È vero: il patto sociale è rotto (ed è una gran tristezza).
È vero: i genitori si intromettono in modo indebito oltre il lecito e il dovuto.
Non mi sento però di attribuire tutta la colpa ai genitori: è la società che ha trasformato l'università in una sorta di prolungamento del liceo.
È la società che ha innalzato l'età dell'autonomia e dell'emancipazione dei ragazzi.
In virtù di questo ma anche del ruolo che riveste un insegnante, ritengo deontologicamente scorretto che un insegnante trascenda il suo ruolo e questo anche all'università dove comunque un professore avrebbe (in linea di principio...

) a che fare con persone adulte.
Ma non solo: ho fatto notare ad irrisoluto come avere a che fare con bambini di 12 anni è diverso che avere a che fare con ragazzi di 20.
Questo non vuol dire che un professore dell'università è autorizzato a fare battutacce del genere con i suoi studenti: comunque trascenderebbe il suo ruolo.
In quasi qualunque università degli USA (e di parecchi altri posti) tanto basta per essere messi alla porta con un calcio in culo, se proprio non ti becchi una denuncia per "sexual harassment". I codici di condotta sono estremamente rigidi. E il terrore ormai serpeggia nel corpo docente: ormai i ricevimenti studenti vengono fatti solo ed esclusivamente a porte aperte, meglio ancora in aule aperte al pubblico piuttosto che negli studi dei docenti.
Perché ci metti un attimo a ritrovarti la tua carriera e la tua vita sputtanata dalla stronza di turno che per vendetta per il brutto voto ti sputtana la carriera con una denuncia fasulla. Oppure perché lei ci ha provato a prendere la "scorciatoia" (sì, esistono...) ma tu che sei corretto l'hai rimbalzata.
A dir la verità, stanno iniziando a sparire anche i brutti voti: ormai si promuove d'ufficio. Un po' perché la "produttività" è un parametro che va ad influenzare le classifiche delle università (e quindi chi è che si dà la zappa sui piedi rendendo scontenti gli studenti bocciandoli "solo perché non sanno" e, contemporaneamente, fottendosi posti nella classifica?

), un po' perché ci si deve mettere al riparo da recriminazioni e citazioni in tribunale perché "la valutazione non era imparziale". E allora gli esami vengono sostituiti con test a risposta multipla, che soddisfano tutti e... garantiscono l'ignoranza!
Consoliamoci: possiamo sempre sperare in una guerra nucleare.
Sono d'accordo con quel che scrivi.
Il mio non era un riferimento alle colpe, di questo o quello.
E' una mia idiosincrasia, frutto sia del mio vissuto personale sia di quello professionale.
Penso sia del tutto inutile ragionare in termini di colpe, ragionare nei termini della clpa significa finire irrimediabilmente a parare in un una qualche giustificazione alla colpa stessa.
E non amo neppure le giustificazioni.
Sono della scuola per cui se mi hai rotto il vaso, mi puoi chiedere scusa pure in aramaico, ma il vaso resta rotto.
Mi puoi pure spiegare i perchè e i percome. Capirò la dinamica. La non intenzionalità. Ma il vaso è rotto uguale.
E anche se non lo volevi fare apposta, il vaso è rotto uguale.
Quindi, o hai proposte alternative, sai aggiustare il vaso o sei in grado di tornare indietro del tempo e correggere anticipatamente il fatto oppure per me non vale la pena neanche parlarne. Oltre a rompere il vaso, mi fai pure perder tempo a giustificare un fatto.
Che in quanto fatto non è giustificabile e neppure colpevolizzabile.
Se se ne parla, è per trasformare il problema in risorsa.
E il riferimento alle proiezioni dei genitori sui figli, che ho intenzionalmente legato alla rottura del patto sociale, era in questi termini.
La storia del bambino è interessante da questo punto di vista.
Fino a inizio novecento fa il bambino era fondamentalmente considerato una tabula rasa.
Gli esordi della psicologia evolutiva sono parecchio interessanti da questo punto di vista.
E' piuttosto recente il considerare il bambino come un essere "senziente" a tutti gli effetti.
In questo velocissimo passaggio si è finiti a, generalizzo, considerare il bambino il contenitore del progetto adulto.
Con tutte le ondulazioni del caso.
Piccoli tiranni maleducati e inabituati alla frustrazione e a emozioni negative da cui devono essere protetti (mica si vuol proteggere loro, chiariamoci, sono i genitori che non vogliono a nessun costo veder ombre sul loro progetto personale). E ne esce il casino per cui ai colloqui di lavoro, mica a scuola, si presentano i genitori ad accompagnare il ragazzo.
E' un falso amore, per me vomitevole, che ha come unico scopo il proteggere il progetto che si vomitato nel bambino durante le sue fasi di crescita.
Quindi non è questione di colpa.
E' proprio questione di inconsapevolezza del ruolo genitoriale e prima ancora adulto.
E in questo la società non è una entità astratta ma è, come dici tu, un tutto in cui la somma del totale è ben maggiore della somma delle singole parti.
Quelle singole parti sono gli individui adulti che hanno ruolo educativo, e tutti gli adulti lo hanno, tanto che se per caso ti capita di essere al parco e vedere un bambino solo come adulto presente e che vede sei tenuto ad avvisare chi di dovere e ciò che fa superare la loro somma sono le interazioni fra le parti. (non la faccio lunga su circolarità, retroazione e compagnia cantante).
Gli adulti non sanno lasciare i loro bambini mica perchè ci tengono ai loro bambini, non sanno lasciare la parte bambina che mettono nei loro bambini. La scuola non può che prenderne atto. Provare a fare controcultura.
Ma la scuola stessa è composta da adulti che a mio parere non sanno bene quale sia il loro ruolo.
La presunta frase del professore fa inorridire...ma a me fa inorridire pure vedere insegnanti che sovrappongono un ruolo formativo ed educativo con un ruolo affettivo e genitoriale (materno in particolare) Per cui nella scuola, primaria e secondaria, si trovano mamme e nonne che fanno le maestre senza spesso rendersi conto che stanno facendo sovrapposizioni incredibili che discendono dal non riconoscere in loro stesse la differenza.
A me fa inorridire la maestra che chiama il bambino o la bambina "tesoro".
Perchè non è quello il ruolo e neppure la funzione.
Si dice che l'apprendimento sia affetto.
E lo è.
Ma non è mica l'affetto della mamma e del papà (che grazie a questa confusione tipica anche degli operatori della scuola poi si permettono di andare dall'insegnante a prescrivere il lavoro...roba che vai dal medico dicendogli che antibiotico darti) è l'affetto inteso come sguardo amorevole che vede la risorsa nel problema e che sa e-ducere e indicare la strada per far emergere ciò che è dentro il bambino.
Nel rispetto delle singole individualità. E delle singole diversità.
E l'affetto di mammà serve ad un cazzo in questi termini. Perchè agli occhi di mammà ogni figlio è il migliore di tutti (detta male, ma se no non la finisco più di scrivere).
In questa confusione dell'affetto poi c'è quello che su vecchie riviste di quando ero giovincella veniva chiamato l'operatore in pantaloncini corti.
Ossia quell'operatore che lavorava con i minori che per entrare in relazione con loro si metteva i pantaloncini corti. Andava a travestirsi per essere riconosciuto e accettato. (vomitando, in maniera assolutamente incontrollata e non professionale sugli utenti i suoi desideri e le sue aspettative nascoste: ossia quel "essere bravo" di infantile memoria...ne ho visti parecchi di personaggi così, e han fatto danni incredibili pur senza richiamare alcun pompino. E sono i danni peggiori quelli che passano dalla confusione nella asimmetria relazionale).
Un insegnante che se ne esce come un pari in termini di registro comunicativo, ma giocando sporco perchè ha fatto quattro trombate in più è squallido a diversi livelli, anche personali.
A livello professionale non è un professionista.
Tu metti insieme in società genitori che sono rimasti bambini e hanno messo nei loro bambini il loro bambino incomunicato e insegnanti che fanno la stessa cosa e non è nè triste nè felice che il patto sia rotto. E' solo l'ovvia conseguenza di una classe adulta inconsistente dal punto di vista educativo.
Lo si vede in politica, lo si vede nelle arti, lo si vede nei negozi e nei supermercati.
L'età dell'autonomia si è innalzata per il semplice motivo che gli adulti non sono autonomi.
E non solo non sono autonomi, ma sono costantemente in competizione. E la competizione spesso si combatte sui corpi e gli animi dei bambini o comunque di quelle frange sociali che sono impotenti. (devianti, malati, disabili, etc etc).
Io applicherei pure qui il codice americano.
Ma pagherei anche gli insegnanti decentemente.
Eliminerei i concorsi finti.
Garantirei un turn over ogni dieci anni. Che ti si fotte il cervello a forza di stare con un certo target di utenti se non sei attento.
Renderei obbligatoria una supervisione psicologica e pedagogica e verificherei lo stato mentale del corpo insegnante. (non solo degli insegnanti).
La professione insegnanti è una delle più esposte al burn out.
E a riguardo circa 25 anni fa, si scrivevano interessanti articoli che riguardavano il "prendere dall'utenza" con cui si lavora (che è uno dei rischi per i professionisti del sociale). Non è casuale che uno a forza di stare con gli adolescenti diventi adolescente pure lui.
Il problema è che, come la rana, quando l'acqua bolle, è troppo tardi per saltar fuori.
Lasciar a casa questo insegnante, se accadrà e se ha risposto anche solo alla provocazione con una provocazione senza dire la faccenda dei pompini che fa tanto scandalo ma è dal mio punto di vista solo lo specchio del perbenismo imperante, un guardare il dito e non la luna, è fargli un piacere. Una cura per la sua salute mentale. SE risponde alle provocazioni con le provocazioni significa semplicemente che ha raggiunto il suo punti di ebollizione nella scuola ed è ora che cambi aria. Per se stesso prima ancora che per i ragazzini.