Rabarbaro
Escluso
Non so perchè, ma leggere di certi ammiccanti ragionamenti, oltretutto presentati in forma così gradevole e lineare, mi ispira una certa simpathy for the devil ed anche un po' di rage against machines.
Per soddisfare quest'ultima e titillare un po' la prima, credo che martellerò col mio tocco da venti libbre la sfortunata keyboard che mi ritrovo davanti (Oh, no, niente che non si possa far a meno di leggere con almeno il doppio della soddisfazione di chi ci abbia consumato gli occhi sopra, state pur tranquilli!).
Perchè la perplessità è di quelle persone che sanno di star facendo qualcosa, non dico qualcosa di sbagliato od ingiusto nei confronti degli altri, ma qualcosa, in generale, in sè stessi.
Perchè il ripiegamento di certo piattume, come l'origami ben riuscito di un'ameba, non potrà mai volare in alto nè vantare alcun tipo di simmetria piacevole e giusta.
Perchè un solo perchè non è altro che il mormorio di una sostanza bianca e lucente che viene incasellata tra la dabbenaggine dei più e la profanazione del sancta sancorum della propria inclinazione naturale.
Perchè un paio di buoni perchè sono soltanto un utile viatico per fuggire i tiranni che abbiamo dentro e mantenere la giusta distanza da chi abbiano vicino a noi.
Perchè un certo numero di perchè hanno davvero il loro perchè, mentre tutti, e dico tutti gli altri, sono i figli violenti di uno sbadiglio prima dell'anima e poi della mente.
Perchè tanti perchè sono solamente un'anafora.
Perchè troppi perchè hanno lo stesso potere di nessun perchè, e ti lasciano da solo a non capire dove non sei riuscito ad arrivare e per quale non ragione, così come il buzzurro che si rotola nei fossi infilandosi castagne secche nelle orecchie sta fermo con la mente del tutto vuota, ma tu con lui non ti confonderesti mai, orrore, perchè lui è pieno di niente e tu di perchè vuoti.
Ma vuoi mettere la differenza!
Ed allora la mente fugge veloce verso gli immensi spazi e le mandrie selvagge di cavalli dalla criniera sciolta che coorrono, come stormi d'uccelli seguiti da un falco, su un cielo verde e piatto al tempo stesso, come gli occhi della donna che ami e come il cervello di quelle che amano te.
Trovi tutta la libertà che la tua piccola balena dei sogni trova nel bicchiere d'acqua che hai sul comodino della tua stanza da letto e, mentre dormi, lei vive e viaggia, e magari sogna di un uomo che trova altre donne e ci gioca, come a fare castelli di sabbia secca, per poco, e le saluta, e se ne va.
Poi il gioco ricomincia, finchè soffia il vento e finchè hai le vele da spiegare.
E, con il vento che soffia anche di notte e le vele nere, nessuno ti vedrà mentre sei il sogno di qualcun altro, un qualcun altro che è grande e forte, magari fantastico, forse quel che sei tu per la tua balena, la balena che nuota nel bicchiere affianco al tuo cuscino, che appare solo quando hai gli occhi chiusi e che vive solo per te.
Le ghirlande di fiori poi che c'entrano?
Non saprei, davvero.
Ma un posto glielo possiamo trovare: qui c'è posto per tutto!
Oh, menomale, non avrei saputo cosa farne altrimenti...
Magari mettiamole sopra alle illusioni, che tanto, quelle, non le tocca mai nessuno.
Qui noi abbiano solo un via vai continuo di efficienza e soddisfazioni, il resto non ha un gran mercato.
La gente vuole godere e non ha tempo da perdere, quindi le confezioniamo assieme, in scatola doppia, con apertura a strappo.
E' roba che si vende da sola, e ne va via così tanta che spesso non facciamo in tempo ad ordinarne della nuova.
Ma tanto sti qua sono troppo indaffarati per controllare cosa c'è nella scatola, quindi dentro ci mettiamo quello che abbiamo sottomano, un po' di tutto insomma, un po' di niente soprattutto.
Sai, le prime volte ci metti un po' di sabbia per gatti, giusto per fare peso, poi, pian piano non ci metti più niente.
I clienti più affezionati ormai non notano più neppure se vanno via con qualcosa oppure no.
Loro sono proprio quelli che poi ci fanno anche la recensione su certi siti internet e ne discutono sui forum.
Si fanno passare per intenditori.
Ah, appoggia pure quei fiori e và a lavorare...
E la voglia non passa.
E che voglia cattiva, mi verrebbe da dire, è quella che anche quando la soddisfi non ti dà tregua e ti s'infila nella testa come un insetto colle zampette prurigginose che non smettono mai di raspare.
Oppure non è voglia, perchè le voglie vanno e vengono, ma soprattutto cambiano, altrimenti non sono più voglie ma necessità, come il mangiare ed il dormire, ed andrebbero istituzionalizzate e passate dalla mutua nei loro soddisfacimenti, almeno questo avverrebbe in uno stato sociale degno di questo nome, ah, dannate plutocrazie!
Oppure ancora quella è vera voglia, ma d'altro, perchè non ti passa mica la voglia di avere un cappello borsalino se continui a comprarti solo mutande di lana.
Così ti sembra di avere una propensione balzana, o troppo virulenta o, magari ancora, credi di essere strano tu.
Invece stai errando, e non nel senso di vagabondare, perchè percepisci il distorto reputandolo retto, come il canto di un gallo sott'acqua, che, invece di farti svegliare dal sogno, ti sembra un suadente richiamo di sirena desnuda.
E ti chiedi il perchè di tante polluzioni insoddisfacenti, e il lenzuolo andrebbe autoclavato, e ti senti perplesso.
Magari anche il gallo che canta è perplesso vedendo che non ti svegli, ma lui sa solo cantare.
E continuerà a farlo.
