passante
Utente di lunga data
ok. questi sono temi ricorrenti qui dentro. "sono cambiato, lui no. ho scoperto nuove parti di me. sono una persona diversa... in questa relazione metto in gioco parti di me che con lui, invece non conoscevo" ecc. (scusate scrivo tutto al maschile perchè mi viene più facile). e sono cose che sento anche di persona da qualche amico/a.
però io mi chiedo (e non ho la risposta).
ma non è che sta proprio qui il punto "duro" del gioco? non sarà proprio su questo che si gioca la veridicità della promessa matrimoniale? cerco di spiegarmi. ogni scelta implica delle rinunce. se scelgo matteo non rinuncio solo a altre persone, ma rinuncio a cento possibili vite diverse e, soprattutto, mi pare, rinuncio ad essere una, dieci, cento persone diverse.
rinuncio a altri modi di realizzarmi ed essere felice.
ma non saranno proprio queste rinunce che danno valore alla scelta? non nel senso che bisogna privarsi per soffrire, non voglio dire questo, ma per essere felici nel modo più profondo. nel senso che anche quando cambio (perchè è inevitabile negli anni) o scopro altri lati di me, altri bisogni, altre aspirazioni, scelgo di costruire comunque la mia felicità e la mia realizzazione lì dentro, dentro alla mia coppia, anche se sarebbe più immediato, se non più facile, rivolgermi fuori. e accetto per questo la mediazione, la rinuncia a qualcosa di me e l'accoglimento di qualcosa dell'altro.
un po' come in montagna, alla fine. tu faresti determinate vette, ma devi trovarne che vadano bene ad entrambi e questo finisce per portarti in luoghi che non pensavi, ma che sanno darti comunque una felicità dentro.
non so se mi sono capito.
però io mi chiedo (e non ho la risposta).
ma non è che sta proprio qui il punto "duro" del gioco? non sarà proprio su questo che si gioca la veridicità della promessa matrimoniale? cerco di spiegarmi. ogni scelta implica delle rinunce. se scelgo matteo non rinuncio solo a altre persone, ma rinuncio a cento possibili vite diverse e, soprattutto, mi pare, rinuncio ad essere una, dieci, cento persone diverse.
rinuncio a altri modi di realizzarmi ed essere felice.
ma non saranno proprio queste rinunce che danno valore alla scelta? non nel senso che bisogna privarsi per soffrire, non voglio dire questo, ma per essere felici nel modo più profondo. nel senso che anche quando cambio (perchè è inevitabile negli anni) o scopro altri lati di me, altri bisogni, altre aspirazioni, scelgo di costruire comunque la mia felicità e la mia realizzazione lì dentro, dentro alla mia coppia, anche se sarebbe più immediato, se non più facile, rivolgermi fuori. e accetto per questo la mediazione, la rinuncia a qualcosa di me e l'accoglimento di qualcosa dell'altro.
un po' come in montagna, alla fine. tu faresti determinate vette, ma devi trovarne che vadano bene ad entrambi e questo finisce per portarti in luoghi che non pensavi, ma che sanno darti comunque una felicità dentro.
non so se mi sono capito.
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