Nono
Utente di lunga data
Un po' agitato il bulloTu si?
Un po' agitato il bulloTu si?
Ocio che magari è un mercenario ceceno e ci spezza le gambine e ci gioca a shangai.Un po' agitato il bullo![]()
O il Rambo delle FiandreOcio che magari è un mercenario ceceno e ci spezza le gambine e ci gioca a shangai.
Ipazia, tu hai subito una violenza.In teoria abbiamo coscienza.
Ma la coscienza non è una scintilla divina.
Non è qualcosa che c'è e cresce a prescindere da impegno e volontà e soprattutto intenzione.
Leggere le componenti non è giustificazione.
E' semplicemente la realtà.
E' giustificazione non muoversi dalla realtà e aggiustarla usando ideali e principi per spostare a destra e a manca quel che è.
Il giochetto di buono e cattivo, per esempio, con quel che significa in termini di schieramenti sociali, individuazione del nemico e del capro espiatorio (dinamiche su cui si costruisce la coesione dei gruppi sociali) è giustificazione.
Questo sto tentando di mettere in evidenza.
Partendo dal presupposto che noi abbiamo il linguaggio, (che è ben più che scambio di parole visti i processi cognitivi coinvolti nella sua costruzione e nel suo mantenimento a descrittore della realtà) partendo dal presupposto che lo abbiamo creato noi.
Partendo dal presupposto che siamo semplicemente d'accordo che "tazzina" è quella cosa lì e non un'altra, usare la parola violenza per raccontare la vita naturale è ovvio sia una escamotage per intendersi.
Come usare stupro o carezza.
Troia e santa.
Parole. Contenitori. Significanti.
Il significato è come un iceberg.
Non esistono questi significati se non nella loro condivisione.
L'etimologia ha la funzione di descrivere il percorso che porta alla condivisione.
Dubito che il mio gatto che prende l'uccellino e ci gioca lasciandolo ferito a morire di infezione e inedia si definisca crudele.
Io posso definirlo crudele. Lui sente il piacere e lo segue. Fa quello che sente di dover fare. Ricerca vantaggio. Per sè. (in una struttura in cui il sè non esiste come lo intendiamo noi).
E lo definisco, sapendo che crudele è la mia definizione per le sue azioni.
Serve a me usare una definizione piuttosto che un'altra.
Come il leopardo che non uccide il cucciolo di antilope la chiamo bontà ma so che non è bontà.
Io so che uso il linguaggio per descrivere u mondo.
E lo devo descrivere perchè io ho bisogno di descriverlo.
E ho bisogno di descrivere per nutrire la mia coscienza, la mia conoscenza e la mia intenzione nella mia vita.
Concretamente.
Quando sono stata stuprata non avevo le parole.
Non sapevo che parole usare.
Ho provato a dire. Non avevo le parole. Non sapevo come chiamare il vissuto.
Lo sapevo razionalmente. Conosco i descrittori. Conosco la sintassi.
Ma non ci sono le parole per descrivere il vissuto. Non le abbiamo.
Posso usare...ferocia? Forse. Non raggiunge comunque l'intensità.
Emotivamente non sapevo circoscrivere. Era come una marea. Cattiva. Affilata. Fredda. Estremamente piacevole e rassicurante.
Sentivo di dover lasciar andare e al contempo mi vergognavo di farlo.
Sentivo il desiderio netto e lucido, brillante, di fare male in risposta al mio male.
Se mi fossi lasciata andare a quelle sensazioni sarei andata a prendere il tipo e, non avrei usato parole per parlare, non avrei usato petali di rosa per toccarlo. Le immagini confuse che avevo in testa erano solo rosso sangue.
Volevo il sangue.
E mi vergognavo di volerlo.
E nonostante la vergogna lo volevo lo stesso.
Devo usare le parole per raccontartelo.
Ma, credimi quando ti dico che quanto ho scritto non descrive minimamente.
So, ho imparato, che non posso condividere. Non ci sono le parole per farlo. E mi incuriosisce fra l'altro moltissimo il fatto che non esistano quelle parole...come se fossero un tabù profondissimo. Un segreto custodito da tempi remoti.
Le parole depotenziano. Sedano. Narcotizzano.
(è uno dei motivi per cui mi piace l'etimologia...fa vedere il percorso di sedazione e domesticazione)
Nel mio specchio interiore, nelle immagini della mia mente di me io vedevo una cosa così
(è una tenue rappresentazione...non sono mai riuscita a trovare immagini degne della potenza di quella rappresentazione nella mia mente.)
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Mi terrorizzava e mi dava un piacere incredibile.
Mi faceva sentire completamente protetta sapere che in me c'era Lei. Il terrore, affilato, mi faceva sentire vibrare ad ogni soffio di vento.
La sentivo vivere in me....era la mia compagna preferita. Quella a cui mi affidavo. E mi ha protetta. In diverse situazioni.
Aveva attivato in me cose che prima probabilmente erano dormienti, un istinto, una sensibilità al riconoscimento.
Noi viviamo nel mondo fatato della non violenza...potrei scrivere ore per raccontarti.
E il mio vissuto è una puttanata.
La mia una è violenza domestica, addomesticata.
Semplice e tutto sommato leggera.
Un piccolissimo assaggio di quello che è, una virgola in un discorso che dura da tempi di cui neppure abbiamo memoria.
E ti prego di credermi quando ti dico che lo si percepisce che viene da lontano. Da un posto del non ricordo. Un posto che sembra non esistere nei posti condivisi. E la solitudine di quel posto...è così seducente e terrorizzante. Orrifica.
La guerra è quella roba lì...la ferocia al comando.
Ma con una sovrastruttura che elimina la vergogna.
La piccola porzione che ho sperimentato io....un piacere che non ho mai più provato in nessuna, nessuna situazione.
Il terrore il piacere e la vergogna. Tutto insieme. Fa fremere.
Fa desiderare.
Quello che non ho mai ben capito e' come il fatto di scopare una che appartiene a "una razza inferiore", essendo nemica, non freni questi episodi.lo stupro in guerra è un'arma non convenzionale per fiaccare il morale di civili e militari nemici. nè più nè meno.
lo stupro mica è sesso. è un atto di predazione. una donna violentata dal nemico "meglio ancora" (rimarcare le virgolette) se l'ingravidi, diventa una parìa per i suoi. e quando dividi i tuoi nemici mettendoli gli uni contro gli altri,imperiQuello che non ho mai ben capito e' come il fatto di scopare una che appartiene a "una razza inferiore", essendo nemica, non freni questi episodi.
Se davvero il nemico e' brutto, sporco e cattivo, il sesso dovrebbe essere fuori questione, no? Almeno per le prime due, per l'inferiorita' che si vuole proiettare
Irpin choc, bambina di 9 anni violentata da 11 soldati russi: «Le hanno inciso una Z sul petto». A Bucha «25 ragazze stuprate» (msn.com)Ipazia, tu hai subito una violenza.
E sottolineo hai subito.
Se la violenza che hai subito è stata "semplice e tutto sommato leggera" (e ripeto solo le tue parole) non è certo garantino dall'ambiente domestico. Conosco chi si è trovata costole spezzate e la mandibola fracassata. Chi ha perso tutti i denti. Chi dopo anni, in qualche angolo del cervello, ogni tanto ancora pensa che si dovrebbe uccidere. E mi fermo qui, potrei continuare con varie declinazioni oscure e riflessi nelle ombre, ma ti scriverei cose che conosci. Il sangue sale pure a me a pensarci, quello nero, profondo.
La guerra dell'uomo è un atto di violenza organizzato.
Non è la sagra della ferocia.
E' senza dubbio vero che risiede in noi anche una parte "oscura" ma questa viene usata per uccidere. L'euforia di guerra può diventare ferocia.
Non è che gli uomini, specialmente gli storici, non si siano posti domande sulla guerra.
Si sono posti domande, hanno discusso l'uno con l'altro, hanno indagato, hanno osservato e quello che ci dicono non è che gli uomini che vanno in guerra lo fanno per liberare la ferocia, per scatenare la propria aggressività, per odio ma lo fanno mossi da uno spirito di collaborazione per uno sforzo comune, con uno scopo positivo, per fare la storia, essere parte di qualcosa di più grande, per una sorta di scopo superiore.
La spinta quindi parte da un fenomeno culturale da cui gli uomini si lasciano coinvolgere.
Se ci pensi alla parola guerriero quasi tutti attribuiscono un valore positivo.
Poi nello svolgere la guerra l'uomo può arrivare a provare un senso di potere, il potere di distruggere, anche in chi da un aereo sgancia bombe, distrugge città, sentirsi un semidio e godere nel vedere la distruzione prodotta (godere per riflesso del potere che sente). Questo senso di godere, del sentirsi un dio, a fronte della distruzione è patologico. Nel sopportare e compiere atti terribili entra in gioco la fratellanza. Il legame, la collaborazione, il senso di fraternità verso i propri commilitoni.
E credo all'interno di questo avvengano gli stupri di guerra.
Poi ci sono i motivi che possono portare ad una guerra. Non di chi la subisce e si trova a doversi difendere, ma di chi programma un'azione aggressiva violenta.
Io qui leggo della guerra "d'altri", di quella passata, nei libri, di quando qualcuno di noi faceva il liceo. Oggi siamo adulti.
Quando è iniziata la pandemia ho avuto la netta sensazione che fosse finita un'era. Forse l'avevo scritto anche qui. Ma anche tu, pure se ora mi sfuggono le parole precise, mi pare che avessi avuto sensazioni non poi così distanti.
Non sono stupita. Anche se sono anni che non do per scontate cose considerate basilari (l'acqua che esce dal rubinetto, pure calda.. pensa te!, il water!!!!!!!!!!!, la carta igienica, il riscaldamento, il tepore di avere un letto e una stanza dove creare la mia "cuccia", la facilità di avere il fuoco -il gas- per scaldarmi del cibo, la legna già tagliata, il cibo e così via) e crescendo ho capito che la pace in cui sono cresciuta, il benessere in cui sono nata, persino le stantie cose cattoliche, sono solo un puntino nella storia, e non un punto d'arrivo, trovo questo... ecco non mi vengono le parole.
Pensavo che potesse essere una discussione condivisa, per un sentire condiviso, perchè siamo noi gli adulti.
La coscienza di guerre passate, gli studi a cui possiamo accedere, possiamo solo usarli come un punto d'arrivo, o come un punto di partenza?
Forse in questo cambio di era, c'è la possibilità per un'evoluzione? Possiamo fare qualcosa?
Non parlo di manifestazioni contro la guerra, parlo di qualcosa di più profondo.
O siamo solo ai tempi della generazione smart?
Ho dovuto eliminare parte del tuo messaggio che avevo quotato perchè altrimenti non mi faceva pubblicare la risposta per eccesso di caratteri.
mi viene il voltastomaco solo a leggere il titoloIrpin choc, bambina di 9 anni violentata da 11 soldati russi: «Le hanno inciso una Z sul petto». A Bucha «25 ragazze stuprate» (msn.com)
"Non v'è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all'uomo.
Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell'impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente.
Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna."
(Tommaso Marinetti, da "Il Manifesto del Futurismo", 1909)