11- Tebe
Tebe
Parigi h 22 e 30
Erano due giorni che Joey Blow seguiva la dottoressa della Morgue, e non aveva ancora capito come quella tipa dall'aria delicata e fatesca centrasse con i suoi cadaveri top secret.
Ma ancora meno capiva il perchè dell'esistenza di una sotto struttura assolutamente segreta chiamata Ghost.
Swot da Berlino continuava a lavorare per forzare e trovare informazioni ma niente. Niente di niente.
Incredibile. Nessuno era mai riuscito a mettere in difficoltà quel figlio di puttana con una fedina penale lunga come il nuovo ponte di Brooklyn.
E i sensi di Joey urlavano pericolo.
Ma pericolo di che? In quei due giorni in cui l'aveva seguita non aveva mai avuto un comportamento strano.
Anzi.
Piuttosto normale in verità.
Usciva alle sette, prendeva la metro, poi si fermava a fare colazione sempre alla solita caffetteria ed entrava alle otto alla morgue, per uscire sempre dopo il tramonto.
Eppure qualcosa gli diceva che no. Non guardava nella maniera giusta forse. O era solo questione di tempo.
Comunque lui era in aspettativa e il tempo non gli mancava.
Guardò l'ora. Quasi le undici.
La dottoressa era in casa ormai da due ore e sicuramente non sarebbe più uscita. Doveva assolutamente entrare nel suo appartamento ma era impossibile farlo di giorno, era troppo esposto, e quella sembrava una suora di sera. Almeno in quei due giorni.
Sarebbe tornato la sera dopo.
Stava per andarsene quando qualcosa attirò la sua attenzione, nell'ombra in fondo alla strada.
Non un movimento o una figura, più che altro una sensazione. Un qualcosa che.
Aggrottò le sopracciglia cercando di vedere oltre il buio.
Niente. Poca gente a sfidare il gelo. Tutti o quasi rintanati nei locali.
Le luci dei lampioni sembravano soffuse, da tanto mandavano bagliori tremolanti nell'aria resa spessa dal freddo.
Non notava nulla ma la sensazione non cessava. Anzi. Aumentava facendogli letteralmente accapponare la pelle.
Fece un passo indietro, nascondendosi totalmente.
Il suo istinto, ancora una volta, gli gridava pericolo.
Passarono i secondi.
I minuti.
Joey Blow fissava il punto nero dall'altra parte della strada e niente si muoveva.
Forse non c'era nessuno e lui si stava immaginando le cose.
No.
C'era qualcuno nel buio. Lo sentiva. Non si immaginava un cazzo niente.
L'aria gelida gli feriva narici e gola ogni volta che respirava.
Doveva fare qualcosa.
Tebe sentiva una specie di spiffero gelido sulle braccia.
Mmmhhh...aveva dimenticato qualche finestra aperta?
Era in dormiveglia, rannicchiata sotto un piumone fatto direttamente ad Era. Leggero. Impalpabile. Caldo. Avvolgente.
In sottofondo la tv ologramma mandava un qualche programma di musica, che le accarezzava le orecchie.
Le sue ali libere fremettero di piacere. Che sballo sentire l'aria calda toccarle. Che indicibile piacere, meglio che rotolarsi in un letto con un licantropo, e anche qualche umano.
C’erano umani che…mmm….le venne in mente quel criminologo russo tutto d’un pezzo, un gigante biondo dagli incredibili occhi chiari con cui aveva lavorato pochi mesi prima.
Che delizia farsi avvolgere da quel corpo possente e...Si accoccolò meglio sotto il piumone, senza aprire gli occhi.
Si sentiva leggermente eccitata. E con la pelle un po’ calda.
Sorrise al buio. Il ricordo del gigante biondo dentro di lei, le faceva sempre questo effetto.
Un effetto come se la sua pelle avesse impresso ogni molecola di quel corpo che…
Tebe infilò la mano sotto i leggeri pantaloni, decidendo se quella sera le bastava un sano selfie o avrebbe potuto chiamare Leonard, sempre una garanzia di successo.
Lo spiffero diventò un tocco, che diventò una scossa fin dentro le ossa.
Scattò fuori dal piumone, volando veloce e toccando il soffitto con le spalle.
Scandagliò immediatamente tutta la stanza e l’ appartamento, compreso le crepe, con una piccola magia di rilevazione, troppo breve e debole, perché un succhia potesse avvertirlo, ma decisiva per rassicurarla.
In casa, non c’era nessuno.
Tornò a terra e si guardò il braccio destro. Niente, naturalmente. Cosa pensava di trovarci, un tatuaggio fosforescente? la faccia di Minerva che le diceva, Tebe quand'è che cresci?
Andò in cucina a farsi qualcosa di caldo.
Era troppo stressata. Sentiva succhia dappertutto. Perché quello era il tocco di un succhia. O meglio. Il modo con cui lei rilevava i succhia, che non per tutte le fate o il popolo di era, era uguale.
Alcuni ne sentivano l’odore. La puzza di morte. Altri ne sentivano l’odore celestiale, altri ancora li vedevano in mezzo agli umani con una specie di circolino rosso intorno, come una vecchia e Infelice pubblicità umana che parlava di AIDS.
Fissò l’acqua che cominciava a bollire, sotto la fiamma azzurra. Amava le vecchie cucine a gas. Quasi nessuno le voleva più, sostituite da almeno dieci anni ad elettricità solare, ma lei amava il retrò.
Forse perché le ricordava Era. Chissà.
Era.
Il Libro,0 aveva mutato le sue pagine?
Tebe cominciava a pensare che mancasse un tassello.
Un qualcosa che…
Avevano deciso di attaccare, e già questo avrebbe dovuto cambiare qualcosa, se non tutto. Alla fine Minerva aveva ceduto ed era stato dato il permesso di cercare anche i Dormienti. E anche questa era una notizia bomba, secondo lei.
E invece no. Il Libro taceva.
Che “aspettasse” il 31 ottobre? Che fosse quella la data come sparti acque per tutti?
Chiuse gli occhi. Che palle. Si sentiva senza via d’uscita. Imprigionata in una storia che non voleva.
E la storia che non voleva era proprio quella che stava vivendo.
Vampiri. Dormienti. Forze del male. Guerre. Battaglie.
Spense il gas, buttando dentro l’acqua una manciata di erbe luminescente di vari colori.
L’acqua sbuffò, e dal centro si levò un piccolo sbuffo verde schiumoso, che per qualche secondo roteò su se stesso come una perfetta tromba marina, per poi sparire subito dopo in un borbottio.
Uscí sul terrazzo, in canotta senza maniche e un paio di morbidi pantaloni banchi alla giapponese, sfidò il gelo notturno andando a bersi la sua miscela di erbe nella notte Parigina.
Faceva davvero, davvero freddo e senza le magiche erbe della tisana di Lunapiena, probabilmente sarebbe congelata in tempo zero.
Bevve un sorso. Bevve ancora, appoggiandosi sul muretto in pietra a ringhiera, sbirciando sotto.
La strada era deserta. Poca luce dai lampioni ad energia solare, mentre molta dalle olopubblicità sparavano nel buio in maniera sguaiata e violenta.
Vide quattro ragazzi uscire da un locale ridendo, mentre globi di musica rotolavano per strada, per poi spegnersi alla chiusura della porta.
Li seguì con sguardo pigro.
Com'erano carini i giovani umani. Ma perchè a Min non piacevano? Ma cosa le piaceva poi, a parte i suoi due lupi mannari?
Continuò a seguire con lo sguardo il gruppo di ragazzi, che ridevano, si davano pacche sulle spalle barcollando un pochino.
Chiuse gli occhi annusando l'aria, sentendo nitidamente l'odore di Vodka, fragole fresche, lime, zucchero di canna. Sorrise di più. Quanto le piacevano le fragole.
Il sorriso le si gelò sul viso.
Mischiato all' odore di alcol e fragole ce n'era anche un altro.
Aprì gli occhi fissando la strada. I ragazzi erano in pericolo. Non si era immaginata nulla prima. Il tocco che aveva sentito non era la sua immaginazione.
Li vicino c'era un maledetto succhia, e visto che si arrischiava a cibarsi in maniera così barbara senza preoccuparsi di nulla, era sicuramente giovane. O un reietto.
Tornò in casa, corse in camera, si infilò un paio di scarpe, prese la sua frusta e una manciata di droni che Sbriciolata non le faceva mai mancare.
In un minuto era in strada, giusto in tempo per vedere il primo ragazzo quasi svoltare l'angolo.
Joey Blow decise di usare un pò di tecnologia non convenzionale. Ovvero quella che gli passava Swot. Che ovviamente era illegale.
Era certo che nell'ombra, in quell'angolo della strada ci fosse qualcosa. Non qualcuno. Qualcosa.
Senza nessun movimento del viso, davanti agli occhi apparvero due lenti olografiche, ed immediatamente ebbe una chiara visione, compreso l'angolo buio di svolta della strada.
Non vide nulla.
Respirò l'aria gelida sobbalzando quasi al rumore improvviso di musica, che aveva squarciato come una zampata l'immobilità della notte. Si girò e vide quattro ragazzi uscire ridendo da un locale, camminare a zig zag verso...
Joey tornò a guardare l'angolo. Vide un movimento. Veloce. Umano. Ne era sicuro. Non era un cane randagio.
Sentì il cuore accelerare i battiti e il suo corpo tendersi nell'adrenalina.
Ormai il suo istinto suonava come una sirena impazzita.
Non capiva ma sentiva che c'era qualcosa che non andava proprio. E che quei ragazzi erano in pericolo.
Morte.
Uscì dall'ombra sfoderando la sua pistola modificata. Diede un ultima occhiata al piano della dottoressa e la vide guardare i ragazzi.
Vide spegnersi il sorriso sul suo volto. Diventare preoccupato. E fissare pure lei la fine della strada.
Il metallo nelle sue mani sembrava vivo, e tutto diventó irreale. Strano. Al rallentatore, quando la dottoressa sparì dalla sua visuale e lui girò la testa verso i ragazzi in un tempo che gli sembrò assurdamente lungo.
Loro camminavano lenti. Ridendo. Si girò ancora e vide la patologa uscire dal portone vestita in uno strano modo. Strano perchè considerato che erano 12 gradi sottozero lei era in canottiera rosa senza maniche e un paio di pantaloni larghi tipo quelli dei lottatori giapponesi, ma la cosa più strana fu vederla lanciare in aria una manciata di piccole sfere, che subito sparirono.
Joey le riconobbe all'istante. Droni. Droni di ricerca. Swot li aveva bollati così ma non aveva capito cosa ricercassero, non aveva mai visto nulla di simile e lo teneva come un gadget inutile con cui far giocare il suo ratto domestico, un robo di tre chili geneticamente modificato.
Lui invece lo aveva studiato a lungo, obbedendo come sempre al suo istinto, ma alla fine si era arreso.
Sembrava davvero solo un gadget inutile.
Invece no.
Cercavano davvero qualcosa. E quel qualcosa era lo stesso che aveva percepito lui senza quelle sottospecie di palline cinesi. Perché fluttuavano proprio verso il vicololo.
Appena lei lo superò il tempo riprese a scorrere normale e lui si scoprí ad in seguirla correndo.
-Hei ragazzi!- li chiamò Tebe
Loro si fermarono, continuando a ridere -Hai bisogno fata?- le disse quello che sembrava più grande scoppiando a ridere insieme ai suoi amici.
Tebe alzò per un istante gli occhi al cielo. Forse aveva ragione Minerva. Gli umani non erano per nulla carini, ma continuò a camminare verso di loro - Volevo avvertirvi che quel vicolo non porta da nessuna parte e ci sono dei lavori. E' pericoloso.-
-Lo sappiamo ma la natura chiama.- altro scoppio di risa.
Tebe non capì la battuta. Che natura poteva chiamare quattro ragazzi dentro un vicolo buio?
Uno, quello dall'aria più sfrontata si toccò il pacco - Dobbiamo sgonfiare la pompa bella. Vuoi un disegnino? Magari potresti darci pure una mano.-
Tebe sentì la frusta di energia vibrare. Una bella frustata cadauno gliel' avrebbe data volentieri ma sentiva i succhia diventare impazienti. Avrebbero attaccato entro breve, incuranti di tutto.
I droni di Sbriciolata ne avevano individuati due. Esattamente nel vicolo.
Affamati. Poco lucidi. E giovani.
Pericolosi ma facili da abbattere. Anche per lei.
-Per essere dei ragazzini siete un pò maleducati.- la voce dal lieve accento tedesco ebbe il potere di fare zittire tutti.
Tebe si voltò verso l'uomo.
Oh no. Ci mancava solo il turista testosteronico pronto a menare le mani. Cazzo. E aveva pure degli strani occhiali ad ologramma per la visione notturna.
Ecco. Un fissato. Un giustiziere della notte svitato e magari fatto di qualche droga sintetica.
Poteva usare la magia, ipnotizzarlo e spedirlo a casa a dormire, ma non c'era tempo.
Vide con la coda dell'occhio uno dei ragazzi cominciare a tirare giù la cerniera dei jeans pronto a svuotare la pompa.
Ed entrare nel vicolo.
-Merda.- disse Tebe. Al quel tizio avrebbe pensato dopo.
La sua frusta di energia si liberò nell'aria in un lampo blu cobalto mentre con la mano libera fece un gesto verso i ragazzi che improvvisamente ebbero sopra le loro teste una specie di coroncina di luce bianca, che poco dopo si dissolse in una pioggia sottile di scintille, per poi sparire.
Subito dopo voltarono la schiena al vicolo e come in trance, cominciando ad allontanarsi, senza voltarsi indietro.
Joey Blow rimase un attimo interdetto alla vista della frusta. E alle coroncine di luci che poi scendevano a pioggia e…Gli vennero in mente i vecchi film della Disney, per poi pensare che probabilmente la patologa aveva una doppia vita al Circo. Fruste, effetti ottici e ipnosi, erano pesanti indizi di una vita circense.
Si rese conto da solo di avere pensato ad una stronzata. Ok joey, si disse, non stai capendo un cazzo. Segui il tuo istinto. Prese un respiro e decise di accantonare ogni domanda e con la pistola in pugno, si infilò nel vicolo pure lui, dietro Tebe.
E quello che vide, riuscì per un attimo a stupirlo ancora.
Aveva davanti due uomini, a circa dieci metri. Uomini? Si, sembravano uomini ma la sua mente urlava no. Un gigantesco no. Un no irrazionale. Potevano essere solo uomini. Che altro?
Vampiri
-Toglietevi di li, alzatevi, mani in alto. SUBITO!- gli urlò avvicinandosi, tentando di ignorare la parola che gli era deflagrata in testa.
Teneva la pistola puntata al cranio di entrambi, inginocchiati in terra, chini sul corpo del ragazzo immobile.
Non capiva cosa stessero facendo, sembrava che lo…mordessero, come…come…
Vampiri.
Non diede un secondo avvertimento. Sparò direttamente in testa a quello di destra e prima ancora che il corpo toccasse l’asfalto, sparò all'altro.
-Metti via quell'arma, mammifero! Chi cazzo sei, il vendicatore solitario?- Tebe gli diede un colpo al braccio, parandosi davanti.
Lui fissò la patologa, visibilmente arrabbiata. -Non disturbarti a ringraziarmi. Bella frusta. Lavori al Circo?-
-Ringraziarti? Ringraziarti di che, di avere sparato in pieno centro a Parigi senza nemmeno avere messo un silenziatore?-
Lui era sempre più stupito. Quella li lo stava cazziando? Lei. Cazziava. Lui? E gli suggeriva pure un silenziatore?
No. Niente domande. Dopo.
La ignorò e si avvicinò al groviglio di corpi. Allontanò con un calcio il primo cadavere, che rotolò scomposto sull'asfalto umido.
Nella fioca luce vide la faccia spappolata dal foro di uscita e...zanne?
Ignorò anche quello.
Dopo.
Si chinò verso il ragazzo, gli toccò la giugulare ma. Niente. Nessun battito.
-Togliti di lì.- gli intimò Tebe alle spalle.
-Sei un pò troppo chiacchiera per i miei gusti.-
-Ti sto dando un avvertimento da amica. Ti conviene davvero toglierti di li.-
Joey riguadagnò la posizione eretta, guardandola. -Credo sia morto.-
-Questo è quello che pensi tu.- rispose lei con una strana luce negli occhi chiarissimi.
-Non è che lo penso io. E' scientificamente provato che se un cuore non batte si è morti.-
Mentre lo diceva però, sentiva che...forse... Si girò a guardare il cadavere del ragazzo. E poi quello dei due uomini a cui aveva sparato. Vide uno di loro muoversi.
Muoversi?
No. Non era possibile. Forse uno spasmo post mortem o...un altro movimento. La mano. No. Si stava immaginando tutto. Eppure...Anche l'altro si stata muovendo. Fece un passo indietro. Si sentiva...confuso. -Che cazzo è?-
Si affiancò a Tebe che faceva schioccare la frusta in maniera minacciosa.
-Vuoi davvero saperlo? Ma si, te lo dico, tanto poi ti resetto la memoria...-
-Resetti la memoria?- vide il primo a cui aveva sparato rialzarsi improvvisamente. Del cranio sfondato nemmeno l'ombra. Gli sparò di nuovo, in pieno petto. Vide quel corpo assorbire il colpo con un lieve sussulto. Lo vide ridere. Zanne. - Cristo santissimo. Ma che cazzo sono...-
-Vampiri.-
Blow sentí un brivido gelido tagliargli la spina dorsale, ma nello stesso tempo, nell' assurdità di quello che stava vedendo e ascoltando, aveva la sensazione di aver trovato cosa cercava. Strinse le mascelle e senza abbassare l arma chiese -D'accordo. Si uccidono con croci, paletti e acqua benedetta? perchè se la tua risposta è si non sono attrezzato.-
Tebe si girò un istante a guardarlo.
Non stava avendo una reazione umana normale. Certo. Era stupito. Probabilmente spaventato. Ma era decisamente calmo per la situazione. Come se...
Chi era? Solo pochi umani erano pronti ad accettare di pancia una realtà come quella, ed erano umani come Thoshi, dotati di un qualcosa che li faceva vedere oltre gli occhi e che in qualche modo li aveva spinti a cercare. Che questo umano avesse il Dono? Lo avrebbe appurato dopo. Ora c erano cose piú urgenti da affrontare -Devi sparagli in testa. A tutti. Compreso il ragazzino. Poi ci penso io a farli a pezzi e farli sparire. - rispose Tebe, facendo schioccare la frusta minacciosamente, senza smettere di fissarlo negli occhi.
Joey le rimandò lo sguardo. –Poi quello psicopatico che si crede il giustiziere della notte sarei io.- le rispose tranquillo, mentre sparò un colpo, sfracellando il cranio del primo vampiro. -Ho un bel po' di domande da farti Moira 2.0, ma per ora mi limito ad eseguire gli ordini. Meno uno. Quanto tempo abbiamo prima che si rimettano in piedi?-
-Tempo scaduto. Ah, non farti mordere, se no faccio sparire pure te.-
Joey si concesse un sorrisino sarcastico, mirando al secondo vampiro che si stava rialzando. -Io ti copro. Tu squarta e fai sparire.-
Sparò ancora, pensando che la prossima volta che Swot gli raccontava di avere visto Dumbo spararsi di anfetamina in vena vendutagli da Bambi, lui ci avrebbe creduto.
Un ora dopo Joey Blow osservava la donna muoversi silenziosa come un ombra per casa, quella casa che lui per due notti aveva tentato di violare.
Se gli avessero detto che ci sarebbe entrato invitato, non ci avrebbe creduto.
Beh. Nemmeno ai vampiri avrebbe creduto. E nemmeno che una frusta potesse essere meglio di una sega elettrica, se usata dalle mani giuste.
E la patologa aveva un vero dono per la dissezione, gli sarebbe piaciuto vederla all' opera.
Si stiracchió un pó sul divano, ringraziando mentalmente la patologa per avergli permesso di farsi una doccia. Far sparire i corpi e poi consegnarli ai…Pulitori, come li aveva chiamati lei, non era stato un lavoro pulito, e sembravano reduci da una strage.
La doccia lo aveva lavato, ma continuava ad essere leggermente frastornato. Ed eccitato.
Stava facendo fatica a non mettere sotto torchio quella strana tipa, perché l adrenalina che gli aveva dato la consapevolezza di non essere un pazzo visionario,lo faceva andare a mille e voleva sapere quanto piú possibile, adesso.
Sorrise leggermente. No Joey, non sei un pazzo fuori di testa e le sensazioni inspiegabili che ogni tanto lo divoravano, ora stavano confluendo in qualcosa di terreno e spiegabile.
nonostante un livello di adrenalina costantemente in rialzo.
Tebe gli spezzò il filo del ragionamento, chiedendogli se desiderava un altra brodaglia zuccherosa e rifiutò di nuovo.
Si sedette su un divano in cui sprofondò leggermente, sia per la sua corporatura sia per il fatto che era incredibilmente morbido.
-A questo punto dimmi cosa vuoi bere perchè non ho tempo di farti la lista.-
Joey alzò gli occhi –Che cazzo sta succedendo?.-
Tebe rimandò il suo sguardo. Sembrava pensierosa.
Joey non sapeva davvero cosa aspettarsi, ma era pronto a tutto. O quasi.
-Sei una vampira?- le chiese ancora, ma nella sua testa sapeva già la risposta. Non era sicuramente umana ma non aveva campanelli di allarme.
E lui. Del suo istinto. Si fidava. Sempre.
Lei rise, dirigendosi verso un mobile chiaro dalla strana fattura. Sembrava anche leggermente fosforescente.
Si stropicciò gli occhi, tentando di non farsi distrarre da tutto lo strano che vedeva intorno.
Lei si voltò seria. Socchiuse gli occhi a fessura e Joey vide un improvviso bagliore in quegli occhi chiari, un qualcosa che...
-Puoi uscire sul terrazzo e descrivermi il cielo?- gli disse improvvisamente.
Lui aggrottò la fronte. Uscire sul terrazzo e descriverle il cielo? -Eh?-
-Il cielo. Descrivermi il cielo. Vuoi che ti faccia il labiale? Linguaggio dei segni?-
-Come cazzo vuoi che sia il cielo, come dieci minuti fa. Basso e cupo. Sembra di toccarlo.- si fermó un attimo. Come per trovare le parole giuste. Poi continuó - sembra vivo.-
-Chi sei tu.- sibiló Tebe, socchiudendo gli occhi.
Joey sentí l' atmosfera intorno cambiare. L'aria come carica di elettricità e un vago sentore di pericolo penetrargli ogni cellula.
Fece aderire meglio la schiena sul divano e quando sentí il metallo della pistola tatuarsi sulla pelle, riuscí a rilassarsi leggermente.
Poi si alzó, cominciando a parlare.
- Sono un detective della Omicidi di Berlino.-
-Berlino?- lo interruppe Tebe.
Lui annuì. –Si. Berlino. Devo farti il labiale? Linguaggio dei segni?-
Tebe inarcó un sopracciglio alla non tanto velata presa in giro, ma poi la vide sprofondare in un mare di pensieri e non riusciva ad intuirne nemmeno uno, se non che Berlino era una sorpresa.
-E cosa ci fai a Parigi?- era tornata, e lo stava fissando con molta attenzione, anche se la sensazione di pericolo aleggiava sempre nell'aria.
Decise di essere schematico. –per dirtela tutta non so perché sono qui. Ho seguito un istinto che mi fa compagnia da mesi. Tre casi nel mio distretto di omicidi uguali. Corpi completamente prosciugati del sangue e senza ferite apparenti, e casi che mi hanno tolto poche ore dopo. L’ultimo tre giorni fa. E le mie ricerche mi hanno portato qui. Da te. –
-E ti chiami?-
-Joey blow.-
-Dammi cinque minuti. Torno subito. E non toccare niente. Questo posto è pieno di incantesimi di protezione.-
E sparì oltre una porta.
Tebe fissava l’orizzonte scuro e i tetti di Parigi, cercando di riordinare i pensieri.
L’umano aveva il Dono. Ma quale? E poi sarebbe diventato un loro alleato o invece…
Si affidò alla statistica. Erano stati pochissimi nei secoli gli umani che avevano tradito il Dono “buono” ed erano passati al lato oscuro della forza di guerre stellari memoria, e viceversa, a parte i Dormienti ovviamente, ma quella era un'altra storia.
Gli umani con il Dono, ad un certo punto venivano come chiamati. Ma erano già predestinati.
Quell’umano era stato trovato da lei, e lei indiscutibilmente, era dalla parte dei buoni.
Buono chiama Dono buono. Male chiama Dono oscuro. La sapevano pure i Sassi di Lothar.
Quindi le statistiche erano a suo favore, ed era certa che il Gran Consiglio non avrebbe fatto nessuno ostruzionismo per addestrare l’umano (era palese lo avrebbero arruolato nelle file dei Guerrieri) e quindi metterlo al corrente di un po’ di cosette, ma sarebbero passati almeno due giorni.
Troppi forse.
Chiuse gli occhi, tentando di pensare.
Minerva, se lo avesse saputo, non avrebbe tardato rappresaglie. E poteva capirla. Si stavano creando troppe eccezioni nelle regole millenarie che avevano sempre governato il popolo di Era e il rapporto con gli umani e i Dormienti, e ora, in una manciata di mesi, tutto era stato soverchiato, ed era come se non ci fossero più certezze su nulla.
Almeno la legge, doveva essere rispettata.
Tebe si girò verso la porta, dove al di là c’era l’umano. Sentiva attraverso l’aria il battito del suo cuore, leggermente accelerato ma nulla di strano. Inspirò profondamente dal naso e allungò la sua mente oltre la porta, che rotolò come un onda impalpabile attraverso un largo corridoio, per poi avvolgere l’umano che fissava oltre la porta finestra.
Si concentrò, e si apprestò ad entrargli nei pensieri. E nell’anima.
Una grande lavagna nera.
Chiuse gli occhi concentrandosi di piú.
Niente, non riusciva ad entrare. Eppure era facile con gli umani. Lo sapeva fare benissimo pure lei, ed era tutto dire.
Riprovó.
Ancora niente.
Sbuffó infastidita.
Come cazzo era possibile?
Un lampo le illuminó le sinapsi, accellerando il battito del suo cuore.
Forse quell' umano era uno Schermatore.
Come Erab e pochi altri.
Sentí l' adrenalina scorrerle nelle vene al posto del sangue e decise di fare un test.
Se fosse stato cosí, era un gran bel colpo.
Pochissimi umani e pochi eraniani avevano il dono naturale delle schermatura. E per naturale intendeva senza magia.
E per le operazioni di intelligence era basilare.
Anche i migliori incantesimi di schermatura lasciavano una flebile traccia che grazie alla grande dea era avvertita solo da maghi e vampiri veramente potenti ma era pur sempre un rischio anche se minimo.
Ma gli Schermatori naturali erano irrilevabili a tutti. E nei tutti c'era anche il popolo di Era.
Uscì dalla stanza. Doveva saperlo subito, e se avesse avuto il minimo sentore che il dono dell'umano fosse stato inquinato dalla parte stronza di quella futura guerra...
Beh...I Pulitori avrebbero avuto altro lavoro.
Anzi. Avrebbero fatto tutto il lavoro.
Lei non uccideva umani inermi. Nemmeno per la sacra causa di Era.
Quando tornó nel salone open space, vide Joey blow fissare la porta della cucina.
Tebin Tebina, piccola fatina, devi mangiare gli smerilli o molti trilli continueranno!
Preso vieni, o fra poco apriremo il frigo e ti seguiremo in ogni rigo!
Tebe socchiuse gli occhi, scuotendo il capo.
L' incantesimo filastrocca di Thia all'opera, direttamente dal frigo.
Meglio andare a mangiare subito uno di quei cosi, o la filastrocca sarebbe continuata, aumentando di tono e sovrapponendo voci sempre piú aggressive e quelle dolci e bambinesche di quel momento.
-Tranquillo. Nessun pericolo. É solo un incantesimo che mi ricorda che oggi non ho preso le vitamine.-
Gli passó vicino e sparí in cucina.
Lui la seguí, la vide aprire il frigo e tirare fuori un sacchettino che si dimenava come un pazzo.
Joey sopprimette l'istinto di prendere la pistola e puntarla contro...
Respiró profondamente.
Giá, puntarla dove? Contro un sacchetto appena uscito dal frigo?
-Che cazzo c'é lí dentro?-
Tebe chiuse il frigo, non prima di avere preso anche una bottiglia d'acqua.
-Smerilli.- rispose tranquilla mentre appoggiava il sacchetto ballonzolante e l acqua sul tavolo. Prese due bicchieri e appoggió anch'essi sul tavolo, invitandolo a sedersi.
-Certo. Smerilli. Tutto chiaro. Chi non conosce gli Smerilli?- si sedette, fissando il sacchetto che almeno aveva smesso di suonare e cantare.
Ora gli scappava un po da ridere. La situazione era semplicemente assurda.
-Li mangi gli yogurt, Blow?-
-No. -
-Male, fanno benissimo....- gli piazzó davanti il bicchiere colmo d'acqua, e poi sfioró il nodo del sacchetto che subito cominció sciogliersi da solo, in un tripudio di lucine e brillantini svolazzanti. Naturalmente rosa.
L'uomo sbatte gli occhi, leggermente inquieto.
-Non ti preoccupare giustiziere, gli Smerilli non mordono. E non sono pericolosi. -
Lui fissava il sacchetto da dove stavano uscendo...Strinse gli occhi avvicinando il viso.
-Vermi giganti? Gli Smerilli sono dei super vermi?-
Rise. Di gusto.
Tebe ne catturó uno che si contorceva tra le sue dita come un ossesso.
-Sembrano vermi ma in effetti sono l'equivalente umano dei vostri fermenti lattici. Tieni. C'é uno anche per te. - e gli piazzó uno smerillo grasso e dimenante davanti agli occhi.
Lui non si mosse.
Lei alzó gli occhi al cielo - Avanti, ti ripeto che non sono vermi, vedi?-
Ora lo smerillo era a due centimetri dai suoi occhi.
-Vedi che non hanno occhi e bocca?- insistette lei.
-Si muovono.- rispose infine Joey, con tono piatto.
-Certo che si muovono, ma non perché sono vivi. Dentro questi salsicciotti croccanti ci sono un sacco di materie prime vitali che interagiscono fra loro e formando sostanze assolutamente benefiche che...-
-Non mi interessa sapere perché si muovono. Io quella roba non la metto in bocca.-
Tebe fece spallucce, e si infilò in bocca lo smerillo.
Joey osservò attentamente le espressioni della donna avendo la certezza di avere preso la decisione giusta.
Saranno stati anche fermenti lattici dopati e nulla piú, ma la faccia della patologa era una maschera di disgusto.
-O santa madre!- esclamò alla fine Tebe tossiccchiando e bevendo acqua come se fosse stata nel deserto. Si asciugó anche una lacrima. -Bene, ora che il rito smerillo é compiuto, io e te facciamo due chiacchiere.-
-Sono qui per questo- rispose asciutto, trattenendosi dal concludere la frase con un disagiata che non sei altro - e sono tutto orecchie.-
Tebe gli sorrise sorniona, reclinando leggermente il capo -Strano, da quello che ho intravisto prima mi sembri tutto pacco.- e scoppió a ridere. -Scusa, non ho resistito alla battuta. Ora peró la storia te la racconto.