Tebe
Egocentrica non in incognito
Stamattina mi sono ritrovata un cazzo duro (ma duro duro) appoggiato sull' osso sacro.
Stavo dormendo alla grande, con pure i tappi nelle orecchie, quindi non è che mi sono accorta subito fosse un pipino, anzi, per qualche secondo ho pensato che fossero i gattacci, in quanto hanno la terribile abitudine di accozzarsi alla mia schiena.
E poi stavo sognando.
Un sogno...ansiolitico. Ma di brutto. Mai più maria. Mai. Più.
Praticamente ho sognato la casa di mia nonna Victoria. La casa rifugio, non quella dove abitava con il nonno ovvero in aperta campagna piena di animali, fiori e piante.
Quella in "città", quella dove andava a ricaricarsi.
Era una appartamento che io amavo, nonostante non fosse in campagna, e un luogo dove pochissima gente aveva il permesso di entrare e anche chi entrava aveva sempre la fastidiosa sensazione di non essere gradito.
Cosa vera tra l'altro.
Io, ovviamente, ci bazzicavo quanto volevo.
Questo appartamento era pieno di luce, all'ultimo piano di un palazzo che dal di fuori non aveva nulla di particolare, anzi piuttosto anonimo, ma dentro...
Aveva praticamente buttato giù alcuni muri perimetrali, quelli che davano sul terrazzo grande, facendo delle pareti a vetro scorrevoli così da avere sempre la sensazione di essere...liberi.
Si vedeva solo il cielo. E il sole.
Faceva la restauratrice, dipingeva e amava la luce naturale.
Comunque.
Stanotte ho sognato che abitavo li. (l'appartamento, appena è morta è stato immediatamente venduto. Nemmeno il tempo di farla raffreddare nella tomba. E' stato venduto tutto. Pure i mobili. La biancheria. Tutto.)
Abitavo li sapendo che nonna era morta.
Era buio e guardavo la notte, davanti alle finestre scorrevoli, affondata nella poltrona nonna.
La poltrona nonna era una vecchissima poltrona di pelle dove Victoria amava sedersi a leggere. Fumare. telefonare. Insomma. La sua coperta di linus. (l'ultima notte della sua vita l'ha passata seduta li e quando l'hanno venduta, appena l'ho saputo ho tentato di ricomprarla ma la persona che l'aveva acquistata non ne ha voluto sapere)
Non ero da sola. C'era Man. Che mi sussurrava qualcosa all'orecchio, un pò sorridendo.
Non ricordo cosa mi diceva ma io non sorridevo.
La sensazione era che mi dicesse qualcosa che. Non mi interessava.
Poi mi sono alzata e sono andata nella stanza dove nonna teneva tutte le cose raccattate in giro per il mondo.
Teste africane, ventagli giapponesi e thailandesi, souvenir tecnologici americani...insomma...un bordello di roba.
Man dietro.
Io infastidita.
E poi il cazzo duro sulla schiena.
Ho aperto leggermente gli occhi, un pò rincoglionita con addosso una sensazione strana. Di non luogo. Non momento. Non realtà.
Forse i tappi che mi facevano sentire solo i miei acufeni hanno reso tutto più irreale, ma non riuscivo ad orientarmi.
Era come se fossi divisa.
Una parte con Man in casa di nonna e una parte con Mattia, a casa mia.
E mi sono incazzata.
Mi sono incazzata con Mattia. Di questo modo che ha avuto nel...
Per carità. Non è mica la prima volta che mi appoggia il pipino duro da qualche parte sul corpiciattolo rachitico ma stamattina...
Mi sono tolta i tappi con un plop a risucchio e gli ho detto di rimettere a posto le grazie.
E così ha fatto.
Mi sono alzata. Non sono più riuscita a dormire.
Avevo addosso qualcosa...
Mi è quasi sembrato che l'immagine di Man dentro casa di nonna fosse. Sbagliata.
Non so come dire.
Non centra nulla Mattia, era solo un fastidio...boh.
Non so questa pagina di blog dove vuole andare a parare.
Non lo so davvero, sentivo solo il bisogno di scriverla.
Stavo dormendo alla grande, con pure i tappi nelle orecchie, quindi non è che mi sono accorta subito fosse un pipino, anzi, per qualche secondo ho pensato che fossero i gattacci, in quanto hanno la terribile abitudine di accozzarsi alla mia schiena.
E poi stavo sognando.
Un sogno...ansiolitico. Ma di brutto. Mai più maria. Mai. Più.
Praticamente ho sognato la casa di mia nonna Victoria. La casa rifugio, non quella dove abitava con il nonno ovvero in aperta campagna piena di animali, fiori e piante.
Quella in "città", quella dove andava a ricaricarsi.
Era una appartamento che io amavo, nonostante non fosse in campagna, e un luogo dove pochissima gente aveva il permesso di entrare e anche chi entrava aveva sempre la fastidiosa sensazione di non essere gradito.
Cosa vera tra l'altro.
Io, ovviamente, ci bazzicavo quanto volevo.
Questo appartamento era pieno di luce, all'ultimo piano di un palazzo che dal di fuori non aveva nulla di particolare, anzi piuttosto anonimo, ma dentro...
Aveva praticamente buttato giù alcuni muri perimetrali, quelli che davano sul terrazzo grande, facendo delle pareti a vetro scorrevoli così da avere sempre la sensazione di essere...liberi.
Si vedeva solo il cielo. E il sole.
Faceva la restauratrice, dipingeva e amava la luce naturale.
Comunque.
Stanotte ho sognato che abitavo li. (l'appartamento, appena è morta è stato immediatamente venduto. Nemmeno il tempo di farla raffreddare nella tomba. E' stato venduto tutto. Pure i mobili. La biancheria. Tutto.)
Abitavo li sapendo che nonna era morta.
Era buio e guardavo la notte, davanti alle finestre scorrevoli, affondata nella poltrona nonna.
La poltrona nonna era una vecchissima poltrona di pelle dove Victoria amava sedersi a leggere. Fumare. telefonare. Insomma. La sua coperta di linus. (l'ultima notte della sua vita l'ha passata seduta li e quando l'hanno venduta, appena l'ho saputo ho tentato di ricomprarla ma la persona che l'aveva acquistata non ne ha voluto sapere)
Non ero da sola. C'era Man. Che mi sussurrava qualcosa all'orecchio, un pò sorridendo.
Non ricordo cosa mi diceva ma io non sorridevo.
La sensazione era che mi dicesse qualcosa che. Non mi interessava.
Poi mi sono alzata e sono andata nella stanza dove nonna teneva tutte le cose raccattate in giro per il mondo.
Teste africane, ventagli giapponesi e thailandesi, souvenir tecnologici americani...insomma...un bordello di roba.
Man dietro.
Io infastidita.
E poi il cazzo duro sulla schiena.
Ho aperto leggermente gli occhi, un pò rincoglionita con addosso una sensazione strana. Di non luogo. Non momento. Non realtà.
Forse i tappi che mi facevano sentire solo i miei acufeni hanno reso tutto più irreale, ma non riuscivo ad orientarmi.
Era come se fossi divisa.
Una parte con Man in casa di nonna e una parte con Mattia, a casa mia.
E mi sono incazzata.
Mi sono incazzata con Mattia. Di questo modo che ha avuto nel...
Per carità. Non è mica la prima volta che mi appoggia il pipino duro da qualche parte sul corpiciattolo rachitico ma stamattina...
Mi sono tolta i tappi con un plop a risucchio e gli ho detto di rimettere a posto le grazie.
E così ha fatto.
Mi sono alzata. Non sono più riuscita a dormire.
Avevo addosso qualcosa...
Mi è quasi sembrato che l'immagine di Man dentro casa di nonna fosse. Sbagliata.
Non so come dire.
Non centra nulla Mattia, era solo un fastidio...boh.
Non so questa pagina di blog dove vuole andare a parare.
Non lo so davvero, sentivo solo il bisogno di scriverla.