Marjanna
Utente di lunga data
Ma i genitori non sono tutti commercianti.
Ma i genitori non sono tutti commercianti.
Oh non ho capito.
La maggioranza vorrebbe una vita tranquilla.Ognuno dovrebbe scegliere un lavoro in linea con i propri interessi e capacità. Non penso sia per tutti fare il libero professionista, anzi. Ma non penso nemmeno che dia tutta questa libertà che alcuni credono.
Non penso nemmeno che i giovani di oggi considerino il fare l impiegato come una sconfitta, anzi un sacco di persone che conosco con meno di 35 ambiscono proprio a quello. Al massimo poi si pentono dello stipendio rapportato al costo della vita. Io nel mio giro tutte queste persone che puntano alla carriera, o a diventare qualcuno, non le ho viste.
Fanno così perché sono figli di persone famose.“Cosa vuoi fare da grande?”
È una domanda che tutti ci siamo sentiti rivolgere e che abbiamo fatto a tanti bambini e ragazzini.
Però non è che la risposta “il calciatore“ o “la ballerina“ o “la cantante” veniva presa sul serio. Tutti sapevamo che poi, in base alla possibilità del tempo, da grandi i bambini sognatori avrebbero fatto gli operai, gli impiegati, gli idraulici, gli insegnanti, le bidelle.
Invece ultimamente (sempre per l’influenza americana, secondo me) non solo si sostengono sogni assurdi, come fare i cantanti per persone stonate che però hanno la capacità di fare “tipo”, ma quello che è peggio è che poi, di conseguenza, qualsiasi lavoro normale dall’impiegato all’operaio viene considerata una sconfitta, una attività da disgraziati.
È un classicismo assurdo di “disgraziati” che svalutano altri “disgraziati” e se stessi e che svolgono l’attività che fanno con il minimo di impegno, sognando, a sto punto, una pensione immaginaria con possibilità economiche per girare il mondo.
Mia figlia vuole fare il medico.“Cosa vuoi fare da grande?”
È una domanda che tutti ci siamo sentiti rivolgere e che abbiamo fatto a tanti bambini e ragazzini.
Però non è che la risposta “il calciatore“ o “la ballerina“ o “la cantante” veniva presa sul serio. Tutti sapevamo che poi, in base alla possibilità del tempo, da grandi i bambini sognatori avrebbero fatto gli operai, gli impiegati, gli idraulici, gli insegnanti, le bidelle.
Invece ultimamente (sempre per l’influenza americana, secondo me) non solo si sostengono sogni assurdi, come fare i cantanti per persone stonate che però hanno la capacità di fare “tipo”, ma quello che è peggio è che poi, di conseguenza, qualsiasi lavoro normale dall’impiegato all’operaio viene considerata una sconfitta, una attività da disgraziati.
È un classicismo assurdo di “disgraziati” che svalutano altri “disgraziati” e se stessi e che svolgono l’attività che fanno con il minimo di impegno, sognando, a sto punto, una pensione immaginaria con possibilità economiche per girare il mondo.
A me non sembra una società rigida, anzi il problema è proprio il fatto che è così mutevole da essere destabilizzante. Il cambiamento è talmente rapido che spesso supera la capacità di adattamento della persona stessa. E questa cosa si riflette anche sulla relazioni, con effetti devastanti.La maggioranza vorrebbe una vita tranquilla.
Il problema è che oggi la vita lavorativa, compreso lo studio necessario per portarla avanti, dura decenni e nel frattempo la società cambia totalmente.
Io ho iniziato tanto tempo fa a lavorare nell'editoria e mi accorgo ora che mi mancano dieci anni alla pensione di essere in un settore in via di estinzione.
Oggi anche pensare di fare la specializzazione di medico di base richiede di sperare che questo mestiere duri abbastanza a lungo per poterlo fare a vita.
Ma non vi è alcuna certezza e rinnovarsi a 60 anni è impossibile per tanti.
È una società molto rigida che si professa flessibile, ma lo è meno di 50 anni fa.
E' esattamente questo il paradosso.A me non sembra una società rigida, anzi il problema è proprio il fatto che è così mutevole da essere destabilizzante. Il cambiamento è talmente rapido che spesso supera la capacità di adattamento della persona stessa. E questa cosa si riflette anche sulla relazioni, con effetti devastanti.