La sofferenza non è assolutamente relativa e soprattutto non è assolutamente detto che sia un "dono" per aiutarci a crescere. Se mi diagnosticano una SLA posso anche affrontare la vita con coraggio e tutto ciò non esclude che io possa continuare a vivere dei momenti di felicità, ma ti posso assicurare che questa diagnosi ha poco a che fare col "dono". Sei semplicemente una persona colta da immensa sfiga. E alla quale la malattia eroderà col tempo anche la dignità.
Se una donna viene ammazzata da un marito geloso, mi spieghi quale cazzo di insegnamento si può trarne?! Almeno per quello che riguarda la diretta interessata.
Non puoi relativizzare tutto in modo così sconcertante, come giustamente ti scrive Spleen. Questi sono esempi estremi per farti capire il concetto.
Ci sono quindi delle sofferenze che non sono assolutamente relativizzabili. Tra di queste ci puoi tranquillamente infilare pure il tradimento. Può cambiare il modo di reagire a un tradimento. Alcuni lo superano e diventano delle persone migliori. Ma altri possono tranquillamente diventare peggiori rispetto a prima.
Relativizzare tutte le azioni è il più grande errore che una persona potrebbe commettere. Perché si potrebbe giustificare in questo modo qualsiasi nefandezza. Non è una questione di piangersi addosso. E' ovvio che quando ti capita qualcosa di brutto non ti puoi mica fermare, perché la vita non è che si ferma ad aspettarti. Ma questo non c'entra proprio nulla col condannare determinati comportamenti. E farlo anche in modo piuttosto duro se serve. Abbiamo un cervello. Siamo in grado di giudicare perché abbiamo una coscienza. Ed è giusto farlo. Altrimenti saremmo solo bestie senza capacità di analisi e giudizio.
Buscopann
Se parti dal presupposto che le cose che ti capitano e che non ti piacciono fanno schifo, parti dal presupposto di avere una conoscenza così perfetta e totale di te stesso, del mondo e degli esseri umani intorno a te da poter giudicare cosa ha un senso e cosa no. Se questo è il caso, mi piacerebbe avere la tua medesima saggezza; io non ce l'ho. Per quanto mi riguarda, se non avessi distrutto la mia vita e più volte, non sarei mai nata, non avrei neanche mai saputo chi minchia sono. Lamentarsi delle proprie 'sfighe' e non vedere altro che distruzione in una situazione faticosa toglie potere alla persona che 'subisce', oltre alle energie alle persone amate che lo circondano. Poi certo, se tu hai trovato lati costruttivi o positivi nell'affliggersi o nel denigrare gli altri, sei libero di parlarmene; o pensare alla sfiga che c'hai ti fa stare ancora peggio? Scusami se non mi dilungo ulteriormente sulle cose che hai scritto, penso di poter riassumere col concetto che ognuno è responsabile di sè stesso, di quello che accade nella propria vita in gran parte e del modo di affrontarlo; se invece che doni vuoi interpretare le cose complicate da affrontare come sfighe, sei libero di farlo; se invece di vedere un senso o un insegnamento vuoi vedere un'ingiustizia, puoi farlo; ti chiedo solo cosa ti sarebbe più utile, e cosa ti renderebbe più felice.
Un baratro di solitudine e sofferenza secondo te...ma la mancanza del senso di colpa e la giustificazione nel trovare "naturale" il tradimento ti fa capire che nel caso in cui venissero sgamati non capirebbero proprio lo stato del tradito per cui anche il tradito non avrebbe tutti i torti a mandarli a fanculo senza appello...
Ma lo sfanculamento è giustissimo, mica dico il contrario. Dico solo che trasferire la responsabilità all'altro toglie qualcosa al tradito, invece di aiutarlo. Non posso controllare le emozioni e i comportamenti delle persone accanto a me; ma posso scegliere di costruire invece di distruggere. Invece di continuare a pensare che la persona che ho amato mi ha maltrattata ed è uno stronzo, mi domando perchè sono stata attratta da quest'uomo in primis, con tutti quelli che ci sono al mondo. Per esempio. E mi domando dove sia la mia co-responsabilità (che potrebbe essere per esempio nel fatto di essere attratta da traditori cronici, oppure un'altra), perchè onestamente non posso credere di essere in balia degli altri e del mondo e che non sia io a costruirmi la mia realtà. Altrimenti quando crescerei se mi limitassi a dare la colpa agli altri?
1) sulla base di questo vive tutt'ora la pratica dell'autoflagellazione. E qui si apre un mondo.
2) Credo che il termine tecnico per le persone che hai descritto sia narcisista depresso.
3) il verde è una supercazzola: ci sono stati luoghi e tempi in cui cosucce come cannibalismo pedofilia e infanticidio erano non solo pratiche consentite, ma che avevano connotazioni di sacralità e spiritualità: mo che facciamo, buttiamo via mezza legislatura perchè l'abbiamo ereditata da i precedenti cazzoni o la riconosciamo in quanto frutto di esperienze e riflessioni pregresse?
Non è che ogni volta che nasce un uomo sulla terra si rivede tutta la filosofia... non ne abbiamo oggettivamente il tempo.
E questo secondo me è il vero giudizio universale, perchè vale per tutti: di noi rimane solo il ricordo delle nostre azioni, non delle parapiotte che ci siamo raccontati per giustificarci ad averle compiute.
1) Ma sto dicendo il contrario, che autoflgellarsi non serve a niente, e che quando non posso fermare qualcosa di apparentemente orrendo dall'abbattersi su di me, il mio compito come essere umano è capire dove sta la bellezza, dove sta la sfida, dove sta la chiave di volta
2) Non ne dubito. Questo è chiaro a te che nemmeno li conosci. D'altra parte moglie e compagna li conoscono certamente meglio, e ci stanno insieme. Questo è un caso di co-responsabilità: viene naturale giudicare i traditori, eppure ci sono due donne che hanno scelto proprio loro, se li sono scelti che erano già così, e se li tengono. Se domani saltassero fuori le loro scappatelle, mi sarebbe difficile condannare: mi pare che ciascuno si sia infilato in una situazione che per qualche motivo è stata cercata. Ovviamente sto parlando di questo caso specifico, non di tutti i tradimenti!
3) No. Sto dicendo che ugualmente molte cose che crediamo morali e immorali adesso, verranno viste un giorno come pensieri trogloditi. Quindi non si può fare dell'assolutismo su tutto pensando di essere nel giusto.
Nessuna gustificazione, su questo sono d'accordo. Per quanto riguarda il mio operato. Per qanto riguarda quello degli altri, ha senso esprimermi solo quando l'altro è disposto ad ascoltare, quando ci sia anche solo una persona disposta ad ascoltare; altrimenti, è come parlare al vento.
Anche secondo me.
Faccio solo una osservazione. Lucrezia non lo dice, ma lo lascia intendere, probabilmente dietro questa sua visione delle cose ci sta una filosofia o una credenza spirituale. Ipotizzo qualcosa di vicino al buddismo, come si evince da alcuni passaggi del suo post.
Premesso che non sono buddista ma cristiana, e ricordo che il cristianesimo vede la responsabilità di chi fa del male, per cui non posso essere d'accordo in toto, ho molto apprezzato lo sforzo di Lucrezia di far capire una visione delle cose così radicalmente diversa dalla nostra.
Sì. Grazie
La responsabilità la vedo anch'io, è forse l'unico punto saldo e incontrovertibile.