Alphonse02
Utente di lunga data
(Avvertenza: in blu e grassetto è la parte essenziale del post per capire se interessa; il resto è solo illustrazione facoltativa non necessariamente da leggere se non si vuole perdere tempo)
Offro al dibattito del forum alcune riflessioni sulle dinamiche post-tradimento e livello comportamentale e di costume, che sono mutate nel tempo che viviamo.
Le scelte dei partner, sia quelli che tradiscono sia quelli traditi, risultano influenzate da molteplici fattori psicologici, emotivi e culturali, che provo a sintetizzare qui appresso.
Le decisioni nella scelta di tradire e/o nell'affrontare il disvelamento del tradimento in ogni coppia sono sempre consapevoli (direi condizionate dalla "convenienza" in senso lato) e dipendono da una molteplicità di fattori che includono la storia relazionale, la personalità dei partners, il contesto socioculturale ed economico (anche delle famiglie di provenienza), i "condizionamenti sociali" dell'ambiente nel quale si svolge la relazione nonché l’evoluzione dei modelli familiari e delle aspettative individuali.
L'unica conclusione attendibile è che ogni relazione di coppia è un universo a sé e le dinamiche comportamentali, sebbene possano mostrare alcune tendenze piuttosto generali (ricorrenti), variano sempre in funzione del singolo contesto in cui si vive.
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Offro al dibattito del forum alcune riflessioni sulle dinamiche post-tradimento e livello comportamentale e di costume, che sono mutate nel tempo che viviamo.
Le scelte dei partner, sia quelli che tradiscono sia quelli traditi, risultano influenzate da molteplici fattori psicologici, emotivi e culturali, che provo a sintetizzare qui appresso.
- Volontà prevalente nel traditore di preservare il legame di coppia anche se si viene scoperti. Secondo alcuni articoli e osservazioni derivanti da apparenti rilevazioni statistiche, una larga maggioranza dei partner infedeli (si parla addirittura di percentuali superiori al 70–75%) manifesta, al momento o subito dopo la scoperta del tradimento, l’intenzione di salvaguardare la relazione esistente. Questo comportamento può derivare non tanto da una sincera volontà di recuperare il rapporto, ma da una forma di auto-protezione o finanche una sorta di strategia difensiva rivolta a proteggere la propria immagine, a evitare le conseguenze emotive, economiche o sociali del divorzio e a mantenere una certa stabilità familiare e sociale. In altri casi, dietro questa apparente volontà di “restare insieme” si nasconde l’intenzione di superare il colpo pur comprendendo che il tradimento è parte di un disordine più profondo, con il rischio che in futuro la dinamica si ripeta.
- Motivazioni eterogenee per il mantenimento del rapporto. Dagli esiti delle rilevazioni emergerebbe come il ritorno alla "comfort zone" familiare sia una leva importante: il partner stabile non garantisce solo serenità e supporto emotivo, ma offre anche una sicurezza economica e il benessere dei figli (quando non ci sono, una specie di rifugio sicuro). Inoltre, la prospettiva di un percorso di separazione o divorzio – spesso percepito come lungo, complicato e costoso – oltre all’ansia legata all’idea di dover ricostruire una nuova identità relazionale e affettiva, spinge molti a optare per il mantenimento del legame, nonostante il tradimento sia stato scoperto. Questa scelta può essere interpretata come una forma di autoconservazione, dove il timore della prospettiva di restare soli invecchiando pure gioca un ruolo determinante.
- La reazione dei traditi e il mutamento del senso della fedeltà. Rispetto alle generazioni passate, oggi sembra emergere una maggiore propensione da parte dei partners traditi a porre fine al rapporto. Questa tendenza può essere imputata alla perdita di fiducia, alla non sostenibilità del dolore per la reiterazione del comportamento infedele e alla riscoperta di differenze etiche e di valori che, seppur in passato potevano rimanere latenti, ora vengono in superficie con l'emersione del tradimento. In questo contesto, la crisi di fede nel modello della monogamia – soprattutto in assenza di forti motivazioni etico-religiose – spinge verso un modello in cui il benessere personale e l’auto-realizzazione assumono priorità, anche a costo di interrompere un legame che, in passato, era considerato indistruttibile.
- Maggiore consapevolezza diffusa sulla difficoltà del percorso di riavvicinamento e sulla problematica sincerità nei processi di riconciliazione. Anche quando il traditore dichiara l’intenzione di voler proseguire la relazione, occorre distinguere tra la mera volontà di "salvare le apparenze" e un autentico impegno nel percorso di riconciliazione. La profonda revisione personale e l’operazione di rinnovo della fiducia sono processi complessi che richiedono tempo, lavoro individuale e spesso un supporto esterno (come la terapia di coppia), che non sempre si accetta di intraprendere. Senza un impegno reale e costante di entrambi i partners, il rischio è che il disegno di riavvicinamento si riveli fragile e destinato a non garantire stabilità a medio o lungo termine.
- Evoluzione del valore della monogamia nella società contemporanea. Il mutamento dei valori relativi al concetto di fedeltà è un elemento fondamentale di quasi tutte le analisi sul punto. In una società che tende a favorire l’autorealizzazione personale e la libertà individuale, il principio della monogamia – se non fortemente radicato in convinzioni etico-religiose – viene messo in discussione. Da molti non si crede nella fedeltà pure quando si sceglie il matrimonio, che presuppone un vincolo di esclusività. Alcuni osservatori rilevano perfino che, in certi casi, il traditore si convince che l’infedeltà unilaterale possa avere una funzione “salvifica” del rapporto, in quanto può aumentare la tolleranza e stimolare una revisione dei ruoli, sebbene ciò rappresenti un’interpretazione controversa, alquanto ipocrita (la teoria della "stampella" del matrimonio infelice) e non priva di criticità (quando l'infedeltà è scoperta).
Le decisioni nella scelta di tradire e/o nell'affrontare il disvelamento del tradimento in ogni coppia sono sempre consapevoli (direi condizionate dalla "convenienza" in senso lato) e dipendono da una molteplicità di fattori che includono la storia relazionale, la personalità dei partners, il contesto socioculturale ed economico (anche delle famiglie di provenienza), i "condizionamenti sociali" dell'ambiente nel quale si svolge la relazione nonché l’evoluzione dei modelli familiari e delle aspettative individuali.
L'unica conclusione attendibile è che ogni relazione di coppia è un universo a sé e le dinamiche comportamentali, sebbene possano mostrare alcune tendenze piuttosto generali (ricorrenti), variano sempre in funzione del singolo contesto in cui si vive.