Segnali di pericolo

Fiammetta

Amazzone! Embe'. Sticazzi
Staff Forum
Se sì è infatuati si

Appena ieri si postava nel 3d di [MENTION=7508]Marjanna[/MENTION] dei clip della Sora Lella che erano allucinanti da questo punto di vista

Cosa ci sarà di allucinante in un clip della Sora Lella, si dirà, al di fuori Delle proverbiali due risate

Ebbene lei, per aver ricevuto la.carineria di una puntura dal camionista, arriva a dire che lui è "una brava persona" e tenta di coprirlo da un omicidio

OMICIDIO eh? Omicidio

Perché è una brava persona.. :D

Perché gli ha fatto bene la puntura.. :rotfl:

Guarda.. sembrano stronzate.. un clip del cazzo.. umoristico.. ma è vero!!!

Certa gente ragiona così.. nella realtà!!

è allucinante
e si 😊
 

Brunetta

Utente di lunga data
Una trentina di anni fa, un intellettuale famoso di cui non rivelo il nome perché mi renderebbe meno anonimo, strangolo' la moglie mentre le faceva un massaggio al collo.
L'autopsia stabili' che lei non oppose alcuna resistenza.
Nella sua autobiografia, pubblicata postuma, questo tipo si giustificava moralmente lasciando intendere che era stata lei a chiedergli, implicitamente, di ucciderla. I risultati dell'autopsia sembravano dare ragione di questa versione, ma l'opinione pubblica, soprattutto femminista, si scaglio' contro di lui dandogli essenzialmente del paraculo ed escludendo che lei potesse essere consenziente.
Recentemente, sono state ritrovate delle lettere di lei, in cui effettivamente manifestava il suo desiderio di farla finita, e e che aiutarla fosse proprio lui, il marito.
Come la vedete in questo caso?
Un omicidio è un omicidio PUNTO?
Beati voi che vedete tutto bianco o nero.
Non si capisce mai se hai il gusto della provocazione o se credi nelle cose che scrivi.
Mi auguro e ti auguro il primo caso.
 

Marjanna

Utente di lunga data
No, lei non aveva particolari malattie.
Era un rapporto che appariva malato dall'esterno, in cui lui la tradiva sistematicamente e alla luce del sole...e allo stesso tempo, mentre era con le amanti, le scriveva tra le più belle lettere d'amore che io abbia mai letto.
Litigavano di continuo, lei minacciava spesso di lasciarlo, ma alla fine rimaneva sempre li.
Insomma, lei appariva inequivocabilmente come vittima di una violenza, culminata, come da manuale, in "femminicidio".
Pero', incrociando le lettere di lei con quelle di lui, e i rispettivi diari, emerge una realtà molto diversa, una realtà in cui anche lei lo vessava e lo implorava di rimanere, minacciando il suicidio...
Probabilmente, la sua richiesta di essere strangolata da lui, era l'unica via di uscita a un inferno che entrambi avevano contrubuito a creare.
Prima hai scritto che era un richiesta implicita. Ad ogni modo se proprio fosse volontà di uno dei due e visto che sapevano scrivere mi domando perchè non sia stata posta una volontà scritta anche a tutela del coniuge, eventualmente.
Personalmente non mi sento comunque di esprimere un parere su questo caso dati i pochi elementi. E questo non cambia che l'omicida sia un uomo o una donna. Rispetto a quanto leggiamo nei quotidiani poi c'è una enorme differenza tra "è stato arrestato" e "è stato condannato".
Comunque nella versione originale dell'articolo di apertura (https://psychcentral.com/blog/8-warning-signs-for-silent-domestic-abuse-victims/) l'autore scrive che nasce da richieste di email di donne, cosa che spiega perchè l'articolo sia rivolto a donne. Il blog tratta tematiche sulla salute mentale in generale.
 

Jim Cain

Utente di lunga data
È una evoluzione della preesistente violenza tipicamente maschile e su questo non ci piove.

Ma i segnali di abuso ci sono molto prima, e possono anche essere femmina vs maschio

La femmina statisticamente evolve molto più raramente il suo abuso in senso fisico , ma abusa come e quanto il.maschio e forse anche di più.

Solo che usa modalità più subdole, e lo fa in guanti bianchi. Umiliazione, mortificazione, etc..

Un esempio?

Gli abusi che da come si racconta (per me) subisce @Jim Cain dalla compagna.

Sono come percosse, però non si vedono, e quindi è tutto regolare, se non c'è la aggressione fisica son bravi tutti

È abbastanza chiaro per chi ha scritto quell'articolo, che "l'abuso domestico" sono le botte (vedi introduzione) poiché parla di segnali di allarme, mentre l'abuso è già in atto bello grosso

Per me
Quoto tutto e ringrazio.

Due esempi : tra le mille cose che mi ha URLATO l'altra sera c'era il fatto che io perda parecchio tempo in studio a chiacchierare con il mio collega, sul presupposto che la moglie del mio collega glielo avrebbe riferito.
So PER CERTO che l'unica critica che la moglie del mio collega può avergli mosso pubblicamente è il fatto di essere un po' spendaccione, e nient'altro (nulla di grave, peraltro, è solo uno al quale piace mangiare e vestirsi in un certo modo, ma la possibilità ce l'ha eccome e non fa certo debiti per questo).
Questo è il classico, vile esempio di triangolazione, ovvero quando hai bisogno di inventarti qualcosa per screditare qualcuno (cioè, il sottoscritto) mettendo in bocca a qualcun altro cose che non ha mai detto.
E il problema è che oggi, chiacchierando col mio collega, mi sono fatto scrupolo che non fosse sbagliato quello che stavo facendo.
Hai idea del condizionamento psicologico che subisco ?

Altro esempio : mi lascia un messaggio vocale nel quale mi dice che vuole andare a prelevare tutti i suoi averi da una cassetta di sicurezza intestata (e che paga) mia zia perchè, a suo dire, essendo anziana e 'rincoglionita' (testuale) potrebbe sbagliare e prendere dalla cassetta anche cose sue (!!!).
Mia zia è ultraottantenne, ma è una Signora come poche, una delle prime donne della mia città a diventare avvocato, la prima donna nel centro sud Italia a diventare membro di un Ordine degli Avvocati.
E, sopratutto, una persona che ha sempre trattato la mia compagna in guanti bianchi, sempre prodiga di belle parole, consigli e - ovviamente - regali.
Bene, io di fronte ad una nullità che si permette di insinuare una cosa del genere nei confronti di una persona di tal fatta perdo ogni speranza e devo ringraziare Dio perchè me lo ha detto con un messaggio vocale e non di persona...
 
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Jim Cain

Utente di lunga data
Ormai, si gioca alla pari, mi dispiace.
Mi ritengo vittima di violenza ed abusi psicologici che consistono in una saltuaria ma puntuale denigrazione, di ripetuti svilimenti e dispezzo ma non posso concordare con te.

La violenza fisica è prettamente maschile, il danno che provoca va dal grave al gravissimo all'irreparabile ed è ovviamente quella che più di tutti colpisce per la gravità e per le conseguenze.

Quindi no, non siamo 'alla pari'.

La cosa grave è invece un'altra, e cioè che non si da il benchè minimo risalto a quell'altra specie di violenza, non meno infida ma dalle conseguenze invisibili, che è quella che ho descritto prima.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
solo una riflessione.

Anche in questo 3d, che ho letto velocemente emerge come prima istanza la guerra fra generi.

Sono più cattivi i maschi, sono più cattive le femmine.
E via discorrendo.

Nella mia parte emotiva quando legge che comunque non si riesce proprio ad uscire dalla dinamica secolare che caratterizza i rapporti maschio e femmina in una competizione da cui entrambi i generi escono completamente perdenti a tutti i livelli, mi vien veramente tristezza. E pena.

La violenza è una dinamica.
Anche quando il potere è completamente sbilanciato come nel caso di uno stupro.

Ed è una dinamica per il semplice motivo che coinvolge almeno due protagonisti.

Anche la vittima è una protagonista (per la puttana!) anche mentre subisce immobilizzata un cazzo che la sfonda.

E la dis-comunicazione riguardo la dinamica toglie dignità, in particolare alle vittime.
Ma anche ai carnefici.
La guerra di cui dicevo nutre la dinamica sociale, da una parte e dall'altra.

E della pietà a me non fotte un cazzo (sì, sì, qui parla solo la parte emotiva). Non è questione di pietà.

E' questione che fino a quando la vittima e il carnefice non sono due individui in relazione, seppur con potere sbilanciato a volte in modo assoluto fino alla negazione dell'altro (ma se lo nego, è lì), ma sono soltanto i ruoli di cui si investono (più o meno consensualmente) ogni discorso è sterile.

Finisce sempre e soltanto a cercare chi ha ragione.

Una delle mie reazioni dopo essere stata violentata è stata andare a parlare con gli stupratori.
Volevo sapere. Volevo capire. Quei mostri schifosi. E volevo farli a pezzi. Minuscoli, ma non abbastanza perchè non soffrissero.

E...sorpresa...mi sono trovata davanti delle persone. Come me.
Con un vissuto e una storia che li aveva condotti esattamente lì.

E adesso evitiamo perfavore di scambiare (come è storia di questo forum) il COMPRENDERE con il giustificare.
Uno uomo che si impone su una donna senza il suo consenso è una merda. E sta male. A molteplici livelli. IDem a generi inversi, ovviamente.

MA non è solo una merda. E' ben di più.

E questo è l'inghippo. Che è ben di più.
E' uno dei posti dove nasce la distorsione, il conflitto (di chi guarda cercando un riassunto) fra la parte e il tutto degli individui.
Che tiene legati vittima e carnefice a doppio filo. Catena. Anzi.
che non si può riassumere una persona in una definizione, morale fra l'altro.

Comodo dividere il mondo in buoni e cattivi. Alla fine.

Ma non porta a nulla.

Se non a ripetere un dialogo che violentemente parla di violenza.
E dico violentemente perchè quando le discussioni vertono sul cercare la ragione, la consensualità cade.
E dove cade la consensualità, si genera violenza.

Beh...non ha ragione nessuno.

E di sicuro non è una questione di genere.
MA di funzionamento di cognizione, emozione spiritualità in dialogo interno e consapevole a loro volta in comunicazione e inseriti in una realtà.

Mah...magari mi sono capita da sola. :D

In ogni caso....io sono una donna che sa essere molto violenta. E che al contempo ha subito violenza.
A volte andandola scientemente a cercare e provocare.
Non è mai mancata la risposta. E non ho mai mancato di rispondere.

Che cattiva :)
 
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ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Mi ritengo vittima di violenza ed abusi psicologici che consistono in una saltuaria ma puntuale denigrazione, di ripetuti svilimenti e dispezzo ma non posso concordare con te.

La violenza fisica è prettamente maschile, il danno che provoca va dal grave al gravissimo all'irreparabile ed è ovviamente quella che più di tutti colpisce per la gravità e per le conseguenze.

Quindi no, non siamo 'alla pari'.

La cosa grave è invece un'altra, e cioè che non si da il benchè minimo risalto a quell'altra specie di violenza, non meno infida ma dalle conseguenze invisibili, che è quella che ho descritto prima.
Vale per entrambi i generi.

Gli uomini sono restii a identificarsi come vittime di violenza per i retaggi e per la credenza che fisicamente possano fare più male di una donna. Vero in genere, ma non in assoluto.
Le donne sono restie a identificarsi nella vittima perchè il ruolo della donna è ancora così infarcito di vittimismo storico che spesso non sono neppure in grado di riconoscersi. E non parlano spesso per vergogna e senso di colpa. (oltre che menarsela con l'amore)

A questo si aggiunge il fatto che la violenza di ordine non fisico non è immediatamente rilevabile.
E a questo si aggiunge che è una dinamica relazionale.

La vittima nutre il carnefice e il carnefice nutre la vittima.
Hanno bisogno uno dell'altro per questioni molto più antiche della dinamica, che è solo espressione e questo li lega a doppio filo.
Nel segreto.

Il tutto unito ad una idea del cazzo di amore salvifico e sacrificato (che caratterizza entrambi i generi) idea per cui in suo nome, dell'amore intendo, si sopporta e si arriva anche a mettere in discussione la propria individualità.
Salvo finire nell'altro estremo, ossia l'individualità spinta.

Se questo si aggiunge il progetto a cui inchinarsi, gli stereotipi di genere e di ruolo...vabbè. Il piatto è servito.

Già il fatto che non si riesca, fra generi, a mettersi semplicemente d'accordo che il no significa no e il sì significa sì senza giochetti del cazzo mascherati dietro le regolette di merda della seduzione (che poi non è seduzione) che a loro volta nascondono l'incapacità diffusa di parlare francamente di sessualità a partire dalla tecnica del pompino o del leccarla...

Siamo prima del medioevo.
 
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solo una riflessione.

Anche in questo 3d, che ho letto velocemente emerge come prima istanza la guerra fra generi.

Sono più cattivi i maschi, sono più cattive le femmine.
E via discorrendo.

Nella mia parte emotiva quando legge che comunque non si riesce proprio ad uscire dalla dinamica secolare che caratterizza i rapporti maschio e femmina in una competizione da cui entrambi i generi escono completamente perdenti a tutti i livelli, mi vien veramente tristezza. E pena.

La violenza è una dinamica.
Anche quando il potere è completamente sbilanciato come nel caso di uno stupro.

Ed è una dinamica per il semplice motivo che coinvolge almeno due protagonisti.

Anche la vittima è una protagonista (per la puttana!) anche mentre subisce immobilizzata un cazzo che la sfonda.

E la dis-comunicazione riguardo la dinamica toglie dignità, in particolare alle vittime.
Ma anche ai carnefici.
La guerra di cui dicevo nutre la dinamica sociale, da una parte e dall'altra.

E della pietà a me non fotte un cazzo (sì, sì, qui parla solo la parte emotiva). Non è questione di pietà.

E' questione che fino a quando la vittima e il carnefice non sono due individui in relazione, seppur con potere sbilanciato a volte in modo assoluto fino alla negazione dell'altro (ma se lo nego, è lì), ma sono soltanto i ruoli di cui si investono (più o meno consensualmente) ogni discorso è sterile.

Finisce sempre e soltanto a cercare chi ha ragione.

Una delle mie reazioni dopo essere stata violentata è stata andare a parlare con gli stupratori.
Volevo sapere. Volevo capire. Quei mostri schifosi. E volevo farli a pezzi. Minuscoli, ma non abbastanza perchè non soffrissero.

E...sorpresa...mi sono trovata davanti delle persone. Come me.
Con un vissuto e una storia che li aveva condotti esattamente lì.

E adesso evitiamo perfavore di scambiare (come è storia di questo forum) il COMPRENDERE con il giustificare.
Uno uomo che si impone su una donna senza il suo consenso è una merda. E sta male. A molteplici livelli. IDem a generi inversi, ovviamente.

MA non è solo una merda. E' ben di più.

E questo è l'inghippo. Che è ben di più. La distorsione. Che tiene legati vittima e carnefice a doppio filo. Catena. Anzi.
che non si può riassumere una persona in una definizione, morale fra l'altro.

Comodo dividere il mondo in buoni e cattivi. Alla fine.

Ma non porta a nulla.

Se non a ripetere un dialogo che violentemente parla di violenza.
E dico violentemente perchè quando le discussioni vertono sul cercare la ragione, la consensualità cade.
E dove cade la consensualità, si genera violenza.

Beh...non ha ragione nessuno.

E di sicuro non è una questione di genere.
MA di funzionamento di cognizione, emozione spiritualità in dialogo interno e consapevole a loro volta in comunicazione e inseriti in una realtà.

Mah...magari mi sono capita da sola. :D

In ogni caso....io sono una donna che sa essere molto violenta. E che al contempo ha subito violenza.
A volte andandola scientemente a cercare e provocare.
Non è mai mancata la risposta. E non ho mai mancato di rispondere.

Che cattiva :)
Infatti non si tratta di ragione ma di numeri.se il rapporto è uno a quattro il punto è limitare in particolare questo tipo di violenza. Mi pare un concetto razionale
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Infatti non si tratta di ragione ma di numeri.se il rapporto è uno a quattro il punto è limitare in particolare questo tipo di violenza. Mi pare un concetto razionale
E' razionale solo se si tratta di numeri.

Ma gli individui non sono numeri.

E resta razionale solo ed esclusivamente se la violenza viene vista come un movimento lineare e unidirezionale.
Ma non è così.

Se ci si avvicina in modo scientifico alle relazioni caratterizzate da violenza, la dinamica, ossia l'attività da parte di entrambi circolarmente, cade ogni discorso razionale e infatti si inizia a parlare di corresponsabilità. (che spesso, erroneamente viene scambiata per colpevolizzazione. Ma questo è frutto di ignoranza e scarsa educazione alla responsabilità sporcata fra l'altro da secoli di educaizone cattolica).

E si apre, o almeno sarebbe auspicabile, che si aprisse un discorso di comunicazione. (disfunzionale fra generi, da secoli almeno...se mai è esistita funzionale).

Cosa che fino a quando si fa la conta, non può semplicemente accadere. (e pensa il paradosso...vince chi si fa più male. E pensare che pure ai bambini si spiega che farsi male non fa bene e non fa vincere).

E io chiedo sempre....da sempre....chi genera i maschi violenti? Chi li educa? E anche chi li difende?

E non sto di nuovo facendo un discorso di guerra fra generi cercando la colpevolizzazione dell'uno o dell'altro - la colpa è una delle robe che fa scattare la violenza fra l'altro, quindi giro largo.
 
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E' razionale solo se si tratta di numeri.

Ma gli individui non sono numeri.

E resta razionale solo ed esclusivamente se la violenza viene vista come un movimento lineare e unidirezionale.
Ma non è così.

Se ci si avvicina in modo scientifico alle relazioni caratterizzate da violenza, la dinamica, ossia l'attività da parte di entrambi circolarmente, cade ogni discorso razionale di guerra fra generi.

E si apre, o almeno sarebbe auspicabile, che si aprisse un discorso di comunicazione.

Cosa che fino a quando si fa la conta, non può semplicemente accadere.

E io chiedo sempre....da sempre....chi genera i maschi violenti? Chi li educa? E anche chi li difende?

E non sto di nuovo facendo un discorso di guerra fra generi cercando la colpevolizzazione dell'uno o dell'altro - la colpa è una delle robe che fa scattare la violenza fra l'altro, quindi giro largo.
Non vedo il problema se entrambe i generi invece di colpevolizzare il genere , appunto, prende in esame la persona violenta che, parrebbe più spesso essere maschio.altrimenti anche i discorsi al contrario come il tuo rischiano comunque lo schierarsi.
 
Sono maschi violenti quelli educati e difesi da donne ?ma razionalmente contano le vittime e non penso si possa uscire dai numeri.e parlare dei come e perché va bene , senza negare le evidenze per amore di arzigogolo
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Non vedo il problema se entrambe i generi invece di colpevolizzare il genere , appunto, prende in esame la persona violenta che, parrebbe più spesso essere maschio.altrimenti anche i discorsi al contrario come il tuo rischiano comunque lo schierarsi.
Le persone sono DUE.:)

Vivificano e compartecipano di una dinamica relazionale, di cui sono CO-PROTAGONISTI, che porta alla violenza.
Camminano in due. Per arrivarci.

E compartecipano ognuno per una tessuto esperienziale, spesso antico, che li porta riconoscersi in quella particolare dinamica.

E' questo che sto cercando di sottolineare.

Non è solo saper riconoscere i campanelli.

Come mai secondo te i campanelli, che dall'esterno sono chiarissimi ed evidenti come neon nell'oscurità del deserto, dall'interno non sono visti come campanelli di allarme, ma anzi vengono riconosciuti come affetto?
 

Foglia

utente viva e vegeta
solo una riflessione.

Anche in questo 3d, che ho letto velocemente emerge come prima istanza la guerra fra generi.

Sono più cattivi i maschi, sono più cattive le femmine.
E via discorrendo.

Nella mia parte emotiva quando legge che comunque non si riesce proprio ad uscire dalla dinamica secolare che caratterizza i rapporti maschio e femmina in una competizione da cui entrambi i generi escono completamente perdenti a tutti i livelli, mi vien veramente tristezza. E pena.

La violenza è una dinamica.
Anche quando il potere è completamente sbilanciato come nel caso di uno stupro.

Ed è una dinamica per il semplice motivo che coinvolge almeno due protagonisti.

Anche la vittima è una protagonista (per la puttana!) anche mentre subisce immobilizzata un cazzo che la sfonda.

E la dis-comunicazione riguardo la dinamica toglie dignità, in particolare alle vittime.
Ma anche ai carnefici.
La guerra di cui dicevo nutre la dinamica sociale, da una parte e dall'altra.

E della pietà a me non fotte un cazzo (sì, sì, qui parla solo la parte emotiva). Non è questione di pietà.

E' questione che fino a quando la vittima e il carnefice non sono due individui in relazione, seppur con potere sbilanciato a volte in modo assoluto fino alla negazione dell'altro (ma se lo nego, è lì), ma sono soltanto i ruoli di cui si investono (più o meno consensualmente) ogni discorso è sterile.

Finisce sempre e soltanto a cercare chi ha ragione.

Una delle mie reazioni dopo essere stata violentata è stata andare a parlare con gli stupratori.
Volevo sapere. Volevo capire. Quei mostri schifosi. E volevo farli a pezzi. Minuscoli, ma non abbastanza perchè non soffrissero.

E...sorpresa...mi sono trovata davanti delle persone. Come me.
Con un vissuto e una storia che li aveva condotti esattamente lì.

E adesso evitiamo perfavore di scambiare (come è storia di questo forum) il COMPRENDERE con il giustificare.
Uno uomo che si impone su una donna senza il suo consenso è una merda. E sta male. A molteplici livelli. IDem a generi inversi, ovviamente.

MA non è solo una merda. E' ben di più.

E questo è l'inghippo. Che è ben di più.
E' uno dei posti dove nasce la distorsione, il conflitto (di chi guarda cercando un riassunto) fra la parte e il tutto degli individui.
Che tiene legati vittima e carnefice a doppio filo. Catena. Anzi.
che non si può riassumere una persona in una definizione, morale fra l'altro.

Comodo dividere il mondo in buoni e cattivi. Alla fine.

Ma non porta a nulla.

Se non a ripetere un dialogo che violentemente parla di violenza.
E dico violentemente perchè quando le discussioni vertono sul cercare la ragione, la consensualità cade.
E dove cade la consensualità, si genera violenza.

Beh...non ha ragione nessuno.

E di sicuro non è una questione di genere.
MA di funzionamento di cognizione, emozione spiritualità in dialogo interno e consapevole a loro volta in comunicazione e inseriti in una realtà.

Mah...magari mi sono capita da sola. :D

In ogni caso....io sono una donna che sa essere molto violenta. E che al contempo ha subito violenza.
A volte andandola scientemente a cercare e provocare.
Non è mai mancata la risposta. E non ho mai mancato di rispondere.

Che cattiva :)

Avrei molto da replicarti sul fatto che la violenza sia una "dinamica". Ma mi limito ad un solo aspetto, che viene dalla mia esperienza: COMPRENDERE. La comprensione, implica un far proprio roba che non sempre (a mio modo di vedere le cose) proviene da una "dinamica". Perché non mi sono sentita la protagonista di tutta (e sottolineo tutta) la violenza che ho subito. No. Ne ho subita anche durante la psicosi.... Intendo proprio nei giorni di culmine. E me ne ricordo. Ma io protagonista di quella roba, non lo sono. Non mi ci sento. Tu parli di comprensione, e fin qui sono pure d'accordo: comprendo, ma non "inglobo" quella roba. L'ho vista. La conosco e la ri-conosco come mia (altroché se ho appreso il linguaggio della violenza). Ma dopo di ciò la mollo. Non è un discorso che faccio con la parte razionale di me. Né un discorso che faccio con quella emotiva. Ho imparato che - a dispetto della mia testa (che è molto dura) - ho fortunatamente un cuore che sa andare in alto. Ecco, semplicemente quello allora mi salvò. Solo quello :). Oggi però, per parlare di ciò che è stato (non è cosa di cui ho mai parlato, non almeno in questi termini) in soccorso, e all'unisono, mi servono sia la testa che il cuore. Non so se ti può servire la mia esperienza, per quanto mi concerne pure io ho provato a scindere (mi serviva) il mio razionale (che talvolta fa paura) dalla emotività. Mi è stato utile, per motivi che non sto a spiegare. Ma ora ripercorrere la mia violenza con razionale ed emotivo all'unisono è l'unica comprensione che a me qualcosa spiega. L'altro, in questo, c'entra assai poco ;)
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Sono maschi violenti quelli educati e difesi da donne ?ma razionalmente contano le vittime e non penso si possa uscire dai numeri.e parlare dei come e perché va bene , senza negare le evidenze per amore di arzigogolo
Io chiedevo chi educa i maschi. E chi li difende.

Anche quelli che poi partecipano a dinamiche violente.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Avrei molto da replicarti sul fatto che la violenza sia una "dinamica". Ma mi limito ad un solo aspetto, che viene dalla mia esperienza: COMPRENDERE. La comprensione, implica un far proprio roba che non sempre (a mio modo di vedere le cose) proviene da una "dinamica". Perché non mi sono sentita la protagonista di tutta (e sottolineo tutta) la violenza che ho subito. No. Ne ho subita anche durante la psicosi.... Intendo proprio nei giorni di culmine. E me ne ricordo. Ma io protagonista di quella roba, non lo sono. Non mi ci sento. Tu parli di comprensione, e fin qui sono pure d'accordo: comprendo, ma non "inglobo" quella roba. L'ho vista. La conosco e la ri-conosco come mia (altroché se ho appreso il linguaggio della violenza). Ma dopo di ciò la mollo. Non è un discorso che faccio con la parte razionale di me. Né un discorso che faccio con quella emotiva. Ho imparato che - a dispetto della mia testa (che è molto dura) - ho fortunatamente un cuore che sa andare in alto. Ecco, semplicemente quello allora mi salvò. Solo quello :). Oggi però, per parlare di ciò che è stato (non è cosa di cui ho mai parlato, non almeno in questi termini) in soccorso, e all'unisono, mi servono sia la testa che il cuore. Non so se ti può servire la mia esperienza, per quanto mi concerne pure io ho provato a scindere (mi serviva) il mio razionale (che talvolta fa paura) dalla emotività. Mi è stato utile, per motivi che non sto a spiegare. Ma ora ripercorrere la mia violenza con razionale ed emotivo all'unisono è l'unica comprensione che a me qualcosa spiega. L'altro, in questo, c'entra assai poco ;)
Se non eri co-protagonoista (anche nell'annullamento) chi c'era in quella relazione?

Eri una bambola spenta alla mercè del padrone?

E pensa un po'....facevo pure io i tuoi discorsi. Prima di elaborare il fatto che vittima e carnefice sono strettamente legati. Ci ho impiegato anni.

Poi ho collocato in me la vittima. E il mio protagonismo come vittima.
Assumendo anche la passività del protagonismo.

Attivo e passivo sono posizioni del potere.
Ma la passività non annulla il protagonismo. E' "solo" una posizione.

(in psicosi come ci eri arrivata?)

L'altro c'entra poco sono d'accordo. E' dentro di te che abitava lo spazio per quella dinamica. Ben prima di incontrare lui.
Ed è in questo la genesi del protagonismo.

Altro discorso le vittime di stupro che vengono prese per la strada.
Anche se....è interessante andare a studiarsi le tattiche predatorie degli stupratori.
Non scelgono a caso.
Praticamente mai.

Identificano, riconoscono la vittima.
Anche quando la vittima non sa ancora di esserlo.

E vista la delicatezza.

La colpa e la colpevolizzazione in me non ha casa.
 
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Foglia

utente viva e vegeta
Se non eri co-protagonoista (anche nell'annullamento) chi c'era in quella relazione?

Eri una bambola spenta alla mercè del padrone?

E pensa un po'....facevo pure io i tuoi discorsi. Prima di elaborare il fatto che vittima e carnefice sono strettamente legati. Ci ho impiegato anni.

Poi ho collocato in me la vittima. E il mio protagonismo come vittima.
Assumendo anche la passività del protagonismo.

Attivo e passivo sono posizioni del potere.
Ma la passività non annulla il protagonismo. E' "solo" una posizione.

(in psicosi come ci eri arrivata?)

L'altro c'entra poco sono d'accordo. E' dentro di te che abitava lo spazio per quella dinamica. Ben prima di incontrare lui.
Ed è in questo la genesi del protagonismo.

Altro discorso le vittime di stupro che vengono prese per la strada.
Anche se....è interessante andare a studiarsi le tattiche predatorie degli stupratori.
Non scelgono a caso.
Praticamente mai.

Identificano, riconoscono la vittima.
Anche quando la vittima non sa ancora di esserlo.

E vista la delicatezza.

La colpa e la colpevolizzazione in me non ha casa.
In psicosi non ci sono certo arrivata scientemente. Fu una reazione alla depressione, così mi venne spiegato. Una roba abbastanza rara, avercele entrambe. Ma soprattutto raro che la psicosi si manifesti perché la testa non accettava la depressione. No. Sarebbe come dire che c'è sempre una responsabilità per un infarto, o per un cancro.
Anche in ambito forense c'è un limite, al cd. "nesso di causa".
 

Skorpio

Utente di lunga data
Avrei molto da replicarti sul fatto che la violenza sia una "dinamica". Ma mi limito ad un solo aspetto, che viene dalla mia esperienza: COMPRENDERE. La comprensione, implica un far proprio roba che non sempre (a mio modo di vedere le cose) proviene da una "dinamica". Perché non mi sono sentita la protagonista di tutta (e sottolineo tutta) la violenza che ho subito. No. Ne ho subita anche durante la psicosi.... Intendo proprio nei giorni di culmine. E me ne ricordo. Ma io protagonista di quella roba, non lo sono. Non mi ci sento. Tu parli di comprensione, e fin qui sono pure d'accordo: comprendo, ma non "inglobo" quella roba. L'ho vista. La conosco e la ri-conosco come mia (altroché se ho appreso il linguaggio della violenza). Ma dopo di ciò la mollo. Non è un discorso che faccio con la parte razionale di me. Né un discorso che faccio con quella emotiva. Ho imparato che - a dispetto della mia testa (che è molto dura) - ho fortunatamente un cuore che sa andare in alto. Ecco, semplicemente quello allora mi salvò. Solo quello :). Oggi però, per parlare di ciò che è stato (non è cosa di cui ho mai parlato, non almeno in questi termini) in soccorso, e all'unisono, mi servono sia la testa che il cuore. Non so se ti può servire la mia esperienza, per quanto mi concerne pure io ho provato a scindere (mi serviva) il mio razionale (che talvolta fa paura) dalla emotività. Mi è stato utile, per motivi che non sto a spiegare. Ma ora ripercorrere la mia violenza con razionale ed emotivo all'unisono è l'unica comprensione che a me qualcosa spiega. L'altro, in questo, c'entra assai poco ;)
Sai cosa ho notato nel primo periodo che eri iscritta qui?

Ora ti stupirò :)

Te la violenza la annusavi e la cercavi istintivamente, e la prendevi a braccetto, e ci ballavi insieme
 
Le persone sono DUE.:)

Vivificano e compartecipano di una dinamica relazionale, di cui sono CO-PROTAGONISTI, che porta alla violenza.
Camminano in due. Per arrivarci.

E compartecipano ognuno per una tessuto esperienziale, spesso antico, che li porta riconoscersi in quella particolare dinamica.

E' questo che sto cercando di sottolineare.

Non è solo saper riconoscere i campanelli.

Come mai secondo te i campanelli, che dall'esterno sono chiarissimi ed evidenti come neon nell'oscurità del deserto, dall'interno non sono visti come campanelli di allarme, ma anzi vengono riconosciuti come affetto?
Ma pensando ad uno stupro mi dici come puoi parlare di dinamica nella quale c'è compartecipazione. ...se non passiva?
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
In psicosi non ci sono certo arrivata scientemente. Fu una reazione alla depressione, così mi venne spiegato. Una roba abbastanza rara, avercele entrambe. Ma soprattutto raro che la psicosi si manifesti perché la testa non accettava la depressione. No. Sarebbe come dire che c'è sempre una responsabilità per un infarto, o per un cancro.
Anche in ambito forense c'è un limite, al cd. "nesso di causa".
E chi l'ha mai detto?

la mia domanda era un altro. La psicosi è stata una fatalità, una sfiga, oppure il frutto di un tuo percorso di vita?

E guarda che io non sto giudicando :)

Quanto all'infarto...scambi la colpa con la responsabilità.

La colpa è cercare il motivo (il colpevole) di un evento.

La responsabilità è l'accettazione delle proprie possibilità e impossibilità in quell'evento.

E ancora no. Il nesso di causa, in particolare in termini di interiorità e di relazionalità non esiste.

Non siamo esseri lineari.
 

Foglia

utente viva e vegeta
Sai cosa ho notato nel primo periodo che eri iscritta qui?

Ora ti stupirò :)

Te la violenza la annusavi e la cercavi istintivamente, e la prendevi a braccetto, e ci ballavi insieme
Sono come Harry Potter, che si stupisce quando si accorge di sapere parlare il serpentese :D

Sdrammattizzo, eh :)
 
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