A me piacevano invece.
Per dire la verità...non mi sono piaciuti quando li HO DOVUTI studiare per risputarli semi digeriti in interrogazione, poi me li sono ripresi in mano per i fatti miei...e allora mi sono proprio divertita!
Grazie per aver richiarito!
In effetti suona, ma solo eliminando la considerazione per cui concetti come crudeltà, xenofobia, sopraffazione sono rappresentazioni, scatole culturali che elaborano, dipendenti da tempo e spazio, caratteristiche di specie collocandole attraverso le dicotomie del giudizio.
Funzionali ad una determinata visione dell'uomo e in costante variazione e accomodamento.
(e trovo molto interessante che le dicotomie siano costruite in conflitto fra i due estremi considerati, giusto vs sbagliato, bene vs male...è una rappresentazione interessante che permette schieramenti rigidi, e quindi conflitti...guerre, usando il giudizio di valore per accomodare, mettendo i fiocchetti alla necessità.
Siamo bestie che fanno guerre, interne al gruppo ed esterne. Da sempre. Come i primati.
Ma noi abbiamo intellettualizzato la guerra, e siam riusciti a ripulirci le mani con la tecnologia. In origine, come i primati, uccidevamo a botte e a morsi, adesso abbiamo la distanza dalle morti che provochiamo...siam bravi eh!, senza ironia. E' stupefacente il nostro percorso di specie)
Hobbes è vissuto, diciamo, in pieno antropocentrismo, basando le sue riflessioni sul paradigma per cui l'uomo è superiore agli altri viventi, è super partes anche nel dominare non solo il suo ambiente ma pure se stesso.
Oggi è una evidenza che questa concezione sia sorpassata e disconfermata.
Il lupo vien visto come predatore pericoloso e senza regole - e la tradizione per cui il lupo vien descritto in questo modo è fra l'altro fondamentalmente occidentale - in contrapposizione all'uomo che è tale (pericoloso e senza regole) solo in stato di natura, ma può scegliere lo "stato umano".
Ormai è invece una evidenza che i lupi hanno una organizzazione sociale incredibile (che comprende la cura dei piccoli, degli anziani e anche dei feriti e dei malati) e che la loro esistenza è fondamentale al sistema.
Ed è altrettanto confermato che lo spazio di scelta rispetto alle caratteristiche evolutive che ci descrivono in quanto umani non sia frutto di una scelta ma di un percorso evolutivo su cui non abbiamo il minimo controllo.
E questa è la parte a cui facevo riferimento scrivendo che ai tempi le conoscenze etologiche, le scienze comportamentali, le neuroscienze manco le si pensava o immaginava.
In quel passaggio che riprendi, sto affermando che quello che siamo in quanto umani non è niente di più e niente di meno di ciò che siamo evolutivamente parlando.
Ossia un primate sociale.
Parte di un complesso da cui siamo dipendenti, volenti o nolenti.
E che, alla stregua del lupo MA ancor di più in funzione della nostra complessità, abbiamo un bisogno profondo di un contratto, anche sovra strutturato, in cui identificarci per poter sopravvivere. Il sociale è un "cuscinetto", con svariate funzioni. E che fra le sue funzioni ha quella di abbassare le tensioni alle guerre interne, preferibilmente orientandoci a quelle esterne di mantenimento di un assetto. Ma non è niente altro che una caratteristica di specie, che condividiamo per esempio con gli scimpanzè, che fanno guerre incredibili!
A differenza del lupo, e delle altre specie, però le nostre caratteristiche (quelle a cui faceva riferimento
@spleen) ci stanno permettendo di devastare un intero pianeta.
E anche questa non è cattiveria, così come è intesa.
Da che esiste la nostra specie, siamo arrivati in posti, li abbiamo esauriti di risorse (viventi e non viventi) e ci siamo spostati per fare la stessa cosa in un altro posto. La finitezza del pianeta è il limite con cui stiamo andando in collisione a tutta forza. E' una nostra caratteristica specie specifica.
Con G. ridacchiavamo immaginando un mondo in cui le zanzare sanno usare l'elettricità.
O se la sapessero usare le scimmie.
O i gatti