quindi sai già che vi rvedrete
quindi sai già che vi rvedrete
Mi ha scritto subito dopo che era stata una cosa fantastica. E che ci saremmo rivisti. Vedremo prossimamentequindi sai già che vi rvedrete
Pensavo che io sono sempre stata riservata, con carattere socievole, cosa che crea un po’ di confusione.C'è andata perché l'ha spinta lo psichiatra, con nessuna convinzione a rivelarsi a lei.
Il suo discorso era "Ma perché devo raccontare tutte le cose mie a un'altra persona?".
Ha raccontato, parlando per ore, solo ciò che si sentiva di dire.
Normalmente è una persona riservata. Non si aprirebbe mai con sconosciuti.
Figuriamoci su qualcosa che riguarda i sentimenti.
Di solito chi è riservato si apre solo con le poche persone verso cui nutre fiducia,Pensavo che io sono sempre stata riservata, con carattere socievole, cosa che crea un po’ di confusione.
E in quanto riservata mai sarei andata in un ambiente nudista.
Però non ho problemi a spogliarmi dal medico.
Ugualmente si può essere riservatissimi, ma aprirsi in una psicoterapia.
L’unica cosa che mi bloccherebbe a spogliarmi dal medico sarebbe l’essere sporca.
Forse è la stessa cosa che blocca chi in terapia non dice la verità o quelle verità che sarebbero la porta per cose che considera sporche. La psicoterapia è in sé non giudicante, eppure chi la rifiuta per principio la considera tale.
Magari accetta giudizi da altri e ne appare impermeabile, ma non vuole correre il rischio che siano viste le parti che lui considera sporche e che lui giudica impresentabili.
P.S. Ma è sopravvalutazione @Jacaranda
Più che non ti fidi riservi la tua intimità ad altriDi solito chi è riservato si apre solo con le poche persone verso cui nutre fiducia,
Dal medico ti spogli perché ti fidi di lui e del ruolo che rappresenta, mentre non ti fidi delle persone che potresti trovare su una spiaggia nudista.
dajeMi ha scritto subito dopo che era stata una cosa fantastica. E che ci saremmo rivisti. Vedremo prossimamente
Cosa c’entra la fiducia? In questo caso è la funzione/bisogno.Di solito chi è riservato si apre solo con le poche persone verso cui nutre fiducia,
Dal medico ti spogli perché ti fidi di lui e del ruolo che rappresenta, mentre non ti fidi delle persone che potresti trovare su una spiaggia nudista.
Esattamente.Più che non ti fidi riservi la tua intimità ad altri
non colgo il nesso con la fiduciaEsattamente.
Riservi la tua intimità alle persone che scegli tu per tuoi motivi.
Perché ti fidi, perché ti piacciono etc.
Appunto. Di uno psicoterapeuta ci si dovrebbe fidare, come del medico. Costa pure di più.Di solito chi è riservato si apre solo con le poche persone verso cui nutre fiducia,
Dal medico ti spogli perché ti fidi di lui e del ruolo che rappresenta, mentre non ti fidi delle persone che potresti trovare su una spiaggia nudista.
Lo stesso vale per lo psicoterapeuta.
Beh, se ti fai mettere un dito nel sedere DEVI comunque nutrire una discreta fiducia nella professionalità della persona con cui ti relazioni.Cosa c’entra la fiducia? In questo caso è la funzione/bisogno.
Dal medico se e quando mi spoglio è per necessità/ruolo. Posso anche non averlo mai visto prima.
Non è che non mi spoglio su una spiaggia perché non mi fido degli altri, non lo faccio perché non ne sento il bisogno.
poi dipende...
Un’amica parlava del suo medico di base che esordiva con un “si spogli” anche per una congiuntivite.![]()
Fiducia nelle capacità professionali di dare aiuto, penso.I
non colgo il nesso con la fiducia
Non ho mica paura. In che senso mi dovrei fidare?
Se gli riconosci il ruolo ti fidi.Appunto. Di uno psicoterapeuta ci si dovrebbe fidare, come del medico. Costa pure di più.
Mi riferivo alla spiaggia nudistaFiducia nelle capacità professionali di dare aiuto, penso.
Ma non è obbligatorio.Se gli riconosci il ruolo ti fidi.
Altrimenti è un semplice sconosciuto al quale non ti va di raccontare i cazzi tuoi.
In un percorso terapeutico è obbligatorio, attualmente.Ma non è obbligatorio.
Se no è come andarsi a confessare dopo una rapina dicendo che si è detto uffa alla mamma
Secondo te perché per lui è stata "una cosa fantastica"?Mi ha scritto subito dopo che era stata una cosa fantastica. E che ci saremmo rivisti. Vedremo prossimamente
Certo capisco bene la dimensione di responsabilità nel curarsi che sottolinei.Però ti accorgi di quando non stai bene. La malattia la curi. Se non lo fai e le scelte ricadono solo su di te, sono cazzi tuoi. E' che il più delle volte hanno ricadute su familiari o sulla società, molto spesso su entrambi. Poi nella malattia mentale ci sono sempre due livelli. Il livello per cui l'assunzione di una molecola ti restituisce (nella buona ipotesi) quell'impulso vitale (la volontà) che ti manca. E il livello (spesso successivo) in cui recuperata una sufficiente compensazione, stabilizzati i sintomi, lavori sulle cause. E questo è un lavoro che una molecola aggiunta da sola non sa fare. La psicoterapia e' sostituibile ed alternativa, fondamentale o inutile. Però fortunatamente i casi in cui perdura la condizione di non poter scegliere di lavorare sulle cause (ancora prima di come lavorare) non fanno troppa statistica. E non solo. Paradossalmente sono quelli che lasciano agli altri che sono intorno ESPERIENZE (anche dure), ma che non creano (nel senso di generare autonomamente) danni. Laddove hai la autonomia di fare danni, la "licenza di uccidere" direi che hai la autonomia anche per scegliere di provare a non farlo. Esula un po' dal parametro "sono cazzi miei", laddove soprattutto le conseguenze possono non solo ricadere sulla società (per il che spesso tutti ce ne freghiamo a vario modo, del tipo: fumo, e chissenefrega se poi dovessi stare un bel tempo a carico della AST, e' l'ultimo dei problemi...) ma su chi si ha vicino, in una fase successiva al verificarsi di una malattia: piglio la mia molecola, e il resto affanculo. Io sono una di quelle che di molecole ne ha buttate giù, e le cause le ha mandate lungo tempo affanculo. E quelli che puoi mettere in un cassetto sono al limite alcuni fatti, sempre laddove e fino a quando non influiscano (nel senso di condizionare) il tuo funzionamento. La professionista con cui sto lavorando io mi ha portato l'esempio di un reduce di guerra, che tornato a casa ha avuto vari disturbi (di ansia eccetera... Non ha qui importanza). Non era più in guerra, il "fatto" era passato. Però era arrivato a una conclusione che secondo me (e in questo la psicoterapeuta dicendolo mi ha rifilato un bel calcio in culo) e' una buona sintesi di quando volere è dovere, e al contempo potere. Che non è in sé invalidante un mero fatto passato. E' invalidante tutto ciò che da quel momento in poi riesce a costruirci sopra il cervello
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Ma non è quello. Io sono stata depressa grave. E ti assicuro che in quel periodo stavo talmente male che mi sarei tagliata un braccio, se fosse servito a non stare più così. Figurati cosa era assumere una molecola. Finita la assunzione (e in quel periodo non sono andata più in là di un monitoraggio atto ad alleviare i sintomi, per poi scalare la cura) non ero più di umore depresso. Ma questo non mi ha evitato (visto che mi rifiutavo di ascoltare la causa) di non correre il rischio di ricaderci. Rischio più che concreto, direi, visti poi come sono stati certi altri tempi. Alla fine ho scelto di ascoltarmi. Non è passato il tutto da una psicoterapia. Non avevo le risorse necessarie. Ora ho un po' più risorse, peraltro a me sta servendo. Ma avrei anche potuto scegliere di ricaderci con entrambi i piedi, e sapendolo, visto che la strada era nota. I farmaci curando i sintomi ti... Rimettono in piedi. Non determinano in nessun modo i passi successivi, se non nel senso di permetterti di compierli. Poi a volte li si prende a vita, per necessità o per scelta. In questo ultimo caso spesso semplicemente si è scelto di trascinarsi. Sono anche limitanti, gli antidepressivi. E guai se non esistessero, non mi fraintendere.Certo capisco bene la dimensione di responsabilità nel curarsi che sottolinei.
Pero' io continuo a credere che, almeno in alcuni casi, come nella depressione ad esempio, l'immobilismo non abbia nulla a che vedere con la strafottenza nei confronti degli altri o di se stessi, ma con la malattia stessa. Un depresso grave non andrebbe mai a farsi curare, forse neanche richiederebbe dei farmaci, se non avesse la famiglia a spingerlo.
Vale lo stesso anche per l'alcolismo e per le dipendenze in generale.
La scopata.Secondo te perché per lui è stata "una cosa fantastica"?