Bias cognitivo, dissonanza, autoinganno.

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
E' esattamente questo grassetto il fatto che mi rende difficile adattare la metafora bellica alla situazione attuale.
Anche a me.

E unito al grassetto, anche a quello che dicevi nell'altro post.

Il diverso assetto che richiede una situazione come questa a differenza di una guerra.

Leggevo di una inviata in luoghi di guerra che diceva che quando non teme che il soffitto le crolli sulla testa, non è guerra.
Semplice e diretto.

Certo, una situazione come questa scatena i nemici interiori.
E i nemici interiori son complessi da gestire. Proiettarli è una scorciatoia mentale.

Ma in tempi come questi credo sia una scorciatoia parecchio rischiosa. (anche perchè raccoglierebbe lo scontento di decenni).

Dopo la prima guerra mondiale, ci fu la spagnola e dopo la spagnola il ventennio e la seconda guerra mondiale.

Ragionare in termini bellici ha risvolti, in termini di coscienza collettiva, rischiosi.
A partire dalle manipolazioni politiche e informative.

E non penso ad un ventennio...penso più al caos vista la situazione attuale dal punto di vista politico dove manco riescono a mettersi d'accordo sul tacere una data di fine lockdown creando così ulteriore frustrazione e confusione.

Se la coscienza collettiva si struttura su una metafora bellica, metafora peraltro basato su immaginari non reali, perchè per nostra fortuna la guerra manco sappiamo cosa sia, semplicemente le energie non vengono indirizzate prima sul contenimento e poi sulla ri-progettazione.

Perdendo l'opportunità di questa crisi.
E questo è il rischio maggiore che vedo in prospettiva.
 

Brunetta

Utente di lunga data

Arcistufo

Papero Talvolta Posseduto
Qualcuno di voi sta lavorando?
A inizio marzo tutti gli eventi commerciali di rilievo (fiere, convegni, seminari, rappresentanze varie...) sono stati sospesi in tutta la penisola fino a settembre. E con quelli si fattura.
Voi pensate di avere campo libero prima per andare in spiaggia? Forse se ne può parlare per chi ha già una pensione*.
A noi hanno già confermato (era ovvio) che quest'anno non ci saranno chiusure estive, nè ferie per nessuno (già fatte tutti forzatamente). E siamo una multinazionale. Una piccola azienda a conduzione familiare, se sopravvissuta, non chiuderà nemmeno la notte per i prossimi 2 anni.

*Se vi alletta l'idea di villeggiare in una camera iperbarica.
Sto lavorando come un muratore albanese. Smart working 14 ore secche + il resto del tempo è tenere insieme i depressi che lavorano per me. Già che c'ero mi sono fatto 4 corsi abilitanti in elearning.
 

Arcistufo

Papero Talvolta Posseduto
Io spero per l’ultima di Luglio una settimana in montagna
15 gg di maggio al mare rimandati a settembre
Poi ho un week per fine settembre in Scozia
impossibile saperlo ora
La caparra del mare mi verrà tenuta anche per l’anno prossimo nel caso. Il volo per la Scozia se non si potrà andare mi faranno un buono. La montagna non l’ho ancora pagata
Si vive alla giornata però sognare e sperare non fa male
Tranquilla. Partono i licenziamenti collettivi a nastro appena finisce la cig.
 

Skorpio

Utente di lunga data
In questo caso, la guerra sarebbe quella "contro" i divieti?
Nella metafora guerresca non riesco a comprendere chi sarebbe il nemico.
Contro, ma contro chi?

#potrebbeandarepeggiopotrebbepiovere (cit.)
Il nemico.. :) è lì il guaio

Ieri @ipazia diceva della percezione del rischio, e del nemico da combattere..

Ovviamente aspettarsi in questa guerra che il nemico sia, come in una guerra convenzionalmente intesa, quello con l'elmetto tondo e la divisa grigia che sta dietro il monte, è illusorio

Il nemico è da nessuna parte e ovunque, e il senso di questa guerra è che ognuno si costruisce i suoi.

Proprio @ipazia parlava giorni fa di una signora che starnutiva al super, e lei molto preoccupata stava a distanza, uscendo spaventata e correndo a gettarsi in doccia

Quello è "il nemico" (per lei)
Il nemico che può offenderti, colpirti, da cui devi fuggire

In questa guerra di nemici c'è ne sono di tutti i tipi
Il. Nemico è quello che gira senza mascherina, o quello che fa la spesa da 10 euro.
Ognuno si sceglie il suo, in base alla sua sensibilità

Ognuno "sente" i suoi nemici nella misura in cui teme di essere colpito, e ognuno ha punti diversi vulnerabili rispetto all'altro .

È una guerra complessa, magari ci fosse "il nemico da combattere"
Allora sarebbe tropo facile

Ecco perché forse può spaventare chiamarla guerra, perché il nemico tradizionale non c'è

E in questo senso capisco chi rifugge il termine
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Il nemico.. :) è lì il guaio

Ieri @ipazia diceva della percezione del rischio, e del nemico da combattere..

Ovviamente aspettarsi in questa guerra che il nemico sia, come in una guerra convenzionalmente intesa, quello con l'elmetto tondo e la divisa grigia che sta dietro il monte, è illusorio

Il nemico è da nessuna parte e ovunque, e il senso di questa guerra è che ognuno si costruisce i suoi.

Proprio @ipazia parlava giorni fa di una signora che starnutiva al super, e lei molto preoccupata stava a distanza, uscendo spaventata e correndo a gettarsi in doccia

Quello è "il nemico" (per lei)
Il nemico che può offenderti, colpirti, da cui devi fuggire

In questa guerra di nemici c'è ne sono di tutti i tipi
Il. Nemico è quello che gira senza mascherina, o quello che fa la spesa da 10 euro.
Ognuno si sceglie il suo, in base alla sua sensibilità

Ognuno "sente" i suoi nemici nella misura in cui teme di essere colpito, e ognuno ha punti diversi vulnerabili rispetto all'altro .

È una guerra complessa, magari ci fosse "il nemico da combattere"
Allora sarebbe tropo facile

Ecco perché forse può spaventare chiamarla guerra, perché il nemico tradizionale non c'è

E in questo senso capisco chi rifugge il termine

Ho usato un modo di dire (non ieri): "il nemico è aria".
Che significa che il nemico non esiste in forma fisica, ma è la proiezione all'esterno dei propri nemici interiori, delle proprie difficoltà e frustrazioni, delle emozioni innominate all'interno, coartate.

E questo meccanismo lo spieghi bene tu, quando descrivi il fatto che non c'è un nemico preciso ma ognuno individua il suo a seconda delle sue percezioni che creano all'esterno l'inascoltato interno. :)

Non saper riconoscere che quello che si proietta fuori non esiste nel fuori, perchè è una autoproduzione, ossia un autoinganno che ha la funzione di dare concretezza a emozioni che non si sanno riconoscere dentro, porta a non comprendere quel che sta accadendo dentro per farsene carico anche fuori attivandosi e assumendosi la responsabilità dei propri vissuti e potendo quindi agire.
E invece scaricando sull'esterno (dal governo, al piove, etcetc) e mettendosi in condizione di impotenza e frustrazione. (e questo si trasforma in un dover dare urgente risposta in un fare. Qualunque fare.)

Buona parte dell'utilizzo delle problematicità, e buona parte delle mie perplessità riguardo ai volontari, riguarda esattamente questo.

Se un volontario vuole correre a fare il volontario perchè in lui non riesce a collocare il malessere, nel momento in cui andrà a fare il volontario proietterà fuori di sè i suoi malesseri.
E in questa situazione li proietta sulle persone.

La paura della malattia, della situazione per sè - che si traduce in senso di inutilità e mancanza di motivazione a cui dare risposta -, per dire, se non riconosciuta diviene cura - disfunzionale ed egoriferita - della malattia nell'altro o della situazione esterna.
Gli operatori che si occupano di cura fanno percorsi ad hoc costanti a riguardo se sono ben formati.
Proprio per non usare l'utenza per soddisfare propri bisogni e per imparare a distanziare le emozioni e usarle come strumento riducendo il rischio di fare danni sull'utente.
(che è il motivo per cui non si cura un parente a nessun livello se non in termini di vicinanza.)
Se curi l'altro in questo modo è matematico che fai la cazzata. Perchè ti esponi troppo, perchè non sai riconoscere la differenza fra te e l'altro, perchè scarichi sull'altro i tuoi bisogni.

E se scarichi sull'altro i tuoi bisogni, non solo non sai riconoscere i pericoli per te (e fai danno) ma non li sai riconoscere neppure nell'altro (e fai danni).
Danni che qualcun altro dovrà risolvere facendosi carico dell'impreparazione. E quindi qualcun altro avrà da lavorare il doppio con una maggiore esposizione ai rischi.

Mi spiego?

E qui nasce una prima differenza fra guerra e pandemia.
In una pandemia non sapere che le proprie azioni ricadono su tutti amplificate è un grosso problema. In una pandemia gli individui non hanno solo responsabilità ma corresponsabilità.
In guerra male che va salti su una mina e cazzi tuoi. In guerra non esisti come individuo. Sei carne da macello (quindi ben venga lo spirito altruistico che porta a saltellare allegramente sulle mine, che almeno gli altri poi possono passare).

Quanto all'episodio che citi, minchia, c'hai la memoria giocherellona ..era in posta. Ed era il 4 marzo. (e mi piace parecchio la tua immagine della corsa in doccia, è interessante la tua creazione della sequenza di immagini..)
Ero una paranoica ansiosa che ingigantiva gli eventi, in quel periodo ;)

La tipa, giusto per aggiornamento, è ancora ora in ospedale intubata.

Il mio istinto quando coglie il pericolo è tendenzialmente affidabile e mi fido.


Io ho sentito e riconosciuto pericolo.
E ho attivato i procolli che ritenevo IO corretti per abbassare il rischio all'esposizione. Dall'entrare in casa lasciando fuori i vestiti e le scarpe, disinfettare gli oggetti che avevo dovuto appoggiare dove la tipa aveva sparso saliva (si prendeva ancora per il culo lo starnutire nell'incavo del braccio) e lavarmi. ( e mi fa ridacchiare pensare a come queste pratiche ora rese prassi consigliate dall'iss allora sembrassero esagerazioni).

Quindi non un nemico da combattere ed eliminare (illusione eliminare un virus pandemico, non pensi?), ma una situazione da gestire OCCUPANDOSENE concretamente attraverso azioni che era in mio potere attuare. (occuparsi è un modo per non sentire l'impotenza, per esempio, e non sperimentare il senso di inutilità in una situazione che rimanda alla propria vulnerabilità. Nella consapevolezza che non tutto è controllabile. Il nemico lo uccidi. Un pericolo lo contieni e lo gestisci attraverso la riduzione del rischio e del danno).


Fra pericolo e nemico corre una grande differenza.

Non sapere riconoscere e distinguere il nemico da un pericolo è pericoloso in guerra.
figuriamoci in una pandemia.

Dove e quando questa confusione diventa il gioco preferito per chi su questa confusione ci costruisce consenso e potere. (e la massa bove ci abbocca) :sneaky:
 
Ultima modifica:

Skorpio

Utente di lunga data
Ho usato un modo di dire (non ieri): "il nemico è aria".
Che significa che il nemico non esiste in forma fisica, ma è la proiezione all'esterno dei propri nemici interiori, delle proprie difficoltà e frustrazioni, delle emozioni innominate all'interno, coartate.

E questo meccanismo lo spieghi bene tu, quando descrivi il fatto che non c'è un nemico preciso ma ognuno individua il suo a seconda delle sue percezioni che creano all'esterno l'inascoltato interno. :)

Non saper riconoscere che quello che si proietta fuori non esiste nel fuori, perchè è una autoproduzione, ossia un autoinganno che ha la funzione di dare concretezza a emozioni che non si sanno riconoscere dentro, porta a non comprendere quel che sta accadendo dentro per farsene carico anche fuori attivandosi e assumendosi la responsabilità dei propri vissuti e potendo quindi agire.
E invece scaricando sull'esterno (dal governo, al piove, etcetc) e mettendosi in condizione di impotenza e frustrazione. (e questo si trasforma in un dover dare urgente risposta in un fare. Qualunque fare.)

Buona parte dell'utilizzo delle problematicità, e buona parte delle mie perplessità riguardo ai volontari, riguarda esattamente questo.

Se un volontario vuole correre a fare il volontario perchè in lui non riesce a collocare il malessere, nel momento in cui andrà a fare il volontario proietterà fuori di sè i suoi malesseri.
E in questa situazione li proietta sulle persone.

La paura della malattia, della situazione per sè - che si traduce in senso di inutilità e mancanza di motivazione a cui dare risposta -, per dire, se non riconosciuta diviene cura - disfunzionale ed egoriferita - della malattia nell'altro o della situazione esterna.
Gli operatori che si occupano di cura fanno percorsi ad hoc costanti a riguardo se sono ben formati.
Proprio per non usare l'utenza per soddisfare propri bisogni e per imparare a distanziare le emozioni e usarle come strumento riducendo il rischio di fare danni sull'utente.
(che è il motivo per cui non si cura un parente a nessun livello se non in termini di vicinanza.)
Se curi l'altro in questo modo è matematico che fai la cazzata. Perchè ti esponi troppo, perchè non sai riconoscere la differenza fra te e l'altro, perchè scarichi sull'altro i tuoi bisogni.

E se scarichi sull'altro i tuoi bisogni, non solo non sai riconoscere i pericoli per te (e fai danno) ma non li sai riconoscere neppure nell'altro (e fai danni).
Danni che qualcun altro dovrà risolvere facendosi carico dell'impreparazione. E quindi qualcun altro avrà da lavorare il doppio con una maggiore esposizione ai rischi.

Mi spiego?

E qui nasce una prima differenza fra guerra e pandemia.
In una pandemia non sapere che le proprie azioni ricadono su tutti amplificate è un grosso problema. In una pandemia gli individui non hanno solo responsabilità ma corresponsabilità.
In guerra male che va salti su una mina e cazzi tuoi. In guerra non esisti come individuo. Sei carne da macello (quindi ben venga lo spirito altruistico che porta a saltellare allegramente sulle mine, che almeno gli altri poi possono passare).

Quanto all'episodio che citi, minchia, c'hai la memoria giocherellona ..era in posta. Ed era il 4 marzo. (e mi piace parecchio la tua immagine della corsa in doccia, è interessante la tua creazione della sequenza di immagini..)
Ero una paranoica ansiosa che ingigantiva gli eventi, in quel periodo ;)

La tipa, giusto per aggiornamento, è ancora ora in ospedale intubata.

Il mio istinto quando coglie il pericolo è tendenzialmente affidabile e mi fido.


Io ho sentito e riconosciuto pericolo.
E ho attivato i procolli che ritenevo IO corretti per abbassare il rischio all'esposizione. Dall'entrare in casa lasciando fuori i vestiti e le scarpe, disinfettare gli oggetti che avevo dovuto appoggiare dove la tipa aveva sparso saliva (si prendeva ancora per il culo lo starnutire nell'incavo del braccio) e lavarmi. ( e mi fa ridacchiare pensare a come queste pratiche ora rese prassi consigliate dall'iss allora sembrassero esagerazioni).

Quindi non un nemico da combattere ed eliminare (illusione eliminare un virus pandemico, non pensi?), ma una situazione da gestire OCCUPANDOSENE concretamente attraverso azioni che era in mio potere attuare. (occuparsi è un modo per non sentire l'impotenza, per esempio, e non sperimentare il senso di inutilità in una situazione che rimanda alla propria vulnerabilità. Nella consapevolezza che non tutto è controllabile. Il nemico lo uccidi. Un pericolo lo contieni e lo gestisci attraverso la riduzione del rischio e del danno).


Fra pericolo e nemico corre una grande differenza.

Non sapere riconoscere e distinguere il nemico da un pericolo è pericoloso in guerra.
figuriamoci in una pandemia.

Dove e quando questa confusione diventa il gioco preferito per chi su questa confusione ci costruisce consenso e potere. (e la massa bove ci abbocca) :sneaky:
Ma vedi.. che la tizia che starnutiva sia ancora intubata, serve solo a sostenere la tua posizione nel contesto

Che però è la “tua posizione” e non la “posizione giusta”

a rovescio, se la tizia fosse adesso a farsi il ballo sul balcone, la tua posizione ne uscirebbe forse compromessa?

No di certo.

E non vale mica per te, vale per chiunque, sono solo le differenti posizioni che determinano diverse angolazioni dalle quali si vede la cosa.


E ogni cosa la si traduce in modo strumentale a mantenere la propria posizione, o se vogliamo spingerci più in là.. la posizione “giusta” dalla quale tutti coloro che non hanno la tua posizione diventano automaticamente “sbagliati”


e la signora ieri starnutente e oggi intubata risponde al quadro giusto, mentre quella se oggi balla sul balcone, ci si gira di là


ma non è mica una critica eh.. sono angolazioni, angolazioni di potenza e fragilità


Come l’angolazione per cui chi (a torto o a ragione) ritiene di avere delle energie disponibili per un contesto, automaticamente diventa uno che chiuso in casa quello che tu chiami malessere, mentre semplicemente ritiene (a torto o a ragione) di avere energie disponibili da impiegare in modo che (a torto o a ragione) ritiene più produttivo per la sua angolazione, per il SUO quadro.


Non giusto né sbagliato, ma diverso da altri quadri


E poi.. il malessere.. o quel che tu chiami malessere, è buona parte della benzina del motore del progresso.. è quel che ti fa “uscire” e ti porta al fare (magari disastri, anche)


e certo che un volontario esce a fare il volontario per curarsi (aver cura di se)


o chi esce a imbrattare muri o a spaccare vetrine dei negozi esce per curarsi (aver cura di se)


e come si fa a avere un bisogno e non “scaricarlo sugli altri”?


Se io ho bisogno di aprire un negozio di foulard perché ho un “malessere” che mi porta a licenziarmi improvvisamente da dove lavoro, come faccio a non scaricare il mio bisogno sugli altri?


Il povero imprenditore che da un giorno all’altro si trova scoperto nel posto che occupavo, la gente che passa ed è costretta a vedere la mia vetrina di foulard del cazzo, in mezzo alla via, per via del mio malessere.. e a loro chi ci pensa, poverini?

Ci penso io con mio bisogno? Ma manco per il cazzo..

quanto a guerra e pandemia, certo che sono due cose diverse, io non dico che sono uguali, dico che io sento odore di guerra, tante guerre a dir la verità, ognuno la sua.


Tanti nemici, e tanti pericoli, ma diversi.


La pandemia è solo un teatro, anzi in questo momento è IL teatro :)


per me
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ma vedi.. che la tizia che starnutiva sia ancora intubata, serve solo a sostenere la tua posizione nel contesto

Che però è la “tua posizione” e non la “posizione giusta”

a rovescio, se la tizia fosse adesso a farsi il ballo sul balcone, la tua posizione ne uscirebbe forse compromessa?

No di certo.

E non vale mica per te, vale per chiunque, sono solo le differenti posizioni che determinano diverse angolazioni dalle quali si vede la cosa.


E ogni cosa la si traduce in modo strumentale a mantenere la propria posizione, o se vogliamo spingerci più in là.. la posizione “giusta” dalla quale tutti coloro che non hanno la tua posizione diventano automaticamente “sbagliati”


e la signora ieri starnutente e oggi intubata risponde al quadro giusto, mentre quella se oggi balla sul balcone, ci si gira di là


ma non è mica una critica eh.. sono angolazioni, angolazioni di potenza e fragilità


Come l’angolazione per cui chi (a torto o a ragione) ritiene di avere delle energie disponibili per un contesto, automaticamente diventa uno che chiuso in casa quello che tu chiami malessere, mentre semplicemente ritiene (a torto o a ragione) di avere energie disponibili da impiegare in modo che (a torto o a ragione) ritiene più produttivo per la sua angolazione, per il SUO quadro.


Non giusto né sbagliato, ma diverso da altri quadri


E poi.. il malessere.. o quel che tu chiami malessere, è buona parte della benzina del motore del progresso.. è quel che ti fa “uscire” e ti porta al fare (magari disastri, anche)


e certo che un volontario esce a fare il volontario per curarsi (aver cura di se)


o chi esce a imbrattare muri o a spaccare vetrine dei negozi esce per curarsi (aver cura di se)


e come si fa a avere un bisogno e non “scaricarlo sugli altri”?


Se io ho bisogno di aprire un negozio di foulard perché ho un “malessere” che mi porta a licenziarmi improvvisamente da dove lavoro, come faccio a non scaricare il mio bisogno sugli altri?


Il povero imprenditore che da un giorno all’altro si trova scoperto nel posto che occupavo, la gente che passa ed è costretta a vedere la mia vetrina di foulard del cazzo, in mezzo alla via, per via del mio malessere.. e a loro chi ci pensa, poverini?

Ci penso io con mio bisogno? Ma manco per il cazzo..

quanto a guerra e pandemia, certo che sono due cose diverse, io non dico che sono uguali, dico che io sento odore di guerra, tante guerre a dir la verità, ognuno la sua.


Tanti nemici, e tanti pericoli, ma diversi.


La pandemia è solo un teatro, anzi in questo momento è IL teatro :)


per me
Parto dal fondo.

Sono d'accordo.

Ogni cosa è un teatro. A noi la scelta di COME partecipare alla rappresentazione.
Non abbiamo la scelta del COSA. E questa pandemia lo sta sottolineando potentemente.
Possiamo però decidere il nostro copione, il nostro costume. Il nostro ruolo.

(e qui si potrebbe parlare di libertà...ma poi mi dite che sono luuuungaaa...)

Ed è anche un gioco.
Ma vedi, se io gioco alla pandemia, gioco alla pandemia.
Non gioco alla guerra.
E faccio un adeguamento anche delle regole al contesto. (diverso giocare al parco e giocare in partita nazionale)

Se no finisco per far quella che alla partita di pallavolo si incazza coi giocatori perchè usano solo le mani. Come se fossero il nemico.
E invece semplicemente quello è il gioco e ha le sue regole.
E oltre a non aver capito un cazzo del gioco, manco sto capendo un cazzo del contesto.

E riduco le mie scelte.
Mettendomi fra l'altro in posizione di impotenza rispetto al piccolo campo di azione che ho a disposizione.

che tu senta odor di guerra è una questione linguistica, per certi versi.
E' il tuo modo di AVER rappresentato anche in passato il mondo.

E anche io ho come riferimento la guerra.

Quell'articolo mi ha interessata proprio perchè mi discuteva sul mio linguaggio e sulla mia rappresentazione del mondo.

Non ho tendenzialmente problemi a mettermi in discussione se quel che mi viene presentato è plausibile e sensato. E fondato e verificabile.
quell'articolo per esempio lo è.
E non ho problemi a rivedere la posizione di conseguenza. :)

Ed è lo stesso discorso per cui ho citato le condizioni della tipa.

Vedi, al 4 marzo quando esprimevo quello che pensavo e quello che stavo capendo mi sono sentita dire di tutto.
Esagerata, allarmista, ansiosa, etc etc.
E per quanto io se sono convinta di qualcosa tiro dritta, ascolto anche quello che mi viene detto e mi ci faccio domande sopra.
quindi mi sono chiesta parecchie volte se davvero non fossi allarmista e vittima di paure che non riuscivo a riconoscere.
Pensa, avevo fatto anche quattro chiacchiere col mio psyco a riguardo.
Non tanto per cercare rassicurazione o giusto o sbagliato, ma perchè ad un certo punto, mentre tutto intorno a me andava nella direzione praticamente opposta alla mia mi sono chiesta se non fosse la mia una allucinazione.

L'altra cosa che ho fatto, sono una pragmatica, è stata raccogliere dati.
Fare ricerca azione.

Quindi come in ricerca azione, facevo ipotesi agivo di conseguenza e poi andavo a verificare.
Di volta in volta.
Aggiustando di volta in volta il tiro.
Studiando i perchè e i percome.

La tipa quindi per me è un dato a conferma della mia capacità di rilevare il pericolo.
Se non fosse finita malata avrei letto la mia reazione come esagerata.
Ho testato il mio istinto. Cercando prove concrete (non pugnette :LOL:)

Ricerca azione, che in questo periodo in me sta riguardando principalmente l'istinto. .
E' un dato oggettivo: intubata.
E io prima di lei non avevo sentito quella sensazione lungo la spina dorsale (che mi ha letteralmente salvato il culo in situazioni pericolose).

sono deformazioni professional.
Io prendo posizione.
E poi verifico.
Se i dati confermano, faccio un altro passo.
SE non confermano, torno indietro o aggiusto o quel che serve.

Sulla questione dei bisogni...ti rispondo con calma.
Ora come ora scriverei un pippone.
 
Ultima modifica:

Skorpio

Utente di lunga data
Parto dal fondo.

Sono d'accordo.

Ogni cosa è un teatro. A noi la scelta di COME partecipare alla rappresentazione.
Non abbiamo la scelta del COSA. E questa pandemia lo sta sottolineando potentemente.
Possiamo però decidere il nostro copione, il nostro costume. Il nostro ruolo.

(e qui si potrebbe parlare di libertà...ma poi mi dite che sono luuuungaaa...)

Ed è anche un gioco.
Ma vedi, se io gioco alla pandemia, gioco alla pandemia.
Non gioco alla guerra.
E faccio un adeguamento anche delle regole al contesto. (diverso giocare al parco e giocare in partita nazionale)

Se no finisco per far quella che alla partita di pallavolo si incazza coi giocatori perchè usano solo le mani. Come se fossero il nemico.
E invece semplicemente quello è il gioco e ha le sue regole.
E oltre a non aver capito un cazzo del gioco, manco sto capendo un cazzo del contesto.

E riduco le mie scelte.
Mettendomi fra l'altro in posizione di impotenza rispetto al piccolo campo di azione che ho a disposizione.

che tu senta odor di guerra è una questione linguistica, per certi versi.
E' il tuo modo di AVER rappresentato anche in passato il mondo.

E anche io ho come riferimento la guerra.

Quell'articolo mi ha interessata proprio perchè mi discuteva sul mio linguaggio e sulla mia rappresentazione del mondo.

Non ho tendenzialmente problemi a mettermi in discussione se quel che mi viene presentato è plausibile e sensato. E fondato e verificabile.
quell'articolo per esempio lo è.
E non ho problemi a rivedere la posizione di conseguenza. :)

Ed è lo stesso discorso per cui ho citato le condizioni della tipa.

Vedi, al 4 marzo quando esprimevo quello che pensavo e quello che stavo capendo mi sono sentita dire di tutto.
Esagerata, allarmista, ansiosa, etc etc.
E per quanto io se sono convinta di qualcosa tiro dritta, ascolto anche quello che mi viene detto e mi ci faccio domande sopra.
quindi mi sono chiesta parecchie volte se davvero non fossi allarmista e vittima di paure che non riuscivo a riconoscere.
Pensa, avevo fatto anche quattro chiacchiere col mio psyco a riguardo.
Non tanto per cercare rassicurazione o giusto o sbagliato, ma perchè ad un certo punto, mentre tutto intorno a me andava nella direzione praticamente opposta alla mia mi sono chiesta se non fosse la mia una allucinazione.

L'altra cosa che ho fatto, sono una pragmatica, è stata raccogliere dati.
Fare ricerca azione.

Quindi come in ricerca azione, facevo ipotesi agivo di conseguenza e poi andavo a verificare.
Di volta in volta.
Aggiustando di volta in volta il tiro.
Studiando i perchè e i percome.

La tipa quindi per me è un dato a conferma della mia capacità di rilevare il pericolo.
Se non fosse finita malata avrei letto la mia reazione come esagerata.
Ho testato il mio istinto. Cercando prove concrete (non pugnette :LOL:)

Ricerca azione, che in questo periodo in me sta riguardando principalmente l'istinto. .
E' un dato oggettivo: intubata.
E io prima di lei non avevo sentito quella sensazione lungo la spina dorsale (che mi ha letteralmente salvato il culo in situazioni pericolose).

sono deformazioni professional.
Io prendo posizione.
E poi verifico.
Se i dati confermano, faccio un altro passo.
SE non confermano, torno indietro o aggiusto o quel che serve.

Sulla questione dei bisogni...ti rispondo con calma.
Ora come ora scriverei un pippone.
Volentieri.. Sul discorso "bisogni"

E sul resto..partiamo pure dal "teatro"
Che come vedi dalla pandemia o dalle statistiche, a esplodere mondi infiniti si fa presto..
Sulla libera scelta.. Io non sono sicuro.

Per la massa penso sia libera nell'ambito di un paradigma individuale storico preesistente.. Di un ruolo, di un odore percepito, e anche di una visione prospettica sul domani. E molto altro, compresa la situazione familiare personale.

Quindi è una "scelta" molto ristretta, non ampia, individualmente parlando

Come partecipa e che copione ha un poliziotto che deve pattugliare le strade? E un salumiere? E un infermiere? E un poveraccio di scampia? E Draghi? O la Capua? E un figlio di uno ricoverato in RSA? (mi ha detto @perplesso che è figo chiamarli così)

Tutti pienamente liberi e sullo stesso piano di scelta secondo te?

Secondo me no

E ancora non siamo partiti e abbiamo davanti milioni di visioni tutte diverse, che mettono in questo teatro cose tutte diverse

E non si è mosso ancora un passo

E sto parlando solo di ruoli eh?
Poi ci sono le persone, la loro storia, le loro paure ataviche, i loro punti di forza
I loro egoismi

Che mica se dico "pandemia" sono il mago Silvan che sparisce tutto e tutti vedono le stesse cose
Sarebbe bello fosse così.. Ma non lo è

Che quadro ha in testa Skorpio di questo contesto, che studia su maps il tragitto da fare per non incrociare la pattuglia della polizia, e rischiare di pagare una multa salata, per fare una cosa che nel SUO quadro ritiene giusta, senza capire se nel quadro del poliziotto risulterà giusta?

Che quadro ha chi da posizione autorevole dice: bisogna restare chiusi! Bisogna testare a casa! (?)

E che quadro ha chi, da posizione altrettanto autorevole dice: bisogna iniziare a riaprire! Bisogna ripartire! Non si può più aspettare! (?)

Che malessere ha chi ogni giorno dice "fase 2" "fase 2" "fase 2"?

Che guerra combatte chi in questo teatro dice: "se continua così non riapriremo! Siamo rovinati! " (?)

O quello che ieri qui sotto urlacciava insulti a uno col cane a 200 metri ma senza mascherina?

Che quadro ha in testa la Testa, e che guerra in testa ha la Testa.. Che scrive "smettiamo" e non "smettete" di dire che è una guerra

Che quadro ha in testa la ragazza Padovana che sabato mattina mi ha improvvisamente mandato una prenotazione per fine ottobre, tutta frizzante e eccitata dalla voglia di venire in Toscana per un evento mondiale?

Quale è la prospettiva" giusta"?

Questo è "il teatro" ed è ben altro dalla pandemia.

E sin dall'inizio io sono stato non particolarmente interessato a parlare di pandemia, ma sono interessato a parlare di "teatro"

Purché lo scopo non sia trovare il giusto e lo sbagliato, il "dritto" e il "fesso" etc.. Etc..
 
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ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Volentieri.. Sul discorso "bisogni"

E sul resto..partiamo pure dal "teatro"
Che come vedi dalla pandemia o dalle statistiche, a esplodere mondi infiniti si fa presto..
Sulla libera scelta.. Io non sono sicuro.

Per la massa penso sia libera nell'ambito di un paradigma individuale storico preesistente.. Di un ruolo, di un odore percepito, e anche di una visione prospettica sul domani. E molto altro, compresa la situazione familiare personale.

Quindi è una "scelta" molto ristretta, non ampia, individualmente parlando

Come partecipa e che copione ha un poliziotto che deve pattugliare le strade? E un salumiere? E un infermiere? E un poveraccio di scampia? E Draghi? O la Capua? E un figlio di uno ricoverato in RSA? (mi ha detto @perplesso che è figo chiamarli così)

Tutti pienamente liberi e sullo stesso piano di scelta secondo te?

Secondo me no

E ancora non siamo partiti e abbiamo davanti milioni di visioni tutte diverse, che mettono in questo teatro cose tutte diverse

E non si è mosso ancora un passo

E sto parlando solo di ruoli eh?
Poi ci sono le persone, la loro storia, le loro paure ataviche, i loro punti di forza
I loro egoismi

Che mica se dico "pandemia" sono il mago Silvan che sparisce tutto e tutti vedono le stesse cose
Sarebbe bello fosse così.. Ma non lo è

Che quadro ha in testa Skorpio di questo contesto, che studia su maps il tragitto da fare per non incrociare la pattuglia della polizia, e rischiare di pagare una multa salata, per fare una cosa che nel SUO quadro ritiene giusta, senza capire se nel quadro del poliziotto risulterà giusta?

Che quadro ha chi da posizione autorevole dice: bisogna restare chiusi! Bisogna testare a casa! (?)

E che quadro ha chi, da posizione altrettanto autorevole dice: bisogna iniziare a riaprire! Bisogna ripartire! Non si può più aspettare! (?)

Che malessere ha chi ogni giorno dice "fase 2" "fase 2" "fase 2"?

Che guerra combatte chi in questo teatro dice: "se continua così non riapriremo! Siamo rovinati! " (?)

O quello che ieri qui sotto urlacciava insulti a uno col cane a 200 metri ma senza mascherina?

Che quadro ha in testa la Testa, e che guerra in testa ha la Testa.. Che scrive "smettiamo" e non "smettete" di dire che è una guerra

Che quadro ha in testa la ragazza Padovana che sabato mattina mi ha improvvisamente mandato una prenotazione per fine ottobre, tutta frizzante e eccitata dalla voglia di venire in Toscana per un evento mondiale?

Quale è la prospettiva" giusta"?

Questo è "il teatro" ed è ben altro dalla pandemia.

E sin dall'inizio io sono stato non particolarmente interessato a parlare di pandemia, ma sono interessato a parlare di "teatro"

Purché lo scopo non sia trovare il giusto e lo sbagliato, il "dritto" e il "fesso" etc.. Etc..
Questo tuo post esplicita in maniera chiarissima il perchè iniziare a costruire un linguaggio comune sia fondamentale :)

Per quanto riguarda la libertà...come si fa a parlare di libertà se non si parla di limite?
Io sono libera di provare a volare.
E sono quindi libera di lanciarmi da un dirupo per essere libera.
Se non penso che però per quanto io desideri di esser libera di volare non ho le ali...quando mi lancio dal dirupo semplicemente se mi va bene mi fratturo le ossa. Se mi va male mi spiaccico al suolo.
E fine della libertà (o forse inizio...chi lo sa)

Per quanto riguarda i bisogni.

Tu vuoi parlare del teatro. Benissimo.
Esplicita il bisogno.
Può essere che interessi pure a me.

Ma se invece di esplicitarlo lo tieni implicito e se si parla di pandemia ti inserisci buttando la questione del teatro senza connettere e condividere i tuoi pensieri, non puoi pensare che sarai compreso.
che può andar bene. se va bene a te.

Ma stai scaricando un tuo bisogno inespresso obbligando gli altri a farsene carico. Che farsene carico sia accoglierti oppure rifiutarti.

Per quanto riguarda le RSA e la semplificazione in ospizio, sono pignola.
Non è che fa più figo.
Sono semplicemente strutture organizzate economicamente e logisticamente in modo diverso da un ospizio.
Tanto che la guerra - questa sì - che è in atto è che dopo che pur essendo strutture sanitarie non sono state fornite del minimo aiuto concreto (parlo di dpi, personale etc etc) c'è pure l'idea di usarle come spazio per i malati di covid.
E questo è possibile pensarlo proprio perchè non sono semplici ospizi e il loro nome non è semplicemente un essere fighi.

Le vogliono usare perchè hanno l'attrezzatura sanitaria per sostenere un malato subacuto.
E il personale.
visto che al loro interno ci lavorano medici e infermieri.
(non tenendo conto di cosa significhi - e cosa ha significato per quelle che l'hanno fatto - accogliere i malati di covid in una struttura che ha sì personale e apparecchiatura sanitaria, ma non ha l'organizzazione e la logistica per rendere concreta la cosa senza mettere a rischio gli ospiti che comunque pagano e profumatamente, anche se sono vecchi del cazzo che non servono - se non per pagare e arricchire qualcuno -).
E le conseguenze sono state aumento dei contagi e creazione di focolai. Oltre che morti più o meno denunciati. :sneaky:

E storicamente hanno fatto parecchio comodo economicamente. Formigoni ci ha sguazzato parecchio in questo tipo di appalti.
E' una storia parecchio lunga parte dagli anni 90 e si snoda con la 328 del 2000. Con tutto il resto che è venuto dopo.
 
Ultima modifica:

Skorpio

Utente di lunga data
Questo tuo post esplicita in maniera chiarissima il perchè iniziare a costruire un linguaggio comune sia fondamentale :)

Per quanto riguarda la libertà...come si fa a parlare di libertà se non si parla di limite?
Io sono libera di provare a volare.
E sono quindi libera di lanciarmi da un dirupo per essere libera.
Se non penso che però per quanto io desideri di esser libera di volare non ho le ali...quando mi lancio dal dirupo semplicemente se mi va bene mi fratturo le ossa. Se mi va male mi spiaccico al suolo.
E fine della libertà (o forse inizio...chi lo sa)

Per quanto riguarda i bisogni.

Tu vuoi parlare del teatro. Benissimo.
Esplicita il bisogno.
Può essere che interessi pure a me.

Ma se invece di esplicitarlo lo tieni implicito e se si parla di pandemia ti inserisci buttando la questione del teatro senza connettere e condividere i tuoi pensieri, non puoi pensare che sarai compreso.
che può andar bene. se va bene a te.

Ma stai scaricando un tuo bisogno inespresso obbligando gli altri a farsene carico. Che farsene carico sia accoglierti oppure rifiutarti.

Per quanto riguarda le RSA e la semplificazione in ospizio, sono pignola.
Non è che fa più figo.
Sono semplicemente strutture organizzate economicamente e logisticamente in modo diverso da un ospizio.
Tanto che la guerra - questa sì - che è in atto è che dopo che pur essendo strutture sanitarie non sono state fornite del minimo aiuto concreto (parlo di dpi, personale etc etc) c'è pure l'idea di usarle come spazio per i malati di covid.
E questo è possibile pensarlo proprio perchè non sono semplici ospizi e il loro nome non è semplicemente un essere fighi.

Le vogliono usare perchè hanno l'attrezzatura sanitaria per sostenere un malato subacuto.
E il personale.
visto che al loro interno ci lavorano medici e infermieri.
(non tenendo conto di cosa significhi - e cosa ha significato per quelle che l'hanno fatto - accogliere i malati di covid in una struttura che ha sì personale e apparecchiatura sanitaria, ma non ha l'organizzazione e la logistica per rendere concreta la cosa senza mettere a rischio gli ospiti che comunque pagano e profumatamente, anche se sono vecchi del cazzo che non servono - se non per pagare e arricchire qualcuno -).
E le conseguenze sono state aumento dei contagi e creazione di focolai. Oltre che morti più o meno denunciati. :sneaky:

E storicamente hanno fatto parecchio comodo economicamente. Formigoni ci ha sguazzato parecchio in questo tipo di appalti.
E' una storia parecchio lunga parte dagli anni 90 e si snoda con la 328 del 2000. Con tutto il resto che è venuto dopo.
🤣
E con che basi si può anche solo immaginare di costruire un linguaggio comune, se io parlo di "interesse" e tu mi rimandi che io avrei "bisogno"?

Credo che tra le tante distinzioni fra le due cose, ci sia il fatto che se uno ha interesse, è non incontra, si gira di là e cambia strada

Se invece c'è bisogno, si può pure arrivare fino alla "guerra"

E appunto, poiché portare cibo al mio gatto non è un interesse, ma un bisogno (si, quello lo è) , ora vado a far guerra :)
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Interessi e bisogni non vivono in dimensioni parallele :)

anzi, proprio tornando alla questione della motivazione, compartecipano alla costruzione di motivazione.

buona missione :LOL::LOL:

Sappi comunque che nel dpcm è vero che si parla di colonie preesistenti...ma...portar da mangiare ai randagi alias animali in libertà appartenenti ad un territorio, riguarda anche la sicurezza igienico sanitaria di un territorio. ;)
 

Skorpio

Utente di lunga data
Interessi e bisogni non vivono in dimensioni parallele :)

anzi, proprio tornando alla questione della motivazione, compartecipano alla costruzione di motivazione.

buona missione :LOL::LOL:

Sappi comunque che nel dpcm è vero che si parla di colonie preesistenti...ma...portar da mangiare ai randagi alias animali in libertà appartenenti ad un territorio, riguarda anche la sicurezza igienico sanitaria di un territorio. ;)
🤣 🤣

Dal minuto 22:30

Anche se secondo me merita guardarlo tutto

 

isabel

Utente di lunga data
Il nemico.. :) è lì il guaio



Ieri @ipazia diceva della percezione del rischio, e del nemico da combattere..



Ovviamente aspettarsi in questa guerra che il nemico sia, come in una guerra convenzionalmente intesa, quello con l'elmetto tondo e la divisa grigia che sta dietro il monte, è illusorio



Il nemico è da nessuna parte e ovunque, e il senso di questa guerra è che ognuno si costruisce i suoi.



Proprio @ipazia parlava giorni fa di una signora che starnutiva al super, e lei molto preoccupata stava a distanza, uscendo spaventata e correndo a gettarsi in doccia



Quello è "il nemico" (per lei)


Il nemico che può offenderti, colpirti, da cui devi fuggire



In questa guerra di nemici c'è ne sono di tutti i tipi


Il. Nemico è quello che gira senza mascherina, o quello che fa la spesa da 10 euro.


Ognuno si sceglie il suo, in base alla sua sensibilità



Ognuno "sente" i suoi nemici nella misura in cui teme di essere colpito, e ognuno ha punti diversi vulnerabili rispetto all'altro .



È una guerra complessa, magari ci fosse "il nemico da combattere"


Allora sarebbe tropo facile



Ecco perché forse può spaventare chiamarla guerra, perché il nemico tradizionale non c'è



E in questo senso capisco chi rifugge il termine

In questa prospettiva tutto è guerra e niente lo è, nel senso che il paradigma discende dalla posizione che assume la persona nel contesto.
E ci sono persone che si sentono in guerra sempre, battagliano in ogni situazione, indipendentemente dal contesto.
Se intendi dire che questo contesto agevola e fornisce spunti a chi vive in questa prospettiva, concordo. Ci si potrebbe anche chiedere il perché, volendo, ma esulerebbe completamente dal thread e dal dialogo che facciamo. :)
Però.
Lo scopo delle metafore è esemplificare un concetto o una circostanza utilizzando immagini note e condivise, che (possono certamente non corrispondere "punto-punto" ma) dovrebbero avere almeno un minimo di aderenza con gli attori, i contorni e le strategie del concetto che vanno ad esemplificare. In questo caso, una pandemia.


Partendo da qui. Io non leggo aderenza.
E mi sembra una metafora fuorviante.
Parla di contrapposizione dove servirebbe collaborazione.
Parla di nemici, invitando, se ce ne fosse bisogno, a cercarne.
È quindi una metafora "pericolosa", fa perdere di vista sia cosa sta accadendo sia la posizione di contenimento adottata come strategia (in senso stretto).


A me non spaventa il termine "guerra" mi spaventa che si "concettualizzi" un evento non causale, non prevedibile e, per definizione, livellante, con un evento o un contesto strettamente non casuale, prevedibile al punto di vivere di strategia. Ma questo fraintendimento capita in diversi contesti e situazioni.


Non so se sono riuscita a spiegarmi.
Tu lo senti il pericolo che si insinua a parlare ed agire concettualizzando come guerra ciò che non lo è?
Io lo sento ed è il genere di guerra o contrapposizione che, pur non essendo una persona pacifica, rifuggo.
 
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