Sanremo

Brunetta

Utente di lunga data

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Per la qualità ci vogliono soldi.
Se nessuno compra più CD... il risultato è questo.
Inutile lamentarsi.
Non compri i CD perchè ti vendono la musica in un altro modo, se vendessero solo CD venderebbero quelli
 

danny

Utente di lunga data
Non compri i CD perchè ti vendono la musica in un altro modo, se vendessero solo CD venderebbero quelli
E beh, certo.
Però con i CD il cantante guadagnava, con Spotify no.
E se non guadagna il cantante, il professionismo non esiste più.
Fa musica chi ha soldi da investire.
A quel punto decidono i produttori chi deve fare musica.
Vanno i cantanti biascicosi perché hanno più like sulle varie piattaforme?
Si da spazio ai biascicosi, che tanto per gli attempati c'è sempre tutto il resto fatto negli anni passati.
Che gli over 40/50 ormai ascoltano soprattutto quello.
La digitalizzazione non è priva di conseguenze.
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
E beh, certo.
Però con i CD il cantante guadagnava, con Spotify no.
E se non guadagna il cantante, il professionismo non esiste più.
Fa musica chi ha soldi da investire.
A quel punto decidono i produttori chi deve fare musica.
Vanno i cantanti biascicosi perché hanno più like sulle varie piattaforme?
Si da spazio ai biascicosi, che tanto per gli attempati c'è sempre tutto il resto.
ma il canale di vendita lo stabiliscono loro, mica il fruitore finale, sono loro che hanno creato tutto questo, evidentemente per loro il guadagno c'è sempre, oltre ai diritti d'autore, che mediamente se li tengono i discografici
 

danny

Utente di lunga data
ma il canale di vendita lo stabiliscono loro, mica il fruitore finale, sono loro che hanno creato tutto questo, evidentemente per loro il guadagno c'è sempre, oltre ai diritti d'autore, che mediamente se li tengono i discografici
In realtà oggi sono i distributori di musica a decidere tutto.
Spotify è una potenza, che però non paga (abbastanza) i musicisti.
I ragazzi fanno un abbonamento da 4 soldi con Spotify e ascoltano tutto di sottofondo.
Oppure nel migliore dei casi scaricano il singolo pezzo dalle piattaforme a pagamento, che sia della Apple o altro, oppure legalmente e gratuitamente da YouTube, alla quale non frega nulla dei contenuti, ma solo della pubblicità che può inserirvi.
Quindi tutto appartiene e viene stabilito da poche multinazionali nel mondo, i cui criteri sono esplicitati da algoritmi, non dalla qualità della musica.
E nel mondo i frequentatori di queste piattaforme perlopiù sono giovani o di mezza età, quindi i gusti sono orientati su di loro.
Insomma, il caso di un Ranieri che viene notato in un bar a 13 anni mentre canta e poi fa carriera, oggi è impossibile.
Nessuno ti verrà più a cercare come cantante.
Ti proponi su una piattaforma e se raggiungi un certo numero di visualizzazioni cominci a essere interessante.
Il cantante poi guadagnerà sui live.
Il fatto è che per raggiungere quelle visualizzazioni devi investire parecchio in promozione e poi puoi perderle per varie ragioni.
Oltre naturalmente ad avere il pezzo commercialmente giusto.
Con i parametri richiesti dalle piattaforme.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Se permettete cominciamo dal 1997. No, non per dire che quello di quell’anno è stato uno dei migliori Sanremo di tutti i tempi (lo è stato). Neppure per dire che quell’anno c’era ospite David Bowie e quest’anno Angelo Duro.
Cominciamo dall’autunno del 1997, quando una me venticinquenne va a vedere uno dei punti più alti della stagione d’oro delle commedie romantiche di fine Novecento: “Il matrimonio del mio migliore amico“. Cominciamo da quella scena a tavola, che neppure doveva esserci, una scena senza senso in cui, in un film che non è un musical, tutti si mettono a cantare.
Avevi venticinque anni, eri scema come i venticinquenni di oggi che scoprono «povero gabbiano» su TikTok. Avevi l’unico vantaggio che nessuno ti prendesse sul serio: potevi esser scema di nascosto. (Quello, di vantaggio, e la resistenza alla privazione del sonno: del Sanremo 1997 montavo un servizio alle sei di mattina per un programma che andava in onda alle sette; considerato che al terzo giorno del Sanremo 2023 sto già morendo di sonno senza che mi sia richiesto di uscir di casa prima dell’alba per andare in montaggio, direi che la geriatria è certificata).
Avanzamento veloce di ventisei anni (comunque meno della durata percepita d’una serata di Sanremo 2023), ed eccoci a ieri, quand’è morto Burt Bacharach ma a Sanremo c’erano ventotto canzoni nuove da fare e la pessimista in me già borbottava: ecco, Morandi aveva pure inciso una sua canzone, e invece ci toccherà questa gente che per scrivere un testo brutto ci si mette in quattro.
(La canzone di Tananai è caruccetta, ma a voi pare normale che abbia quattro autori per un testo che Hal David – il paroliere di Bacharach – avrebbe scritto con la mano sinistra mentre con la destra girava il sugo? La canzone di Tananai è caruccetta, ma al Sanremo ’97 c’era “…E dimmi che non vuoi morire“, che per il testo aveva un autore solo e resta insuperata nei Sanremo dei successivi ventisei anni).
Invece mi hanno sorpresa, e all’una di notte – là, dove ieri c’era Angelo Duro – hanno messo in scaletta ben un minuto di omaggio a Bacharach, quel tizio di cui basta sentire le canzoni per sapere chi fosse: non serve annunciarlo spiegando quanti fantastiliardi di visualizzazioni su YouTube faccia, come si fa con gli irrilevanti contemporanei. Un minuto in memoria di quando le canzoni erano roba che si pagava, e quindi preziose. Bacharach era di quel tempo lì, quello di “Fatti mandare dalla mamma” (che ieri Morandi ha rifatto, con la scusa che è una canzone che compie sessant’anni, mica che ogni tanto ci vuole una canzone così moschicida che non le conti gli streaming).
Per Bacharach un minuto solo, perché di più avrebbe segnato troppo la differenza coi Måneskin, quella band di cui tutti conosciamo i vestiti e nessuno le canzoni che era sul palco tre ore prima. (Pitchfork, che diversamente da me s’è preso il disturbo di sentirne il disco, ha scritto che non so quale verso di non so quale loro canzone sembra uno di quei commenti che lasci sotto a un post con la certezza che prenderai molti like, ed è una polaroid così a fuoco che è come se avessi sentito anch’io il loro disco. I Måneskin ieri sera hanno fatto un medley, e mi rimangio quanto avevo detto: il medley è l’ideale, se a nessuno frega niente di sentire una tua canzone per intero).
Lo so, lo so: dovrei parlarvi del discorso della Egonu, che appena entrata ha conquistato l’intera generazione che ha inventato la nostalgia dicendo che ha iniziato a giocare a pallavolo perché guardava Mila e Shiro. Ma non l’ho sentito: ho cinquant’anni, come Gianluca Grignani.
Mentre cantava del padre che al telefono gli chiede se, dovesse morire, il figlio che non lo vuole più vedere andrà al funerale, Grignani ha fermato tutto, e ci ha fatto vedere come si sta sul palco da professionisti. Si è scusato, ha detto che il fonico è bravissimo ed è colpa sua che gli aveva chiesto di abbassare troppo il ritorno e ora non sentiva più, e poi ha aggiunto un’indulgenza plenaria per il nemico della nazione tutta e dei floricoltori: a cinquant’anni so come gestirla, ha detto, a venti non sarei stato capace.
Mi sono chiesta per un istante se fosse un gesto di gran generosità verso Blanco, o di gran paraculaggine subito assai applaudita. Mi sono risposta quando a fine canzone Grignani ha preso il mazzo di rose (rosse, come quelle calciate da Blanco) e le ha lanciate in platea tra gli strilli di signore sovreccitate. Vi faccio vedere come si prende il consenso un italiano.
Cominciamo dalla me che esce dal cinema e mica ha Google: c’è solo una cosa che puoi fare, se nel 1997 vuoi sapere da dove vengano le canzoni stupende d’un certo film, ed è andare a comprarti il cd (che costa quel che ora costano tre mesi di streaming di tutte le canzoni del mondo). E, col cd col faccione di Julia Roberts, scoprire Burt Bacharach.
Cioè: scoprire che, come sempre accade con la cultura popolare, lo conoscevi anche se non lo conoscevi. Che la canzone dello spot del profumo e del film con quei due fighi di Newman e Redford l’aveva scritta lui. Che canzoni sue le avevi sentite ovunque da prima di nascere, nel primo film scritto da Woody Allen e in quella presa per il culo di James Bond che avevi visto prima di vedere qualunque James Bond.
Avevi venticinque anni, eri scema come i venticinquenni di oggi che scoprono «povero gabbiano» su TikTok. Avevi l’unico vantaggio che nessuno ti prendesse sul serio: potevi esser scema di nascosto. (Quello, di vantaggio, e la resistenza alla privazione del sonno: del Sanremo 1997 montavo un servizio alle sei di mattina per un programma che andava in onda alle sette; considerato che al terzo giorno del Sanremo 2023 sto già morendo di sonno senza che mi sia richiesto di uscir di casa prima dell’alba per andare in montaggio, direi che la geriatria è certificata).
attro serate. Due per sentire le canzoni la prima volta, una per le cover, e la finale. Il giovedì è ridondante, e io ho deciso che dovevo dormire.
Ho cinquant’anni, e forse sono l’unica italiana che di giorno lavora.
G. Soncini
 

danny

Utente di lunga data
Unico appunto su Grignani: canzone bellissima, ma lui assolutamente non più professionale.
Può emozionare ancora, e lo ha fatto, ma non si può elogiare per come si presenta.
E' per una questione di rispetto verso i professionisti che lavorano con lui.
Ne abbiamo discusso ieri sera in due chat di cantanti.
Purtroppo la sua salute mentale è compromessa.
Inutile dire che penso fosse organizzato tutto, anche il botta e risposta suo.
Sarebbe clamoroso il contrario.
Nessun professionista che abbia studiato la canzone la interrompe perché non sente bene le spie.
Ma soprattutto non si tiene il microfono a cazzo cantando note a caso.
 
Ultima modifica:

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Unico appunto su Grignani: canzone bellissima, ma lui assolutamente non più professionale.
Può emozionare ancora, e lo ha fatto, ma non si può elogiare per come si presenta.
E' per una questione di rispetto verso i professionisti che lavorano con lui.
Ne abbiamo discusso ieri sera in due chat di cantanti.
Purtroppo la sua salute mentale è compromessa.
Inutile dire che penso fosse organizzato tutto, anche il botta e risposta suo.
Sarebbe clamoroso il contrario.
Nessun professionista che abbia studiato la canzone la interrompe perché non sente bene le spie.
Ma soprattutto non si tiene il microfono a cazzo cantando note a caso.
Sono quelli che lavorano con lui che lo spingono sul palco
È circondato da stronzi opportunisti
 

MariLea

Utente di lunga data
L'unica italiana che lavora ci regala cotanto pippone :oops:
Mi sembrano i soliti discorsi dei vecchi (non in senso anagrafico) che devono sempre criticare il nuovo che piace ai giovani, rimpiangendo i "vecchi tempi"...
Credo invece che mai come quest'anno ci sia stata tanta contaminazione tra vecchio e nuovo... Bravo Amadeus.
 

MariLea

Utente di lunga data
Unico appunto su Grignani: canzone bellissima, ma lui assolutamente non più professionale.
Può emozionare ancora, e lo ha fatto, ma non si può elogiare per come si presenta.
E' per una questione di rispetto verso i professionisti che lavorano con lui.
Ne abbiamo discusso ieri sera in due chat di cantanti.
Purtroppo la sua salute mentale è compromessa.
Inutile dire che penso fosse organizzato tutto, anche il botta e risposta suo.
Sarebbe clamoroso il contrario.
Nessun professionista che abbia studiato la canzone la interrompe perché non sente bene le spie.
Ma soprattutto non si tiene il microfono a cazzo cantando note a caso.
Grignani mi ha fatto l'impressione di Califano 2, con la differenza che Califano era ironico mentre lui è pietoso.
 

danny

Utente di lunga data
L'unica italiana che lavora ci regala cotanto pippone :oops:
Mi sembrano i soliti discorsi dei vecchi (non in senso anagrafico) che devono sempre criticare il nuovo che piace ai giovani, rimpiangendo i "vecchi tempi"...
Credo invece che mai come quest'anno ci sia stata tanta contaminazione tra vecchio e nuovo... Bravo Amadeus.
Sono circa 40 anni che sento il solito commento su Sanremo "Eh, una volta"...
E' vero che il mercato discografico si è ristretto, come è vero che la fruizione è cambiata.
Però alla fine il concetto di Sanremo è immutato.
Un po' di vecchie canzoni, un po' di nuove tranquille, molto conformismo, un po' di nostalgia e un po' di spettacolo.
Godibile.
Certo, non usciranno magari più mostri come Vasco Rossi, Zucchero o Pausini, ma non certo per colpa di Sanremo.
lo vedo anche nel mio settore. Girano sempre meno soldi, indi sempre più difficile una crescita professionale, pertanto più standardizzazione e meno carica innovativa. Si tira a campare, insomma, con le formule già sperimentate.
 

MariLea

Utente di lunga data
Sono circa 40 anni che sento il solito commento su Sanremo "Eh, una volta"...
E' vero che il mercato discografico si è ristretto, come è vero che la fruizione è cambiata.
Però alla fine il concetto di Sanremo è immutato.
Un po' di vecchie canzoni, un po' di nuove tranquille, molto conformismo, un po' di nostalgia e un po' di spettacolo.
Godibile.
Certo, non usciranno magari più mostri come Vasco Rossi, Zucchero o Pausini, ma non certo per colpa di Sanremo.
lo vedo anche nel mio settore. Girano sempre meno soldi, indi sempre più difficile una crescita professionale, pertanto più standardizzazione e meno carica innovativa. Si tira a campare, insomma, con le formule già sperimentate.
Ecco bravo, il vocabolo giusto: godibile!
Come la maggior parte degli utenti, non sono un'esperta di musica, sono una che ascolta la radio in auto o Alexa a casa... la musica mi regala buonumore o malinconia, a volte lacrime, mi fa compagnia e la considero la colonna sonora della nostra vita, diversa x ogni periodo.
 

danny

Utente di lunga data
Ecco bravo, il vocabolo giusto: godibile!
Come la maggior parte degli utenti, non sono un'esperta di musica, sono una che ascolta la radio in auto o Alexa a casa... la musica mi regala buonumore o malinconia, a volte lacrime, mi fa compagnia e la considero la colonna sonora della nostra vita, diversa x ogni periodo.
E' l'essenziale.
 

Brunetta

Utente di lunga data
L'unica italiana che lavora ci regala cotanto pippone :oops:
Mi sembrano i soliti discorsi dei vecchi (non in senso anagrafico) che devono sempre criticare il nuovo che piace ai giovani, rimpiangendo i "vecchi tempi"...
Credo invece che mai come quest'anno ci sia stata tanta contaminazione tra vecchio e nuovo... Bravo Amadeus.
Veramente ho dovuto tagliare molto perché la piattaforma del forum non consente più di 1000 caratteri.
La Soncini deve scrivere articoli polemici, è il suo ruolo. Per me lei è godibile.
Mi diverte. Non è un guru.
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Dopo cenerentola
Stasera hercules 🤣
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Ma Will che voce ha? Sembra che gli strizzano gli attributi
Povero Zarrillo
 
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