Tebe
Egocentrica non in incognito
Lateologia è un antologia di risposte incomprensibili a domande senza senso.
GENNAIO 2009
Milano, lunedì sera
“Ciao Matteo, sono Arianna, pensavo mi chiamassi ieri, ma (pausa lunga) ancora una volta mi sono sbagliata. Chiamami appena senti il messaggio sulla segreteria. Ciao.”
Click.
“Hei stronzo sono Monica, sempre questa cazzo di segreteria telefonica. Non avevamo un appuntamento da Christian due ore fa? Vai a fanculo.”
Click.
“(un sospiro) ciao, sono sempre Arianna…volevo dirti di…far finta di non avere ascoltato il messaggio che ti ho appena lasciato…E che…sono nervosa. Insomma Matteo, io vorrei qualcosa di più da questo rapporto e…lascia stare. Aspetto una tua chiamata.”
Click.
“Ciao Matteo, sono Federica, che ne dici di vederci domani sera? Ho appena comprato un completino che sono sicura apprezzerai. Fammi sapere, anche all’ultimo momento. Ciao.”
Click.
“Matteo? Avanti Matteo rispondi, sono Carla (pausa). Ok, non sei in casa. Chiamami appena senti il messaggio. A qualsiasi ora. Un bacio.”
Click.
“SONO PASSATE DUE CAZZO DI ORE, ED E’ IL TERZO MESSAGGIO CHE TI LASCIO! BASTA, NON CI STO PIU’ DENTRO (un singhiozzo). VAI A FARE IN CULO MATTEO, QUESTA VOLTA SUL SERIO.” ( Monica)
Click.
“Ciao Matteo, sono ancora Arianna…ecco…ho parlato con Valeria e…insomma, mi ha detto di non aspettarmi una tua seconda chiamata (pausa) perché (altra pausa) tu non richiami praticamente mai (sospiro) ma, siamo stati bene ieri sera, almeno io lo sono stata e…anche se lo sapevo…insomma…pensavo…Chiamami. Per favore.”
Click.
“Ciao Matteo, sono Corrado. Domani pomeriggio c’è una riunione del direttivo, l’ ho saputo adesso. Francesco è già avvertito. Vedi di esserci, perché abbiamo l’ennesima denuncia sulla questione dei medici obbiettori e una nuova denuncia del Cardinale Calanti. ”
Click.
“Ciao Matteo, sono Sofia (pausa). Sei sicuro di non essere in casa? (pausa). Ok, forse non sei in casa. Senti, sono due anni ormai e...Chiamami, sono da Claudia, magari uno di questi giorni ceniamo insieme.”
Click.
“Ciao, sono Mariela il tuo cazzo di avvocato. Volevo solo comunicarti che all'editore di Voce cattolica non sono piaciute le tue recenti dichiarazioni sul fatto che anche Maria ha usufruito di una fecondazione eterologa e lasciamo perdere il botta e risposta con il Senatore Ardiate davanti ad una platea di giornalisti. Ovviamente entrambi ti hanno querelato. E non aggiungo altro, perché il resto te lo scrivo via mail. Cardinale Calanti compreso. Idiota di un cazzone.”
Click.
Milano, martedì mattina
«Dottore, la signora D’Este è arrivata.»
Mi volto appena «La faccia accomodare, arrivo subito.»
La porta si chiude, aspiro una boccata di fumo, bevo a collo da una bottiglietta.
«D’Este? Mi sa di bocconcino solo dal cognome.», Francesco entra, portando una folata di profumo.
Smetto di bere. «Non ho aspettative. Anche la paziente di prima prometteva bene dal cognome, peccato che invece avesse novecento anni e un brutto caso di papillomi anali.»
«Evitami i particolari splatter. Ci vediamo in riunione e, se non ti arrestano, al bar da Christian stasera.»
«Dopo le dieci. Voglio fare almeno un ora di allenamento a karate.» lo raggiungo alla porta «A proposito, non ti si vede più tanto spesso in palestra.» Lo scruto indagatore, perché ultimamente i suoi comportamenti sono tipici di chi ha una nuova storia e non vuole farlo sapere. Coglione, non c’è niente che possa nascondermi, considerato che arrivo tranquillamente fino al ricatto, e molto spesso oltre, per ottenere informazioni. Appoggio il palmo della mano sulla porta e lo fisso.
Stringe le mascelle, scuote la testa e infine appoggia le mani sui fianchi, tirandosi indietro il camice bianco «Si chiama Alessandro.»
Non mi muovo. Continuo a fissarlo «Quindi Samuele è definitivamente archiviato?»
«Direi di si.»
«Quando me lo fai conoscere?»
«Mai.» gira la schiena mostrandomi il medio e sparisce.
Cammino sorridendo per il corridoio della Pan Clinic poi entro nello studio «Buongiorno signora D’Este, scusi se l’ ho fatta aspettare.»
Una schiena. Capelli lunghi e lisci, di un insolito colore ramato biondo. Una sensazione di attesa, mentre mi blocco a fissarle le spalle. E ho il cazzo già duro. Gesù Cristo, sono un ginecologo, non un maniaco.
Lei si gira. Mi osserva curiosa da sotto una frangetta un po' scarmigliata e sorride.
Smetto di guardarla e mi siedo scomposto sulla poltrona. Sbuffo. Apro una cartella vergine. Prendo la stilografica e tolgo il tappo con i denti. Questa inferiore ha gli occhi più verdi che abbia mai visto «Contraccettivi?» attacco ruvido.
«Cerotto ormonale», dolce.
«Da quanto?» annoiato.
«Un anno...» zucchero.
«Prima?» sbrigativo.
«Una normalissima pillola...» divertita.
«Anni compiuti?»
«Trentuno. Posso farle una domanda?»
Alzo la testa, appoggiando la penna. Incuriosito. Dal suo strano accento. Dalla sua voce. E da tutta lei.
E’ seduta oltre la scrivania di vetro, con le gambe accavallate, lasciate scoperte da una gonna panna aderente sopra il ginocchio. Un ginocchio che trovo immediatamente erotico, così piccolo e leggermente ossuto, velato da un paio di calze dagli strani ricami trasparenti. E porta stivali marroni, che ricordano quelli di una cavallerizza. La guardo mentre appoggia meglio la schiena e abbandona delicata, le braccia sui braccioli
«Lei è obbiettore di coscienza?» chiede.
Ha una erre rotonda, non moscia. Rotonda. Che non sembra italiana. Faccio no con la testa.
«Bene» sorride «non ho nulla contro chi lo è, ma avendo fatto una scelta di pensiero diversa desidero che il mio medico abbia, quanto più possibile, la mia etica. Non si offenda, è una domanda che faccio sempre.»
Cenerentolina, oggi ho un direttivo proprio a causa della mia estrema laicità, per cui no, non sono obbiettore di coscienza, ma ve li meritate, perché potete anche non sceglierli, ma per questo bisogna avere il dono del ragionamento di cui tutte voi siete carenti penso. E continuo a fissarla radiografando ogni suo lineamento.
E non so quale sia il motivo, perché la donna che ho davanti non è il mio genere, così delicata, sfumata, solare, indifesa. Un genere che mi attira come una rana schiacciata, eppure continuo ad avere il cazzo duro e una gran voglia di sbatterla sulla scrivania.
E farle male.
«Perché mi guarda in quel modo?» dolcemente divertita.
Riprendo in mano la stilografica e abbozzo un sorriso canzonatorio «Stavo pensando alla sua domanda. La maggior parte delle donne non la fa, salvo poi agitarsi a sproposito quando si mette in dubbio la loro autodeterminazione. Se le laiche boicottassero i medici obiettori, fra dieci anni troverebbero lavoro solo negli ospedali cattolici, evitando molti problemi a tutti noi razionali.», picchietto la stilo sulla scrivania «E comunque nella nostra clinica non assumiamo certa gente, per una precisa scelta etica. Una mia scelta etica. Lo sanno tutti. Non li legge i giornali?»
Mi osserva qualche istante, poi sorride assolutamente a suo agio «Sono spesso impossibilitata a seguire le notizie italiane.»
Sento il respiro in testa. Torno a scrivere «Operazioni? Tumori? Aborti?»
«No, no e no!» scoppia a ridere.
Alzo la testa di scatto. La fisso, finché non smette.
«Mi scusi, non sto ridendo di lei.» sussurra.
«Non l' ho nemmeno pensato.» Guardo la linea del suo collo. E la mia erezione. Comincia. Ad essere. Dolorosa.
Merda. Forza Matteo, riprenditi, è il gallinaio che rimane ipnotizzato da te, non tu da loro. E una primate. Ovvero il tuo lavoro. Una figa con due gambe che pagherà duecento euro per farsi fare un pap test dal dottor Edore «Nara, aiuti la signora a prepararsi.» torno a guardarla mentre mi alzo «Prego.»
L'infermiera l'accompagna in un piccolo spogliatoio, mentre prendo i guanti in lattice.
La sento spogliarsi dietro il paravento, stendersi sul lettino. Il rumore delle staffe, quando toccano la sua pelle…Infilo i guanti sterili, tentando di non pensare all’erezione che...
Mi siedo, metto un po’ di gel sul medio e infilo sotto la mano, mentre con l’altra mi appoggio sul suo ventre piatto. Caldissimo. Anche attraverso la stoffa sottile.
Non posso.
Non posso entrare in lei.
Ma la mia mano non si ferma e la incontro.
La sfioro ed è morbida.
Il mio cazzo tira.
Non posso farlo.
Mi allontano, mi tolgo i guanti mentre ringhio un torno subito uscendo dalla stanza.
Mi sembra di avere la faccia ustionata.
Incontro Sara nel corridoio, la prendo per un braccio, schiacciandola un po’ alla parete immacolata. «Ho una paziente che non intendo visitare. Te ne puoi occupare?» Suadente.
«Fottiti, le tue tecniche non attaccano più..» Vipera.
«Non mi sembravi dello stesso parere l’altra sera…»
Arrossisce «Vaffanculo Matteo. Vaffanculo.»
Sembra un gatto chiuso in un cassetto ed è un peccato. Sara è una brava ginecologa, ma assolutamente non qualificata sul piano neurale, come tutte del resto. O quasi.
La schiaccio un po’ di più. Il seno preme. Capezzoli duri. «Tu fai quella visita e io...» Mi avvicino, le parlo lento, attraverso la pelle «Te ne sarò riconoscente. Potrai venire a riscuotere stasera. Alle undici. Prendere o lasciare.»
La libero, facendo in modo che si strusci e senta l’erezione che mi ha provocato un'altra, in un gioco sadico e perverso.
Ha gli occhi chiusi, il respiro affannoso, che sembra raschiarle in gola.
Troppo facile. E sempre troppo facile. Me ne vado senza sentire il bisogno di controllare se farà ciò che ho detto.
Lo fa sempre.
Lo fanno tutte.
Che noia.
Sera
Bar da Christian
«Scusa, potresti ripetere?» la voce di Francesco è stupita.
«E' tornata Sofia...» rispondo piatto cacciandomi una patatina in bocca.
«L' hai vista?»
«No.»
Annuisce fissando i cubetti di ghiaccio galleggiare nel suo whisky «Quanto è che manca?»
Schiarisco la gola, facendo una smorfia con la bocca «Due anni. E lo sai benissimo.» Non mi va di parlare di Sofia. Non mi va proprio. Non oggi. Anzi mai.
«Come fai a sapere che è tornata?»
«Messaggio sulla segreteria telefonica.»
Insiste «Perché non...»
Lo fisso mentre do una golata al terzo whisky «Sofia non è argomento di conversazione.», mi avvicino «Non mi chiedi niente della signora D'Este?»
«Se non me ne hai parlato vuol dire che era una roba ghetto inscopabile, per usare la tua terminologia molto etero.»
Sorrido «Sbagliato. Sembrava una fata dell’acqua. Alta. Eterea. Spiritosa. E bellissima.» concludo piatto.
Beve, inarca un sopracciglio «Incredibile...Alta, eterea, spiritosa e bellissima. Nient'altro? Che so, totalmente decerebrata, cervello x-files. Come hai chiamato la rossa dell'altra settimana?», fa finta di pensare, poi sorride «Proto cervello, vero?»
«Aria indifesa, naso piccolo. Un po' da artista francese» continuo massaggiandomi la barba di due giorni «e un non so che di ...» corrugo la fronte e do un'altra golata «Una vera merda in sostanza.»
«Sicuro di essere nel pieno delle tue facoltà mentali? Forse hai bevuto troppo. A proposito è mezzanotte e mezza. Non avevi un appuntamento con Sara?»
«Già, con lei e altre tre o quattro che mi ingolferanno la segreteria con i loro lamenti sterili.»
«Ma non ti stanchi mai?»
«Di fare cosa, scopare o cancellare messaggi?» Penso. «Cancellare i messaggi nutre il mio ego e mi rende di buon umore, scopare nutre qualcosa d’altro.» Alzo il bicchiere in un brindisi muto «Quindi no. Non mi stanco mai.»
«Non so davvero come riesci a trovare il tempo anche per lavorare.»
«Le femmine non sono impegnative.»
«A volte vorrei avere un centesimo del tuo menefreghismo.»
«Non è menefreghismo è dare il giusto valore a cose e persone e finché continuerai a trattare le donne come esseri senzienti, sarai prigioniero del loro mondo schizoide. Non è difficile vederle come oggetti. Sono geneticamente predisposte.»
Scuote la testa. Finisce il whisky, poi chiama con un cenno Christian «Altro giro?» mi chiede.
«No, potrei vomitare sul bancone. Anzi, me ne vado a casa.»
«Non vorrai mica guidare.»
«Chiamo un taxi. Sono uno stronzo, non un potenziale assassino.»
«Molti la pensano in modo diverso, Dottor Super Morte.»
Alzo le spalle «Pazienza. Anche Darwin ha avuto i suoi problemi.»
Inarca un sopracciglio «Ti stai paragonando a Darwin?»
«No. Io sono meglio.»
Pensiero di Voltaire e del dottor Matteo Edore
GENNAIO 2009
Milano, lunedì sera
“Ciao Matteo, sono Arianna, pensavo mi chiamassi ieri, ma (pausa lunga) ancora una volta mi sono sbagliata. Chiamami appena senti il messaggio sulla segreteria. Ciao.”
Click.
“Hei stronzo sono Monica, sempre questa cazzo di segreteria telefonica. Non avevamo un appuntamento da Christian due ore fa? Vai a fanculo.”
Click.
“(un sospiro) ciao, sono sempre Arianna…volevo dirti di…far finta di non avere ascoltato il messaggio che ti ho appena lasciato…E che…sono nervosa. Insomma Matteo, io vorrei qualcosa di più da questo rapporto e…lascia stare. Aspetto una tua chiamata.”
Click.
“Ciao Matteo, sono Federica, che ne dici di vederci domani sera? Ho appena comprato un completino che sono sicura apprezzerai. Fammi sapere, anche all’ultimo momento. Ciao.”
Click.
“Matteo? Avanti Matteo rispondi, sono Carla (pausa). Ok, non sei in casa. Chiamami appena senti il messaggio. A qualsiasi ora. Un bacio.”
Click.
“SONO PASSATE DUE CAZZO DI ORE, ED E’ IL TERZO MESSAGGIO CHE TI LASCIO! BASTA, NON CI STO PIU’ DENTRO (un singhiozzo). VAI A FARE IN CULO MATTEO, QUESTA VOLTA SUL SERIO.” ( Monica)
Click.
“Ciao Matteo, sono ancora Arianna…ecco…ho parlato con Valeria e…insomma, mi ha detto di non aspettarmi una tua seconda chiamata (pausa) perché (altra pausa) tu non richiami praticamente mai (sospiro) ma, siamo stati bene ieri sera, almeno io lo sono stata e…anche se lo sapevo…insomma…pensavo…Chiamami. Per favore.”
Click.
“Ciao Matteo, sono Corrado. Domani pomeriggio c’è una riunione del direttivo, l’ ho saputo adesso. Francesco è già avvertito. Vedi di esserci, perché abbiamo l’ennesima denuncia sulla questione dei medici obbiettori e una nuova denuncia del Cardinale Calanti. ”
Click.
“Ciao Matteo, sono Sofia (pausa). Sei sicuro di non essere in casa? (pausa). Ok, forse non sei in casa. Senti, sono due anni ormai e...Chiamami, sono da Claudia, magari uno di questi giorni ceniamo insieme.”
Click.
“Ciao, sono Mariela il tuo cazzo di avvocato. Volevo solo comunicarti che all'editore di Voce cattolica non sono piaciute le tue recenti dichiarazioni sul fatto che anche Maria ha usufruito di una fecondazione eterologa e lasciamo perdere il botta e risposta con il Senatore Ardiate davanti ad una platea di giornalisti. Ovviamente entrambi ti hanno querelato. E non aggiungo altro, perché il resto te lo scrivo via mail. Cardinale Calanti compreso. Idiota di un cazzone.”
Click.
Milano, martedì mattina
«Dottore, la signora D’Este è arrivata.»
Mi volto appena «La faccia accomodare, arrivo subito.»
La porta si chiude, aspiro una boccata di fumo, bevo a collo da una bottiglietta.
«D’Este? Mi sa di bocconcino solo dal cognome.», Francesco entra, portando una folata di profumo.
Smetto di bere. «Non ho aspettative. Anche la paziente di prima prometteva bene dal cognome, peccato che invece avesse novecento anni e un brutto caso di papillomi anali.»
«Evitami i particolari splatter. Ci vediamo in riunione e, se non ti arrestano, al bar da Christian stasera.»
«Dopo le dieci. Voglio fare almeno un ora di allenamento a karate.» lo raggiungo alla porta «A proposito, non ti si vede più tanto spesso in palestra.» Lo scruto indagatore, perché ultimamente i suoi comportamenti sono tipici di chi ha una nuova storia e non vuole farlo sapere. Coglione, non c’è niente che possa nascondermi, considerato che arrivo tranquillamente fino al ricatto, e molto spesso oltre, per ottenere informazioni. Appoggio il palmo della mano sulla porta e lo fisso.
Stringe le mascelle, scuote la testa e infine appoggia le mani sui fianchi, tirandosi indietro il camice bianco «Si chiama Alessandro.»
Non mi muovo. Continuo a fissarlo «Quindi Samuele è definitivamente archiviato?»
«Direi di si.»
«Quando me lo fai conoscere?»
«Mai.» gira la schiena mostrandomi il medio e sparisce.
Cammino sorridendo per il corridoio della Pan Clinic poi entro nello studio «Buongiorno signora D’Este, scusi se l’ ho fatta aspettare.»
Una schiena. Capelli lunghi e lisci, di un insolito colore ramato biondo. Una sensazione di attesa, mentre mi blocco a fissarle le spalle. E ho il cazzo già duro. Gesù Cristo, sono un ginecologo, non un maniaco.
Lei si gira. Mi osserva curiosa da sotto una frangetta un po' scarmigliata e sorride.
Smetto di guardarla e mi siedo scomposto sulla poltrona. Sbuffo. Apro una cartella vergine. Prendo la stilografica e tolgo il tappo con i denti. Questa inferiore ha gli occhi più verdi che abbia mai visto «Contraccettivi?» attacco ruvido.
«Cerotto ormonale», dolce.
«Da quanto?» annoiato.
«Un anno...» zucchero.
«Prima?» sbrigativo.
«Una normalissima pillola...» divertita.
«Anni compiuti?»
«Trentuno. Posso farle una domanda?»
Alzo la testa, appoggiando la penna. Incuriosito. Dal suo strano accento. Dalla sua voce. E da tutta lei.
E’ seduta oltre la scrivania di vetro, con le gambe accavallate, lasciate scoperte da una gonna panna aderente sopra il ginocchio. Un ginocchio che trovo immediatamente erotico, così piccolo e leggermente ossuto, velato da un paio di calze dagli strani ricami trasparenti. E porta stivali marroni, che ricordano quelli di una cavallerizza. La guardo mentre appoggia meglio la schiena e abbandona delicata, le braccia sui braccioli
«Lei è obbiettore di coscienza?» chiede.
Ha una erre rotonda, non moscia. Rotonda. Che non sembra italiana. Faccio no con la testa.
«Bene» sorride «non ho nulla contro chi lo è, ma avendo fatto una scelta di pensiero diversa desidero che il mio medico abbia, quanto più possibile, la mia etica. Non si offenda, è una domanda che faccio sempre.»
Cenerentolina, oggi ho un direttivo proprio a causa della mia estrema laicità, per cui no, non sono obbiettore di coscienza, ma ve li meritate, perché potete anche non sceglierli, ma per questo bisogna avere il dono del ragionamento di cui tutte voi siete carenti penso. E continuo a fissarla radiografando ogni suo lineamento.
E non so quale sia il motivo, perché la donna che ho davanti non è il mio genere, così delicata, sfumata, solare, indifesa. Un genere che mi attira come una rana schiacciata, eppure continuo ad avere il cazzo duro e una gran voglia di sbatterla sulla scrivania.
E farle male.
«Perché mi guarda in quel modo?» dolcemente divertita.
Riprendo in mano la stilografica e abbozzo un sorriso canzonatorio «Stavo pensando alla sua domanda. La maggior parte delle donne non la fa, salvo poi agitarsi a sproposito quando si mette in dubbio la loro autodeterminazione. Se le laiche boicottassero i medici obiettori, fra dieci anni troverebbero lavoro solo negli ospedali cattolici, evitando molti problemi a tutti noi razionali.», picchietto la stilo sulla scrivania «E comunque nella nostra clinica non assumiamo certa gente, per una precisa scelta etica. Una mia scelta etica. Lo sanno tutti. Non li legge i giornali?»
Mi osserva qualche istante, poi sorride assolutamente a suo agio «Sono spesso impossibilitata a seguire le notizie italiane.»
Sento il respiro in testa. Torno a scrivere «Operazioni? Tumori? Aborti?»
«No, no e no!» scoppia a ridere.
Alzo la testa di scatto. La fisso, finché non smette.
«Mi scusi, non sto ridendo di lei.» sussurra.
«Non l' ho nemmeno pensato.» Guardo la linea del suo collo. E la mia erezione. Comincia. Ad essere. Dolorosa.
Merda. Forza Matteo, riprenditi, è il gallinaio che rimane ipnotizzato da te, non tu da loro. E una primate. Ovvero il tuo lavoro. Una figa con due gambe che pagherà duecento euro per farsi fare un pap test dal dottor Edore «Nara, aiuti la signora a prepararsi.» torno a guardarla mentre mi alzo «Prego.»
L'infermiera l'accompagna in un piccolo spogliatoio, mentre prendo i guanti in lattice.
La sento spogliarsi dietro il paravento, stendersi sul lettino. Il rumore delle staffe, quando toccano la sua pelle…Infilo i guanti sterili, tentando di non pensare all’erezione che...
Mi siedo, metto un po’ di gel sul medio e infilo sotto la mano, mentre con l’altra mi appoggio sul suo ventre piatto. Caldissimo. Anche attraverso la stoffa sottile.
Non posso.
Non posso entrare in lei.
Ma la mia mano non si ferma e la incontro.
La sfioro ed è morbida.
Il mio cazzo tira.
Non posso farlo.
Mi allontano, mi tolgo i guanti mentre ringhio un torno subito uscendo dalla stanza.
Mi sembra di avere la faccia ustionata.
Incontro Sara nel corridoio, la prendo per un braccio, schiacciandola un po’ alla parete immacolata. «Ho una paziente che non intendo visitare. Te ne puoi occupare?» Suadente.
«Fottiti, le tue tecniche non attaccano più..» Vipera.
«Non mi sembravi dello stesso parere l’altra sera…»
Arrossisce «Vaffanculo Matteo. Vaffanculo.»
Sembra un gatto chiuso in un cassetto ed è un peccato. Sara è una brava ginecologa, ma assolutamente non qualificata sul piano neurale, come tutte del resto. O quasi.
La schiaccio un po’ di più. Il seno preme. Capezzoli duri. «Tu fai quella visita e io...» Mi avvicino, le parlo lento, attraverso la pelle «Te ne sarò riconoscente. Potrai venire a riscuotere stasera. Alle undici. Prendere o lasciare.»
La libero, facendo in modo che si strusci e senta l’erezione che mi ha provocato un'altra, in un gioco sadico e perverso.
Ha gli occhi chiusi, il respiro affannoso, che sembra raschiarle in gola.
Troppo facile. E sempre troppo facile. Me ne vado senza sentire il bisogno di controllare se farà ciò che ho detto.
Lo fa sempre.
Lo fanno tutte.
Che noia.
Sera
Bar da Christian
«Scusa, potresti ripetere?» la voce di Francesco è stupita.
«E' tornata Sofia...» rispondo piatto cacciandomi una patatina in bocca.
«L' hai vista?»
«No.»
Annuisce fissando i cubetti di ghiaccio galleggiare nel suo whisky «Quanto è che manca?»
Schiarisco la gola, facendo una smorfia con la bocca «Due anni. E lo sai benissimo.» Non mi va di parlare di Sofia. Non mi va proprio. Non oggi. Anzi mai.
«Come fai a sapere che è tornata?»
«Messaggio sulla segreteria telefonica.»
Insiste «Perché non...»
Lo fisso mentre do una golata al terzo whisky «Sofia non è argomento di conversazione.», mi avvicino «Non mi chiedi niente della signora D'Este?»
«Se non me ne hai parlato vuol dire che era una roba ghetto inscopabile, per usare la tua terminologia molto etero.»
Sorrido «Sbagliato. Sembrava una fata dell’acqua. Alta. Eterea. Spiritosa. E bellissima.» concludo piatto.
Beve, inarca un sopracciglio «Incredibile...Alta, eterea, spiritosa e bellissima. Nient'altro? Che so, totalmente decerebrata, cervello x-files. Come hai chiamato la rossa dell'altra settimana?», fa finta di pensare, poi sorride «Proto cervello, vero?»
«Aria indifesa, naso piccolo. Un po' da artista francese» continuo massaggiandomi la barba di due giorni «e un non so che di ...» corrugo la fronte e do un'altra golata «Una vera merda in sostanza.»
«Sicuro di essere nel pieno delle tue facoltà mentali? Forse hai bevuto troppo. A proposito è mezzanotte e mezza. Non avevi un appuntamento con Sara?»
«Già, con lei e altre tre o quattro che mi ingolferanno la segreteria con i loro lamenti sterili.»
«Ma non ti stanchi mai?»
«Di fare cosa, scopare o cancellare messaggi?» Penso. «Cancellare i messaggi nutre il mio ego e mi rende di buon umore, scopare nutre qualcosa d’altro.» Alzo il bicchiere in un brindisi muto «Quindi no. Non mi stanco mai.»
«Non so davvero come riesci a trovare il tempo anche per lavorare.»
«Le femmine non sono impegnative.»
«A volte vorrei avere un centesimo del tuo menefreghismo.»
«Non è menefreghismo è dare il giusto valore a cose e persone e finché continuerai a trattare le donne come esseri senzienti, sarai prigioniero del loro mondo schizoide. Non è difficile vederle come oggetti. Sono geneticamente predisposte.»
Scuote la testa. Finisce il whisky, poi chiama con un cenno Christian «Altro giro?» mi chiede.
«No, potrei vomitare sul bancone. Anzi, me ne vado a casa.»
«Non vorrai mica guidare.»
«Chiamo un taxi. Sono uno stronzo, non un potenziale assassino.»
«Molti la pensano in modo diverso, Dottor Super Morte.»
Alzo le spalle «Pazienza. Anche Darwin ha avuto i suoi problemi.»
Inarca un sopracciglio «Ti stai paragonando a Darwin?»
«No. Io sono meglio.»