Io ho definito due situazioni, uno è quella di mancanza di stima che può portare davvero alla disillusione e alla perdita d'amore, l'altro invece al controllo che passa da un pensiero razionale "Io non voglio pià essere succude di un sentimento" e questo ti porta a negarlo a te stesso/a.
Ovvio che questa seconda opzione non cancella l'amore, ma è un sorta di autodifesa che ti "salva" in parte dalla dipendenza affettiva
Assolutamente d'accordo perchè vissuto.
E' vero , ci salva e ci protegge.
ma ..amare credo che significhi essere un poco figli, e un poco genitori dell'altro...in uono scambio continuo di ruoli...io mi affido, e poi tu ti affidi a me...come tanti anelli di una catena.
Questa dipendenza è quindi la catena? sto ragionando mentre scrivo.
O è forse non avere il coraggio di rompere la catena quando uno o piu' anelli di questa incominciano a farti male?
e magari passa il tempo...tu vuoi continuare a credere in questa catena, come Oggi Anna raccontava, ti fa sempre piu' male, eppure non la spezzi mai?
E' come se il linguaggio del dolore che proviene da quegli anelli, sia in realtà l'unico in grado di mantenerti ad essa, e pure se ti fa male...stai male...ma non la spezzi.
secondo qualcuno tutto è relativo al linguaggio di quella catena che ti lego' ai tuoi genitori.
Era un linguaggio di amore attraverso la violenza? da grande riprodurrai la stessa catena con gli stessi anelli..gli unici che sai riconoscere.
Era un linguaggio di amore attraveso il bene per te stessa e il rispetto per i tuoi sentimenti? Quello da grande vorrai riprodurre..e sarai consiedrata una donna "forte" perchè ti sai rispettare.
Era un linguaggio di indifferenza? o di assenza addirittura? Accanto ti metterai una persona che sappia rinnovare tutto questo linguaggio di indifferenza ...
Fino a quando uno dice basta con questa catena , la spezza, e...boh.. poi ..so' dolori...e si fa gli auguri.