ipazia
Utente disorientante (ma anche disorientata)
In teoria potrebbe, sìIn teoria l'affetto potrebbe essere un ponte per l'accoglienza... In teoria.
Dipende dalla struttura dell'affetto individuale.
Almeno accogliere, non dico approvare, anche perché in fin dei conti "approvare" sa di esame superato
Accogliere ...
Beh.. certo essere "accoglienti" non è roba da poco..
In vacanza ci andrebbe mandato il giudizio, che viceversa molti si portano a spasso come il cane ai giardinetti, da mattina a sera, praticamente su tutti e tutto
Nella pratica diventa spesso un "se mi vuoi bene, allora..."
Oppure un "ti voglio tanto bene che io...quindi tu..."
Perchè dentro nell'affetto c'è la paura di perdere. E non semplicemente l'altro.
Io invece non escludo l'approvazione.
Non mi basta l'accoglienza. Non mi è mai bastata.
O mi stimi o non mi stimi.
E viceversa io eh.
E la stima è una questione di paradigmi individuali, se parliamo di sessualità.
E escludere la sessualità dalla stima per me è come tagliar via un braccio o una gamba alla persona.
Io penso che ognuno abbia i suoi limiti.
E penso che spesso si pensi che i limiti dell'altro possano cambiare. Lasciando invariati i propri.
In particolare quando si tratta di sessualità. In fondo è solo sesso oh. Vuoi mettere l'amore????
(sarà che io non ambisco alla castità e per me esiste sesso senza amore ma amore senza sesso, no. A voler usare l'amore.)
In tutto questo alcuni limiti sono semplicemente oggettivi.
Ci sono cose, modalità che semplicemente dentro risuonano stridendo. E non ci si può fare niente.
Anche con tutto l'affetto del mondo e con tutta l'assenza di giudizio del mondo, continuano a stridere.
Perchè il limite è lì.
Mi sto spiegando?
Non possiamo soddisfare reciprocamente tutti i bisogni. Dipende però da quali bisogni non sono soddisfatti.
La non soddisfazione di alcuni, compromette semplicemente una relazione. E la scala di priorità varia da individuo ad individuo. Senza che questo definisca giusto o sbagliato l'uno o l'altro.
La scelta è se parlarne apertamente, oppure decidere di tacere fino a che morte non ci separi, prendendosi ogni tanto lo svago per non perdersi nella relazione con sè oppure rinunciando (a parti di sè) per (ognuno ha la sua motivazione).
Credo dipenda da moltissimi fattori, parlarne o meno. Da quelli più concreti a quelli più emotivi.
Non esporsi crea comunque dei muri. E lì entra in gioco sensibilità e tolleranza dei muri, anche queste individuali.
Insomma...non vedo molta via d'uscita quando entra in gioco la disapprovazione.
Perchè prima di erodere fuori, erode dentro.
Se io disapprovo l'altro, mi si spegne il desiderio.
Tanto quanto mi si spegne se è l'altro a disapprovare me.
Affetto o non affetto.
E' il desiderio che se ne va in vacanza.
C'è chi invece riesce a ridirigere. O a prendere la disapprovazione e metterla in un qualche comparto stagno.
A me riesce di farlo solo se la persona con cui lo faccio è a una certa distanza.
Se la faccio entrare, non sono più capace.
Si trasforma la relazione.
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