Questo terremoto mi ha aperto gli occhi su alcuni fronti, nonostante che io abbia perso amici, e nonostante che altri amici abbiano perso casa e tutti i loro possessi, non "solo" casa. Somiglia a una guerra che, pensate, capita attualmente a distanza di qualche migliaio di chilometri da qui, da mesi.
La distruzione completa e annientamento di certezze cambia il modo di pensare. Dove prima c'era rabbia, violenza e aggressione, si trova gente disposta a rischiare l'impossibile per prendere piede ovunque e nonostante che siano nemici per la pelle, accettano aiuti da tutti. Parlo delle guerre incivili dei cui non si sente più nulla. Silenzio stampa.
Quanto è invece diverso in Italia. Società che invece di racattare i formaggi in terra si fanno pagare il danno. Comuni interi che attendono gli aiuti economici dello Stato. Poco contano i morti, ma i soldi ... La gente sfollata ora può sperimentare il peso delle loro scelte e loro personalissime politiche, perché ogni cosa succede per un motivo.
Ai miei amici sfollati ho detto questo: "Non potete continuare come avete sempre fatto. Dovete dividervi e ciascuno trovare soluzioni che possano essere di aiuto per tutti. Non potete rimanere nelle tende e sotto i ponti per attendere che sia fatto qualcosa per voi. Non verrà nessuno. Ognuno ha già abbastanza da pensare per se stesso, e se volete aiuto, ve lo dovete cercare. Ma se lo fate piangendo, vi chiuderanno la porta in faccia. Quindi, se volete aiuto da me o da altri, mettete olio di gomito, il sorriso delle buone occasioni e la grinta di coloro che dovranno ancora vivere a lungo."
Io poi ho dato quel che ho potuto dare, ma non ho sbagliato nel modo: non faccio regali. Visto che non avrebbero potuto ripagare, mi hanno imbiancato la casa. E si sono portati via una bella cifra, che non solo li ha resi felici di un nuovo inizio. Quanto misero sarebbe stata l'elemosina in confronto, se mi avessero chiesto tanto in cambio di nulla.