culto della bellezza III parte

La "donna angelica" di Dante era una donna in carne ed ossa, Beatrice. Idem la Teresa di Foscolo e la Lotte di Goethe. Quello che voglio dire è che quando i filosofi o gli scrittori vi parlano della bellezza, diffidate dal credere che essi lo fanno immaginandosi chissà quali paesaggi arcadici e mozzafiato. Certo, la bellezza della natura è importante, ma non è minimamente paragonabile alla bellezza sfuggente dell'eterno femminino. La bellezza tanto declamata nella filosofia/letteratura è incarnata da un viso di donna, da un corpo nudo formato da seni ben torniti e fianchi ondeggianti. Labbra sporgenti e rosse come un frutto maturo. Occhi azzurri come il cielo, o neri come la notte. Il resto sono solo dettagli... Questa è una bellezza che commuove, che sa catturare gli animi, infervorare le migliori penne, ispirare le più grandiose gesta. È per la bellezza di una donna, di una certa Elena, che si fece la guerra di Troia, i cui echi sopravvivono ancora oggi grazie al dettagliato resoconto che ce ne diede Omero. La bellezza è una chimera, un'utopia, che proprio come tale è destinata ad essere rincorsa invano. Dico invano perché essa subisce un destino infame: è facile preda della corruzione del tempo - sommo tiranno degli uomini -, che così come la fa sbocciare, irrefutabilmente la fa appassire.​
 
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