Non provai nulla.
Stavo osservando l'orizzonte,
mille case piene di altrettante vite inutili.
Il fumo mi riempiva i polmoni.
Fumavo da tanto, troppo tempo.
Qualcuno scrisse che fumare era un lento suicidio.
Beh, io non avevo fretta.
Che risposta ovvia.
Non ero mai stato un grande filosofo in effetti.
Lanciai il mozzicone lontano ... chissà, magari qualche coglione in infradito lo avrebbe assaporato sull'alluce... o qualche figa di legno.
Sarebbe stato ancora più divertente.
Rientrai in camera.
Lei non c'era - doveva essere in bagno - e dove cazzo poteva essere?
Eravamo in una merda di motel, dove le camere odoravano di stantio e le pareti di muffa.
Provai ad immaginare le persone che si erano avvicendate a scopare su quel letto.
Mi fece un pò schifo.
Mi sedetti sul letto.
Uno macchia di sperma decorava il copriletto ammassato.
Lei rientrò in camera e mi fissò.
Ma chi cazzo era questa?
Tu non sei nulla.
Abbiamo scopato e quindi?
Volevo che se ne andasse.
Volevo che sparisse adesso, all'istante. Inutile pezzo di carne.
Non parlai.
Lei continuava a fissarmi.
Passai dal bagno, feci un accurato bidet e mi diedi una sistemata ai capelli.
Mi rivestii.
Lei continuava a fissarmi.
Infilai le scarpe ed accesi un'altra sigaretta.
Ricambiai finalmente lo sguardo.
Mi stava accusando.
«Sei uno stronzo.»
Ok, adesso è il momento della commedia, pensai, ma ovviamente non potevo sopportarlo.
Uscii e chiusi velocemente la porta dietro di me.
Dalla stanza si sentiva già il suo pianto.
Pagai alla reception, sotto lo sguardo indifferente del banconista, che chissà quante scene simili aveva già visto.
In fondo sono un signore.
Guidai verso casa.
Ma qual'è la mia casa?

il caldo mi fa male