Grazie.
Sono stata una pazza incosciente.
Cioè non è che mi rimorda tanto la coscienza nel senso della colpa.
Ma nel senso dell'insesatezza.
Non so che cosa rispondere alle sue mail, mi sa che è partito per la tangente.
Cioè come ho già tentato di dire, io sono come dire pentita e corsa ai ripari, con la morte di mia madre.
Cioè ora mio padre è solo dopo 63 anni di matrimonio.
Mi sto prendendo cura di lui.
Mio marito è presente in una maniera eccezzionale.
Cioè di colpo sono stata invitata a riflettere sulle mie responsabilità.
Cioè per esempio lascio mio marito: che considerazione avrebbe mio padre di me?
Non oso pensarlo. Non oso.
Cioè io l'altro l'ho conosciuto sette anni fa.
Non riesco ad esprimermi bene.
Non ho le parole adatte.
Mi fa perfino strano parlare di me in un forum.
Non capisco cosa intendi per averlo conosciuto sette anni fa...non avete mica avuto una relazione di sette anni, o sì?
Gli eventi della vita ti hanno riportato alla realtà che è fatta, appunto, di responsabilità.
E hai capito quale sia il tuo ruolo: quello di moglie e di figlia nei confronti di tuo padre, aiutata da tuo marito.
Ogni età prevede delle priorità, la tua prevede quello che stai facendo.
Ti dò, ovviamente, la mia opinione personale.
In tutto questo, l'amore non so quale posto occupi, non ne parli molto (mi sembra), ma non mi sembra neanche così rilevante.
Tu ci stai bene con tuo marito, andate d'accordo, no?
E questo è ciò che conta dopo tot anni di matrimonio. L'amore, nel suo significato romantico, lasciamolo alle adolescenti (anche se le più lo rifuggono).
Non so che tipo di sentimento tu abbia, invece, provato per l'altro, in ogni caso non credo si sia trattato di un grande amore, la tua decisione è stata ragionata e quando ci si ragiona di sentimento ce n'è poco, o ce n'è rimasto poco.
Secondo me, solo davanti ad un amore grandissimo si può provare a ragionare in termini di "giustificazione" per sfare un matrimonio, e ho detto "si può provare" perché anche qui...