Adrenalina

Spot

utente in roaming.
A me invece mi ha sempre resa più strafottente, più coraggiosa. Ma questo capita sempre quando mi sento vicina a un fondo senza uscita. Vorrei accadesse molto prima di arrivare a quel punto.

Ti paralizza la rabbia? E poi? Che succede?
Uhm ale... ci sto riflettendo in questi giorni.
Due tipi di rabbia, fondamentalmente.
Una molto positiva, simile a quella di cui parli. Mi dà la carica e mi fa essere incentivo per me e per gli altri (anche se, quando si tratta degli altri, mi capita spesso di scontrarmi contro muri di rassegnazione. Ragazzi eh, tra i 35-40).
L'altra è verso di me, verso il limite e il non ancora fatto. E succede.. mm.. succede che:
1. divento fragile nei confronti dell'esterno. Nei confronti dei muri di cui parlavo prima, delle piccole cose che non vanno, della noia. Mi faccio togliere energia e proposità facilmente.
2. mi fa viaggiare su picchi emotivi che non riesco a controllare e mi tolgono concentrazione (anche perchè, con l'emotività di questo tipo, io mi arrabbio ancora di più)

Poi.. niente. Trovo modi di farmela passare col fare. E passa. Ma intanto ho subito un rallentamento.
 

Alessandra

πιθηκάκι
Anche a me. :)

Anche senza arrivare vicina al fondo. La rabbia è sempre stata la mia energia primaria.
E non girandola dentro per funzionamento, non è mai diventata tristezza o depressione. MA anzi, è sempre stata energia..scariche di energia.

Però mi sono resa conto ultimamente che se non passo attraverso la rabbia, sono più lenta. E mi piacerebbe invece non aver bisogno di nutrirla per muovermi alla mia velocità. Anche perchè mi sta venendo il sospetto che non è esattamente quella la mia velocità.

L'uomo con cui mi vedo mi ha fatto notare che, in particolare dal punto di vista emozionale, per muovere passi ho bisogno di mandare tutto e tutti a fare in culo. Lui compreso. Poi faccio il passo.

Ed in effetti, anche per un ti voglio bene, passo dal vaffanculo prima, dentro di me come minimo, e non sempre. :carneval:

E l'altra cosa di cui mi sto rendendo conto è che c'è una bella differenza fra rabbia (che per quanto mi riguarda è una coperta per il dolore) e l'aggressività che è mia per costituzione.
E che l'aggressività migliore che sto riuscendo a tirar fuori è quella che passa per la dolcezza.

Certo...ho ancora bisogno di mandare a fare in culo...ma adesso è quasi un sorriso vero e non solo scoprire i denti:D
Certi punti li sento molto in comune.
Anche a me un "ti voglio bene" è passato dopo un "vaffanculo", che era il punto in cui ero arrivata io. Dentro di me.
La dolcezza. La dolcezza invece è la mia coperta. Quando sto male divento più dolce. Come quando sono triste. Una sorta di malinconia per tutto quello che mi circonda.
Ma un po' mi sento ferma, lenta.
Trovo più consona a me la velocita' con cui vanno/faccio andare le cose quando ho dentro la rabbia. L'ultimo vaffanculo. Come se fosse l'ultima cosa da fare prima della fine. E li' spesso mi stupisco di quello che accade e godo della mia rabbia. Voglio tenerla sempre li'. Vorrei, come te, che questa energia si nutrisse comunque.
 

Spot

utente in roaming.
Dovresti individuare dove ti tocca dentro, per paralizzarti. Probabilmente dove ti tocca ci sono nodi importanti. Adeguatezza. Piacere. (il discorso del chiedere gira anche per di qui). Immagine di te.

E' una risorsa la rabbia, perchè porta dove le cose fanno male.
E le evidenzia.

Usare la rabbia per guardarle, è un po' iniziare a farci amicizia, con la rabbia intendo. E trasformarla da nemica giurata (o alleata perfetta, che è poi la stessa medaglia) a energia da indirizzare dove serve.
Stanata, stanatissima :rotfl:
Ecco, io quei nodi li conosco, e penso anche io che la cosa giri molto intorno a loro. Quindi sono d'accordo.
Mi servono mezzi pratici per raggiungerli però. Da sola è come se arrivassi solo fino ad un certo punto.
 

Alessandra

πιθηκάκι
Uhm ale... ci sto riflettendo in questi giorni.
Due tipi di rabbia, fondamentalmente.
Una molto positiva, simile a quella di cui parli. Mi dà la carica e mi fa essere incentivo per me e per gli altri (anche se, quando si tratta degli altri, mi capita spesso di scontrarmi contro muri di rassegnazione. Ragazzi eh, tra i 35-40).
L'altra è verso di me, verso il limite e il non ancora fatto. E succede.. mm.. succede che:
1. divento fragile nei confronti dell'esterno. Nei confronti dei muri di cui parlavo prima, delle piccole cose che non vanno, della noia. Mi faccio togliere energia e proposità facilmente.
2. mi fa viaggiare su picchi emotivi che non riesco a controllare e mi tolgono concentrazione (anche perchè, con l'emotività di questo tipo, io mi arrabbio ancora di più)

Poi.. niente. Trovo modi di farmela passare col fare. E passa. Ma intanto ho subito un rallentamento.
Ti capisco. E' quello che Scrivevo a Ipazia. La rabbia che fa ralllentare per me diventa una sorta di....non so. ...un senso di impotenza che mi fa guardare le cose con un senso strano di malinconia...cosciente che le cose non sono cosi insormontabili nonostante tutto ma ...che non posso fare nulla finché io mi sento fragile per affrontarle. ...poi dopo un po' che accumulo scatta quella rabbia che invece mi fa agire. ...
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Certi punti li sento molto in comune.
Anche a me un "ti voglio bene" è passato dopo un "vaffanculo", che era il punto in cui ero arrivata io. Dentro di me.
La dolcezza. La dolcezza invece è la mia coperta. Quando sto male divento più dolce. Come quando sono triste. Una sorta di malinconia per tutto quello che mi circonda.
Ma un po' mi sento ferma, lenta.
Trovo più consona a me la velocita' con cui vanno/faccio andare le cose quando ho dentro la rabbia. L'ultimo vaffanculo. Come se fosse l'ultima cosa da fare prima della fine. E li' spesso mi stupisco di quello che accade e godo della mia rabbia. Voglio tenerla sempre li'. Vorrei, come te, che questa energia si nutrisse comunque.
Io con la dolcezza...non ci so molto avere a che fare. La mia intendo. Ci stiamo conoscendo :carneval:

Verso quella degli altri sono molto, molto diffidente.
La lascio lì, la osservo, controllo non ci siano trappole o fregature. Che dentro un abbraccio non ci sia invece altro.
Sono una cagazzi...per dirla in sintesi. :D

Ma questo è vissuto mio e mi sa che più di tanto non me ne posso neanche sciogliere.

Con la mia...mi ci incazzo. Tendenzialmente. E' un vaffanculo ogni volta. Concedermela.
Riconoscermela.
Non mi piace affidarmici. Non mi sento al sicuro. Mi sembra che mi tolga cose. Presenza. Prontezza. Aggressività anche. Quindi uso il vaffanculo per sfidarmi a rimanerci nonostante mi faccia sentire a disagio.
Come istinto primario io ci combatto. La voglio buttare fuori di me. La sento come una sorta di rapina alla mia prontezza di riflessi. Poi mi fermo. Mi sospendo. E lascio che sia. Qui il vaffanculo è vitale. :D

Sto ragionando in questo periodo sul fluire fra aggressività e dolcezza, non soffermarmi nè nell'una nè nell'altra. Non aggrapparmi. Alla sicurezza di una e all'incertezza dell'altra, sospendermi e lasciarle semplicemente scorrere.

Sono esperimenti...non so bene dove mi porteranno. Per ora, però, non vivermele a compartimenti stagni come ho sempre fatto, mi sembra abbia un buon effetto.
E mi fa sentire piantata in me.
 

Spot

utente in roaming.
Ti capisco. E' quello che Scrivevo a Ipazia. La rabbia che fa ralllentare per me diventa una sorta di....non so. ...un senso di impotenza che mi fa guardare le cose con un senso strano di malinconia...cosciente che le cose non sono cosi insormontabili nonostante tutto ma ...che non posso fare nulla finché io mi sento fragile per affrontarle. ...poi dopo un po' che accumulo scatta quella rabbia che invece mi fa agire. ...
Buono a sapersi :D
Io alterno molto velocemente a volte. Spesso. Senso di potenza e impotenza/fragilità.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Stanata, stanatissima :rotfl:
Ecco, io quei nodi li conosco, e penso anche io che la cosa giri molto intorno a loro. Quindi sono d'accordo.
Mi servono mezzi pratici per raggiungerli però. Da sola è come se arrivassi solo fino ad un certo punto.
:rotfl::rotfl:

I mezzi pratici...allenarsi, andare a toccare quei nodi...e poi scendere sotto la rabbia e ascoltare e sentire il dolore.
Una volta, due, tre...lentamente si depotenzia.

Ho fatto un periodo, circa un anno fa, in cui facevo proprio esercizio coi miei nodi.
Ci arrivavo...e poi me ne rimanevo a rantolare. Creavo proprio situazioni in cui andarci dentro.

Ecco...hai toccato tu un punto nodale. Sono cose che accadono in relazione. Non parlo di relazioni affettive e basta. Relazioni. Ai diversi livelli.

Il lavoro per me non è mai stato un grosso problema. Nel senso che buona parte della mia identità è lavorativa. Ed è una parte di me che mi riconosco senza difficoltà.

E' nel resto della mia identità che faccio casino. Quindi in quel periodo andavo proprio a cercare situazioni in cui finissi in difficoltà. Scrivere qui è un allenamento, spesso.
Le amicizie, pochissime.

Guardarmi allo specchio. In diverse situazioni. Fisicamente proprio.

Chiacchierando con il mio psyco, siamo giunti spesso alla conclusione per cui non c'è altra via che guardarsi e prendersi. E allenarsi. Il dolore si depotenzia. Spesso la rabbia è indicatrice del non volersi avvicinare al dolore.
Ed è tendenzialmente una difesa al dolore.

PEr quanto mi riguarda la mia diminuisce esponenzialmente al dolore che mastico quotidianamente.

Il chiedere, di cui parlavamo di là (e ti risponderò con calma) per quanto mi riguarda è stato uno dei nodi fondamentali. Farlo e vivermi quello che mi faceva scattare dentro.
Non subendolo. Ma osservandolo e spiegandolo, a me stessa ma, tanto, a chi mi circondava e a cui chiedevo.
Poche persone. Ma ben scelte. A cui avevo, vergognosamente, chiesto di potermi allenare con loro a chiedere. E preparandole che sarei stata una gran cagacazzi.
 
Ultima modifica:

Alessandra

πιθηκάκι
Io con la dolcezza...non ci so molto avere a che fare. La mia intendo. Ci stiamo conoscendo :carneval:

Verso quella degli altri sono molto, molto diffidente.
La lascio lì, la osservo, controllo non ci siano trappole o fregature. Che dentro un abbraccio non ci sia invece altro.
Sono una cagazzi...per dirla in sintesi. :D

Ma questo è vissuto mio e mi sa che più di tanto non me ne posso neanche sciogliere.

Con la mia...mi ci incazzo. Tendenzialmente. E' un vaffanculo ogni volta. Concedermela.
Riconoscermela.
Non mi piace affidarmici. Non mi sento al sicuro. Mi sembra che mi tolga cose. Presenza. Prontezza. Aggressività anche. Quindi uso il vaffanculo per sfidarmi a rimanerci nonostante mi faccia sentire a disagio.
Come istinto primario io ci combatto. La voglio buttare fuori di me. La sento come una sorta di rapina alla mia prontezza di riflessi. Poi mi fermo. Mi sospendo. E lascio che sia. Qui il vaffanculo è vitale. :D

Sto ragionando in questo periodo sul fluire fra aggressività e dolcezza, non soffermarmi nè nell'una nè nell'altra. Non aggrapparmi. Alla sicurezza di una e all'incertezza dell'altra, sospendermi e lasciarle semplicemente scorrere.

Sono esperimenti...non so bene dove mi porteranno. Per ora, però, non vivermele a compartimenti stagni come ho sempre fatto, mi sembra abbia un buon effetto.
E mi fa sentire piantata in me.
In effetti la dolcezza molte volte viene scambiata per debolezza.
Io non mi sento "dolce" di default. Mi ci sento in certi momenti particolari, come quando mi sento rabbiosa. E' una cosa mia, che sento dentro.
Mi sono sempre stupita invece che le persone che mi conoscono o conoscenti mi definiscono "dolce". Perché io so quanto posso essere caparbia, determinata, incazzata e volitiva quando voglio e tutto questo è come se urtasse con l'idea che della dolcezza. E invece non sono in contrapposizione. Per niente.
Molti, comunque, vedono dolcezza e reattivita' in contrapposizione. Lo vedo da come a volte la gente superficial mente parla di me. A lavoro quando qualcosa non andava parlavano di una collega "con cui non vuoi avere guai....ah bè, Alessandra. ...lei è carina ma..."
Ma...un tubo. Perché sono (abbastanza) paziente ma se intuisco che manca il rispetto, mi parte l'embolo e il bello è che siccome pensano che sono "dolce", non se lo aspettano.
Capisco questo sentirsi "uncomfortable" (perdona l'inglese, ma non mi viene in italiano in questo momento) con la dolcezza. E' come se non rende possibile l'essere reattivo e subito. Come se non potessi avere il vaffanculo pronto per via della veste di "dolcezza".
Tu comunque hai ragione. Dolcezza è spesso vista come debolezza e molte persone pensano di approfittare a mettere I piedi in testa.
Ultimamente inizio a pensare che la dolcezza puó essere forza perché non è necessario essere sempre aggressivi per difendersi. Lo puoi fare comunque. E non ci metto nulla ad arrabbiarmi e a mandare al diavolo, se mi si presenta il caso.
 
Ultima modifica:

Alessandra

πιθηκάκι
:rotfl::rotfl:

I mezzi pratici...allenarsi, andare a toccare quei nodi...e poi scendere sotto la rabbia e ascoltare e sentire il dolore.
Una volta, due, tre...lentamente si depotenzia.

Ho fatto un periodo, circa un anno fa, in cui facevo proprio esercizio coi miei nodi.
Ci arrivavo...e poi me ne rimanevo a rantolare. Creavo proprio situazioni in cui andarci dentro.

Ecco...hai toccato tu un punto nodale. Sono cose che accadono in relazione. Non parlo di relazioni affettive e basta. Relazioni. Ai diversi livelli.

Il lavoro per me non è mai stato un grosso problema. Nel senso che buona parte della mia identità è lavorativa. Ed è una parte di me che mi riconosco senza difficoltà.

E' nel resto della mia identità che faccio casino. Quindi in quel periodo andavo proprio a cercare situazioni in cui finissi in difficoltà. Scrivere qui è un allenamento, spesso.
Le amicizie, pochissime.

Guardarmi allo specchio. In diverse situazioni. Fisicamente proprio.

Chiacchierando con il mio psyco, siamo giunti spesso alla conclusione per cui non c'è altra via che guardarsi e prendersi. E allenarsi. Il dolore si depotenzia. Spesso la rabbia è indicatrice del non volersi avvicinare al dolore.
Ed è tendenzialmente una difesa al dolore.

PEr quanto mi riguarda la mia diminuisce esponenzialmente al dolore che mastico quotidianamente.

Il chiedere, di cui parlavamo di là (e ti risponderò con calma) per quanto mi riguarda è stato uno dei nodi fondamentali. Farlo e vivermi quello che mi faceva scattare dentro.
Non subendolo. Ma osservandolo e spiegandolo, a me stessa ma, tanto, a chi mi circondava e a cui chiedevo.
Poche persone. Ma ben scelte. A cui avevo, vergognosamente, chiesto di potermi allenare con loro a chiedere. E preparandole che sarei stata una gran cagacazzi.
Leggo avidamente quello che hai scritto in questo post.
Vorrei farlo anch'io. Mi interessa molto. Mettermi in condizione di trovarmi davanti ai miei nodi emotivi, alle mie paure più recondite. ...
 

Fiammetta

Amazzone! Embe'. Sticazzi
Staff Forum
Io con la dolcezza...non ci so molto avere a che fare. La mia intendo. Ci stiamo conoscendo :carneval:

Verso quella degli altri sono molto, molto diffidente.
La lascio lì, la osservo, controllo non ci siano trappole o fregature. Che dentro un abbraccio non ci sia invece altro.
Sono una cagazzi...per dirla in sintesi. :D

Ma questo è vissuto mio e mi sa che più di tanto non me ne posso neanche sciogliere.

Con la mia...mi ci incazzo. Tendenzialmente. E' un vaffanculo ogni volta. Concedermela.
Riconoscermela.
Non mi piace affidarmici. Non mi sento al sicuro. Mi sembra che mi tolga cose. Presenza. Prontezza. Aggressività anche. Quindi uso il vaffanculo per sfidarmi a rimanerci nonostante mi faccia sentire a disagio.
Come istinto primario io ci combatto. La voglio buttare fuori di me. La sento come una sorta di rapina alla mia prontezza di riflessi. Poi mi fermo. Mi sospendo. E lascio che sia. Qui il vaffanculo è vitale. :D

Sto ragionando in questo periodo sul fluire fra aggressività e dolcezza, non soffermarmi nè nell'una nè nell'altra. Non aggrapparmi. Alla sicurezza di una e all'incertezza dell'altra, sospendermi e lasciarle semplicemente scorrere.

Sono esperimenti...non so bene dove mi porteranno. Per ora, però, non vivermele a compartimenti stagni come ho sempre fatto, mi sembra abbia un buon effetto.
E mi fa sentire piantata in me.
io con la dolcezza invece ho molta dimestichezza
la do e la ricevo con molta naturalezza, ma questo da sempre, credo vada di pari passo con il concedere fiducia
Sono fiduciosa verso gli altri.
questo non mi preserva da delusioni, anzi, ma preferisco questo al guardarsi con timore e mantenere la distanza
le distanze tendo ad annullarle, spesso ci riesco, alcune volte no, ma va bene così :)
 

Brunetta

Utente di lunga data
Perché un thread sull'adrenalina, quindi sull'eccitazione, al massimo sulla paura è diventato una discussione sull'aggressività e la rabbia?
Alla paura si reagisce solo con l'aggressività?
E poi perché tutta questa rabbia?
Vi ho visualizzato tutte come pantere in mezzo a cacciatori.
Perché vi raccontate così, come animali braccati in una giungla piena di agguati?
È strana questa cosa.
Io tutti questi nemici non li vedo.
 

Alessandra

πιθηκάκι
Perché un thread sull'adrenalina, quindi sull'eccitazione, al massimo sulla paura è diventato una discussione sull'aggressività e la rabbia?
Alla paura si reagisce solo con l'aggressività?
E poi perché tutta questa rabbia?
Vi ho visualizzato tutte come pantere in mezzo a cacciatori.
Perché vi raccontate così, come animali braccati in una giungla piena di agguati?
È strana questa cosa.
Io tutti questi nemici non li vedo.
Il bello dei thread....che a volte prendono vie diverse :)
Pantere in mezzo ai cacciatori. ...non è la stessa immagine che veniva in mente a me mentre leggevo gli ultimi thread.
Probabilmente stai vivendo un periodo della tua vita sereno, dove non ci sono nemici.
Piu' che "nemici" peró (per quanto mi riguarda) parlerei di ostacoli. E quelli ci sono, al momento, per me.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Il bello dei thread....che a volte prendono vie diverse :)
Pantere in mezzo ai cacciatori. ...non è la stessa immagine che veniva in mente a me mentre leggevo gli ultimi thread.
Probabilmente stai vivendo un periodo della tua vita sereno, dove non ci sono nemici.
Piu' che "nemici" peró (per quanto mi riguarda) parlerei di ostacoli. E quelli ci sono, al momento, per me.
A te che immagine suggeriscono?
 

Fiammetta

Amazzone! Embe'. Sticazzi
Staff Forum
Perché un thread sull'adrenalina, quindi sull'eccitazione, al massimo sulla paura è diventato una discussione sull'aggressività e la rabbia?
Alla paura si reagisce solo con l'aggressività?
E poi perché tutta questa rabbia?
Vi ho visualizzato tutte come pantere in mezzo a cacciatori.
Perché vi raccontate così, come animali braccati in una giungla piena di agguati?
È strana questa cosa.
Io tutti questi nemici non li vedo.
La paura ha origini molteplici ed è scatenata dalle più disparate situazioni.
in alcuni casi scatena aggressività in altri una fondamentale concentrazione e lucidità per uscirne, in altri ancora panico assoluto ....
non è facile incasellare la paura. :)
Io le le ho lette invece come persone che ricercano un loro equilibrio interiore fondamentale per sapere rispondere agli input esterni in generale :) e questa ricerca secondo me passa anche attraverso la conoscenza dei propri limiti e delle proprie potenzialità.
L'aggressivita può essere considerata sia un limite che una potenzialità la differenza sta nell'uso, secondo me, che se ne fa.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Boh a me sembra uno stile coerente con i discorsi relativi alle arti marziali dei giorni scorsi.
Poiché sono donne intelligenti sono rimasta colpita e incuriosita da questo sentire di dovere appunto reagire, dimostrare (non so cosa), lottare per affermarsi.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Perché un thread sull'adrenalina, quindi sull'eccitazione, al massimo sulla paura è diventato una discussione sull'aggressività e la rabbia?
Alla paura si reagisce solo con l'aggressività?
E poi perché tutta questa rabbia?
Vi ho visualizzato tutte come pantere in mezzo a cacciatori.
Perché vi raccontate così, come animali braccati in una giungla piena di agguati?
È strana questa cosa.
Io tutti questi nemici non li vedo.
Secondo te come mai sono emerse queste argomentazioni?

Fra l'altro segnando la positività dell'aggressività. Che tu non vedi.

Io la vedo. Invece. Riconosco che è un motore.

Credo che ci sia un equivoco di fondo per cui aggressività viene sovrapposta a violenza. E di più, se si pensa aggressività si pensa a quella al maschile.

Che quella al femminile pare essersi persa nel tempo. Ma è sempre esistita.

Nella vecchia zia che consigliava di soffocarlo di notte col cuscino. O avvelenargli il cibo. Di nascosto.

E una chiave nel rifiuto dell'aggressività femminile, che ho letto anche qui in questi giorni, è esattamente in quel DI NASCOSTO.

Come donna all'aggressività scomposta mi ribello di nascosto. Pisciandogli nel piatto. Smettendo di dargliela. Tagliandogli le camicie. Estromettendolo dalle dinamiche accoglienti della famiglia.

DI NASCOSTO. Però.

L'aggressività femminile invece, per quanto tenuta nascosta, esiste. FA paura. In particolare alle femmine. Che sono quelle che più duramente reagiscono. Quando la si intravede.

Ma che la inneggiano. Come rivalsa. Attraverso il disprezzo. Attraverso l'urlo schifato. L'insulto da lontano.

E' aggressività anche questa. Senza forma. Ma è energia che spinge a tirare su la testa e fare per sè. Stabilire paletti e limiti. Stabilire e affermare la propria esistenza. Indipendentemente dal mondo e da quello che chiede.

Tu stessa hai reagito con aggressività all'insulto e al dolore del tradimento. Con rabbia. E' uno dei motivi per cui ti stimo. Sei rimasta fedele a te stessa e ai tuoi bisogni. E hai combattuto. Per te. Hai parlato di lui. Hai attraversato la vergogna. Che mette tante donne in condizione di tacere. Cosa ti ha spinto a far emergere la tua rabbia?

E' stata la tua aggressività eh. Che altro non è che istinto profondo alla sopravvivenza.

Avevi un nemico ben preciso che stava mettendo a rischio il tuo mondo. E tu l'hai eliminato. Senza pietà. Tollerando il tuo dolore. E andando oltre. Con una forza tipicamente femminile, che è quella della protezione e della creazione che si sposa con la distruzione.

Ma sei attenta e diffidente ora. Controlli e valuti. I tuoi movimenti e quelli di chi ti circonda. Definisci distanze e vicinanze. Decidi a chi dare la tua dolcezza e contro chi scagliarti invece.

Non vedo molta differenza fra quello che fai tu e quello che è stato descritto. Cambiano i termini e il contesto.
Cambiano anche le esperienze.

So poco di alessandra. E di spot. Ma ricordo alcune cose da loro lanciate.
Spot, che criticava il mondo in cui provava ad esprimere la sua femminilità. A modo suo.
Alessandra, la relazione con suo padre, il lavoro, il lottare per andare oltre e affermarsi a prescindere. Sul lavoro. E le sue relazioni complesse.

Cosa altro non è questo se non combattere per affermare il proprio diritto naturale ad essere, secondo il proprio codice dell'essere. Che non appartiene. Alla famiglia. Al contesto sociale. E spesso neanche al confronto con i maschi.

Rabbia? certo. Perchè no?
Aggressività? anche. SE quella che sono non è voluta in primis dalla mia famiglia e dal contesto in cui vivo o mi adeguo o combatto. E per fortuna e grazie all'aggressività che ha fatto prendere posizione a te col tuo ex marito, a me coi miei nemici, e idem spot o alessandra.

Tremate tremate è sempre lì. Solo declinato in modo diverso.
Meno diffuso. Il movimento che le donne della tua età hanno sperimentato è morto. Imploso in se stesso. Ha lasciato in eredità una guerra fra generi irrisolta. E uno schieramento che in questo tempo non ha motivo di esistere ma non ha neanche ancora alternative.

E la comunicazione fra maschi e femmine, come si può leggere anche qui in questo piccolo spaccato di realtà, mica va molto meglio.

Ci sono ragazzine di 20 anni che scrivono che si sentono in colpa perchè lui le accusa di essere compagne inadeguate. Ti ricorda qualcosa brunetta? Per cosa siete scese in piazza?

I nemici. Tu non li vedi. Probabilmente per quanto mi riguarda sono dentro di me. Tanti. E sono i timori che ho di me. E fantasmi. Voci dal passato. Come quella che mi ripete che non mi devo fidare di nessuno. Che non potrò che ricevere inganni. Non è mia. Ma è il mio imprinting di quando non potevo che succhiare ogni parola come la verità assoluta e divina. Per me.

Altri no. Mia madre è stato un nemico molto reale. Che mi ha ripetuto per anni quanto fossi sbagliata, inadatta, malata, matta, che mi ha rinfacciato che col mio esistere le avevo procurato la perdita della felicità e della possibilità di esserlo. L'ostacolo alla sua realizzazione. E non proseguo con l'elenco che nonostante tutto mi sembra di mancarle di rispetto mettendo tutto fuori.
La violenza mi ha toccata. E dopo che mi ha toccata, per la mia costruzione, sono andata a ricercarla per sfidarla. Ancora e ancora. Per affermare che non ero morta. Anche se il senso di morte mi occupava profondamente l'essere. Il mio contesto. In cui una ragazzetta che voleva semplicemente il suo piacere senza e stronzate del "gliela do la terza la terza sera che così non sono facile", era considerata inaffidabile perchè "facile". E a far male mica è quel facile. E' quel'inaffidabile. Che si incunea come giudizio di adeguatezza e valore dell'essere.
E gli ambienti reali dove sono stata. Anche per lavoro. La strada. I tossici. Gli psichiatrici. Le prostitute. La violenza sui ragazzetti di strada, dai padri di famiglia che pagavano per caricarseli in macchina. Io ci sono cresciuta qui dentro. Sulla strada. I nemici li vedo bene. li riconosco. Li annuso.

Nel mio ambiente di lavoro attuale, non molto tempo fa, un ragazzetto ha perso il padre perchè accoltellato.

Di questo sto parlando.

E ho sottolineato che l'adrenalina, senza controllo, o è sfida alla vita o è rabbia incontrollata e esplosiva. Sia negli uomini sia nelle donne.
 
Ultima modifica:

Alessandra

πιθηκάκι
[MENTION=5159]ipazia[/MENTION]

Non lo so se è il periodo particolare che sto attraversando. ...che mi fa sentire più sensibile del solito. ...

Ma ammetto che mi sono quasi commossa in quelle poche righe dove hai parlato di me.
In questo forum ho scritto un po' di tutto, un po' qui è un po' li'....
Eppure è proprio li' uno dei punti. Focalizzato in poche righe.
La relazione difficile con mio padre. Le difficoltà che mi ha creato su differenti sfere. Il rifiuto di essere una sorta di suddita a un uomo (come tutte le donne della mia famiglia). E poi la sperimentazione personale, di qualcosa che soddisfi me. E, appunto, le mie relazioni complicate, relazioni dove sperimento, provo e provo e ritrovo sempre quel modo di essere di fondo, che non accetto e che attuo quasi inconsapevole quando sono innamorata.
E sul lavoro uguale. Sono ambiziosa ma c'è sempre quel modo di base che mi frega. ...il timore di chiedere troppo. Di osare troppo. Abbattere questo "timore" e chiedre di essere valutata anche piu' delle mie capacita' è la mia prossima sfida.
E nel mio caso la rabbia, la stanchezza del vecchio modo, puó essere il motore per cambiare.
Ci vuole. Eccome se ci vuole.
 

Scaredheart

Romantica sotto copertura
[MENTION=5159]ipazia[/MENTION]

Non lo so se è il periodo particolare che sto attraversando. ...che mi fa sentire più sensibile del solito. ...

Ma ammetto che mi sono quasi commossa in quelle poche righe dove hai parlato di me.
In questo forum ho scritto un po' di tutto, un po' qui è un po' li'....
Eppure è proprio li' uno dei punti. Focalizzato in poche righe.
La relazione difficile con mio padre. Le difficoltà che mi ha creato su differenti sfere. Il rifiuto di essere una sorta di suddita a un uomo (come tutte le donne della mia famiglia). E poi la sperimentazione personale, di qualcosa che soddisfi me. E, appunto, le mie relazioni complicate, relazioni dove sperimento, provo e provo e ritrovo sempre quel modo di essere di fondo, che non accetto e che attuo quasi inconsapevole quando sono innamorata.
E sul lavoro uguale. Sono ambiziosa ma c'è sempre quel modo di base che mi frega. ...il timore di chiedere troppo. Di osare troppo. Abbattere questo "timore" e chiedre di essere valutata anche piu' delle mie capacita' è la mia prossima sfida.
E nel mio caso la rabbia, la stanchezza del vecchio modo, puó essere il motore per cambiare.
Ci vuole. Eccome se ci vuole.
Quoto, potrei averlo scritto io :eek:
 

oro.blu

Never enough
ci sto meditando anche io se è o meno un fatto anagrafico...probabilmente fa parte di un percorso, e per fare percorsi serve tempo...

...ragionavo in questo ultimo periodo che non ho mai considerato prezioso il mio tempo come ora.
Prima mi sembrava di averlo tutto a disposizione. Ai miei piedi. Di poter fare ogni cosa.
E mi sentivo, alternativamente, molto potente e molto vulnerabile.

Ultimamente ho la netta sensazione che sono io a essere a disposizione del tempo, e della vita.
Che non dipende da me.
Da me dipende solo concedermi di usare il meglio possibile ciò che mi è concesso.

E sì, mi sembra ogni giorno tutto molto prezioso...in particolare le cose piccole, quelle che si vedono con la coda dell'occhio....

se questo è invecchiare, mi piace un sacco :)
A me sta succedendo esattamente il contrario... Ho sempre gioito delle piccole cose ed ogni secondo era prezioso. Ora ho voglia di fare senza pensare...
sto regredendo :facepalm:
 
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