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Brunetta

Utente di lunga data
Trovo gente comune, come proletari e sottoproletari, delle categorie ormai obsolete. Per questo chiedevo la definizione. Mio padre era operaio, io impiegata dipendente, cambia poco, se non nella mia possibilità di accedere all'istruzione che a lui è mancata. Per questo è l'unica distinzione che posso capire, soprattutto in questa discussione.
Infatti ho fatto una classificazione per escludere che la ragione di quella ingenuità fosse l’ignoranza o la collocazione sociale.
Le classi sociali comunque esistono.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Io non vedo molta ingenuità in giro, anzi.
Tendenzialmente è più diffusa l'arroganza.
Ma a me non interessava l’arroganza. Ma dove collocare la ingenuità.
 

iosolo

Utente di lunga data
Infatti ho fatto una classificazione per escludere che la ragione di quella ingenuità fosse l’ignoranza o la collocazione sociale.
Le classi sociali comunque esistono.
In modo molto più dinamico. Tu non sai collocarti, io nemmeno. Così penso la stragrande maggioranza delle persone.
Forse ne andrebbero individuate altre che possano essere più determinate nei loro requisiti.
 

iosolo

Utente di lunga data

Brunetta

Utente di lunga data
In modo molto più dinamico. Tu non sai collocarti, io nemmeno. Così penso la stragrande maggioranza delle persone.
Forse ne andrebbero individuate altre che possano essere più determinate nei loro requisiti.
Bauman ci ha pensato.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Non ti sei convinta sulla superficialità, ti piace più ingenuità insomma.
Etta, per fare un esempio che conosciamo, è spesso superficiale, ma non è ingenua.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Dal mio link “ L’esclusione sociale elaborata da Bauman non si basa più sull’estraneità al sistema produttivo o sul non poter comprare l’essenziale, ma sul non poter comprare per sentirsi parte della modernità. Secondo Bauman il povero, nella vita liquida, cerca di standardizzarsi agli schemi comuni, ma si sente frustrato se non riesce a sentirsi come gli altri, cioè non sentirsi accettato nel ruolo di consumatore. In tal modo, in una società che vive per il consumo, tutto si trasforma in merce, incluso l’essere umano.”
Io penso che nel mondo mercificato anche le relazioni siano merce da avere per sentirsi di possedere il necessario.
 

spleen

utente ?
Dal mio link “ L’esclusione sociale elaborata da Bauman non si basa più sull’estraneità al sistema produttivo o sul non poter comprare l’essenziale, ma sul non poter comprare per sentirsi parte della modernità. Secondo Bauman il povero, nella vita liquida, cerca di standardizzarsi agli schemi comuni, ma si sente frustrato se non riesce a sentirsi come gli altri, cioè non sentirsi accettato nel ruolo di consumatore. In tal modo, in una società che vive per il consumo, tutto si trasforma in merce, incluso l’essere umano.”
Io penso che nel mondo mercificato anche le relazioni siano merce da avere per sentirsi di possedere il necessario.
Esattamente.
Perciò, è chiaro, come dice @iosolo che non esistono i proletari e i sottoproletari come li abbiamo conosciuti a scuola nella accezione marxista.
Ma non hanno certo cessato di esistere le categorie e fascie sociali, in progressiva differenziazione nell'accrescimento delle disparità.

1) La strategia della distrazione. Noam chomsky: le dieci egole del controllo sociale.
L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione, che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico da problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazione di continue distrazioni e informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico di interessarsi alle conoscenze essenziali nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica.
Mantenere l’attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali imprigionata da temi senza vera importanza.
Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare di ritorno alla fattoria come gli altri animali.
 

iosolo

Utente di lunga data
Dal mio link “ L’esclusione sociale elaborata da Bauman non si basa più sull’estraneità al sistema produttivo o sul non poter comprare l’essenziale, ma sul non poter comprare per sentirsi parte della modernità. Secondo Bauman il povero, nella vita liquida, cerca di standardizzarsi agli schemi comuni, ma si sente frustrato se non riesce a sentirsi come gli altri, cioè non sentirsi accettato nel ruolo di consumatore. In tal modo, in una società che vive per il consumo, tutto si trasforma in merce, incluso l’essere umano.”
Io penso che nel mondo mercificato anche le relazioni siano merce da avere per sentirsi di possedere il necessario.
Ti sei fatta un OT da sola insomma.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Esattamente.
Perciò, è chiaro, come dice @iosolo che non esistono i proletari e i sottoproletari come li abbiamo conosciuti a scuola nella accezione marxista.
Ma non hanno certo cessato di esistere le categorie e fascie sociali, in progressiva differenziazione nell'accrescimento delle disparità.

1) La strategia della distrazione. Noam chomsky: le dieci egole del controllo sociale.
L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione, che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico da problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazione di continue distrazioni e informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico di interessarsi alle conoscenze essenziali nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica.
Mantenere l’attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali imprigionata da temi senza vera importanza.
Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare di ritorno alla fattoria come gli altri animali.
Diciamo che non esistono le classi sociali perché non ci fa piacere ammettere che, nonostante gli studi e relativo benessere, in realtà siamo proletari privi di potere. In questo contesto i social ci danno una simulazione di potere.
Ma siamo solo una versione meno disturbante delle “stupide galline che si azzuffano per niente“ di Battiato o dei capponi di Renzo.
 

Brunetta

Utente di lunga data

Marjanna

Utente di lunga data
Dai… io sono quella che ha esperienza e non mi devo far raccontare da nessuno che ci sono persone adulte che sono di intelligenza limitata e capaci solo di sfornare banalità superficiali.
Una volta mi sono quasi scontrata con @Marjanna su questo, perché sembrava che mi considerasse una borghese chiusa in una bolla di benestanti. Conosco la gente comune molto più di tanti altri e conosco anche l‘ignoranza e la rispetto, perché non tutti hanno avuto lo stesso percorso di vita.
Ma chi è così limitato generalmente non è in grado di scrivere in modo corretto e complesso.
Non ho intenzione di riaprire una vecchia discussione, però Brunetta quella era stata una tua impressione.
Non ti ho mai considerata una borghese chiusa in una bolla di benestanti, però ognuno di noi ha delle proprie esperienze, e in un contesto virtuale non so quanto valga discutere quando una discussione viene spostata in uno scontro di esperienze, di luoghi frequentati, di attività lavorative o meno, collocate in città diverse, persino con collocazioni di quartiere. So che avevo scritto una cosa "scomoda", però ho tentato di raccontare qualcosa che esiste, oltre il personale (io e tu). Poi a me puoi pure dire che sono razzista, e io posso anche dirti "ok sono razzista", ma ho tentato di parlare di qualcosa che coinvolge più persone, che non sono mosse da superiorità di razza o colore di pelle.
 

spleen

utente ?
Diciamo che non esistono le classi sociali perché non ci fa piacere ammettere che, nonostante gli studi e relativo benessere, in realtà siamo proletari privi di potere. In questo contesto i social ci danno una simulazione di potere.
Ma siamo solo una versione meno disturbante delle “stupide galline che si azzuffano per niente“ di Battiato o dei capponi di Renzo.
Amo pensare che non sia del tutto vero, che non sia tutto perduto.
Il problema è la coscienza collettiva, quella conta ancora molto ed è in grado di far cambiare la rotta, nelle democrazie moltissimo, nelle dittature poco ma comunque in ruolo inaspettatamente rilevante (es. se la Russia perdesse in Ucraina a farne le spese per primo sarebbe Putin).
Poi sai, il grande Federico Zeri diceva che noi chiamiamo consumismo il fatto che oggi mangiamo tutti a sufficienza, anche i poveri.
Il vero problema, secondo me, e ho tentato più volte anche in questo 3d di dirlo è il mare di cazzate che reputiamo più importanti di faccende basilari.
L'autocoscienza è annacquata, anzi annegata.
:)
Con questo non voglio giustificare nessuno, la responsabilità personale di ciascuno penso sia evidente, ci è ancora dopotutto concesso scegliere...
 

danny

Utente di lunga data
Ritorniamo ai soliti discorsi, l'appiattimento di certe dinamiche social è dovuta anche a un certo tipo di informazione mediatica, tv e giornali. Perché finché lo dice la signora Mariuccia da casa "non ci sono più i cantanti di una volta" è un conto ma quando tv e giornali, evitano l'approfondimento per creare solo flame tra fazioni è più grave.
I titoloni dei giornali, il riportare commenti provocatori, sono solo la scusa per loro, di portare l'argomento esattamente dove vogliono che sia.
Sì, è questo il punto.

Ma a me non interessava l’arroganza. Ma dove collocare la ingenuità.
Nel conformismo. il conformismo limita l'analisi alla superficie.
Anche i dotti quando aderiscono fideisticamente a letture ideologiche, diventano superficiali.

Bauman ci ha pensato.
A proposito di Bauman, che ho letto: esattamente qual è il modello di società non liquida?
 

iosolo

Utente di lunga data
Diciamo che non esistono le classi sociali perché non ci fa piacere ammettere che, nonostante gli studi e relativo benessere, in realtà siamo proletari privi di potere. In questo contesto i social ci danno una simulazione di potere.
Ma siamo solo una versione meno disturbante delle “stupide galline che si azzuffano per niente“ di Battiato o dei capponi di Renzo.
Le classi sociali non esistono così come le abbiamo conosciute e in qualche modo imparato a contestare.
Qualsiasi cosa siamo, non saremo mai proletari privi di potere, nell'accezione che tu intendi.
Il proletario privo di potere non aveva speranza nemmeno del proprio futuro, o nel futuro dei propri figli, incatenato in una classe sociale che difficilmente dava dei spazi per poter evadere ma potersi identificare con quella classe sociale li, creava aggregazione e forza alla ricerca di quel potere di cui si sentivano privi, volendolo strappare dalla mani di chi lo deteneva.
Ora il potere, dov'è? Da quali mano va strappato? E soprattutto chi sono le persone con cui posso creare aggregazione e forza?
 

Brunetta

Utente di lunga data
Rispondete.
Tutto a me tocca fare?
 

spleen

utente ?
Le classi sociali non esistono così come le abbiamo conosciute e in qualche modo imparato a contestare.
Qualsiasi cosa siamo, non saremo mai proletari privi di potere, nell'accezione che tu intendi.
Il proletario privo di potere non aveva speranza nemmeno del proprio futuro, o nel futuro dei propri figli, incatenato in una classe sociale che difficilmente dava dei spazi per poter evadere ma potersi identificare con quella classe sociale li, creava aggregazione e forza alla ricerca di quel potere di cui si sentivano privi, volendolo strappare dalla mani di chi lo deteneva.
Ora il potere, dov'è? Da quali mano va strappato? E soprattutto chi sono le persone con cui posso creare aggregazione e forza?
Il proletariato è la vecchietta che rimette sullo scaffale del supermercato la confezione di biscotti che non si può permettere, è il ragazzo che non può pagarsi l’università, è l’immigrato che pagano quattro spicci per potare le viti. Il proletariato oggi è tutte le forme del disagio .

Noi siamo abituati a considerare che sia la politica il potere, non lo è più da un bel pezzo.

Il potere è quello dell’economia, della finanza della speculazione, di una certa forma di industria asservita alla logica del denaro e del profitto ad ogni costo, pronta a chiudere tutto per portare il lavoro in Cina e quando non sarà più competitiva quella, fin su marte, se sarà necessario.

Il potere è quello esplicato dai media, che ti induce ad avere, avere, avere, che ti mostra la luna, che ti invoglia a comprarla, che ti fa sentire un cretino se non ci arrivi coi soldi. Il potere è quello che titilla il tuo egoismo, è quello che ti induce a pensare che tutto abbia un prezzo, che ti fa credere che il tuo sia alto.

Il potere è la persuasione che non esista altra strada al di fuori di quella che seguono tutti, ben nascosto, ben celato, in modo che nessuno si accorga di che vite del cazzo che a volte stiamo facendo.

Aspetta che le risorse non bastino più per tutti (e succederà, prima o dopo). Poi vedrai dove stà di casa il potere.
 
Ultima modifica:

iosolo

Utente di lunga data
Il proletariato è la vecchietta che rimette sullo scaffale del supermercato la confezione di biscotti che non si può permettere, è il ragazzo che non può pagarsi l’università, è l’immigrato che pagano quattro spicci per potare le viti. Il proletariato oggi è tutte le forme del disagio .

Noi siamo abituati a considerare che sia la politica il potere, non lo è più da un bel pezzo.

Il potere è quello dell’economia, della finanza della speculazione, di una certa forma di industria asservita alla logica del denaro e del profitto ad ogni costo, pronta a chiudere tutto per portare il lavoro in Cina e quando non sarà più competitiva quella, fin su marte, se sarà necessario.

Il potere è quello esplicato dai media, che ti induce ad avere, avere, avere, che ti mostra la luna, che ti invoglia a comprarla, che ti fa sentire un cretino se non ci arrivi coi soldi. Il potere è quello che titilla il tuo egoismo, è quello che ti induce a pensare che tutto abbia un prezzo, che ti fa credere che il tuo sia alto.

Il potere è la persuasione che non esista altra strada al di fuori di quella che seguono tutti, ben nascosto, ben celato, in modo che nessuno si accorga di che vite del cazzo che a volte stiamo facendo.

Aspetta che le risorse non bastino più per tutti (e succederà, prima o dopo). Poi vedrai dove stà di casa il potere.
Sono concorde con tutto quello che hai detto, soprattutto per la tua analisi del potere. Ma quel potere lì o lo annienti oppure non puoi strapparlo via dalle mani di nessuno. Solo che è difficile da individuare, difficilissimo da combattere e per me quasi impossibile anche da annientare.

Inoltre, il proletario come tu lo identifichi manca uno degli elementi fondamentali della contestazione ed è la "coscienza" di esserlo.
Il disagio è individuale e come individuale viene vissuto, al massimo ci sono pochi e gruppi che cercando di allearsi ma manca l'idea di una dimensione più ampia, sociale, aggregante, che porta avanti gli stessi interessi e le stesse rivendicazioni.
 

spleen

utente ?
Sono concorde con tutto quello che hai detto, soprattutto per la tua analisi del potere. Ma quel potere lì o lo annienti oppure non puoi strapparlo via dalle mani di nessuno. Solo che è difficile da individuare, difficilissimo da combattere e per me quasi impossibile anche da annientare.

Inoltre, il proletario come tu lo identifichi manca uno degli elementi fondamentali della contestazione ed è la "coscienza" di esserlo.
Il disagio è individuale e come individuale viene vissuto, al massimo ci sono pochi e gruppi che cercando di allearsi ma manca l'idea di una dimensione più ampia, sociale, aggregante, che porta avanti gli stessi interessi e le stesse rivendicazioni.
Non credo nell’annientamento del potere, non credo nella lotta di classe, non credo sia possibile cambiare una società con la violenza, con la lotta. Non esiste un noi contro loro, io sono gli altri.

Il secolo scorso e parte di questo è bruciato dentro rivoluzioni ed estremismi, ha riempito le fosse comuni, non è cambiato un cazzo.

Io vivo come tutti gli altri nella dicotomia. Da un lato spero in una presa di coscienza collettiva, unica arma per rinnovare e rilanciare quel contratto sociale che sulla base di diritti e doveri condivisi ci aiuti ad andare avanti. Dall’altro la disperazione nello constatare che potrebbe essere solo una delle tante utopie che ci affliggono.

Quale speranza ha una umanità con una classe dirigente come questa, nella quale le nazioni più forti si ripropongono come potenze egemoni, neanche fossimo a metà ottocento? Non avendo fiducia nel popolo, dovrei riporla in queste mediocrissime bande di delinquenti? In un Biden rincoglionito? In quell’avanzo di galera di Putin? Nel neo imperatore della Cina? In quel macellaio di Nethaniao? Nei pizzicagnoli di Hamas che ad ottobre mentre violentavano le donne in Israele mettevano i neonati in forno? Negli ayatollah? Nel mostruoso burocratismo europeo? Nella corruzione delle classi dirigenti dei paesi del terzo mondo?

Vado avanti? Meglio di no, vero?

La vita è innanzi tutto un fatto individuale, prima di essere una faccenda collettiva e nulla può essere imposto a chi non crede nella possibilità di migliorare il tutto migliorando se stesso. Cosa capìta da sempre dalle grandi religioni della storia.

Ma se la nostra nuova religione è l’individualismo, la faccenda la vedo proprio dura, perché per me una cosa risulta abbastanza chiara, o l’umanità si salva tutta o non si salva nessuno, nemmeno il più ricco e potente.

Per me.
 
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