MillePensieri
Utente di lunga data
Le ultime due settimane sono state lente e fin troppo dense.
Dopo il confronto con l'altra è rientrato tutto nella norma, con un forse-compagno un po' sulle sue per qualche giorno, visibilmente nervoso di ritorno dall'ufficio, affettuoso e piuttosto loquace con me. Una volta raggiunto il punto di ebollizione ha reagito di nuovo incanalando l'ansia nelle cose che lo fanno stare meglio, soprattutto preparare dolci. Ne ha fatti un'infinità questa volta, abbiamo dovuto distribuirli in giro per non buttarne via a manciate. I suoi colleghi hanno gradito, i miei pure e la sua pancetta continua a crescere nonostante provi a tirarla in dentro quando si guarda allo specchio.
In poche parole la facocera si è incattivita parecchio, lo ha pressato ancora più aggressivamente e lui si è sentito uno schifo nei miei confronti.
Ed io ho accumulato di nuovo tanta rabbia.
In parte per il suo atteggiamento, che mi fa percepire lei come un onnipresente rumore di fondo, ma soprattutto a causa di tutte quelle cose con cui sto avendo a che fare da mesi.
Sono riaffiorati alcuni dei pensieri più dolorosi che ritornano ciclicamente ad infestarmi la testa, soprattutto la mancata maternità, già sviscerata e spolpata più volte, ancora dolorosissima.
Poi un'enorme rottura di scatole sul lavoro con quell'eterno indeciso a cui purtroppo ho scelto di fare da chioccia, perdendo tempo e sprecando energie (il motivo per cui sono sveglia a quest'ora...).
Infine le telefonate concordate con i miei. Si sono offerti ancora una volta di aiutarmi tendendomi le loro mani artigliate e mi hanno fatto notare di non aver infranto il nostro patto, di aver rispettato la mia volontà.
- Si, e quindi?
Vogliono farmi sentire la loro "vicinanza in questa situazione complicata", vedermi. Ho provato disgusto.
No.
Mi sono quindi ritagliata qualche spazio in più per riflettere e respirare. Non sono sparita, ho solo avuto bisogno di assimilare ed eliminare un po' di cose. Lui mi ha lasciata in pace per un paio di giorni, poi si è fatto timidamente avanti con occhi da cucciolo preoccupato.
- Vuoi parlarne?
- No.
Ha insistito.
- Davvero, no...
È sembrato morire dentro, sull'orlo del pianto. L'ho cacciato via fulminandolo con lo sguardo.
Non è bastato, il giorno dopo ha preso coraggio e ci ha riprovato, balbettante e agitato.
- Mille...io...ecco...ti ascolto, se vuoi.
Sfogo a valanga.
Se l'è cercato.
Mi ha ascoltata ed è impallidito.
Sono arrivate le sue scuse
I lacrimoni.
Le scuse per i lacrimoni.
E un doloroso chiarimento.
A letto mi ha avvolta silenziosamente con un abbraccio stritolante che non ho avuto la forza di sciogliere.
Anzi, non ne ho avuto voglia, mi sono avvinghiata a lui piangendo e strattonandolo per la maglietta, finché mi sono addormentata.
In dieci mesi è stato il contatto più fisico e intimo che abbiamo avuto.
Ora sto decisamente meglio, mi sono ripresa. Ci siamo ripresi.
Non mi aspettavo uno sfogo così feroce, sono esplosa in un attimo dicendo anche cose davvero pesanti.
Lui ha incassato, ha risposto, ha pianto, mi ha abbracciata tremando e mi ha stupita per come ha "forzato" un blocco che nemmeno io vedevo con chiarezza. Lo stesso che ad esempio mi ha impedito di aprirmi con altri o scrivere qui.
Dopo il confronto con l'altra è rientrato tutto nella norma, con un forse-compagno un po' sulle sue per qualche giorno, visibilmente nervoso di ritorno dall'ufficio, affettuoso e piuttosto loquace con me. Una volta raggiunto il punto di ebollizione ha reagito di nuovo incanalando l'ansia nelle cose che lo fanno stare meglio, soprattutto preparare dolci. Ne ha fatti un'infinità questa volta, abbiamo dovuto distribuirli in giro per non buttarne via a manciate. I suoi colleghi hanno gradito, i miei pure e la sua pancetta continua a crescere nonostante provi a tirarla in dentro quando si guarda allo specchio.
In poche parole la facocera si è incattivita parecchio, lo ha pressato ancora più aggressivamente e lui si è sentito uno schifo nei miei confronti.
Ed io ho accumulato di nuovo tanta rabbia.
In parte per il suo atteggiamento, che mi fa percepire lei come un onnipresente rumore di fondo, ma soprattutto a causa di tutte quelle cose con cui sto avendo a che fare da mesi.
Sono riaffiorati alcuni dei pensieri più dolorosi che ritornano ciclicamente ad infestarmi la testa, soprattutto la mancata maternità, già sviscerata e spolpata più volte, ancora dolorosissima.
Poi un'enorme rottura di scatole sul lavoro con quell'eterno indeciso a cui purtroppo ho scelto di fare da chioccia, perdendo tempo e sprecando energie (il motivo per cui sono sveglia a quest'ora...).
Infine le telefonate concordate con i miei. Si sono offerti ancora una volta di aiutarmi tendendomi le loro mani artigliate e mi hanno fatto notare di non aver infranto il nostro patto, di aver rispettato la mia volontà.
- Si, e quindi?
Vogliono farmi sentire la loro "vicinanza in questa situazione complicata", vedermi. Ho provato disgusto.
No.
Mi sono quindi ritagliata qualche spazio in più per riflettere e respirare. Non sono sparita, ho solo avuto bisogno di assimilare ed eliminare un po' di cose. Lui mi ha lasciata in pace per un paio di giorni, poi si è fatto timidamente avanti con occhi da cucciolo preoccupato.
- Vuoi parlarne?
- No.
Ha insistito.
- Davvero, no...
È sembrato morire dentro, sull'orlo del pianto. L'ho cacciato via fulminandolo con lo sguardo.
Non è bastato, il giorno dopo ha preso coraggio e ci ha riprovato, balbettante e agitato.
- Mille...io...ecco...ti ascolto, se vuoi.
Sfogo a valanga.
Se l'è cercato.
Mi ha ascoltata ed è impallidito.
Sono arrivate le sue scuse
I lacrimoni.
Le scuse per i lacrimoni.
E un doloroso chiarimento.
A letto mi ha avvolta silenziosamente con un abbraccio stritolante che non ho avuto la forza di sciogliere.
Anzi, non ne ho avuto voglia, mi sono avvinghiata a lui piangendo e strattonandolo per la maglietta, finché mi sono addormentata.
In dieci mesi è stato il contatto più fisico e intimo che abbiamo avuto.
Ora sto decisamente meglio, mi sono ripresa. Ci siamo ripresi.
Non mi aspettavo uno sfogo così feroce, sono esplosa in un attimo dicendo anche cose davvero pesanti.
Lui ha incassato, ha risposto, ha pianto, mi ha abbracciata tremando e mi ha stupita per come ha "forzato" un blocco che nemmeno io vedevo con chiarezza. Lo stesso che ad esempio mi ha impedito di aprirmi con altri o scrivere qui.