Ci eravamo conosciuti in terza superiore, frequentavamo lo stesso istituto. All'inizio fu una conoscenza normale, poi diventò un amicizia vera e propria, con tanto di fusione tra la sua e la mia compagnia. Infine si trasformò in qualcosa di più. Ricordo ancora bene quella sera, eravamo solo io e lei sdraiati su un prato con una vecchia coperta a "ripararci" dall'erba. Guardavamo le stelle ridevamo e scherzavamo, quando ad un certo punto lei mi disse "Senti, ci mettiamo insieme? Io voglio stare con te" risposi di "Si" sicuro che scherzasse. Da quella sera stettimo insieme, ma era una cosa intima che volevamo tenere per noi, almeno all'inizio. Impresa fallita con gli amici, perché loro capirono subito, ma per un paio di mesi il resto del mondo ne rimase allo oscuro, poi uscimmo allo scoperto. 7 mesi dopo quella serata stellata uscimmo insieme come sempre. C'ero io e c'era lei, così come c'erano gli amici di entrambi. Erano l' 1 e 30 di un Venerdì notte, eravamo fermi in un parcheggio già da mezz'ora, parlavamo e scherzavamo, dovevamo scegliere il da farsi, ma non ci riuscivamo, ridevamo troppo. Ad un certo punto ci decidemmo e ci avviammo per andare in un pub. Il mio amico che guidava mi chiese se volevamo fare il viaggio insieme io e lei, visto che eravamo l'unica coppia del gruppo. Ma lei rispose di no "Non facciamo i fidanzatini appiccicosi, vado con le mie stronzette (così chiamava le sue amiche scherzosamente)" Cit. Che non dimenticherò mai. Noi arrivammo al pub poco dopo, ma loro no. All'inizio pensavamo che erano semplicemente lente, ci scapparono pure le battute "Guida una donna, arriveranno domani" e via dicendo. Ridevamo e scherzavamo, ma quando il ritardo si fece più serio ci preoccupammo molto. Soprattutto perché non ci rispondevano al telefono. Quella sera un balordo che aveva bevuto troppo e che si credeva Schumacher se l'è portata via. Ha deciso il destino di una persona innocente. Avevamo entrambi 19 anni. Ma io ho avuto l'opportunità di arrivare per ora fino a 24, lei no. Non scrivo per farmi compatire, in un certo senso io nemmeno sono la vittima, lo è lei, la sua famiglia. Ma non passa giorni senza che io pensi a lei. Mi avevano detto che col tempo le cose sarebbero andate meglio e così è stato. Ma lei è un chiodo fisso. Non c'è giorno che io passi senza pensare a lei. È qualcosa di complicato. Da un lato è un piccolo tormento, da un altro una bella cosa. Mi ha condizionato la vita. Mi chiedo se un giorno le cose cambieranno. Mi chiedo se smetterò mai di pensare a lei e al suo ultimo messaggio che mi scrisse poco dopo esser partiti "Già mi manchi" e alla mia risposta "mica dovevamo evitare d'essere appiccicosi?" e lei "Non lo siamo, ma mi manchi."
La vita è beffarda. È per questo motivo che nonostante tutti i problemi con mia madre cerco sempre di risanare il rapporto. Non si sa mai cosa possa accadere.
La vita è beffarda. È per questo motivo che nonostante tutti i problemi con mia madre cerco sempre di risanare il rapporto. Non si sa mai cosa possa accadere.