I rapporti uomo-donna sono sbilanciati per definizione (e non necessariamente a favore dell'uno o dell'altra), e i concetti, temo, aiutano poco. In ultima analisi contano non le parole ma quello che, nella pratica, uno/a si dimostra pronto ad accettare, o no.
Se guardo dentro di me, con un minimo di onestà, la contraddizione è abbastanza chiara. I dubbi tra cui mi arrovello io, le frustrazioni che mi sembra di provare legittimamente, e anche la tentazione di rivolgermi altrove - non riuscirei ad accettarli se venissero dalla mia partner. Se lei mi raccontasse una cosa analoga, in termini speculari ("guarda, c'è un collega di lavoro che mi piace da matti, penso a lui dalla mattina alla sera, e se fosse soltanto un po' disponibile ....ci sto talmente male che quasi quasi ci provo con un altro, cosi', a mo' di terapia"), non ci sarebbe tanto da arrovellarsi perché per me non sarebbe più possibile prenderla sul serio e riannodare il dialogo. Oppure magari si', il legame con lei si rivelerebbe piu' profondo di tutto, e via dicendo. Ma queste cose si giudicano dall'esperienza, non con la teoria.
La conclusione non è affatto che il tradimento sia legittimo per uno dei sessi e non per l'altro. Ma il modo di rapportarsi con questa "cosa", e con l'oggetto del desiderio, e con il partner ufficiale, è per un'infinità di ragioni storiche, culturali ecc. abbastanza diverso (vedi, per l'appunto, il modo di intendere la possessività). Per cui, in definitiva, anche se magari si fanno le stesse cose, le si "pensa" e le si giustifica in modo diverso.
