L'amore come ciclo vitale.

Stato
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Per come intendo io l'amore non finisce se finisce non era amore ...
Ed è per questo motivo che sono sempre molto attenta a quello che provo...
È se in possono esserci momenti di confusione mi fermo prendo le distanze da ció che mi confonde e poi riparto...
Puó essere che abbia un suo ciclo ma per me il ciclo non finisce con la morte ... Quest'ultima divide solo il materiale ma il sentimento rimane per sempre ...

Poi non è una cosa che si rinnova ogni giorno deve essere sempre una cosa nuova , anche perchè ogni giorno c'è sempre un piccolo particolare che lo distingue dagli altri basta saperlo cogliere...

Male vedere l'altro come un'abitudine...voglio ripetere e dire che in un attimo tutto puó cambiare...
dipende come pensiamo all'abitudine.
mi ripeto ma ci sono dei riti che adoro e che mi confortano.più che altro la cosa negativa è il sentire l'altro scontato:invece si è specialissimi anche in virtù di questi riti
 

lunaiena

Scemo chi legge
scusate sono appena entrato in questo 3D nonho letto tutto.. :confused: ma si parla di ciclo vitale o ciclo mestruale ?:rotfl::rotfl:

Hai poco da ridere ....
senza ciclo mestruale non ci sarebbe ciclo vitale..:mrgreen:
 

Hellseven

Utente di lunga data
L' amore finisce per due motivi, o non era amore ma innamoramento, o uno o entrambi gli elementi della coppia è
cambiato, evoluto, involuto, maturato, compromettendo l' affinità di coppia.
Sinceramente credo che, se si arriva alla conclusione di non amare più l' altro/a dopo una seria introspezione, non
ci siano grossi margini di rientro.
Ma non ogni amore inizia con un innamoramento? Non parte sempre da lì? Chiedo, potrei sbagliare, sono molto poco edotto al riguardo.
 

Hellseven

Utente di lunga data
L'amore si trasforma continuamente. Nasce e cresce, ma non resta mai fermo, per quella che è la mia esperienza.

Non so se esiste una fase in cui l'amore, nonostante sia qualcosa di completamente diverso rispetto ai primi passi insieme, riesce a mantenersi forte, profondo e coinvolgente. Non lo so perchè non ho potuto sperimentarlo.

Pensavo che fosse così con mio marito, ma visto l'esito del nostro matrimonio, capisco che quello che ci legava non era più amore già prima che mi tradisse.

Spero di scoprirlo, prima o poi. Mi dispiacerebbe arrivare alla fine dei miei giorni senza essere riuscita a mantenere un legame solido e profondo con un uomo.
Anche io, Sole, anche io. :)
 

Hellseven

Utente di lunga data
Per cominciare: definisci amore, grazie ;)

Poi non vedo perchè, trattandosi di un insieme di sentimenti, idee ed emozioni che attiene all'uomo, non dovrebbe essere mortale come l'uomo stesso.

In alcuni casi potrà verificarsi l'equivalente sentimentale di una morte infantile, in certi altri in età adulta e nei casi più felici corrispondere alla dipartita finale di uno o di entrambi i protagonisti.
Non mi permetterei mai: sei tu la Magistra Vitae ;):mrgreen:
 

Hellseven

Utente di lunga data
per la mia esperienza questo è proprio il ciclo che ho ben presente : un incontro fulminante di passione travolgente, l'azzardo di un figlio e vita e lavoro insieme.
una crescita nel tempo come persone, coniugi, genitori, professionisti....per arrivare ad essere profondamente diversi da come eravamo all'inizio ma ancora più legati proprio in virtù di un percorso difficile, pieno di difficoltà ma con un grado di coinvolgimento e complicità altissimi.
ehm raccontata così sembra un romanticume stucchevole ...in realtà sono stati giorni di tempesta con due caratteri prepotenti e ingombranti quali siamo .
siamo cresciuti noi ed è cresciuto quel sentimento che in partenza era fuoco e fiamme che poteva bruciare in fretta ogni cosa che poteva trovare sul suo cammino o trovare il modo d'incanalarsi per riscaldarci e questo è stato, almeno ora passati i 25 anni insieme.
Bello. Chissà se talvolta può ripartire da una piccola scintilla quasi spenta e ridiventare fuoco e fiamme.
 

Hellseven

Utente di lunga data
Ritengo che l'AMORE abbia un suo ciclo di vita, nasce, cresce, invecchia e magari non muore ma si trasforma.
La trasformazione non è detto che sia traumatica, potrebbe anche essere l'epilogo di un momento in cui si riesce ad essere più lucidi e consapevoli e conseguentemente vivere il momento nella massima serenità e consapevolezza.
Questa trasformazione personalmente l'ho vissuta 2 volte. Una prima volta in modo traumatico, mentre l'altra in un modo più maturo e anche non traumatico. Forse per aver saputo cogliere gli aspetti gradevoli della trasformazione. Perchè anche la trasformazione potrebbe essere vissuta in modo gradevole cogliendo le sfumature che il contesto ti riserva.
Bello anche questo. Crea speranza.
 

Hellseven

Utente di lunga data
Per come intendo io l'amore non finisce se finisce non era amore ...
Ed è per questo motivo che sono sempre molto attenta a quello che provo...
È se in possono esserci momenti di confusione mi fermo prendo le distanze da ció che mi confonde e poi riparto...
Puó essere che abbia un suo ciclo ma per me il ciclo non finisce con la morte ... Quest'ultima divide solo il materiale ma il sentimento rimane per sempre ...

Poi non è una cosa che si rinnova ogni giorno deve essere sempre una cosa nuova , anche perchè ogni giorno c'è sempre un piccolo particolare che lo distingue dagli altri basta saperlo cogliere...

Male vedere l'altro come un'abitudine...voglio ripetere e dire che in un attimo tutto puó cambiare...
Quindi è inesauribile. Ma vive assumendo una diversa forma nuova continuamente. E quando sei confusa temi che si sia sopito?
 

Ultimo

Escluso
Non lo amo più. Non la amo più. Lo sentiamo dire continuamente. Forse lo pensiamo talvolta anche noi. E non ci meraviglia neppure più di tanto. Le probabilità che l'amore finisca sono elevatissime.
Ma l'amore tra due persone ha quindi un suo ciclo di nascita, crescita, esistenza e morte proprio come ogni cosa vivente?
Oppure si può rinnovare? Ma anche tra quelle due stesse persone che lo sentono agonizzare?
E come rinnovarlo davvero, senza trasformarlo in abitudine o rassegnazione?
Lo so, sembro una rubrica per cuori infranti di rivista di quart'ordine ma il mistero dell'amore mi affascina .... Sempre che tutti si concordi sul fatto che esso esista :)
Sai quando potrò risponderti L7 ? quando cesserò di vivere. :)

L'amore va coltivato, e deve crescere nella coppia, è quel sentimento che si modifica nel tempo e matura con la persona stessa,(con le persone stesse) è quando questo aumenta senza che tu te ne accorgi allora l'amore è diventato amore, perchè è quando vivi una relazione normale, serena, tranquilla e con le piccole e grandi liti che non turbano le giornate più di tanto, ma servono anche per esternarsi, esternazione di entrambi che se viene accettata anche se sbagliata, diviene una conoscenza ed accettazione di entrambi per un'unico sentimento.
 
Mah io la penso proprio come Balasso in questo video qui...:rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:

E penso ai miei suoceri...sono assieme da oramai più di sessanta anni.
E se ho visto mio suocero sghignazzare con gli amici con questa battuta:
E a mi la me xè capità grossa eh?
E loro: Ma cosa...?
E lui...La dona! ( E giù a ridere)...
L'ho anche visto cercare di trascinarsi nonostante gli acciacchi e i limiti derivanti dalla sua salute al capezzale di lei in ospedale...con una dolcezza che non credevo di notare in lui...e in lei...lui taciturno e lei chiaccherona...

Ma per il resto per me l'amore è molto vicino a ste robe qui...
E ha il suo ciclo legato proprio alle stagioni dell'uomo...

[video=youtube;ugUTBxFFdRY]http://www.youtube.com/watch?v=ugUTBxFFdRY[/video]
 
[video=youtube;xNsOWZGcAvc]http://www.youtube.com/watch?v=xNsOWZGcAvc&feature=related[/video]
 

battiato63

Utente di lunga data
Sai quando potrò risponderti L7 ? quando cesserò di vivere. :)

L'amore va coltivato, e deve crescere nella coppia, è quel sentimento che si modifica nel tempo e matura con la persona stessa,(con le persone stesse) è quando questo aumenta senza che tu te ne accorgi allora l'amore è diventato amore, perchè è quando vivi una relazione normale, serena, tranquilla e con le piccole e grandi liti che non turbano le giornate più di tanto, ma servono anche per esternarsi, esternazione di entrambi che se viene accettata anche se sbagliata, diviene una conoscenza ed accettazione di entrambi per un'unico sentimento.
neretto: :confused: dovrà attendere molto? :rotfl: :rotfl: :rotfl:
 

lunaiena

Scemo chi legge
Quindi è inesauribile. Ma vive assumendo una diversa forma nuova continuamente. E quando sei confusa temi che si sia sopito?

Non sopito...
Quando sono confusa è perchè c 'è stato un cambiamento:
Un comportamento diverso o mio o suo ...
Parole dette che non so dove e come collocarle...

Insomma qualcosa che possa un attimino turbare i miei pensieri...
 
Tema: cos'è l'amore?

Svolgimento: boh.
:rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:
Per me resta sempre quello che descrive Platone nel Simposio!

Presentiamo il famoso passo del Simposio in cui Platone mette sulla bocca di Diotima la propria concezione di amore-Éros, figlio di Póros e di Penía, dialettico, filosofo. Quando nella discussione sull’amore è la volta di Socrate, egli – fedele all’immagine del saggio che non sa – riferisce un discorso che dice di aver sentito dalla saggia Diotima. Come si legge nel Fedro, per Platone amore è “delirio” e follia. Se qualcuno considera l’Amore “bello” – continua Diotima – è perché ha pensato che “Amore fosse l’amato, non l’amante”: l’oggetto dell’amore – l’amato – appare indubbiamente bellissimo, ma Amore è il sentimento che afferra l’amante e lo fa soffrire e delirare, è tormento e dramma nella ricerca dell’amato. Proprio per questo Amore svolge una funzione positiva: esso è desiderio di ciò che non si ha, desiderio del Bello e del Bene.



Simposio, 201 d-204 c, 206 a-e



1 [201 d] Dirò invece il discorso su Amore che ho ascoltato una volta da una donna di Mantinea, di nome Diotima, la quale era dotta su questa e molte altre questioni. Facendo fare dei sacrifici agli Ateniesi prima della peste, ritardò l’epidemia di dieci anni; e fu proprio lei che mi istruí nelle cose d’amore ... Mi proverò dunque a riportarvi cosí da me solo, per quanto mi riuscirà, il discorso che mi tenne lei, partendo dai punti sui quali già siamo d’accordo io e Agatone. Naturalmente, o Agatone, è bene discutere come tu hai spiegato, in primo luogo [e] chi è Amore nella sua essenza e natura, e in seguito le sue opere. Ora mi par piú facile parlarne nell’ordine che tenne allora la straniera, interrogandomi. Perché anch’io le dicevo quasi le stesse cose che ora Agatone sosteneva con me, che cioè Amore è un gran dio e ama le cose belle. Lei allora mi provava, con gli stessi argomenti che ho tenuto ora contro di lui, che Amore, secondo il mio stesso discorso, non era bello né buono. E io: “Che dici mai, o Diotima? Amore è forse brutto e cattivo?”. E lei: “Non bestemmiare;” rispose “o credi forse che ciò che non sia bello debba essere brutto?”. [202 a] “Sicuramente!”. “E cosí ciò che non è sapiente, ignorante? Ma non t’accorgi che c’è qualcosa di mezzo fra sapienza e ignoranza?”. “Che cosa?”. “Giudicare con giustezza, anche senza essere in grado di darne ragione. Non sai che ciò appunto non è scienza – perché dove non si sa dar ragione come potrebbe esservi scienza? Né ignoranza – giacché ciò che coglie il vero come potrebbe essere ignoranza? Orbene qualcosa di simile è la giusta opinione, qualcosa di mezzo fra l’intendere e l’ignoranza”. “È verissimo” le dissi. “Non conseguirne, dunque, che una cosa non bella sia necessariamente brutta, né una cosa non buona, cattiva. Cosí anche Amore, poiché tu stesso concordi che non è buono né bello, non credere piú in alcun modo che debba essere cattivo e brutto, ma qualcosa di mezzo fra questi due estremi”. “E però, risposi io, tutti pensano d’accordo che sia un grande dio”. “Quali tutti? Quelli che non sanno o anche quelli che sanno?”. “Tutti, tutti, dico”. E lei ridendo: “E come possono mai [c] sostenere concordi, o Socrate, che Amore sia un grande dio, coloro che affermano che egli non è neppure dio?”. “E chi sono questi?” esclamai. “Uno, rispose, sei proprio tu, un’altra, io”. E io: “Come sarebbe a dire?”. “È facile, rispose lei, perché rispondimi: non ritieni tutti gli dèi felici e belli? Oseresti dire che qualche dio non è bello e felice?”. “Per Giove, no di certo” risposi. “E del resto non chiami felici coloro che possiedono bontà e [d] bellezza?”. “Sicuro!”. “Ma Amore, l’hai ammesso, proprio perché è privo di bontà e bellezza, desidera questi beni che non ha”. “Già, l’ho ammesso”. “E come potrebbe essere dio quello a cui mancano bellezza e bontà?”. “Temo che non potrebbe in alcun modo”. “Vedi dunque che anche tu pensi che Amore non sia un dio?”.

2 “Ma cosa sarebbe allora, esclamai, questo Amore? un mortale?”. “Niente affatto”. “Ma allora cos’altro è?”. “Come nel caso di prima, qualcosa di mezzo fra mortale e immortale”. “Che è dunque, o Diotima?”. “Un demone grande, o Socrate. E difatti ogni essere [e] demonico sta in mezzo fra il dio e il mortale”. “E qual è la sua funzione?” domandai. “Di interpretare e di trasmettere agli dèi qualunque cosa degli uomini, e agli uomini qualunque cosa degli dèi; e di quelli cioè reca le preghiere e i sacrifici, di questi invece i voleri e i premi per i sacrifici. In mezzo fra i due, colma l’intervallo sicché il tutto risulti seco stesso unito. Attraverso di lui passa tutta la mantica, e l’arte sacerdotale concernente i sacrifici, le [203 a] iniziazioni e gli incantesimi e ogni specie di divinazione e di magia. Gli dèi non si mischiano con l’uomo, ma per mezzo di Amore è loro possibile ogni comunione e colloquio con gli uomini, in veglia o in sonno. E chi è dotto di queste arti, è un uomo demonico, ma chi è conoscitore di altre tecniche o mestieri non è che un generico. Ora, questi demoni sono molti e vari: uno di questi è anche Amore”. “E suo padre e sua madre, domandai, chi sono?”. “È cosa un po’ lunga da raccontare, rispose, ma a te la dirò. Quando nacque Afrodite gli dèi tennero un banchetto, e fra gli altri anche Poro (Espediente) figlio di Metidea (Sagacia). Ora, quando ebbero finito, arrivò Penia (Povertà), siccome era stata gran festa, per mendicare qualcosa; e si teneva vicino alla porta. Poro intanto, ubriaco di nettare (il vino non esisteva ancora), inoltratosi nel giardino di Giove, schiantato dal bere si addormentò. Allora Penia, meditando se, contro le sue miserie, le riuscisse d’avere un figlio da Poro, gli si sdraiò accanto e rimase incinta di [c] Amore. Proprio cosí Amore divenne compagno e seguace di Afrodite, perché fu concepito il giorno della sua nascita, ed ecco perché di natura è amante del bello, in quanto anche Afrodite è bella. Dunque, come figlio di Poro e di Penia, ad Amore è capitato questo destino: innanzitutto è sempre povero, ed è molto lontano dall’essere [d] delicato e bello, come pensano in molti, ma anzi è duro, squallido, scalzo, peregrino, uso a dormire nudo e frusto per terra, sulle soglie delle case e per le strade, le notti all’addiaccio; perché conforme alla natura della madre, ha sempre la miseria in casa. Ma da parte del padre è insidiatore dei belli e dei nobili, coraggioso, audace e risoluto, cacciatore tremendo, sempre a escogitar machiavelli d’ogni tipo e curiosissimo di intendere, ricco di trappole, intento tutta la vita a filosofare, e terribile ciurmatore, stregone e sofista. E sortí una natura né immortale né mortale, ma a [e] volte, se gli va dritta, fiorisce e vive nello stesso giorno, a volte invece muore e poi risuscita, grazie alla natura del padre; ciò che acquista sempre gli scorre via dalle mani, cosí che Amore non è mai né povero né ricco. Anche fra [204 a] sapienza e ignoranza si trova a mezza strada, e per questa ragione nessuno degli dèi è filosofo, o desidera diventare sapiente (ché lo è già), né chi è già sapiente s’applica alla filosofia. D’altra parte, neppure gli ignoranti si danno a filosofare né aspirano a diventare saggi, ché proprio per questo l’ignoranza è terribile, che chi non è né nobile né saggio crede d’aver tutto a sufficienza; e naturalmente chi non avverte d’essere in difetto non aspira a ciò di cui non crede d’aver bisogno”. “Chi sono allora, o Diotima” replicai “quelli che s’applicano alla filosofia, se escludi i sapienti e gli ignoranti?”. “Ma lo vedrebbe anche un bambino, rispose, che sono quelli a mezza strada fra i due, e che Amore è uno di questi. Poiché appunto la sapienza lo è delle cose piú belle ed Amore è amore del bello, ne consegue necessariamente che Amore è filosofo, e in quanto tale sta in mezzo fra il sapiente e l’ignorante. Anche di questo la causa è nella sua nascita: è di padre sapiente e ingegnoso, ma la madre è incolta e sprovveduta. E questa è proprio, o Socrate, la natura di quel demone. [c] Quanto alla tua rappresentazione di Amore, non c’è da meravigliarsi; perché tu credevi, per quanto posso dedurre dalle tue parole, che Amore fosse l’amato, non l’amante; e per questo, penso, Amore ti appariva bellissimo. E in realtà ciò che ispira amore è bello, delicato, perfetto e beato; ma l’amante ha un’altra natura, come t’ho spiegato”.

[...]

3 [206 a] [...] – Riassumendo quindi, l’amore è desiderio di possedere il bene per sempre. – Verissimo, dissi io.

4 – Poiché dunque l’amore è sempre questo, riprese lei, in quale modo e in quali azioni lo zelo e la tensione di coloro che lo perseguono possono essere chiamati amore? Quale sarà mai questa azione? Lo sai? – Certo non sarei sempre ammirato della tua sapienza, o Diotima, né verrei a scuola da te per imparare proprio queste cose, se le sapessi. – Te lo dirò io, allora: è la procreazione nel bello, secondo il corpo e secondo l’anima. – Un indovino ci vuole, per capirti. Io non intendo. – No, ma [c] te lo dirò io con piú chiarezza, riprese. Tutti gli uomini, o Socrate, sono pregni nel corpo e nell’anima, e quando giungono ad una certa età, la nostra natura fa sentire il desiderio di procreare. Non si può partorire nel brutto, ma nel bello, sí. L’unione dell’uomo e della donna è procreazione; questo è il fatto divino, e nel vivente destinato a morire questo è immortale: la gravidanza e la riproduzione. [d] Ma è impossibile che queste avvengano in ciò che è disarmonico. E il brutto è disarmonico a tutto ciò che è divino; il bello invece gli si accorda; cosí che Bellezza fa da Sorte (Moira) e da Levatrice (Ilitia) nella procreazione. Per questo quando la creatura gravida si accosta al bello diventa gaia e tutta lieta si espande, partorisce e procrea, ma quando si accosta al brutto, cupa e dolente si contrae, si attorciglia in se stessa e si ritorce senza procreare, ma trattiene dentro il suo feto soffrendo. Di qui s’ingenera l’impetuosa [e] passione per il bello nell’essere gravido e già turgido, perché il bello libera dalle atroci doglie chi lo possiede. E, a ben vedere, o Socrate, l’amore non è amore del bello, come pensi tu! – Ma di che cosa, allora? – Di procreare e partorire nel bello. – E sia, dissi. [...]



(Platone, Opere, vol. I, Laterza, Bari, 1967, pagg. 696-700, 701-702)
 
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