Il piacere di offrire

ologramma

Utente di lunga data
allora..

Un mio amico che mia moglie non conosce benissimo, ma che è mio amico da anni, fraterno quasi, e so che comunque non disprezza il gioco, le sorprese e nemmeno mia moglie....

Questo amico, dicevo, alla sua bella età, tra poco ha deciso di sposarsi, e andrà a vivere in una città diversa, la prossima settimana verrà a cena a casa mia così per parlarci di questa imminente data e stare assieme, solo lui.

Ora.. parlando a volte con mia moglie di varie fantasie, ha mostrato interesse .. diciamo una “non chiusura” verso una situazione di questo tipo, e cioè un threesome con un altro uomo, mettendo peraltro una serie di infinite precisazioni, dovrebbe essere una persona di mia fiducia, non dovrebbe conoscerlo troppo bene, non dovrebbe essere una cosa programmata, dovrebbe essere una cosa spontanea, che nasce da se.. in un contesto totalmente intimo...

Insomma.. discorsi così…paletti se vogliamo...

Ora.. paradosso vuole che tutta questa serie di cose vada praticamente a realizzarsi in questa cena che si farà a casa mia la prossima settimana..

E sto pensando a un po’ di cose.. insomma sono un po’ confuso… tra il divertito e il confuso

Sto pensando al mio eventuale “piacere di offrire” in quanto detentore (padrone)

Sto pensando alla situazione.. alla eventuale atmosfera..

Ieri questo mio amico mi ha confermato il giorno, e mi ha detto: così vengo a guardare un po’ la tua splendida e simpatica moglie…

E sto pensando anche a “coinvolgere” il mio amico in una sorta di patto di complicità.. che non so nemmeno come potergli spiegare… e preciso però che tra di noi non ci sarebbero problemi di dialogo, e quindi il problema non è il mio imbarazzo.
E sto anche pensando che vorrei fosse come un dono offerto anche a mia moglie, una sorpresa appunto, ma so anche che lei vorrebbe essere donata al meglio...e quindi non so come prepararla senza "rovinare" la sorpresa.

Ma che lei si senta "desiderata" è uno di quei famosi paletti...magari è un tratto di vanità eccessivo e anche inaspettato ma io voglio rispettarlo.

Cosa pensate di tutta questa situazione...?
che dopo tutto sto parlare il fatto saliente e che tu vedi il tuo amico partecipe del gioco che hai immedesimato con la tua consorte come lui sia l'artefice o il prescelto , dici anche che ,dato che cambierebbe città per matrimonio , sei più tranquillo che non ci sarebbe l'opportunità che la cosa si ripeta o che la tua lei sia presa da lui dopo averlo ( brutto termine) provato.
Ti ho portato un esempio di quella forumista che non c'è più , della sua storia per coinvolgere il marito solo che lei traditrice convinta ma non scoperta gli ha fatto dono di una visita ad un privè , non è eguale come cosa io mi riferivo solo ed anche lei l'ha definito così un dono.
Come ho detto siamo adulti se è quello che volete siete padroni di farlo con buona pace per noi .
Avete sviscerato il problema affondo mi sembra un libro con vari capitoli ma la sostanza è scritta nella prima pagina
:up:
 

Skorpio

Utente di lunga data
Dipende.

Non è questione di essere intangibili in mezzo agli altri.

Per come la vedo io la questione riguarda il cosa e il come di me.
La relazione con me.

Forse, come dici, grigliare e intrattenere i bambini non cambia di molto (io alcuni bambini li metterei pure alla griglia e forse prenderei due piccioni con una fava, secondo la mia prospettiva :D che dubito però sarebbe la stessa per i genitori di detti bambini ;):)).

Ma se io non ho desiderio di intrattenere i bambini, non ho desiderio di farlo.

E se questa cosa te la esplicito (offrendoti un qualcosa di ben specifico e definito), perchè mai tu dovresti "costringermi" a fare altro?
In nome di cosa?

E questo è tanto più valido ed evidente in questioni che riguardano la sessualità.

Se io offro al mio uomo un pompino e a lui balena il desiderio di mettermelo in culo, che facciamo?

Siccome ho offerto un pompino (=grigliata) allora va bene anche farmelo mettere in culo (=badare ai bambini)?
Sempre sesso è, o no?

(non dirmi che le pratiche toccano ambiti diversi, perchè in entrambi i casi stiamo parlando di quel che io desidero offrire. Il meccanismo è lo stesso. )
È ancora esattamente così.

In quella circostanza io ho offerto CON PIACERE di mettermi alla griglia (che preciso che avrebbe significato praticamente mangiare a spizzico) perché per me era un piacere quello

Posso anche dire "sono disponibile, che c'è da fare?"

In quell'ambito no, non sarebbe stato un offrire con piacere qualunque cosa

Poi io oh.. alla griglia sono bravo, competente, e ho anche quell'irresistibile fascino country che attira figa :carneval:
 
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Skorpio

Utente di lunga data
Sul datata non lo so fare :)

So soltanto che nella mia coppia datata, dove credevo, ero convinta, che il paradigma fosse co-costruito ho sbattuto contro il fatto che mi ero immaginata tutto. E anche che ero stata ingannata riguardo quel paradigma.

Mi è scomparsa la coppia. E ho dovuto fare i conti con me.
Anche perchè, per come sono costruita dentro, la prima domanda per me non è stata "ma questo stronzo, come cazzo ha fatto a fottermi così?"
La prima domanda è stata "ma stronza di merda, come cazzo hai fatto a crederci così tanto da perdere il quadro?"

E ricordo benissimo la sensazione di solitudine profondissima.
Che fra l'altro affonda e ha radici ben prima del mio ex compagno. E riguarda la bambina.
E' stato in realtà un primo passo per riappropriarmi di me. E ricollocare offerte e doni.

E segni.
Quella situazione non mi ha lasciato segni visibili sulla pelle.
Ma ha scritto incidendo.

Ed è una cosa a cui adesso forse presto una attenzione anche un po' ossessiva. E maniacale.
Per ora però è così.
Probabilmente non mi sono ancora del tutto rassicurata su di me. :eek:
(tanto che certi doni e certe offerte, per quanto mi compongano come pulsione, ancora non oso renderle concrete con G.. Ho paura. E questo significa che non è il momento.)

Il paradigma in cui fondare un Mondo, per la mia esperienza è il fondamento.
Per come sono io, per le mie pulsioni, non trova molti compromessi con "lo sposo e la sposa" del rito cristiano.
Per quanto il rito cristiano sia scritto dentro di me da secoli di condizionamenti.

Ecco, il treno in corsa lo colgo.

sono stata mercenaria, e ho prestato e ricevuto prestiti.
Ma sono situazioni leggere. Dove il fulcro è il gioco delle pulsioni e la tensione è il nutrimento della pulsione.
Qui è facile. Sono momenti "fuori" dal tempo.

Nel treno in corsa, che è poi il paradigma a cui faccio riferimento se ho ben capito, non sono momenti.
(salvo si separino la camera da letto dalla cucina. E non è quel che desidero per me e per la coppia in cui desidero essere).

Sto capendo bene?

E non lo sento come riduzione.
La riduzione per me non sono lo sposo e la sposa, di cui anzi, vedo una parte di spiritualità che esiste a prescindere dal rito. (che era poi quello che credevo di poter realizzare rifiutando i riti quando ero più giovane. Evidenziare solo la parte di spiritualità, e mi incazzavo come una iena quando vedevo che quella mia tensione veniva scambiata per scansare la responsabilità di un contratto che io ritenevo invece forma vuota di sostanza, preso senza, per l'appunto, un paradigma dove esistono due Uno che diventano -creano- Uno. La patria in cui riposare e la divinità a cui inginocchiarsi, insieme, a prescindere che nella forma uno si inginocchi all'altro -e qui gli equivoci dell'oggetivazione che toglie dignità della sottomissione vs rivalsa- ).

Semplicemente trovo molto rischioso, prima di qualunque offerta non aver pianificato, mappato, essersi persi, nel paradigma da cui poi discendono lo sposo e la sposa.

Perchè il paradigma è per me il territorio in cui poi si collocano i CHI, i cosa, i come. I perchè a questo livello non mi interessano neanche più. Vengono prima. Nell'espressione delle motivazioni alla co-costruzione del paradigma.

Anche perchè poi per me l'affidamento non riguarda l'altro ma riguarda l'affidarmi alla Patria che vivifichiamo insieme.

L'altro è un mezzo. A cui posso anche inginocchiarmi come fosse lui stesso una divinità. O viceversa che a me si inginocchia come io fossi divinità.
Ma sapendo entrambi che siamo rappresentazioni di carne di un qualcosa che non è contenibile semplicemente nella carne e che il nostro incontrarci -sposo e sposa- è un rendere carne attraverso un rito un qualcosa che altrimenti sarebbe rappresentabile se non attraverso la poesia o la letteratura, e la fisica sto scoprendo :eek:.
E non parlo dell'amor cortese.

Ecco. Se tutto questo non lo sento saldo e "masticato" e "digerito", l'offerta non ha collocazione.

Se non forse nella trasgressione di un sistema di regole che per essere confermate necessitano di essere rotte.
(che è poi il motivo per cui troia per me è uno stato dell'essere e non un momento dell'eccitazione che poi si richiude. Non ha la funzione di confermare il sistema assunto nel patto, rompendolo per venirne fuori rafforzando il patto stesso, e divenendo un qualcosa che però, in questi termini, non ha spazio se non nella trasgressione, nel segreto comune della trasgressione, e poi sembra che non sia successo niente. Era eccitazione...- cosa che a me fa anche un po' tristezza in una coppia datata, perchè lo colloco nel prestito e non nell'offrire reciprocamente).

Un'offerta come quella di cui parli, per sostenere lo sposo e la sposa come li sento io, senza un paradigma che vien prima e che permea e penetra il quotidiano, non ha posto.

Per scendere nel concreto, se desideri sculacciarmi davvero, allora lo fai prima di tutto fuori dall'eccitazione, dalla foga.

Se non desideri sculacciarmi mentre mi guardi cucinare l'insalata, allora non hai il permesso di sculacciarmi nemmeno quando stiamo desiderando di penetrarci così profondamente da aver bisogno di infiniti mani, cazzi, fighe, bocche.

Non accetterei una offerta che vuol riempire vuoti.
Accetterei una offerta che viene da pieni che sono lontani da rabbia, frustrazione. (ho già dato a riguardo. :D )

sto riuscendo a spiegare dove sto andando a parare? :)
È molto rischioso, e hai ragione su tutto, riga x riga

E lo so bene questo

In effetti il tema non era "quanto rischio" o "cazzo faccio" però se il tutto verte li, un motivo ci sarà, legato forse anche alla disperata paura di "perdere" della nostra società, in vari campi, non so

Ma non sono un mattarello che gira il.mondo :)

Il guaio che esce anche da questo 3d temo sia, in soldoni, e quando si parla di "libero offrire" e di "doni" : come fai sbagli.

Dove il "non fare" è un "fare", peraltro

Ho letto di donne che han parlato di "trattative" per sfruttare il "dono" e portarsi "finalmente" tra le cosce chi gli pare

Di donne che parlano di sentirsi carne da macello

O altre che dicono che sentono/sentirebbero il "dono"

Al netto dei si e dei no, sentirebbero il senso dell'offerta

È lì il rischio. Che il senso percepito non corrisponda

E non sarebbe un reato. Ma il rischio si.. c'è

Che non si sa il comune sentire se c'è, se ci fosse.

Temo che nelle coppie questo rischio faccia una paura fottuta, ma in generale

Dirlo prima non vale, spoglia l'offerta, per me

È un rischio eccome..

Ma lo so bene.. :)
 
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Skorpio

Utente di lunga data
è un tuo sentire, io non riesco a percepirlo, così.
Se il mio uomo mi farebbe tale richiesta la interpretare i:
1 non gli basto
2. Prova piacere nell'essere osservato da me mentre tromba con un'altra ( lui magari si , io per niente)
3 io la sentirei una minaccia, la vivrei male. Mi farei mille domande non sarei serena per niente.

Io non proverei piacere ad offrire la mia intimità, perché è anche mia.

Le braccia, la bocca e il cazxo aggiunti al menage non sono i tuoi . Non sarai tu a dare quel piacere, non sono tue le mani che andranno a soddisfare quella pulsione.
Lo capisco.. e ti ringrazio davvero che lo segnali, perché è questo il vero problema, ma mica per me ma in generale dell'offerta.

Perché io non ti farei alcuna "richiesta"

Non è che ti direi: "eddai essú evvia eccheccazzo vuoi che sia, si fa per fare 2 risate, e non mi fare ste menate.. e fammi contento.. e per una volta..."

Non voglio aprire trattative, ne al momento, ne prima, quello non è offrire, sarebbe chiedere come dici tu

Non sono a questo livello nel mio offrire.
Quel livello di sopra, che io sento peraltro come un preoccupante livello di piccineria, per i modi con cui lo ho esposto

Io ti offro..

Chiederei solo che tu prenda la mia offerta per quello che è.. e cioè una offerta libera fatta con il mio piacere di dare piacere a noi.

Ho sbagliato? Non ci ho preso? Non ho "colto?"

Mi abbracci sorridente, e mi dici: "matto! Non sarebbe un piacere per me.."

Andrebbe benissimo, perché hai colto il senso del mio offrire.

Io non voglio la smaialata per la smaialata

Io non voglio "convincerti" come quelli che massacrano e chiedono e chiedono e richiedono, eddai essú evvia...

Magari arrizzando il culo offesi e mettendo il muso, in caso di un no

Non sarebbe quello il senso

E il rischio, che ben segnali, è esattamente nel "recepire" una libera offerta come una richiesta, da reiterare magari massacrando i coglioni a giornate sane, come il bimbino piccino che ti rompe il cazzo tutto il pomeriggio, che vuole il gelato da quando esci a quando rientri

Ma è un rischio generico, per tutto, quello dello scambiare una libera offerta x una richiesta, magari con allegato giudizio

è un meccanismo
 
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Skorpio

Utente di lunga data
E.se tua moglie volesse offrirti a un suo amico ??[emoji41][emoji41]
Sarebbe una offerta molto strana, perché io nella nostra intimità non ho mai detto che vorrei uno che me lo mettesse in culo

Una utente che scriveva qui una volta scrisse esattamente quanto dici: il marito le diceva ogni tanto: io vorrei prenderlo in culo, a volte.

Qualcuno ricorderà.. io ricordo benissimo

In quel caso l'offerta avrebbe un senso preciso
 
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oriente70

Utente di lunga data
Sarebbe una offerta molto strana, perché io nella nostra intimità non ho mai detto che vorrei uno che me lo mettesse in culo

Una utente che scriveva qui una volta scrisse esattamente quanto dici: il marito le diceva ogni tanto: io vorrei prenderlo in culo, a volte.

Qualcuno ricorderà.. io ricordo benissimo

In quel caso l'offerta avrebbe un senso preciso
È un suo desiderio non tuo[emoji41][emoji41][emoji41]
 

Skorpio

Utente di lunga data
È un suo desiderio non tuo[emoji41][emoji41][emoji41]
Ori... Ma certo che è SUO ..

Ma da dove si origina quel desiderio? Da NOI? (Io e lei)

Certo che no!

Magari si origina da LEI e il suo amico bisex.. che magari è pazzo di me

Ma di certo non si origina da NOI (io e mia moglie) come coppia

Io spero davvero tu colga la differenza, che.. ai miei occhi è la differenza di fattezze che corre da una formica a un elefante...

Non sarebbe un "offrire" per NOI

Ma un suo chiedere a ME per LEI

Peggio ancora probabilmente, per lei e per il suo amico mezzo finocchio, d'accordo e complici
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Andiamo avanti che rispondo accogliendo la tua controproposta SE COMUNQUE ne ho piacere. E il contesto per me può fare la differenza per adeguare quello che diversamente resta un principio, messo in alto come una icona.
Per me un bicchiere d'acqua, al posto della coca-cola, comporta una duttilità senz'altro diversa dal prenderlo in culo anziché in bocca. Il principio è lo stesso. Ma solo applicandolo acquista un senso, per me: e la sua applicazione non è indifferente al contesto. Mi sentirei un dinosauro, se così fosse.
Quindi diventa una sorta di negoziazione.

Io offro X - tu non solo non vuoi X ma vuoi Y - allora rilanci - io potrei rifiutare il rilancio oppure accettare e via così...fino a che non si giunge ad un accordo.

Che va bene eh.

Ma a questo punto siamo fuori dal contesto dell'offrire e dell'accogliere.
Siamo nel contesto della negoziazione.

L'offerta non comprende la negoziazione.
O è sì o è no.

E più che altro comprende - l'offerta- il riconoscimento dell'altro e del piacere dell'altro in me.
Io offro quel che da piacere a me. Rischiando (di un rischio calcolato dalla conoscenza) che quel che da piacere a me lo dia anche a te.
O anche aprendoti squarci sul mio piacere. (che è poi l'essenza di un dono).

In una negoziazione l'obiettivo è trovare una mediazione fra un mio piacere e un tuo piacere.

Poi si può negoziare qualunque cosa :)

Di mio, molto raramente negozio sulle offerte che faccio.
L'offerta è una offerta. Ha un campo delimitato. E un tempo delimitato.
E' una descrizione di me.

Se negozio sono fuori dal contesto dell'offerta.

Un po' come arrivare ad un compleanno con un dono. Consegnarlo e trovarmi dall'altra parte una persona che mi dice "guarda, grazie ma io desidero quest'altro dono".
Che va benissimo.
Ma a quel punto mi dici quanto costa, ti do i soldi e te lo vai a comprare da sol*.

A quel punto lo scambio diventa la moneta. E io divento un mezzo per farti avere quel che desideri tu.
A quel punto il compromesso non è tanto sul contenuto dell'offerta, ma sul mio ruolo nell'offrire.
E non è detto che quel ruolo mi vada bene.

Lo decido. In relazione a me e con me.
E in riferimento a me.

Questo livello lo gioco, in termini relazionali, solo in un altro gioco. Che presuppone tutt'altro dalla negoziazione. Presuppone un'ampiezza di mia disponibilità che non è assolutamente presente in tutte le mie relazioni.

Lo stesso per me vale quando mi vien fatta una offerta.
O accetto l'offerta (che per me è offerta di una parte dell'altro) o la rifiuto.

Non rilancio praticamente mai.

Anche perchè mi mette molto a disagio rilanciare.
Iniziano ad apparire ombre che riguardano il compiacermi.
A quel punto la libertà dell'altro che mi offre per me si è spostata.

Se G. mi offrisse di leccarmela e io di rilancio gli chiedessi di scoparmi, potrebbe anche essere che lui accetti.

Ma la sua offerta libera, e il piacere della sua offerta a me e per me, non ci sarebbe più.
Mi chiederei per chi lo sta facendo, di scoparmi.
E non gradirei che mi scopasse perchè comunque lo fa godere.
(anzi, inizierei a farmi domande sulla sua autenticità come persona che si relaziona con me).

E non gradirei che mi scopasse per fare piacere a me dopo essere sceso a compromessi con sè.
E mica perchè sono buona. Ma perchè inizierei a pormi domande sulla sua stabilità, sulla sua autenticità, sulla sua lealtà.

Fra l'altro mi perderei il guardarmelo mentre si gode la sua fantasia concretizzata in me e attraverso me.
E questa cosa è per me uno degli ingredienti dell'eccitazione. E dell'affetto che provo per lui.

Non è in questo modo che mi piace vedere realizzati i miei desideri.

Andrebbe bene anche un robot, o un toy che mi fornisce il piacere che immagino io.
In questo modo.
L'altro diventa un mezzo per me.

Ma non ci sarebbe spazio di nutrimento del piacere in condivisione e in compenetrazione.

Non so se mi sto riuscendo a spiegare. :)
 
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oriente70

Utente di lunga data
Ori... Ma certo che è SUO ..

Ma da dove si origina quel desiderio? Da NOI? (Io e lei)

Certo che no!

Magari si origina da LEI e il suo amico bisex.. che magari è pazzo di me

Ma di certo non si origina da NOI (io e mia moglie) come coppia

Io spero davvero tu colga la differenza, che.. ai miei occhi è la differenza di fattezze che corre da una formica a un elefante...

Non sarebbe un "offrire" per NOI

Ma un suo chiedere a ME per LEI

Peggio ancora probabilmente, per lei e per il suo amico mezzo finocchio, d'accordo e complici
Allora se avete lo stesso desiderio ok... [emoji41][emoji41][emoji41]..
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Io penso sia strettamente connesso al discorso dell'espropiazione, almeno per me. Per come sono, per costituzione direi, devo per forza di cose rovesciare la medaglia, non uscendo...come dicevo, facendo entrare l'altro in me. Lo faccio con disciplina e anche fatica; ma il non farlo ha prodotto fatiche e sofferenze ancora più grandi, usando una tua locuzione, "incisioni". :)
Lo penso anche io.

Non ho molto chiara la faccenda nella sua globalità, per essere sincera.

Per me far entrare l'altro, nel modo in cui accennavi, lasciandomi attraversare, ha diverse intensità.
Lo posso far "passare" senza farmi minimamente sfiorare e sfiorando invece, quindi "usandomi" per allungare dita sottili nell'altro che attraverso me si sta manifestando. (e io qui cado nella manipolazione. Che anche mi diverte, ma poi lascia una scia di solitudine e dipende se è la solitudine che sto cercando oppure no. Una sorta di palazzo da cui guardo il mondo)

Oppure lo posso far passare lasciando che lungo la strada mi esplori e trovi anche spazi di riposo, dove ci si tocca reciprocamente. E dove l'obiettivo è comune, incontrarsi in un posto sicuro.
E poi da lì portarlo a spasso in me.

Ma mi piace anche moltissimo entrare io. Questo mi fa sentire molto potente, ma è anche la situazione in cui più facilmente mi perdo l'altro e divento io colei che espropria, se non sono attenta e anche coinvolta.
Qui entrano in gioco desideri e pulsioni che se uso male, mi portano al distruggere il bello, per certi versi. Che non è neanche la definizione più esatta....un distruggere tipo quello dei bambini, presente? Quando prendono un gioco e iniziano a smontarlo per vedere quello che c'è dentro.
Ma questa cosa è delicatissima, perchè gli umani non son giocattoli e se li smonti, non è mica detto che poi si rimontino. E di sicuro non si rimontano come erano prima.
E fra l'altro, in questo giochetto c'è una responsabilità che a me fa ancora una paura del diavolo.

Prima del mio ex mi solletticava e mi attirava come il miele le api.
Adesso ne ho paura.

E molto probabilmente è questo il verso in cui finisco per essere davvero espropriata di me.

CI sto meditando. :)

In tutto questo, la mia medaglia, come ti dicevo, la volto solo se in gioco c'è qualcosa che ne vale la pena.
Per me.
 

Skorpio

Utente di lunga data
Allora se avete lo stesso desiderio ok... [emoji41][emoji41][emoji41]..
Ha una origine comune.. questo si, ma non si sa finché non si offre, vedendo che succede

Te ad esempio hai mai guardato un porno con tua moglie?
O un clip che vi eravate fatti nel durante?
O foto di voi fattevi nel durante?

Che succede a ciascuno di voi quando guardavate?
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
È molto rischioso, e hai ragione su tutto, riga x riga

E lo so bene questo

In effetti il tema non era "quanto rischio" o "cazzo faccio" però se il tutto verte li, un motivo ci sarà, legato forse anche alla disperata paura di "perdere" della nostra società, in vari campi, non so

Ma non sono un mattarello che gira il.mondo :)

Il guaio che esce anche da questo 3d temo sia, in soldoni, e quando si parla di "libero offrire" e di "doni" : come fai sbagli.

Dove il "non fare" è un "fare", peraltro

Ho letto di donne che han parlato di "trattative" per sfruttare il "dono" e portarsi "finalmente" tra le cosce chi gli pare

Di donne che parlano di sentirsi carne da macello

O altre che dicono che sentono/sentirebbero il "dono"

Al netto dei si e dei no, sentirebbero il senso dell'offerta

È lì il rischio. Che il senso percepito non corrisponda

E non sarebbe un reato. Ma il rischio si.. c'è

Che non si sa il comune sentire se c'è, se ci fosse.

Temo che nelle coppie questo rischio faccia una paura fottuta, ma in generale

Dirlo prima non vale, spoglia l'offerta, per me

È un rischio eccome..

Ma lo so bene.. :)
Non lo so...quel comune sentire è prodotto di co-costruzione, a mio parere.

In un'opera che non si conclude con il contratto

(questa era una parte della forma vuota di sostanza che vedevo nello sposo e nella sposa intorno a me - dove la co-costruzione, una volta acquisito il contratto, si spostava dal dentro al fuori, come se quel contratto avesse sancito i termini totali e invalicabili degli esseri coinvolti).

ma che anzi, evolve continuamente, seguendo e inseguendosi nei cambiamenti.
Tenendo alta l'attenzione al non snaturarsi per l'altro ma nemmeno per i principi.

In un equilibrio sottile, in cui l'offerta libera così come la descrivi tu è uno stimolo e non un vincolo su cui negoziare.

Stimolo di conoscenza e scoperta.

Quindi l'offerta è un rischio e un guadagno.
E l'accoglienza è un rischio e un guadagno.

I "termini", se così li vogliamo chiamare, per me vengono prima.

G. sa che se mi proponesse un conosciuto e non uno sconosciuto, mi metterebbe in una situazione di difficoltà.
Sa che rischierebbe un no, non accetto l'offerta. Ti ringrazio lo stesso.
Sa anche che da quel no ne uscirebbe un approfondimento di me, di lui, di noi.

Sa anche che, siccome mi guarda, potrei anche dire di sì.
Ma a quel punto una parte di responsabilità maggiore gli ricadrebbe sulle spalle perchè non solo accetterei l'offerta, ma mi starei affidando a occhi chiusi al suo desiderio e sarebbe suo compito guidarmi e tenermi in un percorso in cui io, in risposta alla sua offerta, sto offrendo altro ancora. (e non in termini di rilancio, ma in termini di nuovo dono in aggiunta al suo).

circolarmente come dicevi tu.

Ecco, questi sono percorsi che fatti a casaccio e solo sulla base del rischio io non mi sento di percorrere.
Forse sono diventata fifona.
Ma "credevo tu scherzassi" (ricordi?) mi risuona dentro ancor bello forte.

Il paradigma è anche una base sicura. E' Casa base.
In cui tornare insieme.
I vincoli sono lì dentro. E anche i limiti.

Se ti assumi la responsabilità di una offerta che chiede il superamento di alcuni limiti e io mi assumo il sì, allora io penso che avere la Casa base serva anche per sapere che quando ci si tornerà non sarà come l'abbiamo lasciata.
E nelle responsabilità di cui si diceva prima, c'è anche il riscoprirla insieme.
E il rifondarla considerando i nuovi assetti.

Ecco perchè batto sul paradigma su cui ci si muove (e da cui ci si muove).

E per me, lo sposo e la sposa, che tradizionalmente comprendono quel "SE COMUNQUE" a cui faceva accenno cielo per me non sono bastevoli. E sarebbero da riscrivere.

E non alla luce del se comunque.
Che per me è un azzardo. Di quelli che portano comunque a perdere.

Ovviamente tutto questo vale a rovescio anche per G.

E lo so con la certezze relativa al suo essersi espresso a riguardo.
Quindi tenendo conto anche del fatto che potrebbe aver deciso di trattenere per sè parti importanti. (che divengono sua responsabilità a quel punto, perchè sono non detti che ha scelto escludendomi).

Mi spiego?

Il prima per me non è prima dell'offerta. E' molto prima anche solo dello spazio perchè una offerta come quella di cui stai parlando (non mi riferisco al contenuto ma proprio al metodo) possa realizzarsi.

Non con tutti per me quel genere di offrire ha spazio.

Nella maggior parte delle mie relazioni, in particolare quelle mercenarie, quell'offerta era negoziazione.

Quel tipo di offerta, il suo esistere discende dal paradigma comune, per me.
E il paradigma comune, che richiede anche dolore e non solo romanticismo o piacere e che non si muove sui binari del contratto standard, non è per tutti.

E non è un matrimonio a sancirne la possibilità. Anzi.
 
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isabel

Utente di lunga data
Lo penso anche io.

Non ho molto chiara la faccenda nella sua globalità, per essere sincera.

Per me far entrare l'altro, nel modo in cui accennavi, lasciandomi attraversare, ha diverse intensità.
Lo posso far "passare" senza farmi minimamente sfiorare e sfiorando invece, quindi "usandomi" per allungare dita sottili nell'altro che attraverso me si sta manifestando. (e io qui cado nella manipolazione. Che anche mi diverte, ma poi lascia una scia di solitudine e dipende se è la solitudine che sto cercando oppure no. Una sorta di palazzo da cui guardo il mondo)

Oppure lo posso far passare lasciando che lungo la strada mi esplori e trovi anche spazi di riposo, dove ci si tocca reciprocamente. E dove l'obiettivo è comune, incontrarsi in un posto sicuro.
E poi da lì portarlo a spasso in me.

Ma mi piace anche moltissimo entrare io. Questo mi fa sentire molto potente, ma è anche la situazione in cui più facilmente mi perdo l'altro e divento io colei che espropria, se non sono attenta e anche coinvolta.
Qui entrano in gioco desideri e pulsioni che se uso male, mi portano al distruggere il bello, per certi versi. Che non è neanche la definizione più esatta....un distruggere tipo quello dei bambini, presente? Quando prendono un gioco e iniziano a smontarlo per vedere quello che c'è dentro.
Ma questa cosa è delicatissima, perchè gli umani non son giocattoli e se li smonti, non è mica detto che poi si rimontino. E di sicuro non si rimontano come erano prima.
E fra l'altro, in questo giochetto c'è una responsabilità che a me fa ancora una paura del diavolo.

Prima del mio ex mi solletticava e mi attirava come il miele le api.
Adesso ne ho paura.

E molto probabilmente è questo il verso in cui finisco per essere davvero espropriata di me.

CI sto meditando. :)

In tutto questo, la mia medaglia, come ti dicevo, la volto solo se in gioco c'è qualcosa che ne vale la pena.
Per me.
Di immagini evocative di questa penetrazione mi viene in mente solo il tao, ma dovrebbe avere una rappresentazione tridimensionale e dinamica perché, più che di diversa intensità, per me si tratta di diversa profondità.
Prima, con Cielo, ad esempio, ho accolto il suo "stronza" e l'ho trattenuto un po' cercando di rintracciare il suo effetto in me. La profondità in questo caso è stata minima, non la conosco...ed è quasi un esercizio di stile. Entra, picca ed esce. Ma se fosse stata un'amica, un amante e il suo "stronza" lo avessi accolto tutto e trattenuto, mi avrebbe trascinata via, in un meccanismo di "colpa", risarcimento, riconoscimento, che mi avrebbero reso completamente esposta, manipolabile. E magari nel suo "stronza" queste componenti erano assenti...e io avrei però risposto in balia di queste mie sensazioni. E se invece ci fossero state? O se nel tempo, una volta assaporatele lei ne avesse avuto fame? Tu lo vedi dove si finisce?
Se quel suo "stronza" lo avessi invece lasciato fuori, allora sì, sarebbe davvero "finita lì", mai iniziata più che altro. E, se lei non la conosco, va anche bene...ma ripeto, fosse stata un'amica, un amante...l'effetto sarebbe stato "ischemico".
Assumere l'altro...e consentirmi la sua visione in me è ciò che lascia spazio al dialogo. L'ho imparato, non mi era in dote...ma non per questo sento questo modo meno mio. Il tuo farti "sfiorare" per me è un lusso, diciamo.
Non è neppure detto che sarà per sempre il mio modo...magari un giorno imparerò anche ad entrare io, per ora non mi piace...ne conosco la potenza ma, per me, è legata alla violenza, alla volontà di distruggere...nel 3d dell'espropiazione ad un certo punto si è parlato di una testa di donna nelle fauci di un drago; quella donna, fossi io...avrebbe una lama nel reggicalze (per usare un'immagine iconica e volutamente sessualizzata) da usare appena possibile. Da dentro, non voglio smontare per curiosità ma lavare un'onta. Ad oggi, non è ancora possibile, per me, entrare per ragioni diverse, con scopi diversi.
Torniamo a questo 3d. Se per caso, dal dono di questo marito mi fossi sentita offesa, espropriata, usata e non omaggiata, sarei entrata in lui, accettando l'offerta ma in un modo che lo avesse completamente escluso, guardandolo solo per sfidarlo nel mentre. Con crudeltà, non con amore. Questo distruggerebbe lui, il matrimonio con lui e il noi, non sarebbe una "scaramuccia d'amore". E invece, il noi, per come l'ho letto io, lo vorrei proteggere, curare.
Per assumere l'ottica della "moglie che accoglie", ho, prima di tutto, fatto entrare l'amore di lui sposo, che si sta esponendo...si muove per dare...e che desidera la moglie al punto di assumersi il carico di un no, e il carico della sofferenza che potrebbe venirne fuori. Così, ho fatto entrare quell'uomo in me. E solo così gli ho restituito lui con una lei di fianco. Se con lo "stronza" di Cielo, la profondità dell'affondo in me era minima. In questo caso, a parità di conoscenza, è stata profonda. Ci ho dovuto mettere anche il mio concetto di matrimonio e di rischio, le mie paure a riguardo...le ho sentite, valutate, contestualizzate (per quanto possibile :) ) e così ho valutato me, riguardo un'offerta di questo tipo. La cornice matrimoniale ha giocato un peso enorme, per dire...almeno per come lui l'ha tratteggiata. Solo da questa prospettiva e con questo ingresso dell'altro (per come io l'ho sentito) mi è stato possibile affiancare.
L'altra profondità possibile è quella di non far entrare nulla...e, il più delle volte, è quella a prevalere, soprattutto quando, come dici tu, non ne vale la pena. Succede spesso :).
Sulla questione del rovesciare. Girare i versi, passando da un verso all'altro senza "salti" è un modo di muovermi che mi piace anche. Perché in certi momenti i versi non sono uno, ma imprescindibilmente diversi, come per esempio in un nastro di Moebius.
Ci sono certamente pieghe, possibilità, modi di vedere che sfuggono anche a me (moltissimi, sicuramente).
Ma non so se ad esplorare qui, si andrebbe infinitamente OT rispetto al tema che si discute. :)
 
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