Racconto questo aneddoto ot.
C'era uno psichiatra, non amico di mio padre, che aveva l'abitudine di far scrivere a mano ai suoi pazienti nuovi una specie di biografia, prima di cominciare anche solo a chiedergli il nome.
La cosa doveva occupare circa una pagina di un foglietto e si doveva iniziare ovviamente in prima persona.
Lo psico era un pò fissato con l'omosessualità, e infatti era un seguace fermissimo del fatto che fosse un disturbo mentale da curare.
Sosteneva che rivolgersi a noi stesse al maschile, come hai fatto tu, nascondeva un lesbismo latente.
Avevo una quindicina d' anni e lui venne a cena con la moglie e i due figli a casa nostra e prima aveva letto la brutta copia di un tema che stavo scrivendo per la scuola mollata in salotto nel mio disordine global.
Insomma. Mi riferivo a me stessa come hai fatto tu.
Secondo lui. Avrei dovuto scrivere vistA. Non vistO.
Suggerì a mio padre che nascondevo un lesbismo latente.
Ovviamante non venne mai più a cena.
Minchia quanta gente strana c'è in giro