimento terapeutico e non sono contraria a pratiche che agevolino l'accesso alla fine.
Ma con estrema cautela, tutto qui.
Ecco il punto è poter scegliere. Nessuna imposizione di nessun genere. Chi vuole restare resti e chi vuole andare vada.
Per me questo è importante.
A differenza di mio padre, mia madre ha detto e ripetuto più volte che lei vuole stare fino all’ultimo istante. Farò esattamente ciò che chiede. Come per mio padre. In modo diverso, ma sempre con amore.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Nei casi in cui ho visto io dopo due o tre giorni di quella condizione due o tre giorni, si chiede di dormire e il decesso sopraggiunge a breve.
Un lungo periodo così penso sia atroce, ma è strano, purtroppo. Come mai non lo fanno dormire permanentemente? Lo idratano ancora con flebo? Siete sicuri che nella struttura a cui è affidato ci siano specialisti in cure palliative?
Mi dispiace davvero.
Hai visto poco.
Il padre di un’amica, che aveva già perso la capacità di orientarsi in casa sua, è finito allettato e con nutrizione parenterale, per anni, sicuramente più di due, totalmente incosciente.
Però i parenti devono consentire quel tipo di alimentazione. È per evitare di nutrire un corpo senza coscienza che esiste il testamento biologico. Chi ci vuole bene, magari non riesce a credere che sia una condizione irreversibile e si sente in colpa a dire di no.
 

Gaia

Utente di lunga data
Hai visto poco.
Il padre di un’amica, che aveva già perso la capacità di orientarsi in casa sua, è finito allettato e con nutrizione parenterale, per anni, sicuramente più di due, totalmente incosciente.
Però i parenti devono consentire quel tipo di alimentazione. È per evitare di nutrire un corpo senza coscienza che esiste il testamento biologico. Chi ci vuole bene, magari non riesce a credere che sia una condizione irreversibile e si sente in colpa a dire di no.
Porto l’esempio di suocera. Suocera e’ stata allettata per almeno 7/8 anni, forse di più. Ho rimosso.
Lei però a parte le impossibilità fisiche stava bene. Ragionava, rideva, si incazzava.
E ci teneva tutti a bacchetta.
Ecco, è una cosa diversa dall’essere terminali. Nei suoi ultimi giorni quando era chiaro che sarebbe spirata da lì a poco abbiamo evitato di riportarla in ospedale. E’ morta serenamente nel suo letto con tutti noi vicini.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Credo che quasi tutti si sia favorevole a una morte con una breve agonia e indolore.
Il problema è stabilire regole che trasformino il suicidio assistito per una morte dolce, una strage dei vecchi inefficienti che è solo a un passo da eliminiamo chi è un peso per la società.
Le regole dovrebbero essere così stringenti da fugare questo rischio.
 

hammer

Utente di lunga data
Quando morì mio nonno io ero piccina. Circa 12 anni. Mio nonno domando a mio padre di non consentire che venisse intubato e di fare del tutto per riportarlo a casa. Sapeva che a casa sarebbe morto prima.
Mio padre egoisticamente non lo fece. E lo guardò spegnersi senza che lui avesse nemmeno coscienza. Un’agonia.
sono passati tanti anni e mio padre da qualche tempo mi chiede di non agire come ha agito lui. Questo è il suo più grande rimpianto nei confronti di suo padre.
non gli farò lo stesso scherzetto.
E' naturale non volere perdere chi ami.
Hai la percezione di combattere una battaglia al suo fianco e credi di star facendo quanto possibile per salvargli la vita.
E' tuo padre, l'uomo che ti ha sorretto per una vita intera e semplicemente non vuoi vederlo andare via.
Purtroppo sono questi i casi in cui i figli perdono lucidità e realismo.
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Nei casi in cui ho visto io dopo due o tre giorni di quella condizione due o tre giorni, si chiede di dormire e il decesso sopraggiunge a breve.
Un lungo periodo così penso sia atroce, ma è strano, purtroppo. Come mai non lo fanno dormire permanentemente? Lo idratano ancora con flebo? Siete sicuri che nella struttura a cui è affidato ci siano specialisti in cure palliative?
Mi dispiace davvero.
Ma non è str
Mi hai rammentato mio padre. Purtroppo ebbe una serie di problemi che lo hanno immobilizzato o quasi. Tra i tanti problemi le maledette piaghe da decubito. Non era lucido ma in un momento di lucidità mi disse: Perché non mi lasciate morire? Non vedete come sono ridotto?. È successo circa 20 anni fa ma lo sento come fosse adesso. Lo disse a me perché in quel momento ero io che lo stavo sistemando in poltrona. Ho detto in un post precedente che il cuore è egoista. Era dicembre ed io stavo per imbarcarmi per lavoro. Sopravvisse fino a marzo mentre ero a Portorico. Sono sbarcato immediatamente e arrivato in tempo per i funerali. Non ero sorpreso perché purtroppo ne l' aspettavo ma in cuore mio speravo di ritrovarlo vivo alla fine del mio contratto che sarebbe stato a maggio. Sono sincero. Razionalmente sarebbe stato meglio augurare una fine veloce ma in quei frangenti il mio cuore voleva e sperava quello che comunque sapevo molto improbabile.
Io ho avuto la reazione opposta con il mio. Era sedato e a un certo punto si è mosso. Ho avuto il terrore che potesse capire qualcosa, che si fosse interrotto l'accompagnamento (non so come dirlo meglio) e per me è stato il panico. Ho immediatamente chiamato chi lo assisteva per accertarmi che non fosse cosi. Riesco a pensare a lui in modo sereno proprio per come è riuscito ad andarsene.
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Credo che quasi tutti si sia favorevole a una morte con una breve agonia e indolore.
Il problema è stabilire regole che trasformino il suicidio assistito per una morte dolce, una strage dei vecchi inefficienti che è solo a un passo da eliminiamo chi è un peso per la società.
Le regole dovrebbero essere così stringenti da fugare questo rischio.
Ma la strage dei vecchi è un film che vi fate senza motivo. Per altro nessuno ha mai pensato a questo. Per me uno può vivere attaccato a una macchina tutta la vita se questo è quello che vuole. Non capisco perché lui ha la libertà di scegliere e io no.
 

Gaia

Utente di lunga data
E' naturale non volere perdere chi ami.
Hai la percezione di combattere una battaglia al suo fianco e credi di star facendo quanto possibile per salvargli la vita.
E' tuo padre, l'uomo che ti ha sorretto per una vita intera e semplicemente non vuoi vederlo andare via.
Purtroppo sono questi i casi in cui i figli perdono lucidità e realismo.
Con sua madre non ha fatto lo stesso errore. Ne abbiamo parlato a lungo. Io ero ancora giovane quando morì mia nonna e volevo a tutti i costi che la portassero in ospedale. Mi arrabbiai molto con mio padre per quella scelta che mi sembrava una resa.
Ero già adulta e sposata e litigammo ferocemente. Poi capii. E lo vidi sollevato dal fatto di non aver fatto lo stesso errore che aveva fatto con suo padre. Oggi io so ciò che vuole per sé. Secondo me dipende molto anche dall’età e dalle circostanze in cui si affrontano certi traumi.
Quando nonno morì mio padre affrontava un momento personale molto critico. Aveva perso il lavoro e aveva tre figli da campare. Era fragile come mai lo avevo visto prima. Forse con suo padre non riuscì perché lui non era risolto e aveva bisogno di sperare e di averlo accanto seppur in quelle condizioni.
Non saprei. So che amare significa anche saper lasciare andare.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Porto l’esempio di suocera. Suocera e’ stata allettata per almeno 7/8 anni, forse di più. Ho rimosso.
Lei però a parte le impossibilità fisiche stava bene. Ragionava, rideva, si incazzava.
E ci teneva tutti a bacchetta.
Ecco, è una cosa diversa dall’essere terminali. Nei suoi ultimi giorni quando era chiaro che sarebbe spirata da lì a poco abbiamo evitato di riportarla in ospedale. E’ morta serenamente nel suo letto con tutti noi vicini.
Vedi?
In quel caso la inefficienza fisica non era tale da far pensare auspicabile accelerare la morte.
Ma allora sorge il dubbio che se invece non c’è più coscienza, la morte sia necessaria?
E come si misura l’inefficienza mentale che impedisce la scelta? E persone che sono in condizioni permanenti di inabilità hanno motivi per vivere.
Ho conosciuto famiglie con figli in condizioni inimmaginabili. Nessuna sperava che se ne andassero.
Io da fuori, senza il legame, vedevo solo una vita monca, le famiglie no.
 

Brunetta

Utente di lunga data
E' naturale non volere perdere chi ami.
Hai la percezione di combattere una battaglia al suo fianco e credi di star facendo quanto possibile per salvargli la vita.
E' tuo padre, l'uomo che ti ha sorretto per una vita intera e semplicemente non vuoi vederlo andare via.
Purtroppo sono questi i casi in cui i figli perdono lucidità e realismo.
Secondo me, mio padre una settimana prima di morire si sarebbe ripreso certamente.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ma la strage dei vecchi è un film che vi fate senza motivo. Per altro nessuno ha mai pensato a questo. Per me uno può vivere attaccato a una macchina tutta la vita se questo è quello che vuole. Non capisco perché lui ha la libertà di scegliere e io no.
Non mi sono espressa chiaramente.
La legislazione deve individuare tutti i punti.
 

Nicky

Utente di lunga data
Hai visto poco.
Il padre di un’amica, che aveva già perso la capacità di orientarsi in casa sua, è finito allettato e con nutrizione parenterale, per anni, sicuramente più di due, totalmente incosciente.
Però i parenti devono consentire quel tipo di alimentazione. È per evitare di nutrire un corpo senza coscienza che esiste il testamento biologico. Chi ci vuole bene, magari non riesce a credere che sia una condizione irreversibile e si sente in colpa a dire di no.
So che esistono condizioni diverse.
Mia nonna ha avuto due anni di demenza senile, era allettata per la maggior parte del tempo, non comunicava, mangiava imboccata.
Ma non aveva sofferenza fisica, era spenta e non sarebbe stato giusto, per me, decidere di praticarle nulla per farla morire.
Certo se ci fossero stati segni di sofferenza (e anche in quelle condizioni sono registrabili), sarebbe stato giusto fare di tutto per toglierli.
Così come se fosse stata alimentata artificialmte e in stato vegetativo avrei avuto molti dubbi su cosa fare.
Non ho pregiudizi in merito, non mi piace l'enfasi che fa vedere la morte come una sorta di vittoria e panacea per tutto.
 
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