danny
Utente di lunga data
Non ci vedo molto di strano in un'impresa come questa.La proiezione sugli altri della personale situazione ed esperienza è spontanea e dipende proprio dalla empatia ed è più forte più ci sono elementi percepiti come simili e più ancora se non è stato rielaborato il vissuto.
Nel caso di Tommy io ho visto due aspetti. L’aspetto del tradimento sentimentale che via via è andato scolorendosi nel suo racconto, anche per il subentrante problema della malattia della moglie.
Invece l’aspetto economico è molto intricato e ha risvolti complicati. È comprensibile che chi scrive voglia evitare di rendersi non riconoscibile, ma invece è andato gradualmente aggiungendo particolari che avrebbe potuto evitare di comunicare, particolari che rendono poco credibile una azienda in cui lavorano moglie, figlia, cognato, (l’altro figlio quando gli va) tutti come dipendenti o soci di minoranza (che tipo di società è?) in cui però sono tutti stipendiati, senza voce in capitolo, ma con responsabilità amministrative e disponibilità di carte di credito senza controllo, che non rientrano nel bilancio dell’azienda, e che è in affari con l’altro cognato e che ha un bilancio decisamente creativo.
In quella di mia moglie grosso modo poteci trovare la stessa impostazione.
Ma anche un mio zio aveva un'impresa familiare messa così.
Poi, va beh, tutte le storie hanno degli anacronismi.
È difficile raccontare tutto a degli estranei.
E soprattutto si ha paura che qualcuno venga a leggere e si riconosca.