Il paradosso è che E. non lo è. Sfigato intendo. Almeno non nel senso classico del termine. Come ho premesso non può definirsi brutto, in ambito professionale nulla da dire, nelle, poche, situazioni sociale extra-ufficio in cui ho avuto modo d'interagirci, anche brillante se vogliamo dirla tutta. Solo che quando si tratta di relazionarsi con l'altro sesso, diventa una frana completa, veramente ai limti del patologico (o psicoaptico come direbbe Lady Minerva).
La mia opinione, basata non solo sulla conoscenza di E. ma anche su quella di altre persone che conosco, è che in certi soggetti s'instaura una sorta spirale senza fine e viziosa dalla quale poi è molto difficile uscire, almeno da soli e senza l'aiuto di un professionista.
Mi spiego meglio. Parliamo di un caso generale, potrebbe essere E. ma potrebbe essere chiunque. Magari in tempi adolescenziali, bho, una spiccata timidezza o un una imbranataggine congenita, fanno in modo che, non ho voglia di chiamarlo E. lo chiamerò MacchiaNera

, dicevo fanno in modo che MacchiaNer abbia poco successo con il sesso opposto, mentre magari quelli della sua comitiva cominciano a scoprire le gioie, e i dolori, del sesso e dei baci rubati sulle panchine di qualche parco. E sappiamo quanto a volte possono essere crudeli, anche involontariamente, gli adolescenti: a volte potrebbe bastare un commento pesante e sei fregato.
Passano gli anni, dai teen si passa ai venti per arrivare ai 30, ed è qui che scatta la trappola micidiale dalla quale non riesci a uscire: vuoi una donna, vuoi avere una normale relazione con l'altro sesso, ma per una serie di motivazioni che forse uno psicologo potrebbe esprimere meglio di me,
Macchianera non vuole una donna normale, no ? Vuoi una figa. Quasi una figa di rappresentanza. MacchiaNera comincia quasi a mitizzare il concetto di donna. Comincia a dare ascolto anche a leggende metropolitane: le russe, le brasiliane, le lituane......e s'infila in storie al limite del grottesco come quelle che ho descritto io (escludendo forse quella della reclusa in casa), e in questo modo la spirale si alimenta, ogni storia fa in modo che quella dopo sia ancora peggio (e qui il pericolo di cui parla Minerva non è poi tanto campato in aria).