Basta non riparare con il vinavil.
Per riparare con l'oro bisogna avercelo l'oro.
Però l'oro dovrebbe essere quello che ripara la vita/vaso ferita/rotto non che rimette insieme i cocci di una relazione.Inoltre bisogna valga la pena spenderlo/usarlo per riparare i cocci.
questo non lo sapremo mai se non a lavoro finito..Inoltre bisogna valga la pena spenderlo/usarlo per riparare i cocci.
questo non lo sapremo mai se non a lavoro finito..![]()
è far pace con le crepe...Però l'oro dovrebbe essere quello che ripara la vita/vaso ferita/rotto non che rimette insieme i cocci di una relazione.
E' un invito a valorizzare se stessi e le proprie capacità. Io credo di avere un bel vaso con molto oro.
Non vale la pena provare ? ...anche se l'oro costa ! Il risultato potrebbe soddisfarci...Secondo me lo sappiamo gia', ma fatichiamo ad accettarlo che sarebbe meglio un vaso nuovo. SE pensassimo solo a noi.
Si, vale la pena credo. Ovviamente dipende dal valore che dai all'"oggetto" ché se non vale nulla più per te non ci sprechi nemmeno il tempo altro che l'oroè far pace con le crepe...
Non vale la pena provare ? ...anche se l'oro costa ! Il risultato potrebbe soddisfarci...![]()
è far pace con le crepe...
Non vale la pena provare ? ...anche se l'oro costa ! Il risultato potrebbe soddisfarci...![]()
Comprendo che a te disincantata questa filosofia del Kintsugi proprio non ti prende.Restera' sempre un rammendo e le crepe, pur dorate, li a ricordarci la caduta e la lunga opera di riparazione dopo aver scartato l'idea di gettare tutto in pattumiera.
vuoi mettere pero' come ci si sente bene quando ci togliamo dalla vista qualcosa di rotto?
Possiamo raccontarcela tutto il giorno, autoconvincerci, non e' quello che volevamo ed il futuro non ci entusiasma, si vive.
Per noi stessi e per chi davvero amiamo. Bene, benissimo, ma non un vaso ricomposto.
NON per un vaso ricomposto.
.Comprendo che a te disincantata questa filosofia del Kintsugi proprio non ti prende.
L'ho proposta come uno spunto di riflessione ed andrebbe ulteriormente approfondita, anche perché il concetto (come peraltro molti altri principi tipicamente) è molto lontano dalla nostra visione "occidentale"![]()
Chi rompe paga e i cocci sono i suoi.Comprendo che a te disincantata questa filosofia del Kintsugi proprio non ti prende.
L'ho proposta come uno spunto di riflessione ed andrebbe ulteriormente approfondita, anche perché il concetto (come peraltro molti altri principi tipicamente) è molto lontano dalla nostra visione "occidentale"![]()
Chi rompe paga e i cocci sono i suoi.
il Dolore è parte della vita, vero. Ti insegna? Non saprei, sicuramente ti disillude. Forse le due cose potrebbero esser viste come sinonimi... aprire gli occhi d'altronde è imparare. Ti lascia più saggio? Direi di no... il dolore vero, quello potente ed insopportabile non regala saggezza. Quando lo vivi da disperazione, dopo (se si è fortunati da superarlo) spesso regala cinismo.Kintsugi, ammetto che non conoscevo minimamente che cosa fosse.
Ecco che cosa ho scoperto :
Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell’oro.
Essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventa più bello.
Questa tecnica è chiamata “Kintsugi.” Oro al posto della colla. Metallo pregiato invece di una sostanza adesiva trasparente.
E la differenza è tutta qui: occultare l’integrità perduta o esaltare la storia della ricomposizione?
Chi vive in Occidente fa fatica a fare pace con le crepe.
“Spaccatura, frattura, ferita” sono percepiti come l’effetto meccanicistico di una colpa, perchè il pensiero digitale ci ha addestrati a percorrere sempre e solo una delle biforcazioni: o è intatto, o è rotto. Se è rotto, è colpa di qualcuno.
Il pensiero analogico -arcaico, mitico, simbolico- invece, rifiuta le dicotomie e ci riporta alla compresenza degli opposti, che smettono di essere tali nel continuo osmotico fluire della vita.
La Vita è integrità e rottura insieme, perché è ri-composizione costante ed eterna. Rendere belle e preziose le “persone” che hanno sofferto……questa tecnica si chiama “amore”.
Il dolore è parte della vita. A volte è una parte grande, e a volte no, ma in entrambi i casi, è una parte del grande puzzle, della musica profonda, del grande gioco. Il dolore fa due cose: Ti insegna, ti dice che sei vivo. Poi passa e ti lascia cambiato. E ti lascia più saggio, a volte. In alcuni casi ti lascia più forte. In entrambe le circostanze, il dolore lascia il segno, e tutto ciò che di importante potrà mai accadere nella tua vita lo comporterà in un modo o nell’altro
I giapponesi che hanno inventato il Kintsugi l’hanno capito più di sei secoli fa – e ce lo ricordano sottolineandolo in oro.
(fonte https://elinepal.wordpress.com/)
Una visione troppo lontana per noi occidentali ? Che ne pensate ?
condivido in parte quello che scrivi Nobody, anche perché dipende dalla causa del dolore, in questo articolo che spiega qualcosa del Kintsugi il concetto è estremamente generico. Non necessariamente legato al tradimento, quindi ti chiedo perché dovrei diventare più cinica ? Magari nemmeno più saggi/a questo è vero. Piuttosto direi che il dolore fortifica.il Dolore è parte della vita, vero. Ti insegna? Non saprei, sicuramente ti disillude. Forse le due cose potrebbero esser viste come sinonimi... aprire gli occhi d'altronde è imparare. Ti lascia più saggio? Direi di no... il dolore vero, quello potente ed insopportabile non regala saggezza. Quando lo vivi da disperazione, dopo (se si è fortunati da superarlo) spesso regala cinismo.
I giapponesi sono un popolo strano.... ricuciono le ferite con l'oro e le aprono con l'acciaio della katana.
si, a volte fortifica, a volte distrugge... un bel libro sul tema è "Lo psicologo nei lager" del grande psicanalista Viktor Frankl. Si è dovuto sfangare qualche anno ad Auschwitz e Dachau, e racconta con gli occhi lucidi della sua professione i vari modi in cui vittime e carnefici reagiscono ad un ambiente simile, e i vari modi di reagire al dolore delle persone. Il cinismo e il desiderio di vendetta è uno di questi. Però non è l'unico, qualcuno (raro) anche più saggio.condivido in parte quello che scrivi Nobody, anche perché dipende dalla causa del dolore, in questo articolo che spiega qualcosa del Kintsugi il concetto è estremamente generico. Non necessariamente legato al tradimento, quindi ti chiedo perché dovrei diventare più cinica ? Magari nemmeno più saggi/a questo è vero. Piuttosto direi che il dolore fortifica.
neretto : :carneval:
Certo, perché occorre vedere che cosa provoca il dolore.si, a volte fortifica, a volte distrugge... un bel libro sul tema è "Lo psicologo nei lager" del grande psicanalista Viktor Frankl. Si è dovuto sfangare qualche anno ad Auschwitz e Dachau, e racconta con gli occhi lucidi della sua professione i vari modi in cui vittime e carnefici reagiscono ad un ambiente simile, e i vari modi di reagire al dolore delle persone. Il cinismo e il desiderio di vendetta è uno di questi. Però non è l'unico, qualcuno (raro) anche più saggio.
Esatto, la causa che genera il dolore è una delle tante variabili che fanno la differenza. Non so cosa possa aver portato Levi al suicidio, mi è dispiaciuto tantissimo quando sentii la notizia. L'autore del libro che ti dicevo invece uscì fortificato dai lager, e più comprensivo e aperto verso il prossimo.Certo, perché occorre vedere che cosa provoca il dolore.
Se parliamo di un'esperienza nei campi di concentramento, credo che il dolore sia addirittura inimmaginabile. Primo Levi non riuscì a sopportare l'esperienza, si tolse addirittura la vita.
Ho letto molto sulla Shoah, e tutti i libri di Levi.Esatto, la causa che genera il dolore è una delle tante variabili che fanno la differenza. Non so cosa possa aver portato Levi al suicidio, mi è dispiaciuto tantissimo quando sentii la notizia. L'autore del libro che ti dicevo invece uscì fortificato dai lager, e più comprensivo e aperto verso il prossimo.