Fare la barba...

danny

Utente di lunga data
Un consiglio però lo do...
Mettete via soldi.
Comprate case rivendibili.
Fate assicurazioni.
L'assistenza da vecchi dovete cominciare a considerarla parte degli investimenti necessari da fare in una vita.
Non guadagnate abbastanza?
Cominciate a chiedervi allora perché da vecchi avrete un problema che i vostri nonni non avevano.
 

Marjanna

Utente di lunga data
Chi crea problemi viene sedato.
Negli ospedali tendenzialmente recuperano chi è recuperabile, con una buona parte di occhio clinico basato su dati.
Un over 80 che entra con pluripatologie a cui si aggiunge altro, non viene gestito come una persona più giovane.
Nelle strutture la gestione è più a lungo termine e un concentrato di più persone malate.
Tutte le strutture chiuse, esattamente come il carcere, per gestire non possono che esercitare delle forme di contenimento, o applicare degli schemi, che portano ad un riflesso di percezione di disumanizzazione.
Non è però totalmente mancante un impegno da parte delle varie figure che vi lavorano.
 

hammer

Utente di lunga data
E nel frattempo da inizio anno è morto anche mio cognato. Terzo funerale.
Il mio amico morendo ha lasciato la moglie, ma anche la madre novantenne.
Se c'è qualcosa che non è prevedibile è proprio la fine della nostra vita o quella di chi ci sta vicino.
Minchia Danny... :oops: 🔫
 

The Reverend

Utente di lunga data
Un consiglio però lo do...
Mettete via soldi.
Comprate case rivendibili.
Fate assicurazioni.
L'assistenza da vecchi dovete cominciare a considerarla parte degli investimenti necessari da fare in una vita.
Non guadagnate abbastanza?
Cominciate a chiedervi allora perché da vecchi avrete un problema che i vostri nonni non avevano.
L'ho già scritto ma ribadisco: non voglio essere un peso per il figlio quindi ho già preparato il tutto necessario per "emigrare" in Svizzera visto che questo Belpaese non permette di porre fine in modo dignitoso alla propria esistenza.
La società cosiddetta civile ti indica come devi vivere ma mai come morire
 

Nicky

Utente di lunga data
L'ho già scritto ma ribadisco: non voglio essere un peso per il figlio quindi ho già preparato il tutto necessario per "emigrare" in Svizzera visto che questo Belpaese non permette di porre fine in modo dignitoso alla propria esistenza.
La società cosiddetta civile ti indica come devi vivere ma mai come morire
Sicuramente la libertà va preservata, però io credo che prima dovremmo non abbandonare l'idea che si possa vivere in modo dignitoso.
Io credo che ci abbiamo via via convinto che non possiamo più chiedere nulla a nessuno, alla società, allo stato, perché non ci sono risorse.
E quindi ci illudono che potremo preservare la nostra dignità morendo.
Intanto, con questi alibi nessuno fa più nulla, nessuno più crede che possa esserci un futuro dignitoso e sostenibile.
A me, ad esempio, andare in futuro, quando sarò molto vecchia, in una struttura condivisa, per gli ultimi anni, magari al mare o inun posto do campagna, non dispiacerebbe e solleverebbe i miei parenti da molte incombenze. Ma spero di avere le risorse economiche per farlo.
 

The Reverend

Utente di lunga data
Sicuramente la libertà va preservata, però io credo che prima dovremmo non abbandonare l'idea che si possa vivere in modo dignitoso.
Io credo che ci abbiamo via via convinto che non possiamo più chiedere nulla a nessuno, alla società, allo stato, perché non ci sono risorse.
E quindi ci illudono che potremo preservare la nostra dignità morendo.
Intanto, con questi alibi nessuno fa più nulla, nessuno più crede che possa esserci un futuro dignitoso e sostenibile.
A me, ad esempio, andare in futuro, quando sarò molto vecchia, in una struttura condivisa, per gli ultimi anni, magari al mare o inun posto do campagna, non dispiacerebbe e solleverebbe i miei parenti da molte incombenze. Ma spero di avere le risorse economiche per farlo.
Giustissimo ma io mi riferivo alla dignitosa morte
 

Marjanna

Utente di lunga data
L'ho già scritto ma ribadisco: non voglio essere un peso per il figlio quindi ho già preparato il tutto necessario per "emigrare" in Svizzera visto che questo Belpaese non permette di porre fine in modo dignitoso alla propria esistenza.
La società cosiddetta civile ti indica come devi vivere ma mai come morire
Dipende... vi è un punto in cui vieni accompagnato "al creatore" anche in Italia.
Purtroppo in patologie degenerative (come le demenze, o la sla, ect) accade solo dopo aver vissuto anche anni in cui la degenerazione ha avvenuto corso.
In Svizzera il tutto è gestito in modo più... dichiarato. In Italia abbiamo la sedazione terminale.
 

Allegati

The Reverend

Utente di lunga data
Dipende... vi è un punto in cui vieni accompagnato "al creatore" anche in Italia.
Purtroppo in patologie degenerative (come le demenze, o la sla, ect) accade solo dopo aver vissuto anche anni in cui la degenerazione ha avvenuto corso.
In Svizzera il tutto è gestito in modo più... dichiarato. In Italia abbiamo la sedazione terminale.
E quel "dipende" che andrebbe individualizzato. Vorrei decidere io quando e come uscire di scena.
Visto che lo stato lucra anche sulla mia dipartita (tasse, eredità ((nulla nel mio caso specifico 😂)), ecc)
 

Lara3

Utente di lunga data
Alla fine, pensi che i tuoi genitori si siano comportati correttamente con te, in questa situazione, visto il risultato finale?
Per quanto mi riguarda, con tutto il rispetto, da quanto scrivi emerge chiaramente che i tuoi genitori avevano gravi, patologici, disturbi comportamentali, se ti picchiavano per un "8".
A casa nostra per un "7" si ballava tutti insieme sui tavoli dalla gioia. 🥳
I risultati sono arrivati lo stesso e non è stato necessario creare nessun "cattivo ricordo".
Mi picchiava mia madre; mio padre non stava abbastanza con noi per avere il tempo di farlo, ma il disprezzo riusciva a trasmetterlo.
So che da me voleva sempre di più, c’era sempre la figlia di un’amica che era meglio di me e non smetteva di rimproverarmelo.
Ma dopo ho capito che mi picchiava per ogni cosa perché ormai era esausta e si sfogava su di me. Però anche nei momenti di calma era un continuo rimprovero.
Adesso mi fa sorridere e sembra una barzelletta : credo che avevo circa 10 anni e una volta una signora raccontò che sua figlia aveva deciso di diventare suora. Mia madre elogiò la scelta, ma non si limitò solo a questo; davanti alla signora mi disse: « vedi come è brava la figlia della signora ecc ecc ecc ».
Qualche mese più tardi, ormai non sapendo come accontentare questa madre sempre più esigente: dovevo essere meglio, non ero abbastanza intelligente, brava, bella ecc, ecco, decisi di fare una cosa che sapevo che gli facesse piacere. E comunico che voglio diventare suora. Non vi dico gli insulti che sono seguiti.
 

hammer

Utente di lunga data
Mi picchiava mia madre; mio padre non stava abbastanza con noi per avere il tempo di farlo, ma il disprezzo riusciva a trasmetterlo.
So che da me voleva sempre di più, c’era sempre la figlia di un’amica che era meglio di me e non smetteva di rimproverarmelo.
Ma dopo ho capito che mi picchiava per ogni cosa perché ormai era esausta e si sfogava su di me. Però anche nei momenti di calma era un continuo rimprovero.
Adesso mi fa sorridere e sembra una barzelletta : credo che avevo circa 10 anni e una volta una signora raccontò che sua figlia aveva deciso di diventare suora. Mia madre elogiò la scelta, ma non si limitò solo a questo; davanti alla signora mi disse: « vedi come è brava la figlia della signora ecc ecc ecc ».
Qualche mese più tardi, ormai non sapendo come accontentare questa madre sempre più esigente: dovevo essere meglio, non ero abbastanza intelligente, brava, bella ecc, ecco, decisi di fare una cosa che sapevo che gli facesse piacere. E comunico che voglio diventare suora. Non vi dico gli insulti che sono seguiti.
Mi dispiace tanto per quello che hai passato.
Ogni bambino vorrebbe solo essere amato e accettato, e credo tu abbia fatto di tutto per riuscirci.
Hai mai avuto modo di chiarire o risolvere il tuo rapporto con i tuoi genitori?
Magari sputandogli, metaforicamente oppure no, in un occhio?
 

cinquanta+uno

Utente di lunga data
Un consiglio però lo do...
Mettete via soldi.
Comprate case rivendibili.
Fate assicurazioni.
L'assistenza da vecchi dovete cominciare a considerarla parte degli investimenti necessari da fare in una vita.
Non guadagnate abbastanza?
Cominciate a chiedervi allora perché da vecchi avrete un problema che i vostri nonni non avevano.
Vero, e non ci pensano. La maggior parte delle famiglie è più propensa all'indebitamento che al risparmio.
 

hammer

Utente di lunga data
L'ho già scritto ma ribadisco: non voglio essere un peso per il figlio quindi ho già preparato il tutto necessario per "emigrare" in Svizzera visto che questo Belpaese non permette di porre fine in modo dignitoso alla propria esistenza.
La società cosiddetta civile ti indica come devi vivere ma mai come morire
In una conversazione agghiacciante mio padre mi confessò che se poteva sembrare facile nascere, morire non era facile per nulla.
Come se volesse avvertirmi su qualcosa che prima o poi sarebbe capitata anche a me. Come a tutti.
Non mi sono mai arreso ed ho cercato di tenerlo in vita sino all'ultimo. Non volevo ci lasciasse, anche se era anziano e la sua vita l'aveva felicemente percorsa. Ancora oggi, non so per quale cazzo di motivo, vivo la morte dei miei genitori come una sconfitta personale.
Ripercorro momenti e ricordi ed è come se non avessi mai fatto abbastanza per tenerli con me.
 

Gaia

Utente di lunga data
In una conversazione agghiacciante mio padre mi confessò che se poteva sembrare facile nascere, morire non era facile per nulla.
Come se volesse avvertirmi su qualcosa che prima o poi sarebbe capitata anche a me. Come a tutti.
Non mi sono mai arreso ed ho cercato di tenerlo in vita sino all'ultimo. Non volevo ci lasciasse, anche se era anziano e la sua vita l'aveva felicemente percorsa. Ancora oggi, non so per quale cazzo di motivo, vivo la morte dei miei genitori come una sconfitta personale.
Ripercorro momenti e ricordi ed è come se non avessi mai fatto abbastanza per tenerli con me.
Mio padre mi dice sempre che anche la morte va guadagnata.
 

The Reverend

Utente di lunga data
In una conversazione agghiacciante mio padre mi confessò che se poteva sembrare facile nascere, morire non era facile per nulla.
Come se volesse avvertirmi su qualcosa che prima o poi sarebbe capitata anche a me. Come a tutti.
Non mi sono mai arreso ed ho cercato di tenerlo in vita sino all'ultimo. Non volevo ci lasciasse, anche se era anziano e la sua vita l'aveva felicemente percorsa. Ancora oggi, non so per quale cazzo di motivo, vivo la morte dei miei genitori come una sconfitta personale.
Ripercorro momenti e ricordi ed è come se non avessi mai fatto abbastanza per tenerli con me.
Come spesso accade qui siamo nel profondo soggettivo. A parte che io ho un vissuto simile a @Lara3 , ho vissuto , grazie anche alla fede profonda che ho, la loro morte con una liberazione invece. Non ho nessun senso di colpa né rimorso perché ho fatto anche troppo per loro e come disse una saggia qui "si raccoglie ciò che si semina".
Un solidale abbraccio dear @hammer
 

Brunetta

Utente di lunga data
La nostra cultura ha rimosso la morte. Spesso viene percepita come una ingiustizia, come se non fossimo nati per morire.
I progressi della medicina e dei farmaci ci fa pensare che se si muore, accada per un errore.
Inoltre siamo incentrati su noi stessi e sulla perdita di noi vivi.
Se rimuovere la morte dei giovani è istintivo, abbiamo poesie e romanzi su questo, bisognerebbe accettare che tutti invecchiamo e manifesteremo varie patologie e poi moriremo.
Il rifiuto della morte si manifesta anche nel voler decidere noi la nostra morte.
Diventiamo così dei vecchi “sani”, che vogliono vivere come giovani e poi vecchi malati che vogliono fregare la morte, anche di poco.
A me pare così che si stia costruendo una cultura dell’individualismo della morte che viene anticipata con un colpo di teatro in cui il suicidio assume un valore di affermazione di sé.
Questo estremo atto di egocentrismo lo raccontiamo come altruismo, per non essere di peso.
 

Lara3

Utente di lunga data
La nostra cultura ha rimosso la morte. Spesso viene percepita come una ingiustizia, come se non fossimo nati per morire.
I progressi della medicina e dei farmaci ci fa pensare che se si muore, accada per un errore.
Inoltre siamo incentrati su noi stessi e sulla perdita di noi vivi.
Se rimuovere la morte dei giovani è istintivo, abbiamo poesie e romanzi su questo, bisognerebbe accettare che tutti invecchiamo e manifesteremo varie patologie e poi moriremo.
Il rifiuto della morte si manifesta anche nel voler decidere noi la nostra morte.
Diventiamo così dei vecchi “sani”, che vogliono vivere come giovani e poi vecchi malati che vogliono fregare la morte, anche di poco.
A me pare così che si stia costruendo una cultura dell’individualismo della morte che viene anticipata con un colpo di teatro in cui il suicidio assume un valore di affermazione di sé.
Questo estremo atto di egocentrismo lo raccontiamo come altruismo, per non essere di peso.
Vero. Però ci sono tante sfumature dietro a un suicidio assistito. Dolori fisici insopportabili, dolori non fisici, ma non per questo meno terribili, patologie di grave depressione come quella ragazza giovane che non si era mai ripresa dopo uno stupro e ha scelto il suicidio assistito. Non so, non giudico.
L’altro suicidio… terribile il vuoto attorno alla persona che ha fatto questa scelta con lucidità e in assenza di disturbi mentali. Terribile la sua solitudine.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Vero. Però ci sono tante sfumature dietro a un suicidio assistito. Dolori fisici insopportabili, dolori non fisici, ma non per questo meno terribili, patologie di grave depressione come quella ragazza giovane che non si era mai ripresa dopo uno stupro e ha scelto il suicidio assistito. Non so, non giudico.
L’altro suicidio… terribile il vuoto attorno alla persona che ha fatto questa scelta con lucidità e in assenza di disturbi mentali. Terribile la sua solitudine.
I casi singoli si manifestano all’interno di una cultura.
Gli antichi Romani che sceglievano il suicidio (a volte “assistito” da uno schiavo) piuttosto della cattura o della vergogna della sconfitta, lo facevano consapevoli che la vita da schiavi sarebbe stata orrenda.
Adesso si cerca solo di anticipare la natura, anche quando è prevista la sedazione profonda per poco tempo.
Forse può essere un “affare”?
Ma si sviluppa all’interno di una cultura che nega la malattia e la decadenza.
Se la vita ha senso solo in una concatenazione di “esperienze“, quando non si è più in grado di fare “esperienze”, la vita non ha più significato. Viene resa insignificante l’esperienza della malattia e del dolore.
Ogni momento della vita sembra che non debba comprendere anche il dolore. Ma è il dolore che ci fa apprezzare la sua mancanza. Se non non sappiamo vivere il dolore, finiamo per cercare solo euforia.
 

hammer

Utente di lunga data
La nostra cultura ha rimosso la morte. Spesso viene percepita come una ingiustizia, come se non fossimo nati per morire.
I progressi della medicina e dei farmaci ci fa pensare che se si muore, accada per un errore.
Inoltre siamo incentrati su noi stessi e sulla perdita di noi vivi.
Se rimuovere la morte dei giovani è istintivo, abbiamo poesie e romanzi su questo, bisognerebbe accettare che tutti invecchiamo e manifesteremo varie patologie e poi moriremo.
Il rifiuto della morte si manifesta anche nel voler decidere noi la nostra morte.
Diventiamo così dei vecchi “sani”, che vogliono vivere come giovani e poi vecchi malati che vogliono fregare la morte, anche di poco.
A me pare così che si stia costruendo una cultura dell’individualismo della morte che viene anticipata con un colpo di teatro in cui il suicidio assume un valore di affermazione di sé.
Questo estremo atto di egocentrismo lo raccontiamo come altruismo, per non essere di peso.
Il suicidio è un atto di egocentrismo e l'affermazione di sé stessi alla massima potenza.
Per quanto mi riguarda lo considero un diritto naturale inalienabile e insindacabile.
In una società perfetta ed evoluta chiunque dovrebbe avere il diritto di poter decidere di "spegnersi" per qualunque, insindacabile motivo.
Diritto che viene comunque esercitato liberamente ma nei modi più orribili e indecenti.
 

Lara3

Utente di lunga data
I casi singoli si manifestano all’interno di una cultura.
Gli antichi Romani che sceglievano il suicidio (a volte “assistito” da uno schiavo) piuttosto della cattura o della vergogna della sconfitta, lo facevano consapevoli che la vita da schiavi sarebbe stata orrenda.
Adesso si cerca solo di anticipare la natura, anche quando è prevista la sedazione profonda per poco tempo.
Forse può essere un “affare”?
Ma si sviluppa all’interno di una cultura che nega la malattia e la decadenza.
Se la vita ha senso solo in una concatenazione di “esperienze“, quando non si è più in grado di fare “esperienze”, la vita non ha più significato. Viene resa insignificante l’esperienza della malattia e del dolore.
Ogni momento della vita sembra che non debba comprendere anche il dolore. Ma è il dolore che ci fa apprezzare la sua mancanza. Se non non sappiamo vivere il dolore, finiamo per cercare solo euforia.
Si, ma quando nella vita rimane solo il dolore incessante per troppo tempo, si perde la speranza che arriverà ancora qualcosa che valga la pena di viverla.
 
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