Secondo capitolo

Tebe

Egocentrica non in incognito
Milano, mercoledì mattino

«Dottor Edore...»
E’ lei. Gaia. Mi giro «Buongiorno.» per niente cordiale.
Sorride, increspando all’insù gli angoli della bocca stringendo leggermente gli occhi, verdi come chicchi d’uva «Come sta sua moglie?» Corrugo la fronte. Mia moglie? «La dottoressa ieri mi ha detto che sua moglie si era sentita male.» continua.
La interrompo «La dottoressa Loffedi si è sbagliata. Non sono sposato. Ho avuto un urgenza.» Mento, considerato che la verità non sarebbe deontologica. Non che mi freghi qualcosa, ma non ho nessuna voglia di fare del sarcasmo, desidero solo che se ne vada «E’ qui per qualche motivo in particolare?» chiedo, mentre continuo a camminare per il corridoio leggendo una cartella che Lia mi ha piazzato in mano prima.
«Ieri ho dimenticato il cellulare e sono tornata a prenderlo. Ha tempo per un caffè?»
Brezza leggera. Mi fermo. La guardo. E’ senza protezioni. Barriere. Odora di luce e primavera, di baci sfiorati e piccoli gemiti. Dio Cristo…anche l’aria sembra diventata fluida.
Fisso quelle iridi verdi tanto da sembrare false, poi torno a leggere la cartella «Non ho mai tempo per un caffé.»
Le volto le spalle andandomene. Spazio fra me e lei.

Sera

Incontro Francesco nell’atrio che scruta la strada come se fosse il figlio segreto di Steve Wonder.
«Bel lavoro oggi in sala operatoria anche se il Requiem non mi sembrava un sottofondo adeguato. L’anestesista si è toccato i coglioni per tutto l’intervento e non è stato l’unico.» Alzo il bavero del cappotto, infilandomi i guanti in pelle «Al prossimo intervento congiunto scelgo io la musica.» continuo mentre lui è sempre in fissa sulla notte «Chi stai aspettando?» Sono le dieci. Vedo il mio respiro diventare solido e bianco come nelle nuvolette dei cartoni animati.
«Alessandro. Ed è ritardo.»
Roteo gli occhi «Non ho tempo di fermarmi a conoscerlo, peccato. Sono da Christian a farmi un whisky e, probabilmente, anche la nuova farmacista di Gianni, raggiungimi se la tua fidanzata ti da buca.»
Attraverso la strada e mi infilo nel locale.
Musica forte, ma non troppo. Ambiente outsider di lusso, mobili grezzi ma con il resto degli arredi stile Versailles hi tek.
Mi siedo sul trampolo in legno con seduta in acciaio rosso, salutando Christian, mentre un misto di dance e tecno mi filtra nella testa. Sempre meglio di quel cazzo di Requiem.
«Ciao dottore, finito il turno?» Christian mi piazza davanti un portacenere a teschio.
Annuisco e mi accendo una sigaretta, fermandomi ad osservarne la punta incandescente «Oggi è stata la giornata dei parti.» Aspiro. «E non capirò mai perché la maggior parte delle donne si ostina a farlo con dolore.» Espiro. «Ma credo che tutto riconduca al fatto che sono carenti di materia grigia e la frase “Partorirai con dolore “ ha avuto più presa del previsto su quelle menti semplici.»
«Un giorno ti troveranno carbonizzato dentro un fosso e non scopriranno mai l’assassino, perché dovrebbero indagare tutta la popolazione mondiale di tutti i sessi e credenze religiose.»
«Io sono la cosa migliore che possa capitare alle persone dotate della scintilla della vita in testa.», rispondo buttandogli fumo in faccia .
Scuote la testa «Si, Eccellenza. A proposito, bel casino con Voce Cattolica.»
«Non pensavo leggessi certi giornalacci. In effetti non pensavo leggessi e basta. Comunque Voce cattolica è solo uno dei tanti. Essere atei in Italia e dichiararlo è come confessare di essere un serial killer.E non è solo un fattore religioso.»
«Ciao…»
Una ventata di profumo che riconosco immediatamente come suo.
Respiro, girandomi a guardarla «Che problema ha con me?» il mio tono è aggressivo passivo.
«Stavo per farti la stessa domanda….» Nessuna sfida nella sua voce solo sincera curiosità, e un tu buttato li con noncuranza, a sottolineare che si è appena liberata dello status di paziente.
Mi scappa un sorrisetto sarcastico «Sei davvero sicura di volere una risposta?»
Inarca le sopracciglia, mentre appoggia il gomito sul bancone e reclina la testa di lato.
«Mmmh... no. Allora, cosa beviamo?», continua ad essere senza malizia, mentre mi guarda ancora con quegli occhi incredibili. E non è l'unica cosa incredibile di quel volto. «Forse è meglio cominciare dall’inizio. Mi chiamo Gaia.», tende la mano. Piccola. Decisa ma lieve. Tutto e il contrario di tutto.
«Matteo.» rispondo stringendola.
«Io Christian!» e la guarda come se fosse un apparizione.
Lei allarga di più il sorriso «Piacere.»
«Puoi portarci qualcosa da bere ?» lo smorzo subito.
Mi guarda come per ribattere, ma molla il colpo.
«Che lavoro fai?»le chiedo annoiato.
Torna a guardarmi «La fotografa e…»
La interrompo «Di cosa. Fiori? Matrimoni? Cresime? Hai uno di quei negozi con il tuo nome stampato sull’insegna nemmeno fossi Helmut Newton?» mi avvicino per osservare meglio la sua reazione e per respirare un po’ del suo odore. Continua a non essere il mio tipo ma è come una calamita.
«Accidenti, tu si che sai che cos’è il sarcasmo.» scherza mentre reclina di più la testa per scoprire il collo.
Mi fermo. Disorientato. Non reagisce come le altre, non si incazza come un puma e probabilmente non ha nemmeno gli slip bagnati. Mi allontano cercando di intravedere qualcosa oltre i suoi occhi «Forse c’è vita li dentro…» bisbiglio stupito.
Spalanca le iridi e scoppia in una risata cristallina «Stai parlando del mio cervello?», chiede mentre beve il primo sorso di qualcosa che sembra succo d'arancia.
Fisso le sue labbra, ipnotizzato, assaporando ogni sillaba. Dio Cristo...Continuo a fissarla e distruggo l’istinto di passarle una mano dietro la nuca, tirarla e morderla. Tolgo lo sguardo, concentrandomi su un sontuoso paio di tette che stanno passando.
«Ciao Matteo.» tette parlanti ha la voce languida.
Storco la bocca in un sorriso scazzato e spengo la sigaretta «Ciao Viola…sei diventata una persecuzione.» sarcasmo. Lo amano. E' come se fosse il via per dimostrare che hanno il testosterone di Terminator, come se essere femminili fosse una sorta di AIDS dei sentimenti.
«Stai insinuando che ti sto seguendo?» attacca come un cobra.
Mi sembra anche di sentire il sibilo della lingua. Rido apertamente «Stamattina ti ho incontrata al bar, oggi al bar di nuovo, ieri all’uscita della palestra e prima ancora in farmacia da Gianni. Tu cosa penseresti?»
Bevo altro whisky, aspettando l’esplosione controllata, che ammetto, è il momento che preferisco, anche se è un copione sempre uguale a se stesso.
«Forse sei tu che frequenti continuamente gli stessi posti!» la faccia le si accartoccia un po’.
«Curioso però, che siano anche i tuoi.» rispondo.
«Per tua informazione, stronzo…» la sua unghia laccata di rosso mi trafigge un pettorale «io non ho bisogno di seguire un cazzo di nessuno. Non ho che da scegliere e quindi non sceglierei certo un misogino dottore che tratta di merda le donne, chiaro?»
Abbasso la nuca, sorridendo, poi la rialzo «Certo...» osservo Gaia con la coda dell'occhio. Ci guarda e non ha cambiato espressione, nonostante il simpatico siparietto.
Anche gli occhi di Viola scivolano verso di lei e l' aria diventa immediatamente spessa «Mi chiamo Viola.» parole che colano come veleno.
«Ciao…Gaia.» basta la sua voce per frantumare ogni ostilità perchè è più disarmante di quel senza palle di Bambi.
«Stagli alla larga. E’ uno stronzo senza pari. E pure fantasioso come hai potuto constatare. Ti pare che una come me potrebbe seguire uno come lui?» attacca Viola cercando solidarietà.
Ora la guardo attentamente. Guardo i suoi occhi verdi mentre si spostano su Viola e poi su di me.
La guardo mentre sbatte le ciglia nere avvolte dal mascara. La guardo arrossire e dire «Io lo sto seguendo invece.» mi fissa «Tu l’avevi capito, vero?»
Arrossisce un po' di più.
Dove cazzo siamo, alle Paraolimpiadi degli emotivi?

Milano, giovedì mattina

Mi sveglio di soprassalto con l’uccello duro e voglia di pisciare.
Scendo dal letto, inciampo nel lenzuolo, tiro un calcio al sacco in pelle rossa che penzola catenato dal soffitto e mi infilo sotto la doccia ghiacciata. Ruggendo.
Merda. E’ tardissimo.
Venti minuti dopo sono nel traffico e dopo trenta entro in clinica e in ascensore.
«Tieni, sembri averne bisogno» appena ne esco, Francesco mi sbatte in faccia un caffè americano con l’aria fast food.
«Perché, se sei il primario del reparto di chirurgia plastica e ricostruttiva, sei sempre qui in ginecologia? E poi, come hai fatto a…»
Mi interrompe, costringendomi a prendere in mano il bicchiere plasticato.
«Ho lasciato detto alla reception di avvertirmi quando entravi in ascensore. Romperti i coglioni al mattino è uno dei miei momenti Master card.»
Mi fermo «Ti scopi uno del ricevimento?»
Mi spinge «No, mi scopo Alessandro e a differenza tua ho energie per una sola storia alla volta.»
Lo guardo interrogativo «Anche io. Ultimante massimo tre nello stesso letto.»
Entro nel mio studio fiondandomi in bagno a buttare nel cesso l’intruglio. E mi vedo allo specchio.
Occhiaie. Blu. Come i miei occhi. Pelle spenta. Barba di due giorni. Capelli sconvolti. Gesù Cristo.
Poi un flash. Improvviso.
In mezzo al cranio.
In gola.
Nei testicoli.
Butto fuori aria e vedo lei.
Mi allontano dallo specchio inseguendo spezzoni di ieri sera ricordati solo ora. Tiro indietro i capelli biondo scuro un po’ lunghi, tolgo il cappotto e lo sbatto in terra, uscendo dal bagno.
Guardo Francesco. Mi fermo e incrocio le braccia sul petto «Sono un idiota.» farfuglio mentre ancora cerco di rimettere insieme il puzzle della serata «Sono un vero idiota.»
Mi porge un altro caffé americano.
Lo fisso, e mi chiedo dove cazzo li nasconde «Ieri sera da Christian…» lo dribblo mentre mi avvicino alla macchina del caffé «ho incontrato Gaia, quella paziente.»
Un altro flash.
Lei che ammette di avermi seguito. La trasfigurazione di Viola e il suo abbandonare il campo dopo avermi insultato un paio di volte. L'aria dispiaciuta di Gaia.
Osservo in fissa il liquido scuro che scende dal beccuccio argentato e mi assale un'altra immagine.
Un po' ubriachi, lei appoggiata a me, ad aspettare il taxi. Il suo corpo esile e caldo. Contro il mio.
Il suo profumo, un miscuglio di sole ed erba e altre note che non ho saputo riconoscere. La sua voce, il suo tutto e la voglia improvvisa di non lasciarla andare, trattenerla dentro e annientare ogni mio dogma, per arrivare a nutrirla e poi divorarla lentamente, a piccoli morsi.
«Dottor Kildare chiama dottor Jekyll, Jekyll rispondi.»
Mi risveglio dalla catatonia. Mi volto. Devo avere la faccia da pazzo, perché Francesco smette subito di fare l’idiota «Ho invitato Gaia a cena. A casa mia. Stasera.» lo dico e ancora non ci credo.
«Cazzo... Questo è il fulmine divino. Doveva succedere prima o poi. Con tutti i cuori che spezzi non potevi avere la presunzione di passare inosservato al Grande Capo.» risponde, indicando il cielo.
Ho un attimo di panico, non per Lui, ma…«C’è di peggio.» continuo mentre un altro pezzo mi torna in mente.
«Hai incontrato qualcuna delle tue segreterie
«Peggio.»
«Sofia?»
«Ancora peggio.»
Si gratta il mento, lo massaggia, infine stringe gli occhi fissandomi con le sue iridi scure, a completare un viso dai lineamenti mediterranei e decisi.
«Penso che lei abbia una scintilla di vita dentro quella deliziosa scatola cranica.» dico.
Ferma di colpo la mano «Animale, vegetale o minerale?»
«Animale.» rispondo.
«Si, è il fulmine divino. Sei fottuto, ma non è grave. Dopo ti sentirai più forte.» mi tocca la spalla, stringendomela, osservandomi come se fossi già morto.
«Perché pensi che mi spezzerà il cuore?» chiedo scarsamente interessato, considerato che le probabilità che questo accada sono pari alla discesa degli Alieni sulla terra nei prossimi dieci anni.
Sorride leggermente mentre socchiude gli occhi «Perché ci sono tutti i presupposti.» pausa «E poi…» altra pausa «te lo meriti.»

Sera

Non so perché non le ho telefonato dicendo che avevo un impegno e non so nemmeno come mi sono trovato al supermercato a decidere il menù manco fossi il figlio segreto di Gualtiero Marchesi.
Sto bevendo la mia seconda vodka lemon, a torso nudo, con addosso solo i pantaloni di una vecchia tuta da karate bianca.
Piedi scalzi. Pelle bagnata dalla doccia. Luci soffuse. Rock in in sottofondo. E improvvisa l’ultima tessera del puzzle dei ricordi, a dare una parvenza di logica ai miei comportamenti ancora da mappare e torno a ieri sera.
Non sei italiana, vero?
Padre italiano e mamma norvegese.
Frasi per arrivare a Rimango a Milano per una settimana, poi starò via un bel po’.
Ancora appoggiata a me, ancora il taxi che non si vede.
Un fastidio allo stomaco, sconosciuto e improvviso. La mia voce, insolitamente chiara che risponde.
Un bel po’, quanto?
Sei mesi, forse di più.
Il campanello. Stacco il culo dal piano in marmo nero, una penisola aperta ai lati che delimita la parete cucina. E vado ad aprire.
E’ davanti. Con i capelli tirati su, fermati da una bacchetta cinese laccata nera e oro. Una maglia aderente bianca a collo alto che spunta dal suo piumino a cappotto color platino.
«Ciao…»
«Ciao.» rispondo .
Fa un passo, mi squadra «Beh, dottore, il camice non ti rende giustizia…» passa oltre.
La fisso. Quelle parole, sulle sue labbra, sembrano solo un innocente constatazione. Risulterebbe immacolata anche se fosse l’interprete principale di un film porno bukkake. Chiudo la porta, prendo il piumino e lo lancio sul divano.
Sorride, si guarda intorno «Posso, vero?»
«Fatti pure un giro turistico, intanto preparo qualcosa da bere.»
Rientro nella cucina a vista e preparo due Caipiroska, sopra l'isola in marmo, già apparecchiata
Mi raggiunge cinque minuti dopo e si appoggia al bancone «E' un loft enorme e molto virile, un po' troppo minimalista e tecnologico ma decisamente virile.»
«Pensavi ad un arredamento provenzale?»
Sorride «No, ho solo constatato che è molto virile. Soprattutto il bagno principale. Il lavandino in pietra, da cucina di campagna antica e il piano in cemento nero lucido è una scelta ...» si morde il labbro inferiore pensando «Si. Virile. Però niente mi è piaciuto come le ciotole etniche disseminate ovunque piene di profilattici di ogni tipo.» sorride, infilandosi le mani nelle tasche dietro dei jeans aderenti «Li scegli personalmente uno ad uno?»
La osservo. Le catturo un polso «Continua a parlare, mi piace il suono che ha la tua voce.»
«Se ti piacciono anche i contenuti allora siamo a cavallo.» le sue labbra sempre distese.
«Ma allora li dentro c’è qualcosa di più che una scintilla proto neuronica. Per essere ironici bisogna averlo qualche neurone.»
«Potresti tentare di scoprire quanti ne ho…Rimango a Milano ancora tre giorni, quattro con stasera, quindi...» ha abbassato la voce ed ora non mi sembra più così innocente.
E nemmeno il suo sguardo incollato al mio è privo di sana voglia di scopare, ma non c’è sfida o competizione. I ruoli sono chiari.
Davvero?
Mi allontano. Lasciandola «Scoprire cervelli femminili non mi attira. Niente di personale, e non pensare che derivi da qualche storia finita male, perché non è così. Non ho mai sofferto per amore e in famiglia sono tutti stucchevolmente meravigliosi. Sono la classica pecora nera. Ce ne è una in ogni famiglia straricca.»
Si limita a guardarmi, beve a piccolissimi sorsi il Caipiroska e la sua espressione dolce non ha ceduto di un millimetro. Anzi, ha pure assunto una posizione rilassata.
«Ceniamo.» ordino dandole le spalle.
Mi rifiuto di cadere nella trappola della non aggressività. Mi rifiuto di credere all’esistenza di donne come lei che sbandierano fragilità senza mettere in dubbio altre forze.
Forse sta mentendo o recitando, forse ha annusato il colpaccio. Bello, ricco, erede dell’impero Pan Clinic sparso in quattro stati europei, cinque tra poco, oltre ad una clinica di sola chirurgia estetica e ricostruttiva a New York e lei, lei una fotografa di matrimoni e cresime.
«E’ solo sesso. Lo è sempre.» puntualizzo.
«Cosa ti ha fatto pensare che io voglia altro?» Allarga gli occhi sorridendo ancora «Solo perché ti ho seguito non vuol dire che io abbia tabula rasa in testa…» la fa ondeggiare e si avvicina «e la mia unica ragione di vita non è farmi maltrattare deliberatamente da un bello e maledetto sperando che, alla fine, mi sposi.»
«Non è così per tutte?»
«Conflitti e matrimonio?» fa no con la testa.
«I conflitti, considerando l'intelligenza media, sono sempre inevitabili e in qualsiasi contesto.» rispondo.
«Non sono d’accordo…» si ferma.
Siamo davvero vicini. Il suo naso. All’altezza della mia bocca. Il suo odore. Che sa di vita, acque increspate e vaniglia.
«Non dovevamo mangiare?» un sussurro, l’aria del suo respiro, le sue parole che mi rotolano in testa e sulla pelle.
«E’ sushi» infilo una mano sotto la maglietta, le tocco la schiena «non si raffredderà.»
La sento flettersi «Aspetta...» Assolutamente tranquilla.
«Aspetta?»
«Parliamo. Almeno il minimo indispensabile.» il tono un po’ serio e un po’ scherzoso.
Non capisco. Parlare? Perché? Non l'abbiamo già fatto ieri al bar? La lascio andare, dubbioso sulla prossima mossa. Sta stravolgendo ogni tattica conosciuta e conduce la serata.
Questo non sono io.
Io scopo. E non parlo.
Io scopo. E non cucino per nessuna donna.
Io scopo. E non voglio interagire con il gallinaio.
Io scopo. E la osservo con maggiore interesse «D’accordo, parliamo ma non irritarti se ad un certo punto della serata mi sarò addormentato sul tavolo.»
«Mi dai il permesso di svegliarti, se ciò dovesse accadere?»
Le sposto la sedia in acciaio dalle gambe lunghissime, invitandola a sedersi «Naturalmente no e anzi, cerca di non fare rumore quando te ne vai.»
Appoggia i gomiti sul tavolo congiungendo le mani «Magari potrei fermarmi a dormire su uno dei tuoi divani.» ammicca un po’«Quello nero là in fondo mi ispira tantissimo.»
«Risposta sbagliata. Non è certo per mancanza di spazio che non c'è una camera per gli ospiti.»
Socchiude gli occhi «Sei davvero un Barbablù…» sussurra mentre infila in bocca un pezzo rosa di salmone crudo, senza minimamente nascondere il divertimento «Un Barbablù che mi ha fatto sushi.» manda giù con espressione estasiata «In assoluto il cibo che preferisco. Sarà un segno?» scoppia a ridere.
Le verso vino bianco «Allora, dove te ne vai lunedì sera?» Non smetto di fissarla.
«Preferisco parlare d' altro. I matrimoni e le cresime non sono interessanti. Dimmi qualcosa di te…»
«Non sono mai stato sposato. Ho fatto medicina perché ho sentito la vocazione e ginecologia perché amo la fica in ogni sua forma. Amo molto gli animali, moderatamente i bambini e spasmodicamente il mio karate i posti affollati e la buona cucina. Vuoi altri particolari?» simpatico come Predator.
«Picchi duro…» continua assolutamente rilassata.
Mi appoggio allo schienale fissandola apertamente e poi, improvvisa, un idea malata, portata sicuramente dalla canna e dall’ alcool che sto continuando ad ingurgitare o semplicemente dal fatto che questa donna potrebbe davvero essere diversa dalle altre per via della scintilla e non filtro, lasciando uscire pensieri e parole «Stai qui. Fino a lunedì. Sesso. Poi ognuno per la sua strada.»
Beve un sorso d’acqua. Sembra pensarci.
Cosa mi aspetto?
Una risposta sdegnata alla “ Per chi mi hai preso? “salvo poi piombarmi in casa in tenuta da guerra, oppure un rossore improvviso, un sorriso imbarazzato, un semplice passare oltre.
Spezzo un grissino con i denti mentre aspetto, ma lei non fa nulla di quello che avevo ipotizzato.
Un sorriso. Una piccola mano che sposta una ciocca di capelli dagli strani bagliori.
Un respiro. E ancora un altro sorriso «Perché no…»
 

Chiara Matraini

Senora de la Vanguardia
molto descrittivo, direi sovrabbondante in qualche punto
immagini molto potenti e ben definite

cerca una cifra stilistica del dialogo che contraddistingua i personaggi:
a ognuno il suo modo di parlare (tendono a uniformarsi sul tuo linguaggio, che dovresti riservare soltanto alla voce narrante)
 

Tebe

Egocentrica non in incognito
Chiara Matraini;bt3784 ha detto:
molto descrittivo, direi sovrabbondante in qualche punto
immagini molto potenti e ben definite

cerca una cifra stilistica del dialogo che contraddistingua i personaggi:
a ognuno il suo modo di parlare (tendono a uniformarsi sul tuo linguaggio, che dovresti riservare soltanto alla voce narrante)
Ok...questo è un ottimo suggerimento
 

Eliade

Super Zitella Acida
Posso essere implacabile, cattiva, bigotta, e del tutto ignorante, ecc?

I primi capitoli non mi piacciono molto, più che un romanzo mi sembra una sceneggiatura.
Troppi discorsi, troppi nomi, nessuna descrizione dei luoghi, dei personaggi (devo aspettare il secondo capitolo per capire il perché tutte 'ste donne cadono ai piedi del protagonista, che il protagonista Matteo è biondo ed è l'erede di un impero medico sparso in 4 paesi).
Il tema centrale qual'è? Le avventure di sesso di un medico laico (tutto ciò è ben poco interessante a meno che tu non stia scrivendo un romanzo erotico)?
Un intrigo di potere tra medici con l'intrusione ecclesiastica, condito da una storia di amore e sesso?
L'eterno conflitto tra medicina e chiesa?
Cosa vuoi raccontare?

Al secondo capitolo non c'è un accenno ad un qualcosa di forte. Nessun intrigo, nessuna descrizione hot. 'sta giada sembra leggermente meno anonima delle altre. I rapporti tra il protagonista e Francesco/Cristian sono descritti in modo molto superficiale, e non si capisce se davvero lo sono o c'è qualcosa di più profondo.

il terzo capitolo, forse lascia intravedere una mezza ipotesi che lui possa abbandonare tutto e andare a cercare lei in Afghanistan, ma nemmeno è sicuro...

Non lo so tebe, l'idea di quello che scrivi c'è, alla fine si capisce che tipo è Matteo, ma non si capisce dove vuoi andare a parare...qual'è la trama portante della storia, cioè quell'intrigo che ti fa venire voglia di girare la pagina il prima possibile.
Francesco è comparso più volte ma non hai speso due parole su di lui, va bene se fa solo un'apparizione, ma questo compare spesso....
 
Ultima modifica:

Tebe

Egocentrica non in incognito
Eliade;bt3792 ha detto:
Posso essere implacabile, cattiva, bigotta, e del tutto ignorante, ecc?

I primi capitoli non mi piacciono molto, più che un romanzo mi sembra una sceneggiatura.
Troppi discorsi, troppi nomi, nessuna descrizione dei luoghi, dei personaggi (devo aspettare il secondo capitolo per capire il perché tutte 'ste donne cadono ai piedi del protagonista, che il protagonista Matteo è biondo ed è l'erede di un impero medico sparso in 4 paesi).
Il tema centrale qual'è? Le avventure di sesso di un medico laico (tutto ciò è ben poco interessante a meno che tu non stia scrivendo un romanzo erotico)?
Un intrigo di potere tra medici con l'intrusione ecclesiastica, condito da una storia di amore e sesso?
L'eterno conflitto tra medicina e chiesa?
Cosa vuoi raccontare?

Al secondo capitolo non c'è un accenno ad un qualcosa di forte. Nessun intrigo, nessuna descrizione hot. 'sta giada sembra leggermente meno anonima delle altre. I rapporti tra il protagonista e Francesco/Cristian sono descritti in modo molto superficiale, e non si capisce se davvero lo sono o c'è qualcosa di più profondo.

il terzo capitolo, forse lascia intravedere una mezza ipotesi che lui possa abbandonare tutto e andare a cercare lei in Afghanistan, ma nemmeno è sicuro...

Non lo so tebe, l'idea di quello che scrivi c'è, alla fine si capisce che tipo è Matteo, ma non si capisce dove vuoi andare a parare...qual'è la trama portante della storia, cioè quell'intrigo che ti fa venire voglia di girare la pagina il prima possibile.
Francesco è comparso più volte ma non hai speso due parole su di lui, va bene se fa solo un'apparizione, ma questo compare spesso....
Prio.mo nerett
Ci sono 300 pagine di "libro"
Purtroppo la mia scrittura è diagolativa per cui sui troppi dialoghi c'è poco da fare.
E' il mio stile descrittivo ed è anche ovvio che in tre capitoli (ma è uno solo in sostanza) tu non riesca a capire il punto.
Ma il punto è che è semplicemente una storia d'amore.
Nessun conflitto con la chiesa.
E' Matteo che è così.
E come puoi sapere come si svilupperà il suo personaggio?

Chiristian è semplicemente il barista. Non ha nessun ruolo se non fare il barista.
Francesco ha un rapporto con matteo assolutamente fraterno che si sviluppa nel proseguo.
Un libro mica deve spiegare tutto nelle prime venti pagine..credo io.
 

Eliade

Super Zitella Acida
Tebe;bt3793 ha detto:
Prio.mo nerett
Ci sono 300 pagine di "libro"
Purtroppo la mia scrittura è diagolativa per cui sui troppi dialoghi c'è poco da fare.
E' il mio stile descrittivo ed è anche ovvio che in tre capitoli (ma è uno solo in sostanza) tu non riesca a capire il punto.
Ma il punto è che è semplicemente una storia d'amore.
Nessun conflitto con la chiesa.
E' Matteo che è così.
E come puoi sapere come si svilupperà il suo personaggio?

Chiristian è semplicemente il barista. Non ha nessun ruolo se non fare il barista.
Francesco ha un rapporto con matteo assolutamente fraterno che si sviluppa nel proseguo.
Un libro mica deve spiegare tutto nelle prime venti pagine..credo io.
No ma dare un'idea di dove porta si. Hai fatto tutto un preambolo su chiesa e obiezione di coscienza...credevo la storia si sviluppasse attorno a questo.
Tre capitoli in cui accade ben poco, secondo me potevi racchiudere il tutto anche in un paio di capitoli.
Per me ci sono troppi discorsi, troppe poche descrizioni, il personaggio di Giada sembra che non pensi proprio, mai un pensiero su quello che sta accadendo. Dovrebbe essere la protagonista femminile a quanto ho capito, ma mai un pensiero su Matteo.
Matteo occupa troppo spazio.
L'età media dei personaggi?

Una storia d'amore ok, però mi manca quel qualcosa che la rende importante e speciale...
Quello che più di tutto mi manca sono gli stati d'animo dei personaggi, ma soprattutto di Matteo e Giada (molto più di lei che di lui però..).
Hai raccontato in modo più hot e coinvolgente l'ultima performance di manager, che quella di matteo.
 
Ultima modifica:

Tebe

Egocentrica non in incognito
Eliade;bt3794 ha detto:
No ma dare un'idea di dove porta si. Hai fatto tutto un preambolo su chiesa e obiezione di coscienza...credevo la storia si sviluppasse attorno a questo.
Tre capitoli in cui accade ben poco, secondo me potevi racchiudere il tutto anche in un paio di capitoli.
Per me ci sono troppi discorsi, troppe poche descrizioni, il personaggio di Giada sembra che non pensi proprio, mai un pensiero su quello che sta accadendo. Dovrebbe essere la protagonista femminile a quanto ho capito, ma mai un pensiero su Matteo.
Matteo occupa troppo spazio.
L'età media dei personaggi?

Una storia d'amore ok, però mi manca quel qualcosa che la rende importante e speciale...
Quello che più di tutto mi manca sono gli stati d'animo dei personaggi, ma soprattutto di Matteo e Giada (molto più di lei che di lui però..).
Hai raccontato in modo più hot e coinvolgente l'ultima performance di manager, che quella di matteo.
Ho fatto il preambolo su chiesa eccetera perchè lui è un medico ginecologo e volevo che subito si capisse chi era, cosa faceva e come la pensava senza doverne fare una descrizione poco per volta durante il libro.
E' stata una scelta.
Il punto è la differenza tra Gaia non giada e Matteo.
Gaia esce dopo, perchè matteo E' il protagonista.

Forse tu sei abituata a leggere libri in terza persona e questo è in prima.
Solo dai dialoghi capisci cosa pensan gli altri.
Infatti qui è il punto di vista di Matteo ma continuando a leggere (è un libro!) ripeto poi si capisce anche cosa pensano e provano gli altri e chi sono.
Certo che ha troppo spazio!!!
Racconta lui!

Perchè la prima non doveva essere hot.
Semplicemente.
Lei ti sembra una da performace hot?
Lui si e infatti ti aspettavi quella...e invece...:diavoletto:
 
Top