La novità, rispetto alla storia, è che siamo la prima società priva di (idea) di futuro. Il nostro futuro è un eterno presente, teso alla "demolizione" sistematica di tutto quello che abbiamo conosciuto. Si è contratto ad un concetto personale e privatistico, ha perso la sua dimensione sociale.
Ha smesso di interessarci, ha iniziato a farci paura.
Non mi riferisco alle conquiste tecnologiche, che altresì vengono "divinizzate", mi riferisco a quell' orizzonte ideale fatto di principi e di valori che sono stati (anche in contrasto tra loro) sia il motore delle società borghesi e reazionarie, sia delle lotte sociali ed individuali per il cambiamento e le trasformazioni via via nei secoli.
Mi spiego meglio: Non sento la nostalgia delle ideologie, sento la mancanza della loro elaborazione storica e politica, ed è per questo che tardi o tosto secondo me torneranno. Non è gridando oggi, inopinatamente al fascismo o al comunismo o alla reazionarietà del clero cattolico (mai parlare di islam però) che risolveremo i nostri problemi. Li risolveremo se - e l a b o r e r e m o - delle idee condivise e delle risposte ai bisogni umani. Se smetteremo di adorare questa forma di economia e di consumo che ci fa a pezzi moralmente e che stà demolendo la casa comune dove abitiamo. Se smetteremo di credere, colpevolmente, che siamo dei semidei a cui tutto e concesso, adesso. A scapito magari del futuro dei nostri figli (per chi ne ha).
Esempi? E' sufficiente guardare alla politica. Risulta a qualcuno che un politico attuale si spenda nel descrivere e nel progettare quale sia la sua idea di società, non dico tra 20 o 30 anni, ma soltanto tra cinque o dieci?
Oh si, genericamente ti promettono la luna. Meno tasse per Totti, meno vincoli per tutti. Tutti i diritti che vuoi (ce ne fosse uno che ti dice che ad ogni diritto corrispondono dei doveri). Ti promettono che i cattivoni spariranno, che non dovremo più avere paura, perchè è colpa dei cattivoni se le cose vanno così male.
Ed il bello è che siamo arrivati a credergli, e se non ci danno la luna, una volta che li abbiamo eletti, ci si incazza, pure.
Tutto reso surreale dalla semplificazione, tutto reso alla portata di tutti, a quel uno vale uno, esteso ad ogni parametro della vita. Una volta ogni italiano era un allenatore della sua nazionale di calcio, oggi ognuno è un virologo. Mentre i virologi, quelli veri, quando parlano in TV dicono quello che pensano rispetto non tanto all' oggettività della situazione, ma rispetto a quello in cui credono personalmente.
Quando all' inizio pandemia una virologa in TV disse che il covid era poco più forte di una comune influenza stagionale e che il tasso di mortalità si aggirava "appena" al 2-3 % io sono saltato sulla sedia, i suoi ospiti alla trasmissione televisiva come niente fosse.
Che quella percentuale, solo nella popolazione italiana infettata in massa significasse quasi un paio di milioni di morti non interessava a nessuno?
O forse in quel momento nessuno lo aveva capito?
Sono le due di notte, mi sono svegliato, stavo dormendo sul divano, adesso vado a letto, domani mi aspetta un altro giorno di questo covid year.
Servono altri esempi pratici? Nell' altro 3d si parlava della eradicazione della malaria nel dopoguerra, da parte di una società perlopiù contadina, soffrente per un conflitto fratricida. Esausta dopo una fase storica e politica devastante.
Priva di mezzi ma tesa ad uno sforzo, ad un obbiettivo, che coincideva al bene comune e ad una idea di futuro.
Non a caso quella generazione fu capace di un inatteso boom economico, che noi abbiamo, persino questo, snaturato, attribuendolo al genio italico e non invece, come fu la realtà, al sudore, alla fatica, alla sofferenza di una generazione che voleva riscattare il suo futuro e quello dei figli.
Questo è in sintesi (hahahhahah, sintesi...

) quello che penso
@Foglia.