...gli anni sono passati come noccioline ed oggi posso guardare al mio passato con un sorriso. No, non significa che sono qui per elargire alllegria e spensieratezza, ma semplicemente di cose ne ho viste e sentite a sufficienza per poter quantomeno ridimensionare ciò che ho vissuto e che senza ombra di dubbio mi ha cambiato (in meglio o in peggio, onestamente ancora non l'ho capito).
Mi accodo alle manifestazioni di benvenuto. Sono un forumino poco praticante del forum e di recente iscrizione (nemmeno due anni).
Nel girovagare negli archivi del forum, ho letto alcuni tuoi vecchi interventi.
Confesso che ti avevo trovato un po' ossessivo e non sempre lineare, ma l'ho spiegato con una personalità impulsiva. Con il tempo, si dice che l'impulsività emozionale cede il passo ad approcci più riflessivi e pacati.
Mi sembra che tu lo stia confermando.
Il tradimento in fondo è molto semplice: c'è un problema nella coppia che si fa fatica a riconoscere e il partner cade nella sua rete non appena un terzo incomodo fiuta l'odore dell'opportunità, avendo lasciato saggiamente la porta aperta.. Punto. Tutto il resto, sono inutili orpelli che ci raccontiamo noi per dare un senso alla cosa. Non credo nel canto ammaliatore di una sirena, penso che siamo noi stessi a convincerci di sentirlo.
Che sia semplice non lo penso. Le motivazioni possono andare da quelle più banali (anche occasionali) ad altre molto più complesse e maturate nel tempo. Ogni tradimento è una storia a se stante ed originale, secondo me.
Il terzo incomodo semplicemente approfitta di una opportunità che viene offerta. Salvo che sia un "amico" del tradito, non credo che possa essere colpevolizzato, non costringe con la forza il partner traditore.
Convengo pienamente che il tradimento non sia mai un comportamento "inconsapevole" (così interpretando il grassetto) o casuale. E' sempre frutto di una scelta. Che si tende a nascondere, facendoci sopra un film quando si deve rispondere alle domande del partner tradito.
Rimango dell'idea che il tradimento in sè, non sia nulla di imperdonabile in determinate circostanze. Certo, a nessuno fa piacere pensare alla moglie che fa un pompino a un altro o al marito che si bomba una biondona, ma non lo vedo come insuperabile, se ci sono le basi per ricostruire.
Diversamente da molti che sono stati traditi, non è il fatto fisico che mi disturba così tanto quanto l'inganno e la scelta di raggirare.
Per questo trovo poco "superabile" un tradimento protratto nel tempo. "Perdonare" è un termine che viene usato parecchio a sproposito.
Magari può essere comprensibile la violazione del patto di fedeltà, se si ammette che la personalità umana sia quasi sempre tendente all'egoismo. In quella evenienza, però, rivendico la pari dignità del partner tradito, che deve essere libero di lasciare, se non se la sente di avere accanto chi lo ha ingannato.
L'atto di suo, non è che un "risolversi" di una situazione sottovalutata che ha poca valenza nel quadro globale. Sono fortemente convinto che tradire faccia parte della natura umana.
Insomma, la poca valenza mi sembra discutibile. Certo, rispetto alla morte non è paragonabile. Ma non è uno scherzo e spesso provoca sofferenze anche a lungo termine. E' sempre un evento importante nella vita di ciascuno.
Poi, ognuno attribuisce al tradimento il valore esistenziale che ritiene di sentire. E' un problema personale, in fondo.
Semplicemente, non è accettabile moralmente che il partner traditore racconti di non rivelare quello che combina al tradito per il bene di costui. Non è proprio altruismo ma semplice egoismo arrogante, con venature di vigliaccheria per la paura di conseguenze spiacevoli per sé, per come la vedo io.
Ma quindi, cosa mi è rimasto da allora? La mia firma è sempre valida: un grosso vuoto a livello emotivo. Semplicemente non sono più stato in grado di amare, all'inizio perchè scottato dai fattacci, ma poi mi sono reso conto che in realtà stavo solo riconoscendo una incapacità che avevo già da prima e che anzi era stata l'innesco del tutto.
Voglio bene a mia moglie, ma non ne sono innamorato. E oggi non trovo nemmeno così tragica la cosa. Facciamo le cose insieme, ci diamo da fare per la famiglia e andiamo avanti. Probabilmente da fuori nessuno sospetterebbe della mia situazione.
A parte l'eterna diatriba su cosa sia l'amore e la relazione di quel sentimento con l'innamoramento, la passione, ecc., il "voler bene" credo che sia la benefica conseguenza (brutto il termine "residuo") di un amore che si è stemperato nell'intensità e/o nel tempo.
Poi, il "vuoto emotivo" credo che sia la naturale conseguenza della perdita della idealizzazione del partner, che è un cambiamento forte di prospettiva.
In realtà, nella moderna psico-analisi mi sembra che si tenda ad incoraggiare lo sforzo di de-idealizzazione della figura partner traditore come cura per far acquisire consapevolezza e realismo al partner tradito.
Qualche annetto fa, mi sono concesso una brevissima storia di sesso (non è che non ho imparato dai miei errori, ma ero in un periodo in cui ne avevo bisogno e me lo sono concesso, scusate), con la consapevolezza che quello era e niente più. Oggi la sola idea mi reca fastidio; non avrei minimamente voglia di vivere come un ladro, fosse anche solo per una settimana. Forse con l'età sono diventato pigro, più che responsabile.
Insomma, per me tradire non significa per forza fine di un amore, ma fa tabula rasa di ciò che credevamo di essere. I miei problemi sussitevano da prima, il tradimento ha solo certificato i miei dubbi.
Piuttosto mi soffermerei un attimo su cosa cerchiamo in realtà quando tradiamo: l'amore vero, oppure noi stessi? In sostanza: l'altro/a ha la funzione di "incarnare l'ammmore vero", oppure è una insegna al neon con scritto "per fuggire, da questa parte"?
Non vedo il tradimento come un complemento dell'amore, direi che è una alternativa che si può scegliere di coltivare con l'intenzione di preservare quanto di comodo esiste della relazione ufficiale. Che non è più quella di prima. Sostanzialmente, si prende egoisticamente tutto quello che piace, curandosi molto meno del partner originario, magari per portare aventi il progetto "famiglia".
Per quello che ho osservato, i "sensi di colpa" del partner traditore costituiscono l'alibi perfetto per giustificare la prosecuzione del proprio comodo, una sorta di contrappeso morale (una specie di espiazione) che giustifica una condotta scorretta ed irrispettosa.
Poi, ognuno è libero di costruirsi la morale che ritiene più confacente alla propria convenienza. E comportarsi di conseguenza.
Una relazione è sempre una mediazione tra opposti egoismi. Chi pensa che ci sia un deus ex machina è solo un cretino / uno che legge recalcati
Su questo concordo in pieno.
Personalmente trovo scorretta l'analogia con il ladro. Al limite, ci starebbe con un "truffatore". (...)
Sono d'accordo. In effetti la definizione di truffa (conseguimento di un beneficio o profitto attraverso artifizi e raggiri) si attaglia bene al tradimento mentre il furto è sempre uno spossessamento di una proprietà altrui, che non c'entra niente con una relazione sentimentale tra due esseri umani basata sulla fiducia.