Leggo i vostri commenti e mi dico che forse sono strana io.
Al posto della nostra nuova utente avrei lasciato finire la chat per avere più elementi in mano da portare poi sul tavolo delle trattative, ma capisco il suo volersi evitare uno choc aggiuntivo.
Concordo con chi dice che l'episodio è stato un bel campanello d'allarme, che porta all'attenzione una situazione di progressivo distacco, ottimo terreno di coltura per fughe centrifughe alla coppia e che in un certo senso è una fortuna che l'abbia risvegliata da un pericoloso torpore.
Ma se nella coppia si sveglia solo uno e le soluzioni le cerca da solo, beh, quasi sicuramente non le troverà.
Le strategie che suggeriscono in molti (curati di più, lascia messaggi ambigui sul cellulare, ecc.) mi lasciano interdetta.
Mi ricordano un film degli anni 60 con Doris Day, dove la mamma della protagonista le insegna come tenersi un marito basandosi sulle analogie tra gli uomini e i cani contenute in un manuale. Roba da star male, a pensare che c'è chi può prenderlo sul serio al posto di farcisi su qualcosa in più che due risate, come si conviene per un'innocua commediola americana.
Chi lavora in solitudine resta in solitudine, solo in due, per quanto animato dalle migliori intenzioni.
Lui dove lo mettiamo?
Lui che minimizza l'accaduto e non si prende la responsabilità di ammettere che era in fuga, e che è solo stato fermato prima di riuscirci?
Dov'è la sua disponibilità al dialogo, a rivedere i suoi passi falsi, la sua risposta disfuzionale ad un problema comune?
Il controllo non è vicinanza, scopare di più non aumenta l'intimità, ingelosire non è comunicazione: è roba da adolescenti.
Chi usa strategie da due soldi manterrà in piedi rapporti da due soldi.
L'autenticità prevederebbe di andare a fondo delle proprie illusioni, delusioni e aspettative e mettersi a nudo di fronte e con l'altro.
Qui mi pare che si suggerisca solo di cambiarsi la maschera e rimanere comunque due attori, due ruoli, invece che risolversi a mostrarsi come due persone, ognuna col proprio mondo interiore.
Ma, lo ripeto, probabilmente sono strana io.