Sono stato Tradito

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Se dovessi essere sintetico dire:
ha capito che la storia è finita, ma non riesce ad accettarlo.
Quando riuscirà a voltare pagina, saranno solo ricordi
Ognuno ha i suoi tempi per passare dal pensare al fare.
Quando sono arrivata qui, molti mi consigliavano "la ceretta" ossia uno strappo netto e veloce.

Non faceva per me.
Ho avuto bisogno di fare il mio percorso.

Riconoscermi nei miei passi.

Essere fedele a chi sono io per me e con me.


Le decisioni prese per principio, per ideale....non si trasformano in ricordo ma si trasformano in zavorra...e a lungo termine non è una genialata caricarsi di zavorre.

La vita è un viaggio da viaggiar leggeri.
Distinguendo ciò di cui si ha bisogno da ciò che si vuole.

Poi...ognuno risponde per sè.
Io per me non sceglierei mai la zavorra.
E lo dico non per principio, ma perchè l'ho fatto.

E fra la zavorra e il bagaglio leggero....bagaglio leggero e buona compagnia con me stessa :)
 

Nonècomecredi

Utente di lunga data
Ognuno ha i suoi tempi per passare dal pensare al fare.
Quando sono arrivata qui, molti mi consigliavano "la ceretta" ossia uno strappo netto e veloce.

Non faceva per me.
Ho avuto bisogno di fare il mio percorso.

Riconoscermi nei miei passi.

Essere fedele a chi sono io per me e con me.


Le decisioni prese per principio, per ideale....non si trasformano in ricordo ma si trasformano in zavorra...e a lungo termine non è una genialata caricarsi di zavorre.

La vita è un viaggio da viaggiar leggeri.
Distinguendo ciò di cui si ha bisogno da ciò che si vuole.

Poi...ognuno risponde per sè.
Io per me non sceglierei mai la zavorra.
E lo dico non per principio, ma perchè l'ho fatto.

E fra la zavorra e il bagaglio leggero....bagaglio leggero e buona compagnia con me stessa :)
Infatti tra l'aver capito che la storia è finita e l'accettarlo c'è il processo del quale tu parli.
Questa è la fase più dolorosa. Bloccato tra due mondi: quello che vorresti e quello che non puoi avere con quella determinata persona.
Ognuno ha i suoi tempi sono d'accordo, perché tutti abbiamo un tempo più lungo o più breve che sia.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
È una donna 🙈.. mi scuso ancora per i pronomi sbagliati.
Scusami se non ti ho risposto a tutto..
Tu sai cosa significa aggressività? Etimologicamente parlando tanto per iniziare? No
Sai che funzione ha nella comunicazione? No,
Lei lo sa? No
L'aggressività nei discorsi per me va evitata in ogni caso. Che sia alzare la voce, rispondere male oppure ridere in faccia mentre l'altra persona parla penso sia una mancanza di rispetto verso l'interlocutore.

Vorrei tanto riuscire a capire quel che ha dentro, forse sbaglio i modi..
Volevo capire meglio anche cosa intendi per "pensare a me stesso".. intendi durante un discorso? Oppure è più generale

Non scusarti, usali correttamente piuttosto :)

Non è forma...le parole costruiscono le nostre mappe cognitive e le immagini mentali con cui ci costruiamo la nostra personale elaborazione della realtà.
Peggio sono usate le parole, peggiori le mappe ;)

Aggredire deriva da ad-gradi, dove ad indica la direzione e gradi indica l'andare, il camminare, verso quella direzione.
E' seguente l'accezione negativa, assalire.

L'aggressività è un elemento fondante, non solo fondamentale, la nostra natura umana, di specie.

E abbiamo usato, e usiamo, l'aggressività ossia l'andar verso per rispondere ai nostri bisogni fondamentali.

Come il cibo per esempio.
Siamo aggressivi come specie quando si tratta di cibo, no?
Riusciamo a divenire crudeli per procurarci il cibo.

Le relazioni sono cibo psichico.
Sono un bisogno essenziale per la nostra specie.

Non stiamo bene isolati.

La rabbia è una risposta emotiva a quando un ostacolo si frappone fra il nostro obiettivo, bisogno, e noi.
L'aggressività è la risorsa che utilizziamo per rimuovere l'ostacolo.

Non è maleducazione, quindi, e neppure cattiveria nei confronti dell'altro.

Quando emerge aggressività (ossia quando si attivano le funzioni di rimozione di ostacoli) guardare l'aggressività e non gli ostacoli è guardare il dito e non la luna.


Mi spiego?

Ecco perchè sarebbe importante che tu non interpretassi lei ma che fosse lei ad aprirsi DAVVERO con te.
Per farlo deve riuscire a non vederti come un ostacolo.

Per riuscire a non vederti come ostacolo serve che ti comunichi che tu sei ANCHE un ostacolo per lei.

E non è una cosa brutta brutta questa.
E' una delle essenze della relazione.

L'altro è al contempo un ostacolo e uno stimolo.


SE tu la interpreti ti trasformi in un ostacolo perchè non la ascolti per davvero.
La tua interpretazione di lei è una interferenza nella comunicazione.

Presente ascoltare una canzone con bzzz bzzz bzz ogni tre parole?

Io dopo meno di un minuto potrei lanciare la radio fuori dalla finestra.
Mi contengo e la spengo.

Mi sto spiegando?

SE vuoi capirla, lei "deve" voler farsi capire.
E questo è un processo circolare.

SE tu vuoi capire lei ma non metti niente di te sul piatto della bilancia, non funziona.

Esempio concreto:

Tu mi fai sentire così e cosà.

Questa è una comunicazione che chiude lo spazio dell'apertura dell'altro.

Si può dire la stessa cosa partendo da sè

Io mi sento così e cosà quando sento x e y.

Per far questo serve, è necessario che ognuno ascolti attentamente se stesso...e che quello che ha ascoltato lo metta in mezzo, in condivisione.

Quindi probabilmente la prima domanda che io mi farei al tuo posto è
"come mi fa sentire la sua aggressività?"
e dopo averlo ben compreso ed esplicitato in me ne parlerei.
Parlando di me, delle mie sensazioni, delle mie emozioni, delle mie paure.

Lasciando all'altro la libertà di prender quello che io ho offerto e farne quel che riesce.

Non perchè sono buona, sia chiaro.
Ma perchè osservando il modo, la cura con cui tratta quell'offerta di me posso valutare chi è e se risponde ai miei bisogni.


Infatti tra l'aver capito che la storia è finita e l'accettarlo c'è il processo del quale tu parli.
Questa è la fase più dolorosa. Bloccato tra due mondi: quello che vorresti e quello che non puoi avere con quella determinata persona.
Ognuno ha i suoi tempi sono d'accordo, perché tutti abbiamo un tempo più lungo o più breve che sia.
Ma è anche la fase più affascinante :)
Quella dove più si può trovare meraviglia, commozione e tenerezza di sè e con sè.

Certo che se mi muovo sulla base di pre-giudizi...non arrivo ad avvicinarmi a me quel tanto che basta per sentire anche il dolore MA non soltanto.

IL dolore deriva dallo sfiorare il dolore...e spesso il dolore che noi sentiamo non è reale ma frutto dell'anticipazione del dolore che pensiamo sentiremo (presente l'ago che entra nella pelle? non fa male. Eppure sentiamo male, spesso ci spostiamo prima ancora che l'ago abbia sfiorato. Il dolore lo provoca l'ago nella mente, non l'ago reale, la maggior parte delle volte. Altre il dolore che pensiamo non si avvicina neanche lontanamente a quello che sentiremo...e anche qui scattano meccanismi molto interessanti nella percezione del dolore...fra l'altro siamo attrezzati per il dolore, se ci permettiamo di sentirlo...nel momento in cui sentiamo dolore scattano meccanismi ormonali di produzione di endorfine, per dire...)

Se si attraversa il dolore...beh...meraviglia!


E anche la percezione di blocco è più immaginaria che reale...è solo uno spostamento del viaggio...invece che fuori questo lo si fa dentro.
Onestamente penso che i viaggi dentro siano magnifici...so che spesso questo non è condiviso...quelli fuori sono in effetti più controllabili.

Ma si finisce per delegare al mondo e all'altro la padronanza di sè, dolore e piacere.

Mi spiego?

Concordo sui tempi...ognuno è a sè.
 
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