Il cibo dell'anima

Fiammetta

Amazzone! Embe'. Sticazzi
Staff Forum
Non t’amo più… È un finale banale.
Banale come la vita, banale come la morte.
Spezzerò la corda di questa crudele romanza,
farò a pezzi la chitarra: ancora la commedia perché recitare!
Al cucciolo soltanto, a questo mostriciattolo peloso, non è dato capire
perché ti dai tanta pena e perché io faccio altrettanto.
Lo lascio entrare da me, e raschia la tua porta,
lo lasci passare tu, e raschia la mia porta, C’è da impazzire, con questo dimenio continuo…
O cane sentimentalone, non sei che un giovanotto…
Ma io non cederò al sentimentalismo.
Prolungar la fine equivale a continuare una tortura.
Il sentimentalismo non è una debolezza, ma un crimine
quando di nuovo ti impietosisci, di nuovo prometti
e provi, con sforzo, a mettere in scena un dramma
dal titolo Ottuso “Un amore salvato”.
È fin dall’inizio che bisogna difendere l’amore
dai “mai” ardenti e dagli ingenui “per sempre! “.
E i treni ci gridavano: “Non si deve promettere! “.
E i fili fischiavano “Non si deve promettere! “.
I rami che s’incrinavano e il cielo annerito dal fumo
ci avvertivano, ignoranti presuntuosi,
che è ignoranza l’ottimismo totale,
che per la speranza c’è più posto senza grandi speranze.
È meno crudele agire con sensatezza e giudiziosamente soppesare gli anelli
prima di infilarseli, secondo il principio dei penitenti incatenati.
È meglio non promettere il cielo e dare almeno la terra,
non impegnarsi fino alla morte, ma offrire almeno l’amore d’un momento.
È meno crudele non ripetere “ti amo”, quando tu ami.
È terribile dopo, da quelle stesse labbra
sentire un suono vuoto, la menzogna, la beffa, la volgarità
quando il mondo falsamente pieno, apparirà falsamente vuoto.
Non bisogna promettere… L’amore è inattuabile.
Perché condurre all’inganno, come a nozze?
La visione è bella finché non svanisce.
È meno crudele non amare, quando dopo viene la fine.
Guaisce come impazzito il nostro povero cane,
raspando con la zampa ora la mia, ora la tua porta.
Non ti chiedo perdono per non amarti più.
Perdonami d’averti amato.

(Evgenij Aleksandrovič Evtušenko)
Ciao :)
 

drusilla

Drama Queen
Palladiano, un abbraccio. Mi ha fatto piangere questo cazzo di poesia scusami la lirica[emoji4]
 

drusilla

Drama Queen
drusilla oltre che a me questa poesia l'ho trascritta anche pensando a te.
grazie! ma oltre struggerci che facciamo? mettiamo da parte poesie e musiche e altre cose struggenti e tentiamo di svagarci? anche insieme? :carneval: (scherzo e lo sai)
 

Palladiano

utente d'altri tempi
grazie! ma oltre struggerci che facciamo? mettiamo da parte poesie e musiche e altre cose struggenti e tentiamo di svagarci? anche insieme? :carneval: (scherzo e lo sai)
lo so ;)
prometto che posterò qualche poesia che apre alla speranza. che di quella ce ne deve sempre essere.
Mi hanno accusato (schernito direi) di credere ancora nell'Amore di mai smettere di cercarlo.
Ma mica sono l'unico. E qualche poeta che ci crede lo conosco eccome...

...Elio Pecora per esempio:

Posso anche dire che l’amore è eterno,
che dura sempre se sta acceso dentro;
e vale anche l’amore di domani
e quello che chiamammo ieri amore.

Ed è amore andarsene in un treno
incontro al cielo che si veste d’ombre,
il vento che respira nelle foglie,
archi di luce a una festa lontana.

Ed è amore la voce nel telefono,
il ricordo improvviso che dispare,
il gesto, il giuramento che non vale
se tutto corre, muta, si tramuta.

Così ripeto che l’amore è eterno
perché ognuno ha bisogno d’amore,
mai smette di cercarlo il desiderio,
lo chiama nell’attesa che non cede:

amore che ogni giorno ci accompagna.
 
Ultima modifica:

Ecate

Utente di lunga data
lo so ;)
prometto che posterò qualche poesia che apre alla speranza. che di quella ce ne deve sempre essere.
Mi hanno accusato (schernito direi) di credere ancora nell'Amore di mai smettere di cercarlo.
Ma mica sono l'unico. E qualche poeta che ci crede lo conosco eccome...

...Elio Pecora per esempio:

Posso anche dire che l’amore è eterno,
che dura sempre se sta acceso dentro;
e vale anche l’amore di domani
e quello che chiamammo ieri amore.

Ed è amore andarsene in un treno
incontro al cielo che si veste d’ombre,
il vento che respira nelle foglie,
archi di luce a una festa lontana.

Ed è amore la voce nel telefono,
il ricordo improvviso che dispare,
il gesto, il giuramento che non vale
se tutto corre, muta, si tramuta.

Così ripeto che l’amore è eterno
perché ognuno ha bisogno d’amore,
mai smette di cercarlo il desiderio,
lo chiama nell’attesa che non cede:

amore che ogni giorno ci accompagna.
che belle

sentivo la tua mancanza qui
 

disincantata

Utente di lunga data
lo so ;)
prometto che posterò qualche poesia che apre alla speranza. che di quella ce ne deve sempre essere.
Mi hanno accusato (schernito direi) di credere ancora nell'Amore di mai smettere di cercarlo.
Ma mica sono l'unico. E qualche poeta che ci crede lo conosco eccome...

...Elio Pecora per esempio:

Posso anche dire che l’amore è eterno,
che dura sempre se sta acceso dentro;
e vale anche l’amore di domani
e quello che chiamammo ieri amore.

Ed è amore andarsene in un treno
incontro al cielo che si veste d’ombre,
il vento che respira nelle foglie,
archi di luce a una festa lontana.

Ed è amore la voce nel telefono,
il ricordo improvviso che dispare,
il gesto, il giuramento che non vale
se tutto corre, muta, si tramuta.

Così ripeto che l’amore è eterno
perché ognuno ha bisogno d’amore,
mai smette di cercarlo il desiderio,
lo chiama nell’attesa che non cede:

amore che ogni giorno ci accompagna.

Bellissime parole.
 

Palladiano

utente d'altri tempi
tu mi scegliesti

Tu mi scegliesti un giorno
ma solo per un momento.
Riversasti in me
tutto il tuo amore, la tua pena,
la tua disperata voglia di vivere
poi te ne andasti e da allora
mai più ti rividi.

Io ti scelsi quel giorno
ti scelsi per l'eternità
e t'incoronai regina.
Anche se ti trattenni
per un solo istante
la tua grazia
m'incatenò per sempre.

Che peccato che il tempo
sia stato tiranno con noi,
che peccato non ci abbia
concesso un altro incontro.
Piccola storia d'amore
potevi diventare più grande,
più ricca, più bella.

No, giusto così.
Il tempismo del destino
ti ha resa infinita.

(David Pierini)
 

drusilla

Drama Queen
Tu mi scegliesti un giorno
ma solo per un momento.
Riversasti in me
tutto il tuo amore, la tua pena,
la tua disperata voglia di vivere
poi te ne andasti e da allora
mai più ti rividi.

Io ti scelsi quel giorno
ti scelsi per l'eternità
e t'incoronai regina.
Anche se ti trattenni
per un solo istante
la tua grazia
m'incatenò per sempre.

Che peccato che il tempo
sia stato tiranno con noi,
che peccato non ci abbia
concesso un altro incontro.
Piccola storia d'amore
potevi diventare più grande,
più ricca, più bella.

No, giusto così.
Il tempismo del destino
ti ha resa infinita.


(David Pierini)
Che meraviglia.

(Comunque non c'è un'opera d'arte, anche se eccelsa, che valga la sofferenza umana che c'è dietro. Secondo me)
 

Palladiano

utente d'altri tempi
Che meraviglia.

(Comunque non c'è un'opera d'arte, anche se eccelsa, che valga la sofferenza umana che c'è dietro. Secondo me)

tenderei ad essere d'accordo. ma può essere invece che l'arte (ad esempio la poesia ma anche la pittura) sia stata la via di fuga dalla realtà degli artisti. dipingendoo ssi sono costruiti un rifugio simbolico e visionario in cui forse quella sofferenza si alleviava (vedi van gogh,munch o antonio ligabue).Così come scrivendo versi in cui sfogare la malinconia e il male di vivere (Plath, Dickinson, le lettere di Paul e Nelly )http://www.corriere.it/salute/neuro...an_a7f3838a-6940-11e2-a947-c004c7484908.shtml)
Quindi si, nulla vale la sofferenza ma forse l'arte allevia questa sofferenza. Non ne è la causa ma la temporanea effimera medicina
 

Eratò

Utente di lunga data
tenderei ad essere d'accordo. ma può essere invece che l'arte (ad esempio la poesia ma anche la pittura) sia stata la via di fuga dalla realtà degli artisti. dipingendoo ssi sono costruiti un rifugio simbolico e visionario in cui forse quella sofferenza si alleviava (vedi van gogh,munch o antonio ligabue).Così come scrivendo versi in cui sfogare la malinconia e il male di vivere (Plath, Dickinson, le lettere di Paul e Nelly )http://www.corriere.it/salute/neuro...an_a7f3838a-6940-11e2-a947-c004c7484908.shtml)
Quindi si, nulla vale la sofferenza ma forse l'arte allevia questa sofferenza. Non ne è la causa ma la temporanea effimera medicina
Bentornato:)
 

Palladiano

utente d'altri tempi
Il canto della tenebra

La luce del crepuscolo si attenua:
Inquieti spiriti sia dolce la tenebra
Al cuore che non ama più!
Sorgenti sorgenti abbiam da ascoltare,
Sorgenti, sorgenti che sanno
Sorgenti che sanno che spiriti stanno
Che spiriti stanno a ascoltare......
Ascolta: la luce del crepuscolo attenua
Ed agli inquieti spiriti è dolce la tenebra:
Ascolta: ti ha vinto la Sorte:
Ma per i cuori leggeri un’altra vita è alle porte:
Non c’è di dolcezza che possa uguagliare la Morte
Più Più Più
Intendi chi ancora ti culla:
Intendi la dolce fanciulla
Che dice all’orecchio: Più Più
Ed ecco si leva e scompare
Il vento: ecco torna dal mare
Ed ecco sentiamo ansimare
Il cuore che ci amò di più!
Guardiamo: di già il paesaggio
Degli alberi e l’acque è notturno
Il fiume va via taciturno......
Pùm! mamma quell’omo lassù!


(Dino Campana)
 
spesso succede proprio il contrario .non credo che van gogh stesse meglio quando dipingeva come pavese scrivendo potesse mai lenire il suo male di vivere.
secondo me in tanti quadri e in tanti libri ci sono stati apici di dolore infinito
tenderei ad essere d'accordo. ma può essere invece che l'arte (ad esempio la poesia ma anche la pittura) sia stata la via di fuga dalla realtà degli artisti. dipingendoo ssi sono costruiti un rifugio simbolico e visionario in cui forse quella sofferenza si alleviava (vedi van gogh,munch o antonio ligabue).Così come scrivendo versi in cui sfogare la malinconia e il male di vivere (Plath, Dickinson, le lettere di Paul e Nelly )http://www.corriere.it/salute/neuro...an_a7f3838a-6940-11e2-a947-c004c7484908.shtml)
Quindi si, nulla vale la sofferenza ma forse l'arte allevia questa sofferenza. Non ne è la causa ma la temporanea effimera medicina
 

Caciottina

Escluso
spesso succede proprio il contrario .non credo che van gogh stesse meglio quando dipingeva come pavese scrivendo potesse mai lenire il suo male di vivere.
secondo me in tanti quadri e in tanti libri ci sono stati apici di dolore infinito
per chi ha potuto esternarlo quel dolore..non sempre si puo', o comunuqe non attraverso libri e arte
 

Flavia

utente che medita
Imitazione

Lungi dal proprio ramo,
Povera foglia frale,
Dove vai tu? - Dal faggio
Là dov'io nacqui, mi divise il vento.
Esso, tornando, a volo
Dal bosco alla campagna,
Dalla valle mi porta alla montagna.
Seco perpetuamente
Vo pellegrina, e tutto l'altro ignoro.
Vo dove ogni altra cosa,
Dove naturalmente
Va la foglia di rosa,
E la foglia d'alloro.
(G. Leopardi)
 

Palladiano

utente d'altri tempi
spesso succede proprio il contrario .non credo che van gogh stesse meglio quando dipingeva come pavese scrivendo potesse mai lenire il suo male di vivere.
secondo me in tanti quadri e in tanti libri ci sono stati apici di dolore infinito
si può essere. io non posso saperlo. forse nemmeno tu.
preferisco credere che campana quando scriveva le sue poesie trovasse una pace momentanea. Di certo van gogh non stava meglio dipingendo. malato era e malato rimaneva. ma chissà? nell'atto del dipingere non è possibile che si estraniasse, che entrasse in un mondo in cui la malattia non lo metteva in difficoltà, non lo rendeva un diverso un reietto? Un mondo in cui era possibile "abbandonarsi" alla malattia o alla follia e dove questo abbandono liberatorio, ancorché effimero, fosse piacevole?
E ancora: non era quello del dipingere o dello scrivere o del comporre musica un modo anzi IL modo che avevano per comunicare col mondo, per parlare di sè al mondo. E questo essere liberi di comunicare col proprio linguaggio non pensi che possa essere stato benefico per questi artisiti? (Schumann parlava con le voci che sentiva e diceva di aver scritto parte della sua musica sotto dettatura, probabilmente schizofrenico fu rinchiuso in manicomio ove pensarono bene di adottare come cura l'isolamento totale che lo condusse al suicidio)
Insomma quell'arte è forse la unica porta di accesso al loro mondo

chiudo con l'ultima poesia scritta da Hölderlin poco prima di morire già gravemente schizofrenico.


Riluce il giorno aperto agli uomini d'immagini,
quando traspare il verde dai più lontani piani,
ed al tramonto inclini la luce della sera,
bagliori delicati fan mite il nuovo giorno.
Appare spesso un mondo chiuso ed annuvolato
dubbioso interno all'uomo, il senso più crucciato,
la splendida natura i giorni rasserena,
sta la domanda oscura del dubbio più lontana
 
Ultima modifica:

Palladiano

utente d'altri tempi
Senza di te tornavo, come ebbro,
non più capace d'esser solo, a sera
quando le stanche nuvole dileguano
nel buio incerto.
Mille volte son stato così solo
dacché son vivo, e mille uguali sere
m'hanno oscurato agli occhi l'erba, i monti
le campagne, le nuvole.
Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio
della fatale sera. Ed ora, ebbro,
torno senza di te, e al mio fianco
c'è solo l'ombra.
E mi sarai lontano mille volte,
e poi, per sempre. Io non so frenare
quest'angoscia che monta dentro al seno;
essere solo.


(P.P. Pasolini)
 

Palladiano

utente d'altri tempi
solo così (questa la dedico a me stesso)

So ben poco.
Ciò che mi hanno insegnato
e le mie esperienze personali
bastano appena per un pugno di verità.
Le ripeto tra la gente
che in apparenza la pensa come me,
e le colloco
tra me e gli altri come uno steccato,
dietro cui i miei pensieri particolari
si muovono al sicuro.
Non temo di parlare in pubblico,
ma definire le cose
in quanto tali, esattamente,
esige forza.
Devi essere aperto
come una ferita,
perché il vero nome delle cose
è nascosto
sotto il primo, il secondo e
il terzo strato delle parole
o ancora più in fondo.
Non è possibile scavare
di continuo nel proprio intimo
senza conseguenze durature
e inoltre è perfino inutile
guidare teste che corrono a vuoto
e forestieri, giunti da lontano,
attraverso una miniera,
ricca di metalli che
nemmeno apprezzano.
Soltanto
per non dimenticare chi sono,
e per coloro
che senza questo alimento
non riescono a vivere,
penetro spontaneamente
come il simbolico pellicano
nel mio cuore tenebroso.
Così intendo questo mondo.
E non so vivere
diversamente.
Tutto il resto è sonno
e nulla.
(Kajetan Kovič)
 
Ultima modifica:

Palladiano

utente d'altri tempi
Lungi dal proprio ramo,
Povera foglia frale,
Dove vai tu? - Dal faggio
Là dov'io nacqui, mi divise il vento.
Esso, tornando, a volo
Dal bosco alla campagna,
Dalla valle mi porta alla montagna.
Seco perpetuamente
Vo pellegrina, e tutto l'altro ignoro.
Vo dove ogni altra cosa,
Dove naturalmente
Va la foglia di rosa,
E la foglia d'alloro.
(G. Leopardi)
Imitazione (la Foglia)
.... la sapevo a memoria...che ricordi.
Bellissima
grazie Flavia
 
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